Gli USA rafforzano il controllo sul Perù

La Línea

Il 7 giugno 2021 si è verificato un terremoto politico in Perù. Un outsider della politica, l’insegnante rurale Pedro Castillo, è stato eletto Presidente della Repubblica con la promessa di trasformare un sistema politico ed economico costruito su grandi abissi tra la popolazione peruviana.

La prima misura adottata da questo governo popolare è stata l’iniziativa del ministro degli Esteri, Héctor Béjar, di uscire dal Gruppo di Lima, indebolendo l’operazione di cambio di regime in Venezuela avviata dagli USA. La decisione sovrana del ministro degli Esteri gli sarebbe costata il posto. Appena quindici giorni dopo l’inizio del suo incarico, è stato destituito dal Congresso. Questo atto di coraggio geopolitico in un paese dove tradizionalmente regna la sottomissione all’imperialismo sarebbe stato l’ultimo nei mesi di mandato di Pedro Castillo. Attaccato permanentemente dai poteri legislativo, giudiziario, economico e mediatico, il presidente ha abbandonato il fronte della politica estera a diplomatici di carriera che hanno riprodotto le linee tradizionali dei loro predecessori.

Tuttavia, questa iniziale trasgressione non è stata apprezzata da Washington. Nonostante non avesse cattivi rapporti con il governo di Pedro Castillo, l’incertezza su cosa potesse accadere ha spinto l’impero a precipitare la caduta del professore peruviano.

La partecipazione USA al colpo di stato contro Castillo, del 7 dicembre 2022, è evidenziata dall’agenda attiva dell’allora ambasciatrice Lisa Kenna nei giorni precedenti il colpo. Quella settimana la funzionaria si è incontrata con l’ex ministro della Difesa, Nicolás Bobbio, il presidente del Congresso, Williams Zapata, l’ex procuratrice della Nazione, Patricia Benavides, tra altri personaggi chiave nella cospirazione. Una volta consumato il golpe e fatta giurare Dina Boluarte come presidente, gli USA, tramite una telefonata del capo del Dipartimento di Stato, Antony Blinken, sono stati il primo paese a riconoscerla come presidentessa.

Dall’inizio del governo di Dina Boluarte, il peso degli USA in Perù si è rafforzato significativamente. Sia l’ex ambasciatrice Lisa Kenna, sia il responsabile per gli affari, John McNamara, sia la neo-nominata ambasciatrice, Stephanie Syptak-Ramnath, hanno mantenuto e continuano a mantenere incontri settimanali con ministri, alti comandanti delle forze armate e della polizia, oltre che con autorità del Congresso, del potere giudiziario o dirigenti di istituzioni autonome come il Tribunale Elettorale Nazionale. L’attività dell’ambasciata USA va oltre i limiti del comportamento diplomatico tra paesi sovrani, configurando una chiara ingerenza.

Durante questi quasi due anni di governo Boluarte, gli USA hanno rafforzato la loro presenza e il controllo sul territorio peruviano attraverso una costante collaborazione con la Polizia Nazionale e le Forze Armate. In questo modo, a marzo 2023, pochi mesi dopo il golpe contro Pedro Castillo, il Ministero dell’Interno e l’ambasciata USA hanno stabilito un impegno di cooperazione in materia di sicurezza urbana e lotta al narcotraffico. Questo accordo includeva la visita di Todd Robinson, sottosegretario di Stato dell’Ufficio per gli Affari Antinarcotici, che si è incontrato con il ministro dell’Interno, Víctor Torres, programmando di “addestrare” la Polizia peruviana ed eradicare 25 mila ettari di coltivazioni di foglie di coca.

In materia di difesa, l’attività è stata maggiore. Il 19 maggio 2023 il Congresso peruviano ha approvato la Risoluzione Legislativa 4766, che autorizza il dispiegamento di truppe USA in Perù. Da quella data, 1500 soldati dell’esercito USA operano in territorio peruviano, svolgendo azioni di addestramento, manovre congiunte, dispiegamento territoriale e operazioni segrete. A dicembre 2023, il Congresso ha votato per estendere la presenza militare USA fino a dicembre 2024.

A settembre 2023, Dina Boluarte ha tenuto un incontro con il consigliere speciale per le Americhe degli USA, Chris Dodds. La visita di Dodds aveva l’obiettivo di rafforzare l’Alleanza per la Prosperità Economica, una strategia promossa dagli USA per cercare di contrastare l’integrazione latinoamericana e rafforzare il libero mercato nella regione. Vale la pena ricordare che, a gennaio 2023, pochi giorni dopo la destituzione di Pedro Castillo, Boluarte ha fatto aderire il Perù a questa iniziativa, che conta il sostegno di solo 11 paesi dei 35 dell’America Latina e dei Caraibi.

Nello stesso mese, il 17 settembre 2023, la generale Laura Richardson si è incontrata con il ministro della Difesa del Perù, Jorge Chávez, per discutere della cooperazione in materia di sicurezza. Alla riunione hanno partecipato il capo del Comando Congiunto delle Forze Armate, generale Manuel Gómez, alti comandanti delle forze armate e i comandanti dell’aeronautica, della marina e dell’esercito peruviani. All’incontro ha partecipato anche il responsabile per gli affari in Perù, John McNamara. La generale Richardson ha anche visitato l’Unità di Ricerca Medica Navale SUR (Namru Sur), un biolaboratorio USA situato nella giungla peruviana. Questa singolare unità scientifica è una delle tre che la Marina USA ha in tutto il mondo. La squadra di Namru Sur si occupa di ricerca e sorveglianza delle malattie infettive.

A ottobre 2023, un mese dopo la visita di Richardson, il Comando Speciale Operazioni Sud (Special Operations Command South), unità che controlla tutte le Forze di Operazioni Speciali all’interno del Comando Sud (US SouthCom) degli USA, ha svolto un esercizio con la Forza Speciale Congiunta del Perù. Durante l’addestramento è stato utilizzato un variegato equipaggiamento per le attività: da mitragliatrici M240L da 7,62 mm, passando per fucili d’assalto FN SCAR, fino a fucili di precisione Accuracy International AW e Knight’s Armament M110 SASS.

Sempre a ottobre 2023, il ministro della Difesa del Perù, Jorge Chávez, si è incontrato con il consigliere principale della Casa Bianca per l’America Latina, Juan González, così come con i sottosegretari aggiunti per l’Emisfero Occidentale dei dipartimenti di Stato e Difesa, Mark Wells e Daniel Erikson, l’allora presidente del Consiglio dei Ministri, Alberto Otárola, e ha annunciato la cooperazione tra le Forze Aeree del Perù e le loro controparti USA, concedendo loro il controllo dello spazio aereo peruviano, sotto il pretesto della lotta al narcotraffico. A seguito di questi incontri, Juan González ha dichiarato che gli USA “consideravano importante la presenza di Dina Boluarte al vertice APEC di novembre 2024”, il che ha lasciato intendere che non avrebbero sostenuto la vacanza o destituzione di Boluarte.

Nel 2024, membri della Forza Spaziale USA hanno visitato il Perù nel contesto della creazione di un porto spaziale all’interno della base “El Pato”, località di Talara, nel nord del Perù, sede della raffineria di Petroperu. Questo porto spaziale opererebbe sotto una concessione agli USA per un periodo iniziale di 20 anni, rafforzando il controllo militare che il paese del nord mantiene sui territori peruviani e sulla sovranità aerospaziale.

Contenere l’influenza della Cina

Il Perù è un terreno di scontro geopolitico tra USA e Cina. Per anni, era stato un modello di ultraliberismo e Washington non aveva rivali commerciali nel paese inca. Tuttavia, il commercio tra Cina e Perù è passato da 704,6 milioni di $, nel 2000, a 36,7 miliardi di $, nel 2023. Da oltre un decennio, la Cina è il primo socio commerciale del Perù. Le aziende cinesi si concentrano nel settore minerario, energetico e ora nelle infrastrutture. Nonostante i governi allineati con gli USA dalla caduta del generale Velasco, la Cina è riuscita a controllare settori strategici dell’economia peruviana.

Davanti a questo scenario, Washington ha dispiegato la sua influenza politica per contenere l’avanzata cinese. Nel novembre 2023, gli USA hanno manifestato preoccupazione per il fatto che la Cina stia ottenendo il controllo su parti critiche dell’infrastruttura peruviana, inclusa la totalità della fornitura elettrica della capitale Lima e il mega-porto di Chancay, il hub portuale che collegherà il Sud America con l’Asia. Una fonte vicina al governo di Boluarte ha dichiarato al Financial Times che “il capitale cinese ha acquisito imprese elettriche, minerarie e altre. Dal punto di vista geopolitico, le preoccupazioni USA sarebbero giustificate”.

Da parte sua, Gonzalo Ríos Polastri, vicedirettore generale di Cosco Shipping Ports Chancay Perú – l’impresa mista il cui socio di maggioranza è la compagnia pubblica cinese Cosco Shipping – ha dichiarato che l’investimento della Cina a Chancay è “al 100% commerciale”, aggiungendo: “Questa è un investimento di aziende private secondo le regole del mercato. Può avere diverse interpretazioni geopolitiche, ma non è un investimento che abbia implicazioni per la sicurezza nazionale”. Se la difesa di Ríos Polastri si inscrive in un quadro di libero commercio, non può nascondere il fastidio di Washington per la costruzione del porto di Chancay.

Tutto indica che il governo peruviano manterrà una posizione ambivalente riguardo al mega-porto di Chancay e agli investimenti cinesi. Se è vero che Dina Boluarte è stata ricevuta a Pechino dal presidente Xi Jinping, nel luglio 2024, alcuni settori del suo stesso governo hanno tentato di fare pressioni o abbattere il progetto del mega-porto senza che la presidentessa designata lo impedisse o stabilisse un indirizzo geopolitico chiaro per il suo governo.

In effetti, nell’aprile 2024 ci fu un tentativo di pressione, attraverso l’Autorità Portuale Nazionale (APN), che denunciò la compagnia Cosco Shipping a seguito di una richiesta dello studio legale Olaechea, il cui portafoglio clienti include importanti aziende USA, come BlackRock, JP Morgan o General Electric. La manovra cercava di togliere alla Cina l’esclusività dei servizi portuali all’interno delle strutture del porto di Chancay. È importante menzionare che l’Autorità Portuale Nazionale dipende dal Ministero dei Trasporti, il cui ministro, Raúl Pérez, è sposato con Isaura Delgado Brayfield, di nazionalità USA e direttrice della Camera di Commercio Americana in Perù, che integra 580 aziende di quel paese. All’interno dell’esecutivo non esiste una visione geopolitica coesa, il che ha permesso questo esercizio di pressione.

Un esempio illustrativo delle posizioni avverse al porto di Chancay all’interno del governo sono le dichiarazioni dell’ambasciatore del Perù a Washington, Alfredo Ferrero, il quale, nel giugno 2024, ha dichiarato a Bloomberg: “Il 100% dell’elettricità di Lima è di proprietà cinese, molti dei progetti minerari del rame sono anche cinesi. La Cina avrà il porto più grande del Sud America. Questa è la situazione oggettiva e gli USA lo hanno notato. Ma non basta accorgersene, bisogna agire”. In questa intervista, l’ambasciatore invita gli investitori USA a investire nel porto di Corío (nel sud del paese) perché “sarebbe un porto che farebbe da contrappeso al progetto cinese di Chancay”.

Più recentemente, nel giugno 2024, Jana Nelson, Vicesegretaria Aggiunta alla Difesa per gli Affari dell’emisfero occidentale, il Ministro della Difesa del Perù, Walter Astudillo, e il capo del Comando Congiunto delle FFAA, il Generale David Ojeda, hanno organizzato il Gruppo di Lavoro Bilaterale di Difesa per promuovere la cooperazione in materia di difesa e sicurezza portuale. Allo stesso modo, gli USA hanno partecipato con i rappresentanti dei loro principali porti a un evento patrocinato dal governo peruviano per trattare il tema della sicurezza portuale. Questo attivo intervento USA sul tema avviene a pochi mesi dall’inaugurazione del hub portuale di Chancay.

Inoltre, nel settembre 2024, l’ambasciatrice USA ha sottolineato gli incontri tenuti con il fondo d’investimento BlackRock e le autorità peruviane per discutere i loro investimenti nei porti di Matarani e Salaverry, nel sud del Perù, in una campagna che cerca di abbassare il profilo del porto di Chancay e creare una concorrenza diretta per l’esportazione di minerali e soia verso l’Asia.

Rilevante è anche la visita a Lima di Carlos Días Rosillo, ex direttore delle Politiche Pubbliche della Casa Bianca durante l’amministrazione di Donald Trump, attuale direttore del Centro Adam Smith per la Libertà Economica, il quale si è incontrato con il capo degli assistenti della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Aldo Prieto. Durante il suo soggiorno, l’ex funzionario USA ha tenuto un seminario all’Università di Lima e un’intervista su un canale privato. In entrambi, si è dedicato ad attaccare la Cina: “Con lo sforzo USA di riportare le imprese che per molti anni sono andate in Cina, c’è un’enorme opportunità per il Perù e per l’America Latina dal punto di vista economico e della sicurezza nazionale”, ha dichiarato di fronte agli studenti.

Infine, si distingue la campagna contro la cosiddetta “pesca illegale della Cina”. Nel settembre del 2024, la Sociedad Nacional de Pesca Artesanal del Perú (Sonapescal) ha allertato sulla pesca indiscriminata del calamaro gigante da parte della flotta cinese, senza autorizzazione per entrare nel litorale peruviano, affermando che “la Cina ha potuto ridurre grandemente i suoi costi, grazie al fatto che, sistematicamente, è stata lasciata entrare in Perù per compiere operazioni logistiche senza rispettare la normativa peruviana”. Questa notizia ha avuto ampia diffusione nella stampa peruviana e politici hanno già proposto commissioni investigative.

Dal 2023, nel quadro dell’esercitazione multinazionale Resolute Sentinel 2023, membri della Marina da Guerra del Perù, attraverso l’Autorità Marittima Nazionale e le Forze USA, hanno effettuato voli di pattugliamento congiunti con l’obiettivo di identificare una “flotta peschereccia straniera”, dedicata alla pesca del calamaro gigante, confermando che queste stanno svolgendo le loro attività di pesca al di fuori delle 200 miglia nautiche del dominio marittimo peruviano.

Va sottolineato che, dal 2017, la Strategia di Sicurezza USA ha avvertito della necessità di “mantenere la libertà dei mari per garantire la sicurezza USA e dei suoi alleati”. Da allora, la lotta contro la pesca illegale è diventata per il Comando Sud uno strumento di intervento e di controllo del dominio marittimo nell’emisfero occidentale. Nelle sue recenti visite in Argentina, Cile, Ecuador e Perù, Laura Richardson ha sottolineato la lotta contro la “pesca illegale”, principalmente cinese, sulla costa pacifica del Sud America. In Perù, non solo il governo, ma anche i media e politici di tutto lo spettro ideologico si sono piegati alla visione imperiale e sinofoba proposta dagli USA.

Il 27 settembre 2024, il governo ha emesso il Decreto 014-2014 per rafforzare il monitoraggio satellitare delle imbarcazioni straniere nelle acque territoriali peruviane. Questa misura è stata concertata con l’ambasciata cinese in Perù, ma continua a generare polemiche nel Congresso. Sebbene il Perù abbia tutto il diritto di rafforzare la propria sovranità e controllare i suoi confini marittimi, il sorgere di una intensa campagna mediatica sul tema coincide con i preparativi per il Foro di Cooperazione Economica Asia-Pacifico (APEC) e l’arrivo di Xi Jinping a Lima. Una coincidenza “strana”, dato che il problema persiste da molti anni.

D’altro canto, non possiamo dimenticare che sono ex responsabili della Marina che sono associati alla Cina nel progetto del porto di Chancay. Vari ex ammiragli sono ora le figure visibili dell’impresa mista creata per costruire e amministrare il futuro hub portuale. Da parte loro, i loro omologhi nel Parlamento sono ardenti sostenitori di questa nuova infrastruttura e dell’associazione con la Cina. In altri termini, la Marina è incaricata di pattugliare e vigilare il confine marittimo contro eventuali violazioni da parte delle imbarcazioni cinesi, mentre alti responsabili di questa istituzione fanno affari con la potenza asiatica. Un conflitto di interessi che la recente campagna si impegna a rendere problematico.

La presidentessa designata si trova a un bivio. Immersa in una crisi di legittimità, una crisi economica e una crisi di governabilità, deve la sua permanenza al potere a un patto corrotto con il Congresso e all’allineamento incondizionato agli USA. Tuttavia, questa triplice crisi ha allontanato gli investitori internazionali dal paese inca. La sua unica via d’uscita è cercare di avvicinarsi alla Cina per riattivare la cooperazione economica tra i due paesi. Un esercizio di acrobazia politica molto rischioso, che potrebbe avere conseguenze sul finale del suo mandato o sul suo futuro giudiziario.

Tutti i poteri allineati con gli USA

Attualmente, l’influenza USA trascende le relazioni con l’Esecutivo, coprendo tutti i poteri e le istituzioni dello Stato. A livello giudiziario, ad esempio, la direttrice della Coordinazione Nazionale delle Procure Specializzate in Delitti di Corruzione di Funzionari si è riunita, il 2 aprile 2024, con l’agente speciale dell’FBI, Alejandra Sánchez, coordinatrice del Programma Transnazionale Anticorruzione dell’FBI. Mentre il paese apprendeva dello scandalo del “rolexgate”, questo incontro evidenziava più l’interesse nel rafforzare gli strumenti di pressione contro futuri dirigenti che nel combattere la corruzione. Allo stesso modo, i servizi diplomatici di Washington mantengono relazioni costanti con la Junta Nacional de Justicia, o il potere elettorale, come il Jurado Nacional de Elecciones e l’Oficina Nacional de Procesos Electorales. L’Ambasciata USA è l’unica missione diplomatica in Perù ad avere questa agenda costante di ingerenza nei poteri pubblici.

Il sindaco di Lima, Rafael López Aliaga, del partito conservatore Renovación Popular, ha incrementato la cooperazione della capitale con l’ambasciata USA. Nei suoi primi mesi di gestione, ha promosso la partecipazione del personale diplomatico nella gestione delle “ollas comunes”, organizzazioni di aiuto alimentare situate nelle aree più povere della città. Con la geolocalizzazione delle loro sedi e la distribuzione degli alimenti, ha permesso a Washington di tessere legami di cooperazione e controllo con i dirigenti sociali delle baraccopoli di Lima.

Per quanto riguarda la relazione con il Congresso, nel marzo 2024, i congressisti del Perù hanno ricevuto una delegazione dei loro omologhi USA per firmare un accordo di cooperazione che, in pratica, consente agli USA di intromettersi negli affari interni del paese. Secondo l’ambasciata USA, questo accordo permetterà agli USA di “supportare la trasparenza, lo stato di diritto e promuovere elezioni libere e giuste” in Perù. Il presidente del Congresso peruviano, Alejandro Soto, ha definito l’accordo un’ “alleanza strategica”. Alla firma dell’accordo erano presenti sia parlamentari neoliberisti sia i supposti “antimperialisti” della sinistra peruviana.

Un mese dopo, nell’aprile 2024, attraverso la Risoluzione Legislativa 6672, il Congresso ha ratificato l’accordo tra il Perù e gli USA firmato dal governo Boluarte, che permette agli USA di intercettare e abbattere aerei leggeri in totale libertà. Sotto il pretesto della lotta contro la droga, Washington amplia così il suo dominio sullo spazio aereo peruviano.

Allineamento con la politica estera USA

Designata come presidentessa dai poteri di fatto che hanno orchestrato il golpe contro Castillo, Dina Boluarte detiene il record di impopolarità nella regione. Solo il 5% della popolazione la sostiene, principalmente nelle classi più benestanti del paese. Il rifiuto generalizzato e interclassista della sua presidenza l’ha costretta a negoziare la sua sopravvivenza politica con i settori di estrema destra del Congresso, con il settore privato, in particolare quello minerario e delle esportazioni agricole, e diplomaticamente con gli USA.

Questo si riflette nella posizione che il Perù ha assunto sulla scena internazionale, allineandosi con Washington su questioni come il massacro perpetrato da Israele a Gaza, le elezioni in Venezuela e la guerra in Ucraina.

Nel caso del Venezuela, il Perù è stato il primo paese a riconoscere Edmundo González, come presidente, dopo le elezioni del 28 luglio. Una posizione estremista che è stata successivamente corretta, optando per non prendere iniziative diplomatiche e seguire le direttive del Dipartimento di Stato. Allo stesso modo, mentre Israele continua a causare guerra e morte in Asia occidentale, i paesi satellite degli USA hanno sfruttato l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per firmare una dichiarazione che condanna il Venezuela. Il Perù si è unito ai 30 paesi che si allineano strettamente alla politica estera di Washington nella regione.

Nel caso della guerra in Ucraina, iniziata mentre Pedro Castillo era presidente, il Perù ha dovuto essere più cauto. Poco dopo il golpe contro Castillo, Dina Boluarte è stata contattata dal SouthCom (Comando Meridionale USA) per consegnare parte dell’equipaggiamento militare, di origine russa, delle Forze Armate peruviane all’Ucraina. Fin dai tempi del generale patriota, Juan Velasco Alvarado, il Perù ha accumulato materiale militare russo e/o ex-sovietico, in tutti i rami militari, in particolare nella forza aerea. I militari non erano disposti a rischiare la catena di approvvigionamento dei pezzi di ricambio, qualora il potere politico decidesse di sostenere l’Ucraina e diventare co-belligerante contro la Russia.

Tuttavia, nell’ottobre del 2024, il ministro della Difesa, Walter Astudillo, ha richiesto un credito di 3,5 miliardi di $ per rinnovare la flotta dell’Aeronautica Militare Peruviana con 24 caccia multiruolo: 20 monoposto e 4 biposto. Attualmente, il paese dispone di caccia Mirage 2000P/DP, acquisiti nuovi dalla Francia, nel 1982, e soprattutto di MiG-29S/SMP Fulcrum C e Sukhoi Su-25 Frogfoot. L’azienda USA Lockheed Martin e quella svedese Saab sembrano essere in testa alle preferenze del governo peruviano. Nello stesso mese, il Perù ha ricevuto una donazione di nove elicotteri UH-60 Black Hawk da parte USA, che si aggiungeranno o sostituiranno gli elicotteri russi o ex-sovietici attualmente in dotazione all’Aeronautica.

L’acquisto degli aerei e la consegna degli elicotteri rappresentano un cambio geopolitico di grande importanza, poiché il paese non dipenderebbe più dalla catena di fornitura russa e si sottometterebbe maggiormente alla dipendenza occidentale e NATO.

Un paese sotto controllo, per ora

Con la caduta di Castillo, gli USA hanno approfittato del disordine politico di Dina Boluarte per rafforzare la loro presenza e il loro controllo su un paese strategico in Sud America. Il Perù confina con cinque paesi della regione, possiede enormi risorse naturali e abbondanti riserve di acqua dolce. Un punto cruciale è che è il secondo produttore di cocaina al mondo, il che offre agli USA un pretesto per intervenire in nome della lotta contro il narcotraffico.

L’inaspettata ascesa di Pedro Castillo al potere ha dimostrato una falla nel sistema politico del miglior allievo di Washington nella regione. Le enormi disuguaglianze e la crisi economica fanno sì che il popolo peruviano aspiri a cambi strutturali. Per questo motivo, gli USA hanno deciso di rafforzare il controllo e, allo stesso tempo, cercare di contenere l’influenza crescente della Cina nel paese. Grazie all’attuale governo, ci sono riusciti, almeno per ora. Almeno fino alla prossima sorpresa elettorale.

La Línea è un collettivo multidisciplinare, creativo e innovativo che unisce la riflessione alla pratica per offrire una visione reale del Perù popolare e delle sue lotte.


EE.UU. refuerza el control sobre Perú

La Línea

El 7 de junio de 2021 se produjo un terremoto político en Perú. Un outsider de la política, el maestro rural Pedro Castillo, fue electo Presidente de la República con la promesa de transformar un sistema político y económico construido sobre grandes abismos entre la población peruana.

La primera medida tomada por este gobierno popular fue la iniciativa del canciller Héctor Béjar de salir del Grupo de Lima, debilitando la operación de cambio de régimen en Venezuela iniciada por Estados Unidos. La decisión soberana del canciller le costaría el puesto. Apenas quince días después del inicio de su cargo fue destituido por el Congreso. Este acto de bravura geopolítica en un país donde tradicionalmente reina la sumisión al imperialismo iba a ser el último de los meses de mandato de Pedro Castillo. Atacado permanentemente por los poderes legislativo, judicial, económico y mediático, el presidente abandonó el frente de la política exterior a diplomáticos de carrera que reprodujeron las líneas tradicionales de sus predecesores.

Sin embargo, esta transgresión inicial no fue del gusto de Washington. A pesar de no tener malas relaciones con el gobierno de Pedro Castillo, la incertidumbre sobre lo que podría pasar llevó al imperio a precipitar la caída del profesor peruano.

La participación de Estados Unidos en el golpe contra Castillo el 7 de diciembre de 2022 se evidencia en la activa agenda de la entonces embajadora Lisa Kenna los días previos al golpe. Esa semana la funcionaria se reunió con el exministro de Defensa Nicolás Bobbio, el presidente del Congreso Williams Zapata, la exfiscal de la Nación Patricia Benavides, entre otros personajes claves en la conspiración. Una vez consumado el golpe y juramentada Dina Boluarte como mandataria, Estados Unidos a través de una llamada telefónica del jefe del Departamento de Estado, Antony Blinken, fue el primer país en reconocerla como presidenta.

Desde el inicio del gobierno de Dina Boluarte, el peso de los Estados Unidos en Perú se reforzó significativamente. Tanto la exembajadora Lisa Kenna, como el encargado de negocios John McNamara y la recién nombrada embajadora Stephanie Syptak-Ramnath, mantuvieron y siguen manteniendo reuniones semanales con ministros, altos mandos de las fuerzas armadas y policiales, además de autoridades del Congreso, del Poder Judicial o directivos de instituciones autónomas como el Jurado Nacional de Elecciones. El desempeño de la embajada norteamericana trasciende los límites del comportamiento diplomático entre países soberanos, lo que configura una clara injerencia.

Durante estos casi dos años de gobierno de Boluarte, EE.UU. ha reforzado su presencia y control sobre el territorio peruano a través de la permanente coordinación con la Policía Nacional y las Fuerzas Armadas. De este modo, en marzo de 2023, apenas unos meses luego del golpe contra Pedro Castillo, el Ministerio del Interior y la embajada norteamericana establecieron un compromiso de cooperación en materia de seguridad urbana y de lucha contra el narcotráfico. Este acuerdo incluyó la visita de Todd Robinson, subsecretario de Estado de la Oficina de Asuntos Antinarcóticos, quien se reunió con el ministro de Interior, Víctor Torres, programando “capacitar” la Policía peruana y erradicar 25 mil hectáreas de cultivos de hoja de coca.

En materia de defensa, la actividad ha sido mayor. El 19 de mayo de 2023 el Congreso peruano aprobó la Resolución Legislativa 4766, que autoriza el despliegue de tropas estadounidense en el Perú. Desde esta fecha, 1 500 soldados del ejército de EE.UU. operan en territorio peruano, realizando acciones de capacitación, maniobras conjuntas, despliegue territorial y operaciones encubiertas. En diciembre de 2023, el Congreso votó para ampliar la vigencia de la ocupación militar estadounidense hasta diciembre de 2024.

En septiembre de 2023 Dina Boluarte sostuvo una reunión con el asesor especial para las Américas de los Estados Unidos, Chris Dodds. La visita de Dodds tuvo como objetivo el fortalecimiento de la Alianza por la Prosperidad Económica, una estrategia promocionada por Estados Unidos para intentar contrarrestar la integración latinoamericana y reforzar el libre mercado en la región. Vale recordar que, en enero de 2023, pocos días después de la destitución de Pedro Castillo, Boluarte sumó al Perú en esta iniciativa que cuenta con el respaldo de solo 11 países de los 35 de América Latina y el Caribe.

El mismo mes, el 17 de setiembre del 2023, la general Laura Richardson se reunió con el ministro de defensa de Perú, Jorge Chávez, para tratar la cooperación en materia de seguridad. En la reunión participaron el jefe del Comando Conjunto de las Fuerzas Armadas, general Manuel Gómez, altos mandos de las fuerzas armadas y los comandantes de la fuerza aérea, la marina y el ejército peruanos. También participó en las conversaciones el Encargado de Negocios en Perú, John McNamara. La general Richardson también visitó la Unidad de Investigación Médica Naval SUR (Namru Sur), un biolaboratorio estadounidense ubicado en la selva peruana. Esta singular unidad científica es una de las tres que tiene la Marina estadounidense en todo el mundo. El equipo de Namru Sur trabaja en la investigación y vigilancia de enfermedades infecciosas.

En octubre de 2023, un mes después de la visita de Richardson, el Comando Especial de Operaciones Sur (Special Operations Command South), unidad que controla todas las Fuerzas de Operaciones Especiales al interior del Comando Sur (US SouthCom) de EE.UU., realizó un ejercicio con la Fuerza Especial Conjunta de Perú. Durante el adiestramiento se utilizó material variopinto para las actividades: desde ametralladoras 7,62mm M240L, pasando por fusiles de asalto FN SCAR, así como fusiles de precisión Accuracy International AW y Knight’s Armament M110 SASS.

También en octubre de 2023 el ministro de defensa de Perú, Jorge Chávez, se reunió con el entonces asesor principal de la Casa Blanca para Latinoamérica, Juan González, así como con los subsecretarios adjuntos para el Hemisferio Occidental de los departamentos de Estado y de Defensa, Mark Wells y Daniel Erikson, el entonces presidente del Consejo de Ministros, Alberto Otárola, y anunció la cooperación de las Fuerzas Aéreas de Perú con sus homólogos de Estados Unidos otorgándoles el control del espacio aéreo peruano, bajo el pretexto de la lucha contra el narcotráfico. A raíz de estos encuentros, Juan Gonzalez declaró que Estados Unidos “consideraba importante la presencia de Dina Boluarte en la cumbre APEC de noviembre de 2024”, lo que dio a entender que no respaldarían la vacancia o destitución de Boluarte.

Ya en el año 2024, miembros de la Fuerza Espacial de los Estados Unidos visitaron Perú en el marco de la creación de un puerto espacial dentro de la base de “El Pato”, localidad de Talara, en el norte de Perú, sede de la refinería de Petroperu. Este puerto espacial operaría bajo una concesión a Estados Unidos por un periodo inicial de 20 años, lo que refuerza el control militar que el país del norte mantiene sobre los territorios peruanos y la soberanía aeroespacial.

Contener la influencia de China

El Perú es un terreno de enfrentamiento geopolítico entre Estados Unidos y China. Durante años, había sido un modelo de ultraliberalismo y Washington no conocía rival comercial en el país inca. Sin embargo, el intercambio comercial entre China y Perú pasó de 704,6 millones de dólares en el año 2000 a 36,7 mil millones de dólares en 2023. Desde hace una década China es el primer socio comercial de Perú. Las empresas chinas se concentran en la minería, la energía y ahora la infraestructura. A pesar de tener gobiernos alineados con Estados Unidos desde la caída del general Velasco, China ha logrado controlar sectores estratégicos de la economía peruana.

Ante tal escenario, Washington ha desplegado su influencia política para contener el avance chino. En noviembre de 2023, Estados Unidos manifestó su preocupación de que China esté ganando control sobre partes críticas de la infraestructura peruana, incluida la totalidad del suministro de electricidad a la capital Lima y el megapuerto de Chancay, el hub portuario que unirá América del Sur con Asia. Una fuente cercana al gobierno de Boluarte declaró al Financial Times que “el capital chino ha adquirido empresas eléctricas, mineras y otras. Geopolíticamente hablando, las preocupaciones de los Estados Unidos estarían justificadas”.

Por su parte, Gonzalo Ríos Polastri, subdirector general de Cosco Shipping Ports Chancay Perú -la empresa mixta cuyo socio mayoritario es la empresa publica china Cosco Shipping- dijo que la inversión de China en Chancay es “100% comercial”, y agregó: “Esta es una inversión de empresas privadas de acuerdo con las reglas del mercado. Puede tener diferentes lecturas geopolíticas, pero no es una inversión que tenga ningún tipo de implicación para la seguridad nacional”. Si la defensa de Ríos Polastri se inscribe en un marco de libre comercio, no puede ocultar la molestia de Washington con la construcción del puerto de Chancay.

Todo indica que el gobierno peruano va a mantener una ambivalencia con respecto al megapuerto de Chancay y las inversiones chinas. Si bien es cierto que Dina Boluarte fue recibida en Beijing por el presidente Xi Jinping en julio de 2024, algunos sectores de su propio gobierno intentaron presionar o derrumbar el proyecto del megapuerto sin que la mandataria designada lo impida o fije un rumbo geopolítico a su gobierno.

Justamente, en abril de 2024 existió un intento de presión mediante la Autoridad Portuaria Nacional (APN) que demandó a la empresa Cosco Shipping a raíz de una consulta del estudio de abogados Olaechea, cuya cartera de clientes incluye importantes empresas norteamericanas, como Blackrock, JP Morgan ol General Electric. La maniobra buscaba quitar a China la exclusividad de los servicios portuarios dentro de las instalaciones del puerto de Chancay. Es importante mencionar que la Autoridad Portuaria Nacional depende del Ministerio de Transportes cuyo ministro Raúl Pérez está casado con Isaura Delgado Brayfield, de nacionalidad estadounidense y gerente de la Cámara de Comercio Americana en Perú, que integra a 580 empresas de ese país. Dentro del ejecutivo no existe una visión geopolítica cohesionada, lo cual permitió este ejercicio de presión.

Muestra ilustrativa de las posiciones adversas al puerto de Chancay al interior del gobierno, son las declaraciones del embajador de Perú en Washington, Alfredo Ferrero, quien en junio de 2024 declaró a Bloomberg: “El ciento por ciento de la electricidad de Lima es de propiedad china, muchos de los proyectos mineros de cobre también son de China. China tendrá el puerto más grande de Sudamérica. Esa es la situación objetiva y Estados Unidos lo ha notado. Pero no basta con darse cuenta, es necesario actuar”. En esta entrevista, el embajador insta a los inversores estadounidenses a invertir en el puerto de Corío (al sur del país) porque “sería un puerto que serviría de contrapeso al proyecto chino de Chancay”.

Más recientemente, en junio de 2024 Jana Nelson, Vicesecretaria Adjunta de Defensa para Asuntos del hemisferio occidental, el Ministro de Defensa de Perú, Walter Astudillo, y el jefe del Comando Conjunto de las FFAA, General David Ojeda, organizaron el Grupo de Trabajo Bilateral de Defensa para promover la cooperación en materia de defensa y la seguridad portuaria. Así mismo, EE.UU. contó con la presencia de representantes de sus principales puertos en un evento patrocinado por el gobierno peruano para tratar el tema de la seguridad portuaria. Este activo desempeño de los Estados Unidos en el tema se produce a pocos meses de la inauguración del hub portuario de Chancay.

Asimismo, en septiembre de 2024, la embajadora de los Estados Unidos resaltó las reuniones sostenidas con el fondo de inversión BlackRock y autoridades peruanas para discutir sus inversiones en los puertos de Matarani y Salaverry en el sur de Perú en una campaña que busca bajar el perfil al puerto de Chancay, y concretar una competencia directa por la exportación de minerales y soja a Asia.

Resalta también la visita a Lima de Carlos Días Rosillo, exdirector de Políticas Públicas de la Casa Blanca durante el mandato de Donald Trump, actual director del Centro Adam Smith para la Libertad Económica, quien se reunió con el jefe de Asesores de la Presidencia del Consejo de Ministros, Aldo Prieto. Durante su estancia, el exfuncionario de EE.UU. dio un taller en la Universidad de Lima y una entrevista en un canal privado. En ambos se dedicó a atacar a China: “Con el esfuerzo de Estados Unidos de traer empresas que por muchos años se fueron a China, hay una enorme oportunidad para el Perú y para América Latina desde el punto de vista económico y de seguridad nacional”, declaró frente a los estudiantes.

Finalmente, destaca la campaña sobre la denominada “pesca ilegal de China”. En septiembre de 2024, la Sociedad Nacional de Pesca Artesanal del Perú (Sonapescal), alertó sobre la pesca indiscriminada de la pota por parte de la flota china sin autorización de ingresar al litoral peruano, manifestando que “China ha podido reducir grandemente sus costos, gracias a que sistemáticamente se les ha dejado entrar a Perú a hacer labores logísticas sin cumplir la normativa peruana”. Esta noticia tuvo amplia difusión en la prensa peruana y políticos que ya propusieron comisiones investigadoras.

Desde 2023, en el marco del ejercicio multinacional Resolute Sentinel 2023, miembros de la Marina de Guerra del Perú, a través de la Autoridad Marítima Nacional y las Fuerzas de Estados Unidos, realizaron vuelos de acción conjunta con el objetivo de identificar una “flota pesquera extranjera”, dedicada a la pesca de la pota o calamar gigante, confirmando que estas se encuentran efectuando sus faenas de pesca fuera de las 200 millas náuticas del dominio marítimo peruano.

Cabe resaltar que desde 2017, la Estrategia de Seguridad de EE.UU. advirtió sobre la necesidad de “mantener la libertad de los mares para garantizar la seguridad de EE.UU. y sus aliados”. Desde aquel entonces, la lucha contra la pesca ilegal se ha convertido para el Comando Sur como una herramienta de intervención y de control del dominio marítimo del hemisferio occidental. En sus recientes giras en Argentina, Chile, Ecuador y Perú, Laura Richardson hizo énfasis en la lucha contra la “pesca ilegal” principalmente china en la costa pacífica de América del Sur. En Perú, no solo el gobierno sino los medios de comunicación y políticos de todo el abanico ideológico se han plegado a la visión imperial y sinófoba planteada por EE.UU.

El 27 de septiembre de 2024, el gobierno emitió el Decreto 014-2014 para reforzar el monitoreo satelital de embarcaciones extranjeras en aguas territoriales peruanas. Esta medida fue concertada con la embajada china en Perú, pero sigue provocando polémica en el Congreso. Si bien Perú tiene todo el derecho de reforzar su soberanía y controlar su frontera marítima, el surgimiento de una intensa campaña mediática sobre el tema concuerda con los preparativos del Foro de Cooperación Económica Asia-Pacífico (APEC) y la llegada de Xi Jinping a Lima. Una coincidencia “extraña”, dado que el problema persiste desde hace muchos años.

Por otro lado, no podemos olvidar que son antiguos responsables de la Armada quienes están asociados con China en el proyecto del puerto de Chancay. Varios exalmirantes en jefe son ahora las figuras visibles de la empresa mixta creada para construir y administrar el futuro hub portuario. Por su parte, sus homólogos en el Parlamento son ardientes partidarios de esta nueva infraestructura y de la asociación con China. En otros términos, la Marina es la encargada de patrullar y vigilar la frontera marítima de posibles atropellos de embarcaciones chinas, mientras altos responsables de esta institución hacen negocios con la potencia asiática. Un conflicto de intereses que la reciente campaña se empeña en hacer problemático.

La mandataria designada está en una encrucijada. Hundida en una crisis de legitimidad, una crisis económica y una crisis de gobernabilidad, debe su permanencia en el poder a un pacto corrupto con el Congreso y al alineamiento incondicional a Estados Unidos. Sin embargo, esta triple crisis ha alejado a los inversores internacionales del país inca. Su única salida es intentar acercarse a China para reactivar la cooperación económica entre ambos países. Un ejercicio de acrobacia política muy arriesgado, que podría tener consecuencias sobre el final de su mandato o su futuro judicial.

Todos los poderes alineados con EE.UU.

Actualmente, la influencia de Estados Unidos trasciende las relaciones con el Ejecutivo, abarcando todos los poderes e instituciones del Estado. A nivel judicial, por ejemplo, la directora de la Coordinación Nacional de Fiscalías Especializadas en Delitos de Corrupción de funcionarios se reunió, el 2 de abril de 2024, con la agente especial del FBI, Alejandra Sánchez, coordinadora del Programa Transnacional Anticorrupción del FBI. Mientras el país se enteraba del escandalo del “rolexgate”, esta reunión evidenció más el interés en fortalecer las herramientas de presión contra futuros dirigentes que en erradicar la corrupción. Así mismo, los servicios diplomáticos de Washington mantienen relaciones sostenidas con la Junta Nacional de Justicia, o el poder electoral, tanto el Jurado Nacional de Elecciones como la Oficina Nacional de Procesos Electorales. La Embajada de EE.UU. es la única misión diplomática en Perú en tener esta agenda sostenida de injerencia en los poderes públicos.

El alcalde de Lima, Rafael López Aliaga del partido conservador Renovación Popular, ha incrementado la cooperación de la ciudad capital con la embajada de Estados Unidos. En sus primeros meses de gestión, ha impulsado la participación del personal diplomático en la gestión de las “ollas comunes”, organizaciones de ayuda alimentaria ubicadas en las zonas más humildes de la ciudad. Con la geolocalización de sus sedes y la distribución de alimentos, permitió a Washington tejer vínculos de cooperación y de control con los líderes sociales de las barriadas limeñas.

Respecto a la relación con el Congreso, en marzo de 2024, congresistas de Perú recibieron a una delegación de sus homólogos estadounidenses para firmar un acuerdo de cooperación que, en la práctica, permite a EE.UU. entrometerse en los asuntos internos del país. Según la embajada norteamericana, este acuerdo permitirá a los Estados Unidos “apoyar la transparencia, el estado de derecho y promover elecciones libres y justas” en Perú. El presidente del Congreso peruano, Alejandro Soto, calificó el acuerdo de “alianza estratégica”. En el acto de firma del acuerdo, estuvieron presentes tanto parlamentarios neoliberales como los supuestamente “antiimperialistas” de la izquierda peruana.

Un mes después, en abril de 2024, mediante Resolución Legislativa 6672, el Congreso ratificó el acuerdo entre Perú y Estados Unidos firmado por el gobierno de Boluarte que permite a EE.UU. interceptar y derribar avionetas en total libertad. Bajo el pretexto de la lucha contra las drogas, Washington amplía así su dominio sobre el espacio aéreo peruano.

Alineamiento con la política exterior de EE.UU.

Designada como mandataria por los poderes fácticos que organizaron el golpe contra Castillo, Boluarte tiene el récord de impopularidad de la región. Solo 5% de la población la apoya, principalmente en las clases pudientes del país. El rechazo masivo y policlasista la llevó a negociar su sobrevivencia con los sectores de la ultradrecha en el Congreso, con el sector privado de la minería y las agroexportadoras y diplomáticamente con Estados Unidos.

Eso se refleja en la posición de Perú en la escena mundial, donde se alineó con la posición de Washington sobre la masacre que Israel está cometiendo en Gaza, sobre las elecciones en Venezuela o la guerra en Ucrania.

En el caso de Venezuela, Perú fue el primer país en reconocer a Edmundo González como presidente luego de los comicios del 28 de julio. Una posición extremista que fue corregida luego para dejar de tomar iniciativa diplomática y seguir los pasos dados por el Departamento de Estado. Asimismo, mientras Israel sigue generando guerra y muerte en Asia Occidental, los países satélites de EE.UU. aprovecharon la Asamblea General de la ONU para firmar un comunicado condenando a Venezuela. Perú se sumó a los 30 países que se alinean estrictamente con la política exterior de Washington en la región.

En el caso de la guerra en Ucrania, iniciada mientras Pedro Castillo era presidente, Perú tuvo que ser más cauteloso. Apenas consumado el golpe contra Castillo, Dina Boluarte fue solicitada por el SouthCom para entregar parte del armamento de origen ruso de las Fuerzas Armadas a Ucrania. Desde los tiempos del general patriota Juan Velasco Alvarado, Perú dispone de mucho material militar ruso y/o exsoviético, en todos sus componentes militares y particularmente en la fuerza aérea. Los militares no estaban dispuestos a arriesgar las cadenas de suministro de repuesto en caso de que el poder político decida apoyar a Ucrania y ser cobeligerante contra Rusia.

Sin embargo, en octubre de 2024, el ministro de defensa, Walter Astudillo, pidió un crédito de 3 mil 500 millones de dólares para renovar la flota de las Fuerzas Aéreas del Perú con 24 cazas multirol: 20 monoplazas y 4 biplazas. Actualmente, el país cuenta con cazas Mirage 2000P/DP, adquiridos nuevos a Francia en 1982, y sobre todo MiG-29S/SMP Fulcrum C y Sukhoi Su-25 Frogfoot. La empresa estadounidense Lockeed Martin y la sueca Saab estarían liderando las preferencias del gobierno peruano. El mismo mes, Perú recibe la donación por parte de EE.UU. de nueve helicópteros UH-60 Black Hawk que se sumarían o reemplazarán a los helicópteros rusos o exsoviéticos actualmente en posesión de la Fuerza Aérea Peruana.

La compra de los aviones y la entrega de los helicópteros dará un giro geopolítico de suma importancia, ya que el país ya no dependería de la cadena de suministro ruso, y supeditaría más el Perú a la dependencia otano-occidental.

Un país bajo control, por ahora

Con la caída de Castillo, los Estados Unidos se aprovecharon del desgobierno de Dina Boluarte para reforzar su presencia y su control sobre un país estratégico en América del Sur. Perú tiene fronteras con cinco países del continente, goza de enormes recursos naturales y de agua dulce. Punto importante, es el segundo país productor de cocaína, lo cual ofrece un pretexto de injerencia en nombre de la lucha contra el narcotráfico.

El inesperado ascenso de Castillo al poder demostró una falla en el sistema político del mejor alumno de Washington en la región. Las enormes desigualdades y la crisis económica hacen que los pueblos de Perú aspiren también a cambios estructurales. Fue por ello que Estados Unidos decidió reforzar el control, y al mismo tiempo trata de contener la influencia creciente de China en el país. Gracias al gobierno actual, lo lograron por ahora. Por lo menos hasta la próxima sorpresa electoral.

La Línea es un colectivo multidisciplinario, creativo y renovador que une la reflexión con la práctica para ofrecer una imagen real del Perú popular y de sus luchas.

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