Filosofia della lotta: che senso hanno le nostre battaglie?

Fernando Buen Abad

Nel vasto panorama del pensiero filosofico contemporaneo, pochi temi risuonano con l’intensità e rilevanza del concetto di “lotta”. Non è una cosa da poco. La lotta, nel suo senso contemporaneo più ampio e profondo, non solo incarna la resistenza contro l’oppressione e l’ingiustizia, ma è anche il motore dell’ascesa verso la trasformazione sociale e la liberazione umana. Un punto di riferimento fondamentale per comprendere e articolare una prassi utile all’intersezione tra Filosofia e semiotica. L’abbiamo ereditata dalla Comune di Parigi. Ed il miglior patrimonio per l’umanità sia l’umanità stessa.

Abbiamo bisogno di un’esplorazione esaustiva della lotta, delle lotte, di rendere trasparenti i suoi finanziamenti, la sua etica, le sue cause e i suoi consensi; di comprendere non solo il suo carattere come fenomeno socio-politico, ma anche come un profondo processo di significazione umanista. Bisogna rendere visibile il suo distintivo come capacità di intrecciare il pensiero critico con una rigorosa riflessione semiotica, rivelando i molteplici livelli di significato che la lotta acquisisce nelle nostre società e nelle nostre vite. Esaminare la lotta oltre le rappresentazioni superficiali e le interpretazioni riduzioniste.

Produrre un’analisi acuta e multidimensionale su come la lotta si manifesta nelle strutture discorsive, nei piani oggettivo-soggettivi, nelle pratiche culturali e nelle dinamiche di potere. Rafforzare strumenti per decifrare come i segni e i significati associati alla lotta modellano e sono modellati dalle realtà sociali.

Abbiamo bisogno della Filosofia della Lotta come contributo essenziale per coloro che cercano di capirla nella sua complessità e profondità. Affrontarla non solo come resistenza contro le strutture dominanti, bensì come un atto di creazione di nuove forme di significato e di vita. Rivelare come un processo creativo e liberatorio, che sfida le norme stabilite e apre percorsi verso forme di esistenza più giuste ed eque, reclami critica e autocritica permanenti e profonde.

Abbiamo bisogno della Filosofia della Lotta per addentrarci nella genesi della prassi rivoluzionaria, integrando la teoria con la pratica in una dialettica che rifletta l’essenza del pensiero critico, anche in lotta, nella sua concezione più radicale, e come si presenti sotto forma di auto-emancipazione e trasformazione continua, dove la teoria e la pratica si intrecciano in un movimento che cerca non solo di interpretare il mondo, bensì di cambiarlo in modo efficace.

Una Filosofia della Lotta che sostenga il suo entusiasmo basato su una comprensione scientifica più ricca e sfumata, come un fenomeno complesso ed essenziale che non solo sfida le nostre percezioni attuali, ma che offre anche una guida inestimabile per coloro che sono impegnati nella costruzione di una società più giusta e emancipatrice. Approfondire lo studio della lotta, in tutte le sue dimensioni, e abbracciare la sfida di trasformare il mondo attraverso il pensiero critico e l’azione cosciente e consensuale dalle basi sociali e dalla loro coscienza di classe. Comprendere la lotta, nel suo spettro più ampio e profondo, come affermazione o negazione di qualcosa o qualcuno. Dalle sue origini fino alle sue ultime conseguenze, alleanze o rotture. Accordo o disaccordo. E tutto con miscele diseguali e combinate in base alle forze, ai desideri, agli interessi, alle vittorie e alle sconfitte. La vita stessa.

Lottare è il risultato di un processo dinamico e multidimensionale in cui individui e collettivi si affrontano o si completano, esplicitamente o implicitamente, con strutture di potere, dominazione e oppressione alla ricerca di cambiamento, liberazione o sopravvivenza. È una prassi, profondamente intrecciata con le tradizioni organizzative, politiche, filosofiche e sociopolitiche… trascende la mera “confrontazione” fisica e include la resistenza ideologica, la rivendicazione culturale, l’autoaffermazione soggettiva e la trasformazione sociale. Non è solo uno scontro tra forze opposte su un territorio materiale o spirituale, fisico o militare, perché è anche una prassi del conflitto latente e patente nei campi simbolici e materiali che definiscono la condizione umana. Dal racconto di Abele e Caino, dalla dialettica hegeliana fino alla lotta di classe marxista, passando per la lotta per l’egemonia culturale in Gramsci, la resistenza psicoanalitica in Lacan, e le controversie contemporanee, la lotta si manifesta come l’asse attorno al quale ruota il divenire storico e l’evoluzione delle società. E la lotta di classe è la madre di tutte le lotte, come la disputa Capitale-Lavoro.

Il nostro concetto di lotta, che comprende la rivoluzione delle coscienze, riconosce dimensioni multiple e simultanee nei conflitti sociali, che includono la classe, il genere, la razza, la sessualità e la geografia, la dignità e la gioia… così come l’interconnessione di questi assi nella configurazione delle identità e delle relazioni di potere. In un mondo sottomesso dalla dittatura del capitalismo, la lotta assume forme transnazionali, in cui le lotte locali per la giustizia, l’equità e la libertà si connettono e si rafforzano in una rete globale di resistenza.

È una lotta umanista di nuovo genere. Pertanto, la lotta è una prassi dialettica di opposizione e costruzione, un costante sforzo per rompere le catene dell’oppressione mentre si forgiano nuove forme di esistenza e coesistenza più giuste ed eque. È un processo che non solo affronta l’esistente, ma che immagina e promuove ciò che è desiderabile, possibile e realizzabile in un perpetuo movimento verso l’emancipazione e l’autodeterminazione collettiva e individuale.

La nostra lotta per la lotta assume come strumento di battaglia la filosofia e la semiotica per l’emancipazione, come un processo di resistenza e trasformazione simbolica in cui le classi oppresse confrontano e sovvertano i significati imposti dalle strutture di potere egemoniche. Da questa prospettiva, la lotta non si verifica solo nell’ambito materiale, ma anche nello spazio dei segni e dei significati, dove si combattono battaglie cruciali per l’interpretazione e la rappresentazione della realtà.

È necessaria la Filosofia come strumento chiave nella lotta per l’emancipazione, poiché consente di svelare e smantellare i meccanismi di manipolazione e controllo ideologico esercitati dai mezzi di comunicazione e da altre istituzioni che modellano la coscienza sociale. La lotta semiotica implica, quindi, la riconfigurazione dei codici e dei segni dominanti, la creazione di nuovi significati che riflettano e promuovano gli interessi e le aspirazioni dei settori popolari. L’umanesimo emancipatore in rivoluzione morale ed etica permanente. Perché il meglio sia sempre possibile e con gioia. Non è impossibile.

(Tratto da almaplus.tv)


Filosofía de la lucha: ¿Qué sentido tienen nuestras batallas?

Por: Fernando Buen Abad 

En el vasto paisaje del pensamiento filosófico contemporáneo, pocos temas resuenan con la intensidad y relevancia del concepto de “lucha”. No es cualquier cosa. La lucha, en su sentido contemporáneo más amplio y profundo, no sólo encarna la resistencia contra la opresión y la injusticia, sino que también es el motor para el ascenso de la transformación social y la liberación humana. Un hito fundamental para comprender y articular una praxis útil en la intersección de la Filosofía y la semiótica. Lo heredamos de la Comuna de París. Y que el mejor patrimonio para la humanidad sea la humanidad misma.

Necesitamos una exploración exhaustiva de la lucha, de las luchas, transparentar su financiamiento, su ética, sus causas y sus consensos, entender no sólo su carácter como fenómeno socio-político, sino como un proceso profundo de significación humanista. Hacer visible su distintivo como capacidad para entrelazar el pensamiento crítico con una rigurosa reflexión semiótica, revelando las múltiples capas de significado que la lucha adquiere en nuestras sociedades y nuestras vidas. Examinar la lucha más allá de las representaciones superficiales y las interpretaciones reduccionistas.

Producir un análisis agudo y multidimensional, sobre cómo la lucha se manifiesta en las estructuras discursivas, en los planos objetivo-subjetivos, en las prácticas culturales, y en las dinámicas de poder. Afianzar herramientas para descifrar cómo los signos y los significados asociados a la lucha moldean y son moldeados por las realidades sociales.

Necesitamos de la Filosofía de la Lucha como contribución esencial para aquellos que buscan entenderla en su complejidad y profundidad. Abordarla no sólo como una resistencia frente a las estructuras dominantes, sino como un acto de creación de nuevas formas de significado y de vida. Revelar cómo un proceso creativo y liberador, que desafía las normas establecidas y abre caminos hacia formas de existencia más justas y equitativas, reclama crítica y autocrítica permanentes y profundas.

Necesitamos de la Filosofía de la Lucha para adentrarnos en la génesis de la praxis revolucionaria, integrando la teoría con la práctica en una dialéctica que refleje la esencia del pensamiento crítico también en lucha, en su concepción más radical, y cómo se presenta en forma de auto-emancipación y transformación continua donde la teoría y la práctica se entrelazan en un movimiento que busca no sólo interpretar el mundo sino cambiarlo de manera efectiva.

Una Filosofía de la Lucha que sustente su entusiasmo basado en una comprensión científica más rica y matizada, como un fenómeno complejo y esencial que no sólo desafía nuestras percepciones actuales, sino que también ofrece una guía invaluable para aquellos comprometidos con la construcción de una sociedad más justa y emancipadora. Profundizar el estudio de la lucha, en todas sus dimensiones, y abrazar el desafío de transformar el mundo a través del pensamiento crítico y la acción consciente consensuada desde las bases sociales y su consciencia de clase. Entender la lucha, en su espectro más amplio y profundo, como afirmación o negación de algo o alguien. Desde sus orígenes hasta sus últimas consecuencias, alianzas o rupturas. Acuerdo o desacuerdo. Y todo con mezclas desiguales y combinadas según las fuerzas, las ganas, los intereses, las victorias y las derrotas. La vida misma.

Luchar es resultado de un proceso dinámico y multifacético en el cual individuos y colectivos se enfrentan o se complementan, ya sea de manera explícita o implícita, a estructuras de poder, dominación y opresión en busca de cambio, liberación o supervivencia. Es una praxis, profundamente imbricada en las tradiciones organizativas, políticas, filosóficas y sociopolíticas… trasciende la mera confrontación “física” e incluye la resistencia ideológica, la reivindicación cultural, la autoafirmación subjetiva y la transformación social. No es sólo un enfrentamiento entre fuerzas opuestas en un territorio material o espiritual, físico o militar, porque también es una praxis del conflicto latente y patente en los ámbitos simbólicos y materiales que definen la condición humana. Desde el relato de Abel y Caín, desde la dialéctica hegeliana hasta la lucha de clases marxista, pasando por la lucha por la hegemonía cultural en Gramsci, la resistencia psicoanalítica en Lacan, y las controversias contemporáneas, la lucha se manifiesta como el eje alrededor del cual gira el devenir histórico y la evolución de las sociedades. Y es la lucha de clases la madre de todas las luchas como la disputa Capital-Trabajo.

Nuestro concepto de lucha, que comprende a la revolución de las conciencias, reconoce dimensiones múltiples y simultáneas en los conflictos sociales, que incluyen la clase, el género, la raza, la sexualidad, y la geografía, la dignidad y la alegría… así como la interconexión de estos ejes en la configuración de las identidades y relaciones de poder. En un mundo sometido por la dictadura del capitalismo, la lucha adopta formas transnacionales, en las cuales las luchas locales por la justicia, la equidad y la libertad se conectan y refuerzan en una red global de resistencia.

Es una lucha humanista de nuevo género. Por tanto, la lucha es una praxis dialéctica de oposición y construcción, un esfuerzo constante por romper las cadenas de la opresión mientras se forjan nuevas formas de existencia y coexistencia más justas y equitativas. Es un proceso que no solo enfrenta lo existente, sino que también imagina y promueve lo deseable, posible y lo realizable en un perpetuo movimiento hacia la emancipación y la autodeterminación colectiva e individual.

Nuestra lucha por la lucha, asume por instrumento de batalla la filosofía y la semiótica para la emancipación como un proceso de resistencia y transformación simbólica en el que las clases oprimidas confrontan y subvierten los significados impuestos por las estructuras de poder hegemónicas. Desde esta perspectiva, la lucha no sólo ocurre en el ámbito material, sino también en el espacio de los signos y los significados, donde se libran batallas cruciales por la interpretación y la representación de la realidad.

Es necesaria la Filosofía como una herramienta clave en la lucha por la emancipación, ya que permite develar y desmontar los mecanismos de manipulación y control ideológico ejercidos por los medios de comunicación y otras instituciones que moldean la conciencia social. La lucha semiótica implica, por lo tanto, la reconfiguración de los códigos y los signos dominantes, la creación de nuevos significados que reflejen y promuevan los intereses y las aspiraciones de los sectores populares. El humanismo emancipador en revolución moral y ética permanente. Para que lo mejor sea posible siempre y con alegría. No es imposible.

(Tomado de almaplus.tv)

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