Fallimenti accumulati da Erik Prince e “Ya Casi Venezuela”

Il fondatore della compagnia di mercenari Blackwater, Erik Prince, ha guadagnato rilevanza mediatica in un settore dell’opposizione venezuelana, a metà settembre, quando ha promosso il lancio della campagna “Ya Casi Venezuela”, un progetto il cui obiettivo era raccogliere fondi per organizzare una possibile incursione armata nel Paese.

Sebbene già non appaia più l’entusiasmo iniziale, sia perché non era chiara la vera pianificazione della crociata, sia per i sospetti di frode o per la mancanza di credibilità dei suoi organizzatori, l’iniziativa era, fin dall’inizio, legata alla figura dell’ex Navy SEAL USA, che negli ultimi due decenni si è guadagnato una notevole fama come esperto di sicurezza e operazioni mercenarie.

Le aspettative erano molto alte, poiché il sito web yacasivenezuela.com includeva un conto alla rovescia che ha alimentato la campagna di suspense fino a quando è scaduto il 16 settembre alle 20:00. Alla scadenza del tempo, non si è verificato alcun evento che indicasse l’imminenza di un’operazione militare; invece, è iniziata una raccolta fondi per mantenere viva quella illusione.

I media hanno sottolineato principalmente che Blackwater si era trasformata in un’azienda di sicurezza privata che aveva guadagnato notorietà per le sue “riuscite” azioni in diversi teatri di guerra. Per questo motivo, non c’era dubbio che, “questa volta”, il governo del presidente Nicolás Maduro fosse sul punto di cadere.

L’ORIGINE DEL MITO

Più che un accumulo di vittorie, bisognerebbe segnalare il contesto bellico specifico in cui si trovavano Iraq ed Afghanistan quando la compagnia mercenaria di Erik Prince intervenne. In quei contesti, si distinse per la partecipazione in torture, interrogatori e massacri di civili e prigionieri disarmati, il tutto senza alcuna supervisione.

Per questi crimini di guerra, Human Rights Watch ha accusato Blackwater di aver scatenato una “carica mortale” in Iraq. La compagnia è stata ritenuta responsabile dell’uccisione di 17 civili a Piazza Nour, a Baghdad, nel 2007, uno scandalo innegabile per il quale un tribunale federale degli USA ha concluso che le guardie di Blackwater furono colpevoli del massacro.

La compagnia, per i servizi offerti, crebbe rapidamente dopo l’11 settembre, poiché rispondeva alla necessità del governo di proteggere il proprio personale durante l’invasione dell’Iraq e dell’Afghanistan. Per questa operazione e altre successive, la compagnia di Prince ha fatturato più di 1 miliardo di $, come riportato in un reportage dalla rivista Rolling Stone.

Dopo questo fiasco, la compagnia ha continuato a operare in Iraq, grazie a tangenti di circa 1 milione di $ autorizzate da Prince per corrompere funzionari iracheni. Tuttavia, la sua immagine era così compromessa che l’amministrazione di George W. Bush (figlio) e il Congresso ordinarono un’indagine, che si concluse con il processo e la condanna di diversi combattenti della compagnia.

Dall’invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq da parte USA, all’inizio di questo secolo, è diventato sempre più comune l’uso di compagnie private in vari paesi, una forma di esternalizzazione della guerra che è stata messa in discussione anche da alti funzionari. Quando Leon Panetta assunse la direzione della CIA, smantellò lo squadrone di Prince perché scoprì che la compagnia stava “agendo autonomamente” e facendo le cose di testa propria.

Sotto questo paradigma dell’outsourcing, si è anche cercato di proiettare la “supremazia militare” legata all’uso di compagnie mercenarie. L’idea di componenti infallibili e capaci di portare a termine tutte le missioni con successo è messa in dubbio quando la loro esperienza si limita a teatri di guerra in cui applicano intimidazioni a popolazioni disarmate, già devastate da bombardamenti, e soprattutto senza che vi siano forze militari in grado di affrontarle in battaglie frontali.

Nonostante l’accumulo di fallimenti, Prince si presenta come il portabandiera dell’eredità militare USA e cerca di rimanere a galla per far rivivere presunte glorie passate, rese possibili solo grazie ai suoi collegamenti diretti con Washington e con l’establishment politico, nonché al privilegio di provenire da una famiglia influente nel mondo degli affari.

E sono state proprio queste connessioni che gli hanno permesso di lavorare segretamente per la CIA, aiutando a progettare, finanziare e condurre operazioni che vanno dall’inserimento di personale in “zone negate” alla formazione di squadre d’assalto contro membri di Al-Qaeda e i suoi alleati.

Secondo Jeremy Scahill nel suo libro ‘Blackwater: The Rise of the World’s Most Powerful Mercenary Army’ (2007), l’agenzia di intelligence pagò 5 milioni di $ a Blackwater, nell’aprile 2002, per schierare mercenari in Afghanistan.

CRONOLOGIA DEI FALLIMENTI DI ERIK PRINCE

Si potrebbe dire che i fallimenti del fondatore di Blackwater iniziarono con lo smantellamento della sua impresa dopo i vergognosi eventi in Iraq. Tuttavia, ci sono indizi che possono risalire a una fase molto precoce della sua vita.

Suzanne Simons, autrice di una biografia di Prince intitolata ‘Master of War’ (2010), racconta che si iscrisse all’Accademia Navale degli USA ma la abbandonò dopo tre semestri in preda alla rabbia, quando venne ammonito per essere arrivato in ritardo. Lo stesso tipo di esplosione emotiva si verificò sei mesi dopo aver ottenuto un “ambito tirocinio” perché, presumibilmente, erano stati invitati alcuni gruppi di omosessuali.

La rivista Rolling Stone riporta che suo padre, Edgar Prince, diffidava della mancanza di concentrazione del figlio sin dalla giovane età, tanto da includere una clausola nel suo testamento che stabiliva che Erik, il più giovane dei suoi quattro figli, non avrebbe ricevuto alcuna eredità fino al compimento dei 30 anni.

Le indagini sulla sua figura indicano che è un opportunista che cerca sempre il modo di connettersi con il potere USA, sia attraverso i suoi legami politici, i suoi deliri imprenditoriali, o le sue idee che non si concretizzano mai.

Tra i vari fallimenti, uno di carattere politico si verificò nel 2017, quando tentò di diventare senatore per lo stato del Wyoming, credendosi parte dell’entourage di Trump. Tuttavia, l’establishment repubblicano lo accusò di voler trarre profitto dall’occupazione USA in Afghanistan, di voler ripulire la sua immagine di imprenditore sotto accusa e di promuovere l’agenda trumpiana nel Senato.

Il suo tentativo di essere parte del progetto “Ya Casi Venezuela” potrebbe essere un modo per rimanere attivo sulla scena politica e cercare di tornare come una figura rilevante nei corridoi del potere a Washington, da dove è stato escluso a causa dei suoi numerosi progetti falliti:

  • Nel 2018, le autorità afgane respinsero la sua proposta di intensificare la privatizzazione della guerra nel loro paese, poiché temevano che ciò avrebbe peggiorato ulteriormente la situazione interna.
  • Nel 2019 fallì l’Operazione Opus, un’incursione fallita in Libia che si concluse con l’arresto di alcuni mercenari mentre fuggivano verso Malta. Un’indagine dell’ONU indica che Prince era dietro al tentato omicidio del capo libico Jalifa Belqasim Omar Hafter.
  • Sean McFate, ex paracadutista e contractor militare privato che ha scritto il libro ‘The New Rules of War’, afferma che i fiaschi in Libia sono in linea con il modo in cui alcuni nel mondo dei mercenari vedono Prince. “È come un Kardashian in cerca di attenzione, ed è ampiamente disprezzato”. Aggiunge che “è un fallimento come mercenario… Non ha mai portato a termine un’operazione di successo”.
  • Dopo aver venduto Blackwater, nel 2010, abbassò il profilo e si dedicò a ricostruire i suoi affari offrendo servizi di sicurezza a regimi tra i più repressivi del mondo. Questo lo portò a trasferirsi ad Abu Dhabi con tutta la sua famiglia.
  • Nel 2019, Prince tentò di vendere a Trump l’idea di rovesciare il presidente Maduro con un contingente di 5 mila soldati “a nome del capo dell’opposizione venezuelana Juan Guaidó”, ma l’idea fu respinta dalla Casa Bianca.
  • Nel 2012, Prince si recò in Cina per offrire agli investitori del paese l’opportunità di finanziare progetti minerari ed energetici in Africa, ma gli investitori non abboccarono, secondo quanto riportato da Rolling Stone.
  • Si dice che Prince abbia cercato di convincere il governo israeliano a comprare attrezzature sofisticate per inondare i tunnel di Hamas a Gaza dopo lo scoppio della guerra, il 7 ottobre. Tuttavia, le sue proposte non sono state prese in considerazione.

Prince è noto per il suo istoriale di progetti falliti, scarsa intelligenza per la politica e gli affari, relazioni professionali caotiche e impegni non mantenuti, al punto che alcuni ex colleghi lo hanno definito “il peggior mercenario del mondo” e uno che vende sempre un’illusione.

Nonostante questo istoriale negativo, o forse proprio per questo, è stato scelto dall’opposizione estremista come figura su cui riporre le proprie speranze di un cambio di regime.

Cosa potrebbe andare storto?

Fracasos acumulados de Erik Prince y “Ya Casi Venezuela” | Misión Verdad (misionverdad.com)


Fracasos acumulados de Erik Prince y “Ya Casi Venezuela”

El fundador de la compañía mercenaria Blackwater, Erik Prince, tuvo relevancia mediática entre un sector de la oposición venezolana a mediados de septiembre cuando promocionó el lanzamiento de la campaña “Ya Casi Venezuela”, un proyecto cuyo objetivo es recaudar fondos para organizar una eventual incursión armada contra el país.

Aunque ya no se evidencia la efervescencia inicial, bien sea porque no quedaba clara la verdadera planificación de la cruzada, por los indicios de estafa o por la falta de credibilidad de sus organizadores, la iniciativa estaba sujeta, desde el principio, a la figura del exNavy SEAL estadounidense, que se granjeó en las últimas dos décadas una amplia fama como experto en seguridad y operaciones mercenarias.

Las expectativas fueron muy grandes porque la página yacasivenezuela.com incluía un contador que sirvió de campaña de intriga hasta que llegó a cero el 16 de septiembre a las 8:00 p.m. Culminado el tiempo, no ocurrió ningún evento que indicara la inminencia de una operación militar, sino que arrancaba la recaudación de fondos que mantendría viva esa ilusión.

Lo que más resaltaron los medios fue que Blackwater se había convertido en una empresa de seguridad privada que ganó renombre por sus actuaciones “exitosas” en varios frentes de guerra. Razón por la cual no cabía duda de que, “ahora sí”, estaba a punto de caer el gobierno del presidente Nicolás Maduro.

El origen del mito

Más que una acumulación de victorias habría que señalar el contexto bélico específico en el que se encontraban Irak y Afganistán cuando la compañía mercenaria de Erik Prince intervino. En esos frentes destacó por su participación en torturas, interrogatorios y matanza de civiles y prisioneros desarmados, vale resaltar, sin ningún tipo de supervisión.

Por estos crímenes de guerra Humans Rights Watch acusó a Blackwater de emprender “una embestida mortal” en Irak. La compañía fue responsable del asesinato de 17 civiles en la Plaza Nour en Bagdad en 2007, un escándalo inocultable por el que un juzgado federal en Estados Unidos concluyó que guardias de Blackwater fueron los culpales de la masacre.

La empresa, por el servicio que ofrecía, creció rápidamente después del 11 de septiembre ya que satisfacía la necesidad del gobierno de proteger a su personal durante la invasión en Irak y Afganistán. Por esta operación y otras posteriores, la compañía de Prince facturó más de mil millones de dólares, según reseña Rolling Stone en un reportaje.

Después de este fiasco, la empresa siguió operando en Irak luego de que Prince autorizara sobornos de alrededor de un millón de dólares a funcionarios iraquíes. Sin embargo, su imagen estaba tan hundida que la administración de Bush hijo y el Congreso ordenaron una investigación que terminó en la judicialización y condena de varios combatientes de la contratista.

Desde que Estados Unidos invadió Afganistán e Irak a principios de este siglo, se hizo más frecuente el uso de contratistas privadas en distintos países, una forma de tercerizar la guerra que ha sido cuestionada incluso por altos funcionarios. Cuando Leon Panetta llegó a la dirección de la CIA, desmanteló el escuadrón de Prince porque descubrió que la compañía estaba “trabajando a su aire” y haciendo las cosas por su cuenta.

Bajo este paradigma outsourcing también se ha intentado proyectar la “supremacía militar” que conlleva el uso de empresas mercenarias. La idea de componentes infalibles y capaces de llevar a cabo todas sus misiones con éxito se pone en duda cuando su experiencia se limita a frentes de guerra donde aplican acoso a poblaciones desarmadas, que previamente habían sido arrasadas por bombardeos y, sobre todo, sin efectivos militares que planteen batallas frontales.

A pesar de su acumulación de fracasos, Prince se asume como un portaestandarte del legado militar estadounidense y busca mantenerse a flote para revivir unas supuestas glorias pasadas que solo fueron posibles gracias a sus conexiones directas con Washington y con el establishment político, así como el privilegio de provenir de una familia influyente en el mundo empresarial.

Y fueron esas mismas conexiones las que hicieron que trabajara secretamente para la CIA ayudando a diseñar, financiar y ejecutar operaciones que van desde la inserción de personal en “zonas denegadas” hasta la formación de equipos de asalto dirigidos contra miembros de Al-Qaeda y sus aliados.

De acuerdo con Jeremy Scahill en su libro Blackwater: The Rise of the World’s Most Powerful Mercenary Army (2007), la central de inteligencia pagó 5 millones de dólares a Blackwater en abril de 2002 para desplegar mercenarios en Afganistán.

Cronología de los fracasos de Erik Prince

Pudiera decirse que los fracasos del fundador de Blackwater iniciaron con la desarticulación de su empresa luego de los hechos bochornosos en Irak. Sin embargo, hay indicios de que pudieran remontarse a una edad muy temprana.

Suzanne Simons, que escribió una biografía de Prince titulada Master of War (2010), reseña que se matriculó en la Academia Naval de Estados Unidos pero la abandonó en un ataque de enojo después de tres semestres cuando lo amonestaron por llegar tarde. La misma explosión anímica la experimentó a los seis meses de haber conseguido “una codiciada pasantía” porque supuestamente habían invitado a un grupos de homosexuales.

Rolling Stone reseña que su padre, Edgar Prince, desconfiaba de la falta de concentración de su hijo desde una edad temprana, por lo que incluyó una cláusula en su testamento que estipulaba que Erik, el más joven de sus cuatro hijos, no recibiría ninguna herencia hasta que cumpliera 30 años.

Las investigaciones en torno a su figura indican que es un oportunista que siempre está buscando la manera de conectar con el poder estadounidense, bien sea con sus enlaces políticos, sus delirios empresariales y sus ideas que nunca terminan por concretarse.

Entre todos los reveses se cuenta uno de carácter político. Creyéndose ficha de Trump intentó convertirse en senador por el estado de Wyoming en 2017, pero el establishment republicano no lo permitió y lo acusó de querer beneficiarse de la ocupación estadounidense en Afganistán, de blanquear su imagen de empresario imputado ante la ley y de promover la agenda trumpista en el Senado.

Su intento de figurar en el proyecto “Ya Casi Venezuela” pudiera ser un intento de mantenerse activo en la escena política para volver a insertarse como una figura relevante en los pasillos de poder en Washington, lugar de donde ha sido excluido en vista de sus numerosos proyectos que han terminado en fracaso:

En 2018 las autoridades de Afganistán rechazaron su propuesta de profundizar la privatización de la guerra en su país porque inferían que ello podría empeorar más la situación interna.

En 2019 fracasó la Operación Opus, una fallida incursión en Libia que terminó con unos mercenarios presos mientras huían del territorio hacia Malta. Una investigación de la ONU apunta a que Erick Prince estaba detrás del intento de asesinato del líder libio Jalifa Belqasim Omar Hafter.

Sean McFate, exparacaidista del ejército y excontratista militar privado que escribió el libro The New Rules of War, opina que los fiascos en Libia también encajan con la forma en que algunos en el mundo de los mercenarios ven a Prince. “Es un Kardashian que busca llamar la atención, y es ampliamente despreciado”. Añade que “es un fracaso como mercenario… No tiene ninguna operación exitosa”.

Una vez que vendió Blackwater en 2010 bajó el perfil y se dedicó a reconstruir su negocio ofreciendo servicios de seguridad a algunos de los regímenes más represivos del mundo. Eso lo llevó a mudarse a Abu Dhabi con toda su familia.

En 2019 Prince intentó vender la idea a Trump de derrocar al presidente Maduro con un contingente de 5 mil efectivos militares “en nombre del líder opositor venezolano Juan Guaidó”, pero la idea fue rechazada por la Casa Blanca.

En 2012 Prince viajó a China para ofrecer a los inversores de ese país la oportunidad de financiar proyectos mineros y energéticos africanos, pero los inversores no mordieron el anzuelo, según lo dicho por Rolling Stone.

Reportan que Prince ha persuadido al gobierno israelí para que compre equipos sofisticados de minería con el objetivo de inundar la centena de kilómetros de los túneles de Hamás en Gaza luego del estallido de la guerra el 7 de octubre. Sus planteamientos no fueron tomados en cuenta.

Prince se conoce por su historial de proyectos fallidos, poca inteligencia para la política y los negocios, relaciones profesionales caóticas y compromisos no cumplidos, a tal punto que algunos excolegas lo califican como “el peor mercenario del mundo” y alguien que siempre está vendiendo un espectáculo.

Aun con ese historial negativo, o quizás por eso mismo, fue elegido por la oposición extremista como una figura en la cual depositar sus esperanzas de un cambio de régimen.

¿Qué podría salir mal?

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