Restaurare il nostro cinema è, anche preservare la nostra identità

Il cinema cubano, soprattutto quello realizzato dopo la Rivoluzione, tanto indissolubilmente legato alle nostre gesta, epopee, realizzazioni, dolori e chimere compiute e non, precisa la sorte dell’eternità.

Questa, nel campo dell’antico, è possibile conseguirla solo grazie al restauro dei film, cosa tanto bella quanto costosa.

Restaurare, ossia, la forma di perpetuare le immagini e i suoni, per dare loro una seconda, suppone un processo tecnico–culturale molto costoso, uno sforzo, talento e tenacia investigativa, e questo, tra gli altri obiettivi, pulire e rimuovere difetti acquisiti per l’incidenza del tempo sulle pellicole, come rotture, graffi o pieghe,

A Cuba è giusto ponderare lo sforzo essenziale che, in questo  senso sostiene la Cinemateca di Cuba e, specificatamente, il suo direttore, il critico, investigatore e storiografo Luciano Castillo.

Da otto anni il Festival Internazionale del Nuovo Cinema Latinoamericano de L’Avana, nella sua sezione Classici restaurati, gestisce la proiezione di titoli fondamentali della storia del cinema cubano, e di altre latitudini, sottoposti a questi metodi e a questa  esperienza.

Nell’edizione del 2017 è stato apprezzato, restaurato per la prima volta, il classico Lucía (Humberto Solás, 1968), ubicato dalla critica internazionale tra le dieci migliori pellicole ispanoamericane della storia. Fu proiettato nella stessa data nella sezione Cannes Classici della città francese. La stessa versione del festival cubano accolse ugualmente migliorata Se permuta (Juan Carlos Tabío, 1984).

Solamente il restauro di Lucía, eseguito The Film Foundation e la Cineteca di Bologna, era costata un quarto di milione di dollari.

L’arcipelago dei Caraibi, per preservare il suo cinema, simbolo della sua identità  ha realizzato inoltre accordi di grande rilievo con Labodigital del Messico, l’Archivio Filmico della Accademia delle Arti e e le Scienze Cinematografiche di Hollywood (chiave nel riscatto della filmografia del maestro Tomás Gutiérrez Alea), l’Istituto Nazionale dell’ Audiovisivo della Francia (basico nel restauro del Noticiero Icaic Latinoamericano) e Cinema de Portugal, tra gli altri collaboratori in questa significativa missione di salvaguardia culturale.

Nel lavoro sviluppato dalla firma tedesca Arsenal va segnalato il restauro di un altro classico della nostra cinematografia: De cierta manera (Sara Gómez, 1974).

Durante il recente 18º Festival Internazionale del Cinema di Gibara, come parte della sezione  Patrimonio cinematografico: una scommessa per i valori culturali, Luciano Castillo ha riferito che, con
l’Università di Los Ángeles e in collaborazione con la Fondazione  Getty, è stata avviata una grande iniziativa che comprende il cinema realizzato tra il 1932 e il 1960, di Argentina, Cuba e Messico, le nazioni di maggior produzione attraverso questa epoca .

Alexis Triana, presidente del Icaic, in una recente dichiarazione ha  informato che «la Colombia restaurerà i primi due animati di Elpidio Valdés», finanziati dall’Isola.

Sempre nel paese sudamericano si restaureranno «i documentari  riferiti ai Giochi  Centroamericani di Cali», in accordo con la fonte.

«Stiamo negoziando molto intensamente con l’Istituto Nazionale dell’Audiovisivo della  Francia, perché accetti il restauro dei lungometraggi d’animati con Elpidio Valdés.

Inoltre abbiamo in corso molteplici relazioni con Cinemateche del mondo, e vogliamo restaurare Los días del agua (Manuel Octavio Gómez, 1971) in Cile, e ottenere  (…) che importanti centri cinematografici negli USA appoggino il restauro del cinema cubano», ha segnalato ancora il funzionario.

 

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.