I “banalizzatori” del blocco contro Cuba

Chi cerca di insinuare che questo paese si lamenti e viva di elemosina merita il più grande disprezzo. Si sta prendendo gioco di ciò che è un esempio di tenacia e desiderio di indipendenza senza precedenti nel mondo. Nessun paese avrebbe potuto resistere a un tale assedio, per 64 anni, senza arrendersi o scomparire.

Antonio Rodríguez Salvador 

In questi giorni circola sulle reti sociali un’ingannevole analogia sul blocco USA contro Cuba che, come in altre “tesi” dello stesso tipo, cerca di incolpare la vittima di non essere abbastanza risoluta, oltre a voler mettere a tacere ogni possibile condanna contro quell’abominio che tanto danno causa al popolo cubano.

Con questo artificio, si tenta di paragonare il blocco alle limitazioni di una persona con disabilità. Si afferma che questa persona avrebbe solo due alternative: la prima, passare la vita a incolpare il problema fisico e sopravvivere di elemosina; la seconda, abituarsi ai propri limiti e lottare a tal punto da riuscire persino a diventare un campione paralimpico.

In realtà, il fondo di questa analogia non è nuovo. Da tempo, alcuni economisti, in particolare quelli che analizzano l’economia cubana dai media progettati per la propaganda ostile contro il nostro paese, cercano di presentare il blocco come una sorta di variabile statica, che non crea nuovi scenari né cambia qualitativamente in risposta alle dinamiche del sistema.

Questo non è solo falso, ma anche malevolo. Se dovessimo fare un’analogia, non sarebbe quella di una persona con disabilità, ma quella di un atleta sano e determinato che, in mezzo alla sua gara, riceve continui sgambetti e spintoni.

Chi pretende insinuare che questo paese si lamenti e viva di elemosina merita il massimo disprezzo. Si sta prendendo gioco di quello che è un esempio di tenacia e desiderio di indipendenza senza precedenti nel mondo. Nessun paese avrebbe potuto resistere a un tale assedio, per 64 anni, senza arrendersi o scomparire.

Il blocco non è qualcosa di astratto, bensì un sistema di variabili dinamiche che non agisce solo sul contingente; ha effetto anche sulle decisioni future. Di fronte a qualsiasi alternativa per evitare l’asfissia, emergerà sempre una nuova variabile che tenterà di bloccare ogni via d’uscita.

Più che un errore, sarebbe una follia non tenerne conto nei piani, nelle analisi e nelle decisioni economiche. Puoi avere un prodotto della più alta qualità e domanda, ma il blocco influenzerà sempre il finanziamento, le catene di approvvigionamento e ne limiterà la portata e il prezzo sul mercato.

Se si intende menzionare la parola “disabilità” accanto alla parola “blocco”, un minimo di decenza consiglierebbe di denunciare, in primo luogo, il danno che questo abominio causa a molti cubani con disabilità.

A Cuba viene negata l’acquisizione di sedie a rotelle, apparecchiature per il sistema Braille, protesi di vario tipo, tra altri articoli di natura umanitaria.

È quasi impossibile accedere a diversi dispositivi creati per le persone sorde, come impianti cocleari, allarmi per bambini, sveglie e orologi da polso, o campanelli luminosi, dato che i più accessibili contengono oltre il 10% di materiali provenienti dagli USA.

Davvero il nostro paese usa il blocco come scusa nel tentativo di fare l’impossibile per migliorare la vita di questo settore estremamente vulnerabile, specialmente per i bambini? Chi avrà il coraggio di dirlo?

Siamo abituati al cinismo di chi ha progettato un sistema che, per oltre 60 anni, non solo cerca di piegarci per fame ma, come parte della strategia per generare scoraggiamento, ha causato la morte di migliaia di cubani, inclusi molti bambini, con invasioni, sabotaggi e l’introduzione di malattie infettive, tra altre pratiche terroristiche.

Sono gli stessi che, appena tre anni fa, hanno fatto il possibile per ritardare il vaccino Soberana o negare l’ossigeno medicinale ai malati di Covid-19, nel momento più critico della pandemia, e ora esercitano pressioni sulle compagnie di navigazione e sulle banche affinché non riceviamo prodotti indispensabili.

Quindi, coloro che ripetono come pappagalli i loro discorsi, sia per ignoranza, ingenuità, propensione al pensiero banale o per una sorta di sindrome di Stoccolma, dovrebbero comprendere che, forse senza volerlo, si stanno mettendo allo stesso spregevole livello.


Los «banalizadores» del bloqueo contra Cuba

Quien pretende insinuar que este país se queja y vive pidiendo migajas merece la mayor repulsa. Se está burlando de lo que es ejemplo de tenacidad y afán de independencia sin precedentes en el mundo. Ningún país hubiera podido resistir semejante cerco, por 64 años, sin rendirse o desaparecer

Antonio Rodríguez Salvador  

Por estos días circula en redes sociales una falaz analogía del bloqueo estadounidense contra Cuba que, como en otras «tesis» de igual corte, busca culpar a la víctima de no ser lo suficientemente voluntariosa, así como silenciar cualquier posible condena a ese engendro que tanto daño hace al pueblo cubano.

Con semejante artificio, se pretende comparar el bloqueo con las limitaciones de una persona en situación de discapacidad. Se afirma que esa persona solo tiene dos alternativas. Una: pasar la vida culpando al problema físico y sobrevivir con migajas; dos: acostumbrarse a sus limitaciones y luchar de tal modo que un día hasta pueda convertirse en campeón paralímpico.

En realidad, el trasfondo de tal analogía no es nuevo. Desde hace algún tiempo algunos economistas, sobre todo aquellos que se ocupan de analizar la economía cubana desde medios diseñados para la propaganda hostil contra nuestro país, han querido presentar el bloqueo como una suerte de variable estática, que no genera nuevos escenarios ni cambia cualitativamente en respuesta a las dinámicas del sistema.

Esto no solo es falso, sino también alevoso. Si fuésemos a establecer una analogía, no sería la de una persona que sufre discapacidad, sino la del deportista sano y voluntarioso que, en medio de su carrera, recibe constantes zancadillas y empujones.

Quien pretende insinuar que este país se queja y vive pidiendo migajas merece la mayor repulsa. Se está burlando de lo que es ejemplo de tenacidad y afán de independencia sin precedentes en el mundo. Ningún país hubiera podido resistir semejante cerco, por 64 años, sin rendirse o desaparecer.

El bloqueo no es algo abstracto, sino un sistema de variables dinámicas que no solo actúa en lo puntual; también lo hace sobre las decisiones futuras. Ante cualquier alternativa de eludir la asfixia, siempre surgirá una nueva variable que intente sellar el respiradero.

Más que error, sería una sandez no tenerlo presente en los planes, los análisis y las decisiones económicas. Puedes tener un producto de la más alta calidad y demanda, que el bloqueo siempre atentará contra el financiamiento, las cadenas de suministro, y limitará su alcance y precio en el mercado.

Si se va a mencionar la palabra «discapacidad» junto a la palabra «bloqueo», un mínimo de decencia aconsejaría que, en primer lugar, se denuncie el daño que ese engendro hace en muchos cubanos que están en situación de discapacidad

A Cuba se le niega la adquisición de sillas de ruedas, de equipamientos para el sistema Braille, de prótesis de diferentes tipos, entre otros artículos de carácter humanitario.

Resulta casi imposible acceder a diferentes equipos creados para las personas sordas, tales como implantes cocleares, alarmas de bebé, relojes despertadores y de pulsera, o timbres lumínicos, dado que los más asequibles tienen en su composición más de un 10 % de material procedente del país norteño.

¿De verdad que nuestro país pone de justificación el bloqueo en su afán de hacer lo imposible por aliviar la vida a ese sector sumamente vulnerable, especialmente a los niños? ¿Quién se atreverá a decirlo?

Estamos acostumbrados al cinismo de quienes han diseñado un sistema que durante más de 60 años no solo busca rendirnos por hambre, sino que, como parte de la estrategia de generar desencanto, ha matado a miles de cubanos, incluyendo a muchos niños, con invasiones, sabotajes o la introducción de enfermedades infecciosas, entre otras prácticas terroristas.

Son los mismos que hace apenas tres años hicieron lo imposible para retrasar la vacuna Soberana o negaron el oxígeno medicinal a los enfermos de la covid-19, en el momento más crítico de la pandemia, y ahora ejercen presiones a las navieras y los bancos para que no recibamos productos indispensables.

Así que, quienes repiten como loros sus discursos, ya sea que lo hagan por desconocimiento, ingenuidad, propensión al pensamiento banal o suerte de síndrome de Estocolmo, deberían comprender que, quizá sin pretenderlo, se están colocando en ese mismo despreciable nivel.

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.