La miseria della gente non sta in ciò che non ha bensì in ciò che brama.
Non solo questo governo, regime, dittatura o regime dittatoriale, come lo si voglia chiamare, ma anche la gente e il territorio che abitiamo, sono stati sottoposti, per venticinque anni, a molteplici forme di aggressione. L’obiettivo: rovesciare il governo, condurci alla guerra civile, creare un grande caos, e alla fine le corporazioni del capitale finanziario-speculativo ci avrebbero rubato le risorse con poca spesa e grandi profitti.
La Repubblica Bolivariana del Venezuela oggi occupa una posizione strategica di grandissima importanza nel continente e nel mondo, non solo per le risorse contenute nel territorio ma anche per il tipo di governo che ci guida e detta i piani per l’uso e conservazione delle risorse che, con ferocia, tentano di sottrarci gli esseri umani padroni del mondo e sostenitori del piano finanziario-speculativo.
Noi venezuelani, e soprattutto i salariati, dobbiamo comprendere il valore e l’uso delle parole nell’ ambito economico, politico, religioso, diplomatico, militare, artistico. Uno degli attacchi più feroci diretti dai padroni del capitale finanziario-speculativo si insedia nella mente di ogni venezuelano. Parliamo della propaganda, in tutte le sue forme e mezzi.
Non è un caso quando nella Bibbia si dice: “In principio era il Verbo”. Questa affermazione è stata scritta con molta malizia, nascondendo la sensazione, il vedere, l’annusare, il gustare, e persino il camminare, che si impara. Perché la parola è dominio. È terrore, in qualsiasi cultura imposta: chi inventa la parola, domina; chi nomina e si autonomina, domina.
Nel Medioevo, menzionare il diavolo o la strega era sinonimo di morte. Chiunque fosse associato a tali termini veniva impalato, garrotato, bruciato sul rogo, o, nella migliore delle ipotesi, imprigionato nei cubicoli sotterranei freddi dei castelli. Questi erano metodi usati dal potere dell’epoca per soggiogare chi si opponeva o chi si voleva privare delle proprie proprietà, accusandolo di praticare la negromanzia, di essere stregone, veggente, fatidico, nefasto, eretico. Oggi queste parole continuano a terrorizzare le menti poco informate, ma in generale non producono più lo stesso effetto terrificante di un tempo.
Dopo il Medioevo, le parole regime e dittatura sono state associate al comunismo e al socialismo, e vengono utilizzate per condannare ogni governo che non piace al potere capitalista o che non segue le regole imposte dai padroni, o che si allea con una fazione di padroni che entri in contrasto con i padroni che si considerano destinati al comando.
Consultando vari dizionari, ci siamo resi conto che la parola regime in Occidente derivava “dall’espressione latina originaria regimen, come il suo sinonimo latino “gubernare”, che traduce il termine greco “kubernáo”: l’arte di condurre le navi. Questo nucleo semantico di governo si è poi esteso ad altre pratiche: la direzione delle anime nel cristianesimo medievale e la politica nella modernità. Regime permette di fare riferimento al sistema politico e sociale che governa un determinato territorio. Per estensione, il termine si applica all’insieme di norme che regolano un’attività o una cosa”. In altre parole, può essere applicato a qualsiasi cosa o fatto che, basicamente, sia governato da regole più o meno fisse, imposte o accettate dalle persone che vivono sotto il regime.
Dopo la rivoluzione borghese, l’assolutismo o la monarchia, sostenuti dal crimine e dal saccheggio, si trasformarono per i rivoluzionari borghesi nell’antico regime. Il regime umano capitalista divenne il nuovo e fresco regime, battezzato in un bagno di sangue, come lo annunciò chiaramente il signor Maximilien Robespierre con la famosa frase: “Tagliamogli la testa al re affinché un bagno di sangue ci separi”.
L’altra parola innocente che il potere ha trasformato in demonica è “dittatura”. Guardiamo di nuovo al dizionario: “La parola “dittatura”. I suoi componenti lessicali sono: dictare (dettare), -atus (-ato, suffisso che indica che si è ricevuta l’azione), più il suffisso -ura (attività, risultato)”.
La parola dittatura, in origine, significa un dettato che si ordina di copiare. Va notato che regime e dittatura provengono, nelle loro radici, dal linguaggio nautico, poiché il suffisso ura deriva da envergadura (portata), o da come le vele e i loro derivati venivano legati alla vela maggiore per mantenerla stabile e non farla capovolgere.
Nel corso del tempo politico, parole che avevano un significato funzionale, come dittatura o regime, sono diventate terrorifiche e demoniche, usate per accusare qualsiasi governo che non condivida il regime capitalista, l’unica dittatura al mondo che non viene giudicata da nessuna istituzione nazionale o sovranazionale. Quando la dittatura borghese nel mondo udì l’espressione “dittatura del proletariato”, fu subito colta da un colpo apoplettico, e da allora ha utilizzato tutte le risorse a sua disposizione per condannare ogni governo che tenti anche solo di riformare la dittatura borghese.
In definitiva, un regime è ciò che governa, è ciò che detta una consuetudine nella sua definizione reale. Può essere un regime sportivo, un regime di pesca, di gestione, aziendale; insomma, è un insieme di regole che si costituiscono perché le persone si regolino, sia attraverso un accordo o per decisione propria decidano di seguire un regime su come mangiare, vestire, calzare, lavorare. Questo è un regime, cioè una dittatura.
Il 100% dei chavisti dovrebbe considerare che qui non c’è un regime, nei termini proposti da María Corina Machado e dall’imperialismo. E il 100% degli oppositori dovrebbe credere che ci sia un regime dittatoriale violento, repressivo, sanguinario, che limita le libertà. Questa è la convinzione generale.
Avendo chiaro il concetto di dittatura e di regime, esploriamo un altro termine. Il potere, come abbiamo già detto, si è sempre sostenuto, e continua a farlo, su regimi dittatoriali, alcuni più crudeli di altri, tutti usati per difendere gli interessi dei potenti in tutta la storia di questa specie, prima dell’avvento del capitalismo o dell’umanesimo, che sono comunque derivati dallo stesso ceppo. Come recita il verso di Olegario Martínez: “Uno mette la gabbia, e l’altro gli uccellini”.
A partire dagli interessi capitalisti, i regimi cambiarono il loro ruolo, diventando strumenti dei padroni, un’esca, dove gli schiavi scaricano la loro amarezza e i loro dispiaceri, ma allo stesso tempo continuano a esercitare il ruolo repressivo che hanno sempre avuto.
Oggi i regimi o governi nascondono e servono il potere più grande, l’umanista, basato sul modo di produzione capitalista, che detta le regole, i modi, gli usi e i costumi nella società planetaria.
Possiamo essere venezuelani, cinesi, arabi, persiani, slavi o di qualsiasi altra parte del pianeta, ma la dittatura della fabbrica ci impone di timbrare il cartellino, altrimenti il piatto col cibo non arriverà sulla tavola. Possiamo votare per chi vogliamo, obbedire a qualsiasi governo, ma la vita di ogni essere umano in questo mondo dipende dal regime industriale o fabbrile. Una volta timbrato il cartellino, diventiamo schiavi della fabbrica per otto, dodici o sedici ore, e il mondo intero appartiene alla fabbrica, indipendentemente dal governo esistente nel territorio in cui essa opera. La fabbrica è presente in Cina, Corea del Nord, Corea del Sud, USA, Europa, America, nei Caraibi, nel Pacifico. Ovunque andiamo, c’è il regime capitalista che ordina il mondo, decidendo se ci sarà crisi monetaria o no, se ci sarà sovrapproduzione o no, se ci sarà guerra o no, decidendo se ottenere più profitti o meno, se licenziare milioni di lavoratori, decidendo cosa produrre e cosa non produrre. In questo regime nessuno vota perché una fabbrica produca armi da guerra, perché un’industria inquini i fiumi. Nessuno lo discute; è semplicemente una decisione di un dittatore, che è il proprietario di una corporazione, o i proprietari di alcune corporazioni, che decidono sopra otto miliardi di persone.
Il capitalismo è l’unico regime esistente assolutamente impositivo, perché i risultati delle sue azioni beneficiano solo una infima minoranza, dove l’esercizio collettivo della decisione non risiede nelle maggioranze, bensì in una piccolissima minoranza, sostenuta dai principi umanisti di libertà, uguaglianza, fraternità dell’individuo criminale, associato. È il regime dell’individuo, è la dittatura della proprietà privata sui mezzi di produzione, sulle grandi maggioranze, su tutte le specie, su tutto ciò che è naturale nel pianeta. Questa è la realtà.
Di conseguenza, i governi funzionano esattamente come una fabbrica, ma con una mascherata diplomatica. Che sia eletto o meno, l’esecutivo è quello che comanda, e gli altri poteri sono accordi tra fazioni dello stesso piano. La differenza tra il governo e la fabbrica è che nella fabbrica esiste solo l’esecutivo, e tutti gli altri sono soci o schiavi. Come nell’esecutivo aziendale, tutti i governi sono rappresentativi e i loro bilanci sono pensati per soddisfare le necessità aziendali e, d’altra parte, per evitare che la popolazione sottomessa tenti di cambiare la sua condizione di schiavitù.
La differenza tra questi governi e quello del Venezuela è che il governo chavista non obbedisce alle direttive degli imprenditori. Questi sono obbligati a seguire le leggi dello Stato, che a sua volta è amministrato da una Costituzione votata dalla maggioranza. Questo governo si fonda sul concetto di democrazia partecipativa e protagonista. In questo governo, tutti i bilanci sono pensati per soddisfare le necessità e risolvere i problemi delle maggioranze, il che naturalmente include anche gli imprenditori. Questo governo non è un satellite dell’imperialismo capitalista; questo governo cerca di rendersi economicamente indipendente, creando propri piani di produzione e relazioni di produzione con il mondo, su un piano di parità. Questo spiega il grande astio contro il governo e le sue figure protagoniste.
Il regime aziendale non viene eletto da nessuno, solo gli azionisti impongono il dittatore con il 51% delle azioni. Può essere destituito solo attraverso la bancarotta o un nuovo atto azionario che cambi il rapporto di forze. Questa è la vera democrazia, dove la maggioranza azionaria governa sulla minoranza, e nessuno si lamenta. Nel regime aziendale non esiste un’opposizione che si lamenti se il governo funziona bene o male.
La gente pensa che i governi nel mondo abbiano il controllo sui paesi, ma non è così. Anche se i paesi possono avere regimi democratici, regimi dittatoriali, regimi miti o intermedi, esiste un’entità globale superiore, privata, che chiamiamo corporazioni, che esercitano la dittatura della proprietà privata sui mezzi di produzione nel mondo e su tutta la cultura che essi generano o che esiste.
Il dittatore umanista prende in considerazione solo l’individuo-ego, il pacrone dei mezzi di produzione, e utilizza come regime l’industria o la fabbrica in cui sottomette la maggioranza della specie alla schiavitù, con la premessa di minor investimento e maggior profitto. Essi sono i padroni delle fabbriche di armi, carburanti, energia, alimenti, spettacolo, arte, sport, educazione, illusioni, tessuti, calzature, terre, in generale. Tutti sanno che tutto appartiene ai padroni e non ai governi o regimi.
Quando hanno bisogno di un Hitler, un Pinochet, un Betancourt, li mettono al potere e basta. C’è una fila infinita di servitori pronti, e li usano a proprio vantaggio. I padroni, quando necessitano di aumentare i loro guadagni o recuperare le perdite, usano i governi. I presidenti vanno e vengono, e pochi si accorgono di questo dettaglio, mentre il governo è una costante e la sua stabilità dipende dagli interessi dei padroni, poiché i governi sono considerati come loro appendici.
Tutto il potere dittatoriale del capitalismo si sta esercitando sui venezuelani. La questione è: se i venezuelani comprendessero il significato di dittatura e regime, queste parole smetterebbero di incutere paura nella popolazione, e al contrario, sosterremmo decisamente le politiche a noi favorevoli. Questo non significa farlo alla cieca; al contrario, studieremmo queste politiche con cognizione di causa ed entusiasmo, poiché sono a nostro vantaggio. Negli ultimi venticinque anni non si è vista una sola legge o decreto che vada contro le persone che lavorano.
In Venezuela eravamo governati dalla Costituzione del 1961. Chávez si rese conto che non serviva a costruire un nuovo paese e convocò i venezuelani a crearne una nuova, cioè delle norme che dessero forma al regime per portare avanti i piani. Stiamo parlando di dare alla gente da mangiare, vestire, lavorare, studiare, dare casa, acquisire e produrre conoscenza.
Chávez ci chiamò a creare queste nuove leggi, ci chiese di votare per leggi nuove, per un regime diverso dal regime borghese esistente. Questo fece sì che tutta la propaganda mondiale sparasse come un solo cannone contro il Venezuela e anche i suoi cannoni da guerra diretti, perché si sono fatte invasioni; così come i loro cannoni economici, perché ci hanno imposto sanzioni e bloccato.
Per il futuro: dobbiamo discutere delle regole che governerebbero l’organizzazione della specie in modo collettivo, quali sono queste regole, come sarebbe questo regime. Quando diciamo “il mio paese” essendo schiavi, la parola non ha senso, perché da schiavi non abbiamo nulla.
Ma quando María Corina dice “il mio paese”, sta parlando di cose concrete: soldi, fabbriche, terre, risorse che possiede e che sente di star perdendo. Per lei, come per tutti i padroni, un paese è ciò che possiedono e ciò non ha a che vedere con l’attaccamento. María Corina lo vuole perché lo possiede più di noi, perché ha più paese di qualsiasi schiavo, e lo vuole anche con tutti gli schiavi, perché senza di noi il paese per lei non varrebbe nulla, come accade per Chevron, ExxonMobil e tutto la caterva di corporazioni che ci saccheggiano.
La dictadura del régimen venezolano
El Cayapo
La miseria de la gente no está en lo que no tenemos, sino en lo que ambicionamos.
No solo este gobierno, régimen, dictadura o régimen dictatorial, como lo quieran llamar, sino también la gente y el territorio que habitamos, estamos siendo sometidos desde hace veinticinco años por múltiples formas de agresión. El objetivo: tumbar al gobierno, llevarnos a la guerra civil, crear un gran caos, y al final las corporaciones del capital financiero-especulativo nos robarían los recursos con poca inversión y mucha ganancia.
La República Bolivariana de Venezuela hoy comporta una posición estratégica de muchísima importancia en el continente y el mundo, no solo por los recursos que contiene el territorio, sino también por el tipo de gobierno que nos rige y dicta los planes, para el uso y conservación de los recursos que con ferocidad intentan arrebatarnos los humanos dueños del mundo, los sostenedores del plan financiero-especulativo.
Los venezolanos, y fundamentalmente los asalariados, necesitamos comprender el valor y uso de las palabras en el ámbito económico, político, religioso, diplomático, militar, artístico. Uno de los ataques más feroces que dirigen los dueños del capital especulativo-financiero se entroniza en la mente de cada venezolano. Hablamos de la propaganda en todas sus formas y medios.
No es causalidad cuando en la Biblia se dice: “Al principio fue el verbo”. Fue escrito con mucha mala intención, y con ello se ocultó la sensación, el mirar, el oler, el gustar, incluso el caminar que se aprende. Porque la palabra es el dominio. Es el terror, en cualquier cultura impuesta: quien inventa la palabra, domina; quien nombra y se autonombra, domina.
En la Edad Media mencionar al diablo y a la bruja era sinónimo de muerte. A quien vincularan con tales palabras eran empalados, llevados al garrote vil, quemados en la hoguera, o como mínimo, sometidos en las mazmorras de los fríos sótanos de los castillos. Eran métodos usados por el poder de la época para someter a quienes se le oponían, o simplemente se les quería quitar sus propiedades, se les acusaba de practicantes de la nigromancia, brujos, agoreros, fatídicos, nefastos, herejes. Hoy siguen aterrorizando con estas palabras a las mentes poco informadas, pero en general ya no producen el mismo efecto terrorífico de antaño.
Después de la época medieval, las palabras régimen y dictadura se usan asociadas al comunismo y socialismo, se dedican a condenar todo gobierno que no agrade al poder del capitalismo o no siga las reglas que imponen los dueños, o se afilie a una porción de dueños que entre en contradicción con los dueños que se consideran destinados al mando.
Averiguando entre diccionarios, nos dimos cuenta de que la palabra régimen en Occidente provenía de “la expresión latina originaria, regime, como su sinónimo latín gubernare, traducían el término griego khubernao: el arte de conducir navíos. Este núcleo semántico de gobierno se constituyó en símil para otras prácticas: la dirección de las almas en el cristianismo medieval y la política en la modernidad. Régimen permite hacer referencia al sistema político y social que rige un determinado territorio. Por extensión, el término nombra al conjunto de normas que rigen una actividad o una cosa”. Es decir, que se puede aplicar a cualquier cosa o hecho que básicamente se mande por reglas más o menos fijas, impuestas o aceptadas por las personas que en el régimen convivan.
Después de la revolución burguesa, el absolutismo o la monarquía, sustentados en el crimen y saqueo, se convirtieron para los revolucionarios burgueses en el antiguo régimen. El régimen humano capitalista pasó a llamarse el nuevo y fresco régimen, bautizado en un pipote de sangre, como bien lo anunció el señor Maximilien Robespierre, cuando pronunció la famosa frase: “Cortémosle la cabeza al rey, para que un baño de sangre nos separe”.
La otra palabra inocente que el poder convirtió en demoníaca fue dictadura. Veamos de nuevo el diccionario: “La palabra “dictadura”. Sus componentes léxicos son: dictare (dictar), -atus (-ado, sufijo que indica que ha recibido la acción), más el sufijo -ura (actividad, resultado)”.
Pues bien, la palabra dictadura, en su origen, es un dictado que se ordena, se copie. Es de hacer notar que régimen y dictadura provienen en sus raíces del barco, porque la terminación ura sale de envergadura, o como se amarraban a la verga mayor las velas y sus derivados para que se mantuviera firme y no zozobrara.
Con el transcurrir del tiempo político, palabras de trabajo como dictadura o régimen se convirtieron en terroríficas y demoníacas, con las cuales se puede acusar a cualquier gobierno que no comparta el régimen capitalista, única dictadura en el mundo, que no es juzgada por ninguna institución nacional o supranacional. Cuando la dictadura burguesa en el mundo escuchó la frase “dictadura del proletariado” enseguida le dio un soponcio, y desde entonces ha usado todos los recursos a su alcance para condenar a todo gobierno, aunque simplemente intente reformar a la dictadura burguesa.
En definitiva, un régimen es lo que gobierna, es lo que dicta una costumbre en su definición real. Puede ser un régimen deportivo, puede ser un régimen de pesca, de manejo, empresarial, es decir, es un conjunto de reglas que se constituyen por el que las personas se conducen, bien que se pongan de acuerdo o bien que por decisión propia deciden tener un régimen de cómo comer, vestir, calzar, trabajar. Eso es un régimen, es decir, una dictadura.
Cien por ciento de los chavistas debe considerar que aquí no hay un régimen, en los términos en que lo propone María Corina Machado, el imperialismo. Y el cien por ciento de los opositores debe creer que hay un régimen dictatorial violento, represivo, sangriento, que conculca las libertades. Esta es la conseja general.
Teniendo claro el concepto de dictadura y de régimen, ubiquemos otro término. El poder, como ya dijimos, antiguamente y hoy, se ha sostenido y sigue sosteniéndose en regímenes dictatoriales, unos más crueles que otros, todos usados para defender los intereses de los poderosos en toda la historia de esta especie, antes de la llegada del capitalismo o humanismo, cuñas del mismo palo. Como dice el verso de Olegario Martínez: “El uno pone la jaula y el otro los pajaritos”.
A partir de los intereses capitalistas, los regímenes cambiaron su papel, ya que pasaron a ser instrumento de los dueños, trapo rojo, donde los esclavos descargamos las amarguras y sin sabores, pero también siguen ejerciendo el papel represor que desde siempre han tenido.
Hoy los regímenes o gobiernos esconden y están al servicio del mayor de los poderes, el humanista, basado en el modo de producción capitalista, que dicta las pautas, modos, usos y costumbres en la sociedad planetaria.
Podemos ser venezolanos, chinos, árabes, persas, eslavos, o de cualquier otra parte del planeta, pero la dictadura de la fábrica nos impone marcar la tarjeta, de otra manera el plato de comida no estará en la mesa. Podemos votar por quien sea, obedecer a cualquier gobierno, pero la vida de cada ser en este mundo depende del régimen industrial o fabril. Después que marcamos la tarjeta, le pertenecemos como esclavo a la fábrica durante ocho, doce o dieciséis horas, y el mundo entero le pertenece a la fábrica, sin importar cuál gobierno exista en el territorio donde funciona la fábrica. La conseguimos en China, en Corea del Norte, Corea del Sur, Estados Unidos, Europa, América, en el Caribe, en el Pacífico. Donde quiera que vayamos, ahí está el régimen capitalista ordenando el mundo, decidiendo si habrá crisis monetaria o no, si habrá sobreproducción o no, decidiendo si habrá guerra o no, decidiendo si obtiene más o no ganancias, si bota o no a millones de trabajadores, decidiendo qué produce y qué no produce. En este régimen nadie vota por que una fábrica produzca armas de guerra, para que una industria contamine ríos. Nadie lo discute, eso es simple y llanamente una decisión de un dictador que es el dueño de una corporación o los dueños de unas corporaciones, quienes deciden por encima de ocho mil millones de personas.
El capitalismo es el único régimen que existe absolutamente impositivo, porque el resultado de sus acciones solo benefician a una ínfima minoría, donde el ejercicio colectivo de la decisión no recae en las mayorías, sino en una minoría muy pequeña, sustentado en los principios humanistas de libertad, igualdad, fraternidad del individuo criminal, asociado. Es el régimen del individuo, es la dictadura de la propiedad privada sobre los medios de producción, sobre las grandes mayorías, sobre todas las especies, sobre todo lo natural del planeta. Esa es la realidad.
Por derivada, los gobiernos funcionan al igual que una fábrica, pero con mascarada diplomática. Sea elegido o no, el ejecutivo es el que manda, y los demás poderes son acuerdos entre facciones del mismo plan. La diferencia entre gobierno y fábrica es que en la fábrica solo hay el ejecutivo, los demás son socios y esclavos. Al igual que el ejecutivo empresarial, todos los gobiernos son representativos y sus presupuestos están pensados para satisfacer necesidades empresariales, y por otro lado, evitar que la población sometida intente cambiar su condición de esclavitud.
La diferencia entre estos gobiernos y el de Venezuela es que el gobierno chavista no obedece directrices de los empresarios. Estos están obligados a regirse por las leyes del Estado, que a su vez se administra por una Constitución votada por la mayoría. Este gobierno se rige por el concepto de democracia protagónica y participativa. En este gobierno los presupuestos todos están pensados para satisfacer las necesidades y resolver los problemas de las mayorías, lo que por supuesto incluye a los empresarios. Este gobierno no es satélite del imperialismo capitalista, este gobierno intenta independizarse económicamente, creando planes propios de producción y relaciones de producción con el mundo, de igual a igual. Esto es lo que explica el gran enconamiento contra el gobierno y sus figuras protagónicas.
El régimen empresarial nadie lo elige, solo los accionistas imponen al dictador con el cincuenta y uno por ciento de las acciones. Solo puede ser destituido por la vía de la quiebra o la imposición de un nuevo acto accionario que cambie la correlación de fuerzas. Esta es la verdadera democracia, donde la mayoría accionaria gobierna a la minoría y nadie se queja. En el régimen empresarial no existe la oposición quejándose de si gobierna bien o mal.
La gente piensa que los gobiernos en el mundo tienen control sobre los países, pero no es verdad. Aunque los países puedan tener regímenes democráticos, regímenes dictatoriales, suaves, intermedios, hay un ente global, superior, privado, que llamamos las corporaciones, que ejecutan la dictadura de la propiedad privada sobre los medios de producción en el mundo y toda la cultura que genera o exista.
El dictador humanista solo toma en cuenta al individuo-ego, dueño de los medios de producción, y usa como régimen a la industria o fábrica en donde somete a esclavitud a la mayoría de la especie bajo la premisa de menor inversión y mayor ganancia. Ellos son dueños de las fábricas de armas, combustibles, energía, alimentos, espectáculo, arte, deporte, educación, ilusiones, textiles, calzados, tierras, en general. Todos sabemos que todo pertenece a los dueños y no a los gobiernos o regímenes.
Cuando necesitan un Hitler, un Pinochet, un Betancourt, los colocan y ya. Hay una cola infinita de servidores y los usan para su beneficio. Los dueños, cuando necesitan aumentar sus ganancias o recuperar las pérdidas, usan a los gobiernos. Los presidentes van y vienen y pocos se percatan de ese detalle, mientras que el gobierno es una constante y su estabilidad depende de los intereses de los dueños, porque los gobiernos están considerados como sus apéndices.
Todo el poder dictatorial del capitalismo se está ejerciendo sobre los venezolanos. El planteamiento es: si los venezolanos entendemos el significado de dictadura y régimen, esas palabras dejan de causar el miedo que producen en la población, y por el contrario, apoyaríamos decididamente las políticas que son favorables a nosotros. Eso no indica que lo hagamos a ciegas, por el contrario, las estudiaríamos con conocimiento de causa y entusiasmo porque son a nuestro beneficio. En los últimos veinticinco años no se ha sabido de una sola ley o decreto que atente contra las personas que trabajamos.
En Venezuela nos regíamos por la Constitución de 1961. Chávez se da cuenta que la misma no sirve para construir otro país y convoca a los venezolanos a crear una nueva, es decir, normas que le den forma al régimen para llevar adelante los planes. Estamos hablando de que la gente coma, vista, trabaje, estudie, tenga casa, adquiera y produzca conocimiento.
Chávez nos llama a crear esas nuevas leyes, nos pide a nosotros que votemos por unas leyes, por un régimen distinto al régimen burgués que existe. Eso hace que toda la propaganda mundial se dispare como un solo cañón contra Venezuela, y sus cañones de guerra directos también, porque se han hecho invasiones; igual que sus cañones económicos, porque nos han impuesto sanciones y bloqueado.
Hacia el futuro: necesitamos conversar sobre las reglas que regirían la organización de la especie de manera colectiva, cuáles son esas reglas, cómo sería ese régimen. Cuando decimos “mi país”, siendo esclavos, la voz no tiene sentido, porque como esclavos no tenemos dónde caernos muertos.
Pero cuando María Corina dice “mi país” está hablando de vainas concretas: de plata, de fábrica, de tierra, de recursos que posee y que siente que los está perdiendo. Para ella, al igual que todos los dueños, un país es lo que se posee, y eso no tiene que ver con querencia. María Corina lo quiere porque lo posee más que nosotros, porque tiene más país que cualquier esclavo, incluso lo quiere con todo y esclavos, porque sin nosotros el país le valdría medio e mierda, al igual que Chevron, ExxonMobil y toda la caterva de corporaciones que nos saquean.