Venezuela: arrestati altri mercenari alle dipendenze di CIA e CNI

“Vi diamo tutti i dettagli su un nuovo gruppo di mercenari appena smantellato”. In una conferenza stampa nella sera italiana di giovedì 17 ottobre, il ministro degli interni della Repubblica bolivariana, Diosdado Cabello, ha annunciato nuovi arresti nella rete che sta ideando piani terroristici contro il Paese, guidati, ha precisato più volte, dal governo statunitense attraverso la Central Intelligence Agency (CIA) e la Drug Enforcement Agency (DEA), con la partecipazione del Centro Nazionale di Intelligence spagnolo (CNI).

Fino ad oggi, ha proseguito Cabello, le autorità venezuelane hanno sequestrato più di 500 armi in varie operazioni delle forze di sicurezza. Di queste, alcune fabbricate negli Stati Uniti, altre in Israele e altre ancora rubate alle forze armate venezuelane. Lo riporta Telesur.

Durante la conferenza stampa Cabello ha accusato direttamente la leader dell’estrema destra venezuelana, María Corina Machado, come il referente interno dei piano golpisti e terroristici. Il piano, ha proseguito il ministro, prevede che il CNI introduca in Venezuela mercenari e armi. I primi sono in contatto con gruppi criminali locali – come il Tren del Llano e il Tren de Aragua – con l’obiettivo di “attaccare poi obiettivi civili e militari, danneggiare la popolazione e assassinare i leader rivoluzionari, il tutto con l’obiettivo di destabilizzare e provocare un violento cambio di governo”.

“Sono stati identificati e arrestati i reclutatori incaricati di coinvolgere i mercenari in Colombia e di portarli in Venezuela. Il mercenario Iván Simonovis, protetto dal governo statunitense, è un elemento centrale nelle operazioni di traffico di armi”, ha poi precisato.

Attraverso i telefoni cellulari dei detenuti – molti specialisti in hackeraggio per preparare attacchi informatici contro i servizi di base – le autorità venezuelane hanno ottenuto informazioni sui legami creati e reperito fotografie di infrastrutture di servizi vitali, come le raffinerie, obiettivi di presunti attacchi terroristici Le operazioni di sicurezza hanno portato all’arresto di Jonathan Pagan González, cittadino statunitense, fermato nello Stato di Zulia, la cui missione era infiltrarsi nelle organizzazioni religiose, dove aveva il sostegno di gruppi politici già identificati.

Rivolgendosi ai paesi vicini, Cabello ha poi dichiarato come “ciò che viene fatto contro il Venezuela può essere usato contro di loro. Il Venezuela è un laboratorio per testare i metodi che saranno utilizzati contro altri Stati sovrani e indipendenti.” In particolare, in relazione alla Colombia, Cabello ha sottolineato come queste operazioni potrebbero danneggiare il paese “dal momento che le agenzie di intelligence denunciate come responsabili di questo piano di colpo di Stato stanno utilizzando paramilitari di quel Paese per attaccare il Venezuela.”

Curioso il caso dell’Interpol, come evidenziato dalla giornalista Madelein Garcia, che ha inviato una lettera dichiarando di essere a conoscenza di “una spedizione marittima di armi contrabbandate”. Questo il commento della giornalista su X:

“La prova del delitto. Questa è la lettera che l’INTERPOL ha inviato al Venezuela avvertendo di essere a conoscenza di una spedizione marittima di armi contrabbandate dagli Stati Uniti al Venezuela. Sorgono diverse domande: 1. Se lo sapevano, perché non hanno comunicato con le autorità venezuelane. 2. Se sono illegali, l’FBI li ha contrabbandati. 3. L’INTERPOL ha giocato in posizione avanzata.”

L’unione civico-militare ideata da Chavez e i servizi di intelligence-sicurezza della Repubblica bolivariana si confermano estremamente efficaci e fedeli a preservare i dettami della Costituzione. “Il Venezuela è pronto a contrastare qualsiasi piano terroristico attivato contro di esso dall’interno o dall’esterno. La patria di Bolívar e Chávez continuerà a godere di pace e tranquillità.”, ha concluso Cabello.

lantidiplomatico.it


Dopo gli arresti dello scorso settembre, catturati altri gruppi di mercenari (per un totale di 19) che intendevano provocare azioni violente nel paese con attentati a strutture energetiche ed omicidi di ministri e del presidente socialista Maduro.

Lo ha annunciato ieri in diretta tv il ministro degli interni Diosdado Cabello, il quale ha sottolineato che gli arrestati hanno collegamenti con piani della DEA, della CIA, del Centro Intelligenza Nazionale della Spagna e con bande criminali venezuelane.

Tra i catturati ci sono 3 statunitensi e altri due con doppia cittadinanza tra cui quella statunitense.

Jonathan Pagan González, statunitense originario di Portorico, aveva il compito di infiltrarsi negli ambienti delle chiese locali venezuelane e fare proseliti.

Tra i suoi due connazionali figurano un hacker, Gregory David Werber (nel cui telefono sono state trovate le foto dei sabotaggi informatici finora compiuti) e un paramedico, David Guttemberg Guillaume, che aveva il compito di assistere i golpisti che fossero stati feriti durante le azioni.

“Tutti gli arrestati, per giustificare la loro presenza in Venezuela, hanno dichiarato che sono qui per turismo e perché hanno una fidanzata venezuelana.

È la ricetta che la CIA gli dice di raccontare se vengono arrestati. Ma noi non siamo fessi per credere a queste favole”, ha detto il ministro Cabello.

Gli altri mercenari sono di nazionalità peruviana, colombiana, boliviana, libanese e tutti parlano perfettamente lo spagnolo perché il loro compito era di infiltrarsi e fare proseliti nel paese prima di entrare in azione.

Tra gli arrestati figurano anche 12 venezuelani, tra loro anche alcuni poliziotti, corrotti con cifre di denaro che nel caso di un alto funzionario erano superiori a 500.000 dollari come risulta dalle confessioni.

Il ministro ha segnalato inoltre che le autorità venezuelane durante queste operazioni hanno sequestrato altre 71 armi da guerra.

L’obiettivo era quello di consegnarle alle principali bande criminali venezuelane per coinvolgerle, dietro pagamento, nelle azioni violente, nei disordini e nel tentativo di colpo di stato.

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