Lula, il Venezuela e la realpolitik

I limiti del non riconoscere il presidente venezuelano

Il presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva, ha prospettato di non riconoscere la vittoria del suo omologo venezuelano, Nicolás Maduro, dopo la vittoria nelle elezioni presidenziali del 28 luglio scorso. In diverse dichiarazioni, il presidente brasiliano ha preso le distanze dal governo venezuelano, appoggiando così indirettamente la narrazione fabbricata per disconoscere il risultato delle elezioni.

Tuttavia, una visione panoramica della sua posizione permette di vedere la portata della sua posizione nei confronti del Venezuela e le dimensioni che essa potrebbe assumere.

Oltre alle sue dichiarazioni, vi sono legami storici e aree di cooperazione e interessi bilaterali, la cui disarticolazione potrebbe essere complessa per vari motivi. Questi vanno dalle affinità politiche fino alle questioni di confine ed economiche generali, in cui prevale la logica del mutuo vantaggio.

Lula, 2023: “È l’inizio del ritorno di Maduro”

Durante la visita del presidente Maduro a Brasilia, nel maggio 2023, i due dirigenti hanno sottoscritto accordi di cooperazione strategica, accompagnati da un’ampia dichiarazione congiunta per promuovere le relazioni bilaterali e rafforzare lo sviluppo tra i due paesi. È noto che i legami diplomatici si erano deteriorati durante l’amministrazione dell’ultradestra Jair Bolsonaro.

Gli accordi citati si sono concretizzati in un’estesa agenda di 55 punti specifici, che comprendeva diversi temi di interesse comune in ambito politico, economico, finanziario, sociale, umanitario, ambientale, diplomatico, alimentare, di sicurezza, sanitario ed energetico.

Altri temi sociali, come la lotta contro il razzismo, la discriminazione, i diritti umani e le politiche di uguaglianza per le donne e la diversità sessuale, facevano parte degli obiettivi congiunti, che andavano oltre il bilaterale e rientravano in un tentativo di rilanciare iniziative di sovranità e giustizia sociale nella regione.

Un punto saliente di ciò che Lula ha definito “l’inizio del ritorno di Maduro” sulla scena regionale è la creazione di un programma binazionale per lo sviluppo sostenibile della frontiera amazzonica comune, che include la riconnessione elettrica del nord Brasile.

Nell’agosto dello stesso anno, nel contesto del Vertice dell’Amazzonia, tenutosi per la prima volta in 14 anni in Brasile l’8 e 9 agosto, il Venezuela ha lanciato un allarme sulla voracità delle multinazionali farmaceutiche e alimentari, che monopolizzano i mercati globali e creano enormi disuguaglianze. Lo ha affermato la vicepresidentessa esecutiva, Delcy Rodríguez, in rappresentanza del presidente Maduro, che non ha potuto partecipare per motivi di salute.

Sebbene Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Suriname e Venezuela, come paesi membri, non abbiano fissato obiettivi comuni su temi cruciali come la lotta contro la deforestazione, si è segnato un punto di svolta nell’Organizzazione del Trattato di Cooperazione Amazzonica (OTCA) con l’intento di progredire in questioni di difesa e sovranità sulle risorse naturali della regione.

Le manovre che attendono Lula

Nelle sue dichiarazioni successive al 28 luglio, Lula neppure ha riconosciuto come presunto vincitore il candidato di un settore dell’opposizione, Edmundo González Urrutia. Tuttavia, la sua posizione ha sollevato alcuni interrogativi sullo sviluppo delle relazioni bilaterali, benché il presidente brasiliano abbia scartata una rottura dei legami diplomatici. Alcuni elementi indicano che il presidente brasiliano dovrà manovrare diplomaticamente per garantire i rapporti tra i due paesi.

Dal punto di vista politico, il presidente brasiliano, che nel maggio 2023 ha criticato l’Unione Europea (UE) per aver riconosciuto illegalmente Juan Guaidó, ha il compito di non cadere nello stesso errore di Bruxelles. Definire la relazione con il Venezuela sulla base della narrativa di “frode”, promossa da USA e UE, lo intrappolerebbe tanto quanto il defunto Gruppo di Lima, che pretendeva disarticolare le iniziative di integrazione regionale servendo come piattaforma per la strategia del “dividi et impera” orchestrata da Washington.

Per il presidente brasiliano, il Venezuela è uno dei pochi membri della CELA su cui può contare per avanzare, in modo solido, nella sua visione strategica di sviluppo in America Latina che, come ha detto al vertice del gennaio 2023, “deve andare di pari passo con la riduzione delle disuguaglianze”.

La cooperazione tra il Brasile e i suoi 10 vicini dipende dal suo ruolo di dirigenza nella regione, una delle aspirazioni del paese amazzonico che è mediata dalla ricerca di un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU. In questo senso, le coincidenze programmatiche con il Governo bolivariano sono essenziali per la riattivazione di spazi come la CELAC o l’UNASUR.

Le relazioni commerciali tra i due paesi si sono basate principalmente sul settore agroalimentare. Quasi il 40% delle esportazioni venezuelane verso il Brasile, nel 2022, erano costituite da fertilizzanti, che rappresentano un vantaggio per l’agroindustria brasiliana, un settore fondamentale della sua economia. Inoltre, il Mar dei Caraibi venezuelano continua a essere una rotta attrattiva, dal punto di vista logistica e commerciale, per l’export brasiliano verso gli USA.

Rimane l’interrogativo riguardo al fatto se la realpolitik porterà Lula ad essere, di nuovo, pragmatico e optare per il rispetto degli affari interni del Venezuela. I suoi dilemmi, che abbiamo già analizzato a fondo in Mision Verdad, aumentano con l’evoluzione della realtà geopolitica globale.

Opportunità nel settore energetico

Un’altra sfida per Lula è quella di ampliare i livelli di cooperazione energetica con il Venezuela. Nella riunione, di maggio 2023, il Venezuela ha riaffermato l’impegno a garantire la fornitura di energia elettrica allo stato brasiliano di Roraima attraverso la riconnessione dell’infrastruttura esistente dagli anni ’90. Questa è stata disattivata, nel 2019, per decisione politica dell’allora presidente Jair Bolsonaro, promotore del Gruppo di Lima.

Inoltre, la compagnia statale brasiliana, Petrobras, detiene una partecipazione (36%) nell’impresa mista, Petrowayuu, insieme alla Petróleos de Venezuela e alla statunitense Williams International Oil & Gas (4%). La compagnia, fondata nel 2006, e operativa nel Campo La Concepción (Zulia), ha riavviato, lo scorso aprile, la riattivazione di otto pozzi nell’ambito del piano di recupero della produzione petrolifera portato avanti dall’industria venezuelana degli idrocarburi. Il giacimento di 214 km2 rappresenta un’opportunità di affari e di rafforzamento degli scambi energetici tra i due paesi.

L’ingresso del Brasile nell’OPEC+, iniziato lo scorso gennaio, conferisce al paese un ruolo strategico nella regione, essendo il secondo paese ad aderire all’organismo e uno dei 10 maggiori produttori al mondo. In questo contesto, la cooperazione con il Venezuela è obbligatoria.

L’approfondimento delle alleanze energetiche con il Venezuela potrebbe promuovere progetti di investimento a favore dell’integrazione energetica, garantendo l’incremento del valore aggiunto del petrolio greggio e del gas, con la produzione di beni petrolchimici necessari per la sostenibilità dello sviluppo dell’America Latina e dei Caraibi.

Il modello di integrazione energetica a cui puntavano il Comandante Hugo Chávez e Lula, durante il primo mandato presidenziale del brasiliano, includeva elementi come “la solidarietà tra i popoli, il diritto sovrano di amministrare il tasso di sfruttamento delle risorse naturali non rinnovabili e esauribili, l’integrazione regionale per la complementarità delle nazioni e l’uso equilibrato delle risorse per lo sviluppo dei loro popoli”. Questa visione sovrana costituisce un pilastro della relazione tra Caracas e Brasilia.

Oltre a quanto esposto, il risultato delle elezioni USA sarà cruciale per la visione e l’approccio del presidente brasiliano verso il Venezuela. Un eventuale trionfo dell’ex presidente Trump comporterebbe una maggiore urgenza di proiettare la propria leadership nella regione, data la simbiosi tra il bolsonarismo e il magnate. In tal caso, il Venezuela è fondamentale nell’equazione.

Per Lula, i dilemmi riguardanti il Venezuela rimangono aperti. Spetterà a lui mantenere il polso di ciò che accade nel mondo —e all’interno del Brasile— per prendere decisioni definitive e sfruttare le opportunità che ha. È possibile che queste non siano le stesse tra oggi e il prossimo 10 gennaio. La realpolitik imporrà i limiti delle sue azioni.

Lula, Venezuela y la realpolitik | Misión Verdad


Los límites de no reconocer al presidente venezolano

Lula, Venezuela y la realpolitik

El presidente brasileño, Luiz Inacio Lula da Silva, ha planteado no reconocer la victoria de su par venezolano, Nicolás Maduro, tras la victoria en las elecciones presidenciales del pasado 28 de julio. En distintas declaraciones, el mandatario ha marcado distancia del gobierno venezolano, con lo cual ha apoyado indirectamente el relato fabricado para desconocer el resultado de los comicios.

Sin embargo, una vista panorámica sobre su postura permite ver el alcance de su posición respecto a Venezuela y las dimensiones que abarcaría.

Más allá de sus declaraciones están los vínculos históricos y las áreas de cooperación e interés bilateral, cuya desarticulación pudiera ser compleja por distintos motivos. Estos van desde las coincidencias políticas hasta los temas fronterizos y económicos generales, en los que prevalece la lógica del beneficio mutuo.

Lula, 2023: “Es el inicio del regreso de Maduro”

Durante la visita del presidente Maduro a Brasilia en mayo de 2023, ambos líderes suscribieron acuerdos de cooperación estratégica, junto a una amplia declaración conjunta para fomentar las relaciones bilaterales y fortalecer el desarrollo entre ambos países. Como es sabido, los vínculos diplomáticos se habían deteriorado durante la administración del ultraderechista Jair Bolsonaro.

Los mencionados acuerdos quedaron plasmados en una extensa agenda de 55 puntos específicos, que incluyó distintos temas de interés común en lo político, económico, financiero, social, humanitario, medioambiental, diplomático, alimentario, de seguridad, de salud y energético.

Otros temas sociales, como la lucha contra el racismo, la discriminación, los derechos humanos y las políticas de igualdad para las mujeres y la sexodiversidad, formaron parte de los propósitos conjuntos, que iban más allá de lo bilateral y formaban parte de un intento por relanzar iniciativas de soberanía y justicia social en la región.

Un punto destacable de lo que Lula llamó “el inicio del regreso de Maduro” al plano regional es la creación de un programa binacional para el desarrollo sostenible de la frontera común amazónica, que incluye la reconexión eléctrica del norte brasileño.

En agosto de ese año, en el marco de la Cumbre de la Amazonía realizada entre el 8 y 9 en Brasil por primera vez en 14 años, Venezuela alertó sobre la voracidad de las multinacionales farmacéuticas y alimentarias que concentran los mercados globales y generan inmensas desigualdades. Así lo afirmó la vicepresidenta ejecutiva, Delcy Rodríguez, en representación del presidente Maduro, quien no pudo asistir por problemas de salud.

Aunque Bolivia, Brasil, Colombia, Ecuador, Guyana, Perú, Surinam y Venezuela, como países miembros, no fijaron metas comunes en temas neurálgicos como la lucha contra la deforestación, se estableció un punto de inflexión en la Organización de Tratado de Cooperación Amazónica (OTCA) con vistas a avanzar en asuntos de defensa y soberanía sobre los recursos naturales de la cuenca.

Las maniobras que le esperan a Lula

En sus declaraciones posteriores al 28 de julio, Lula tampoco avaló como supuesto ganador al candidato de un sector de la oposición, Edmundo González Urrutia. No obstante, su posicionamiento planetó algunas interrogantes respecto al desarrollo de la relación bilateral, aunque el mandatario brasileño descartó la ruptura de vínculos diplomáticos.  Ciertos elementos apuntan a que el líder brasileño deberá maniobrar diplomáticamente para asegurar los lazos entre ambos países.

En cuanto a lo político, el presidente brasileño, que en mayo de 2023 criticó a la Unión Europea (UE) por haber reconocido ilegalmente a Juan Guaidó, tiene el reto de no caer en el mismo error de Bruselas. Definir la relación con Venezuela a partir de la narrativa de “fraude”, promovida por Estados Unidos y la UE, lo entramparía tanto como al extinto Grupo de Lima, que pretendió desarticular las iniciativas de integración regional al servir como plataforma a la intención de “dividir y vencer” fraguada desde Washington.

Para el presidente brasileño, Venezuela es uno de los pocos miembros de la Celac con los que cuenta para avanzar, de manera sólida, en su visión estratégica de desarrollo en América Latina que, como dijo en la cumbre de enero de 2023, “debe ir paso a paso con la reducción de la desigualdad”.

De la cooperación entre Brasil y sus 10 vecinos depende su liderazgo en la región, una de las aspiraciones del país amazónico que está mediada por la búsqueda de un puesto permanente en el Consejo de Seguridad de la ONU. En este sentido, las coincidencias programáticas con el Gobierno Bolivariano son esenciales para la reactivación de espacios como la Celac o la Unasur.

Las relaciones comerciales entre ambos países se han fundamentado en el ámbito agroalimentario. Casi 40% de lo exportado por Venezuela a Brasil en 2022 consistió en fertilizantes, lo que constituye una ventaja para la agroindustria brasileña que, a su vez, es un sector fundamental de su economía. Además, el Caribe venezolano sigue siendo una ruta atractiva desde el punto de vista logístico y comercial para la salida de sus productos hacia Estados Unidos.

Queda la interrogante respecto a si la realpolitik llevaría a Lula a ser, de nuevo, pragmático y optar por el respeto a los asuntos internos de Venezuela. Sus dilemas, que ya han sido analizados en Misión Verdad a profundidad, aumentan con la evolución de la realidad geopolítica global.

Oportunidades en lo energético

Otro reto para Lula es el de ampliar niveles de cooperación energética con Venezuela. En la reunión de mayo de 2023, Venezuela ratificó el compromiso de dar seguridad en el suministro de energía eléctrica al estado brasileño de Roraima mediante la reconexión de la infraestructura existente desde finales de los años 90. Esta fue inhabilitada en 2019 por decisión política del entonces presidente Jair Bolsonaro, quien fue promotor del Grupo de Lima.

Además, la estatal brasileña Petrobras es accionista (36%) de la empresa mixta Petrowayuu, junto a Petróleos de Venezuela y la estadounidense Williams International Oil & Gas (4%). La compañía, fundada en 2006 y operativa en el Campo La Concepción (Zulia), inició en abril pasado la reactivación de ocho pozos en el marco del plan de recuperación de la producción petrolera que lleva a cabo la industria venezolana de hidrocarburos. El yacimiento de 214 km2 constituye una oportunidad de negocios y fortalecimiento del intercambio energético entre ambos países.

La incorporación de Brasil a la OPEP+, que comenzó en enero pasado, le atribuye un rol estratégico en la región al ser el segundo país en formar parte del organismo y uno de los diez principales productores del mundo. En este espacio, la cooperación con Venezuela tiene carácter obligatorio.

La profundización de alianzas energéticas con Venezuela pudiera impulsar proyectos de inversión en favor de la integración energética que garanticen el incremento del valor agregado del petróleo crudo y gas, con la producción de rubros petroquímicos necesarios para la sostenibilidad del desarrollo de América Latina y el Caribe.

El modelo de integración energética al que apuntaron el Comandante Hugo Chávez y Lula, en la primera gestión presidencial del brasilero, incluía elementos como “la solidaridad entre las poblaciones, el derecho soberano de administrar la tasa de explotación de los recursos naturales no renovables y agotables, la integración regional en busca de la complementariedad de las naciones y el uso equilibrado de los recursos en el desarrollo de sus pueblos”. Esta visión soberana constituye un pilar de la relación Caracas-Brasilia.

Además de lo ya expuesto, el resultado electoral en Estados Unidos será crucial para la mirada y el enfoque del presidente brasileño hacia Venezuela. Un eventual triunfo del expresidente Trump implicaría una mayor urgencia por proyectar su liderazgo en la región, dada la simbiosis del bolsonarismo con el magnate. Para ello, Venezuela es fundamental en la ecuación.

Para Lula, los dilemas respecto a Venezuela se mantienen vivos. Le toca mantener el pulso de lo que ocurre en el mundo —y dentro de Brasil— para asumir posiciones definitivas y aprovechar las oportunidades que tiene. Es posible que no sean las mismas entre la actualidad y el próximo 10 de enero. La realpolitik impondrá los límites de su actuación.

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