All’alba del 30 settembre 1996, il minimo che gli abitanti di Santa Cruz potessero immaginare era che sarebbe arrivato nella nostra terra, con la fretta di chi lavora ogni minuto di ogni giorno e di ogni notte, ma per il quale nessun dettaglio importante passa inosservato in nessun angolo dell’isola.
Mentre la città si svegliava nel suo solito trambusto e la tazza di caffè mattutina segnava l’inizio di una nuova giornata di studio e di lavoro, di sfide in tempi difficili, in cui la convinzione della terra di Marta e del Che ci rendeva ancora una volta più forti, il Comandante in Capo Fidel Castro era già in viaggio per realizzare lavori essenziali per l’economia della città e del Paese.
Erano le 3 del mattino, dopo aver percorso la strada rialzata Caibarién-Cayo Santamaría il giorno prima, l’eterno leader della Rivoluzione cubana, il giovane Miguel Díaz-Canel, allora primo segretario del Partito a Villa Clara, chiese il permesso di far sentire la sua presenza, perché un intero popolo lo stava acclamando, dopo più di 20 anni senza poter ascoltare personalmente la loro guida, il loro padre.
Il Complesso di Sculture del Comandante Ernesto Che Guevara era il luogo prescelto e le 18.00 l’ora concordata per un incontro tanto atteso e sognato, un incontro che Fidel stesso riteneva una vera e propria follia, vista la fretta con cui si stavano svolgendo gli eventi.
Ma il giovane segaligno dai capelli biondi e dall’andatura irrequieta e agitata conosceva bene il suo popolo, sapeva, si fidava… e così fu.
Dopo le 5:15 del pomeriggio, la pioggia stava pulendo le strade di Santa Clara come un fiume infinito e gonfio e un piccolo gruppo iniziò a salire la collina del viale che porta alla Plaza.
Facce preoccupate circondavano le tribune, ma proprio all’ora stabilita, quando Fidel arrivò, il mare di gente era più grande di quelle correnti che inondarono la città in un acquazzone memorabile quanto l’incontro stesso.
Un cartello, tra migliaia, ha segnato per sempre il momento nella memoria dell’attuale presidente della Repubblica di Cuba: “Fidel habla, te necesito” (Fidel parla, ho bisogno di te), un aneddoto che avrebbe raccontato anni dopo, con la voce incrinata e le lacrime agli occhi, che non ha mai dimenticato uno dei giorni più trascendentali della storia della città in cui è nato.
Fidel stesso descrisse come un “uragano” quel mare di uomini e donne che quel giorno trovarono la forza che solo lui poteva offrire con la sua sola presenza.
Quel manifesto divenne il simbolo eterno di un giorno in cui il popolo di Santa Clara, vincitore delle difficoltà e degli ostacoli, come li avrebbe chiamati Fidel quella sera di settembre, era assolutamente certo che la strada che aveva scelto era quella giusta, indipendentemente da quanto forte soffiasse il vento.
Fonte: Razones de Cuba
Traduzione: italiacuba.it