Cuba tra blackout e blocchi: resistenza di fronte a un genocidio non teletrasmesso

David Rodríguez Fernández

Difendere e sostenere Cuba oggi, quando le conseguenze del blocco applicato all’isola, da più di 65 anni, stanno minando la soggettività rivoluzionaria dentro e fuori dall’isola, è più urgente che mai. Come è possibile che, di fronte a un’aggressione che dura da così tanto tempo da parte di una potenza colonizzatrice contro un popolo, che si configura come crimine di aggressione, crimine contro l’umanità e genocidio, e che viene condannata, da decenni, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, non si agisca per porre fine a tutto ciò? Cos’altro si può fare?

Cuba ed Ecuador, o come ci vendono fumo

Cuba ha sofferto un blackout generale durante il mese di ottobre, che ha paralizzato il paese per vari giorni, giusto qualche giorno prima del passaggio dell’uragano Oscar nell’area orientale dell’isola. Nelle stesse date, l’Ecuador ha vissuto una crisi energetica di proporzioni simili, ma senza nessun fenomeno meteorologico aggiunto. Il trattamento mediatico di queste due realtà è stato diametralmente opposto: riguardo all’isola caraibica, si è incolpato il governo e la sua fallimentare scelta per il socialismo; non si è fatto menzione del blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli USA da più di 65 anni, con effetti devastanti sull’economia e la vita quotidiana del popolo; nemmeno una parola sulle politiche di transizione energetica del paese o sulla mobilitazione di tutte le risorse umane e tecniche disponibili per risolvere collettivamente il blackout; e, per di più, si è accusata L’Avana, senza prove e con immagini false di repressione delle proteste popolari per la mancanza di elettricità (paradossalmente, si trattava di scene reali di militari che pattugliavano le strade durante i blackout in Ecuador); al contrario, su quest’ultimo paese latinoamericano sono stati divulgati appena pochi dispacci delle agenzie, passati inosservati all’opinione pubblica; non è stata fatta alcuna menzione alla responsabilità del governo (la causa del blackout era la siccità), né alla corruzione e inefficacia o alla dipendenza estrema dalle centrali idroelettriche; tanto meno si è messo in discussione il sistema capitalista come causa della disuguaglianza e della crisi strutturale frutto delle ricette neoliberiste; e naturalmente era proibito raccontare qualcosa della repressione politica della sinistra, incarnata ad esempio nella figura di Jorge Glas, ex vicepresidente del paese sotto il presidente Correa e attualmente prigioniero politico nelle mani del governo di Daniel Novoa. Un vero esempio del cinismo con cui le aziende di comunicazione e i media occidentali tacciono i crimini contro l’umanità e manipolano la realtà. Si tratta di un vero e proprio blocco mediatico che mediatizza la comprensione della realtà.

Il blocco USA: un crimine contro l’umanità che conduce al genocidio e attenta alla sovranità del popolo cubano

Parlando di Cuba e della sua crisi economica, non si può ignorare che esiste un blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli USA, in vigore da più di 65 anni. Questa politica di guerra in tempo di pace costa ogni ora di blocco all’economia del paese 575683 $; 13,8 milioni di $ al giorno; e oltre 421 milioni al mese. Quattro mesi di blocco equivalgono al finanziamento necessario per garantire, per un anno, la distribuzione del paniere alimentare normato alla popolazione (1,6 miliardi di $); 25 giorni di blocco coprirebbero i costi del Quadro Base dei medicinali del paese per un anno (339 milioni di $); e 18 giorni di blocco coprirebbero il costo annuale del mantenimento (escluso il combustibile e gli investimenti) del Sistema Elettroenergetico Nazionale (250 milioni di $).

Il blocco USA a Cuba si è intensificato negli ultimi anni, specialmente a partire dalla pandemia di COVID-19. Di fatto, l’attuale presidente USA, Biden, dopo quasi quattro anni dal suo insediamento, non ha ancora fatto nulla per porre fine a questa politica aggressiva che viola il diritto internazionale, mantenendo ipocritamente Cuba nella lista dei paesi presunti sponsor del terrorismo, con conseguenze dirette per le finanze e il credito dell’Avana. In questa campagna elettorale tra i due rappresentanti dell’establishment USA, Harris e Trump, il tema Cuba non è stato nemmeno sfiorato, neanche con le false promesse di cambio di strategia tra democratici e repubblicani per attaccare l’isola; tutto indica che il futuro delle relazioni tra USA e Cuba dopo le elezioni oscillerà tra difficile e molto difficile, con il mantenimento di un blocco rafforzato.

Un Tribunale Popolare Internazionale contro il Blocco USA a Cuba, tenutosi a Bruxelles nel 2023, di carattere simbolico e con grande rigore giuridico, ha dichiarato colpevole il governo USA per crimini di aggressione contro la sovranità del paese, per crimini contro l’umanità che possono condurre al genocidio del popolo cubano, e ha chiesto l’eliminazione immediata del blocco, nonché la compensazione delle vittime per i danni causati in tutto questo tempo.

Questo grande esercizio politico-giuridico ha messo in evidenza, grazie a decine di testimoni e prove documentali, che il blocco esiste e colpisce la principale vittima, il popolo cubano, ma anche il resto del mondo. Un esempio recente dell’esistenza del blocco e della sua applicazione extraterritoriale con l’intento di intimidire chi mantiene relazioni commerciali o vorrebbe avviarle, è la sanzione USA ad imprese di Cipro e Panama che hanno venduto petrolio a Cuba, proprio in questi momenti così difficili di crisi energetica per l’isola. Inoltre, questo Tribunale apre le porte alla battaglia legale contro le violazioni del diritto internazionale che rappresentano le misure coercitive unilaterali USA contro Cuba.

Cuba non è sola e resiste nonostante il blocco

Cuba porterà il 29 e 30 ottobre, per il 32° anno consecutivo, la Risoluzione “Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba” per il dibattito e l’approvazione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Sarà un’altra vittoria per Cuba, che isolerà il governo genocida e mostrerà il sostegno della comunità internazionale all’Avana.

Tuttavia, la situazione estremamente complessa che il paese sta attraversando per la mancanza di combustibile, farmaci e alimenti, insieme a una disuguaglianza crescente legata all’accesso alle valute, ci interroga sulla necessità di una mobilitazione permanente a sostegno di Cuba a tutti i livelli possibili. Molte iniziative sono in corso da parte delle associazioni di amicizia e solidarietà: campagne e invii di materiali, viaggi solidali e turistici, dichiarazioni di sostegno a Cuba e di denuncia del blocco USA e per rimuovere Cuba dalla lista dei paesi sponsor del terrorismo, progetti di cooperazione allo sviluppo, tra altre azioni. Così ha fatto il MESC (Movimento Statale di Solidarietà con Cuba) nel suo XVII Incontro Statale a Malaga in ottobre, dove ha tracciato una rotta di marcia per avanzare nell’azione coordinata con l’isola. E a novembre, a Parigi, si terrà un altro evento continentale di solidarietà organizzata in Europa per unire gli sforzi e rendere più efficace il lavoro di accompagnamento solidale di Cuba, sia nella solidarietà politica che materiale.

Cuba resiste nonostante il blocco, ma non si possono negare le conseguenze drammatiche che sta causando tra il popolo. Cuba ha bisogno di essere lasciata vivere senza blocco. L’impero non vuole che Cuba dimostri di cosa è capace senza blocco. È vero che sull’isola ci sono ancora riserve morali che dimostrano la capacità di riprendersi da un uragano o dall’usura permanente che causa il blocco. Ma le condizioni soggettive non sono le stesse degli anni ‘90. Per queste ragioni, parallelamente all’accompagnamento materiale, bisogna spiegare le vere cause di questa situazione che limita lo sviluppo del paese, mette a rischio la salute e il benessere del popolo e incoraggia l’emigrazione economica. Non ci si può limitare a lamentarsi delle conseguenze senza denunciare le cause, allo stesso modo in cui bisogna orientare le azioni verso il contrasto a queste stesse cause, senza smettere di affrontare l’urgenza. Questa situazione critica deve essere anche un’opportunità per lanciare al mondo un grido di denuncia che scuota i fondamenti della Casa Bianca, come è stato per la lotta contro l’apartheid sudafricano che ha finito per abbattere l’ignominia del razzismo e del colonialismo istituzionalizzati. Se il 3 febbraio 1962, l’allora presidente Kennedy ufficializzava il blocco USA a Cuba, sei decenni dopo è ora di trasformare quella data in un giorno di lotta mondiale contro un crimine che mira a uccidere lentamente tutto il popolo cubano.

D’altro canto, la geopolitica sta cambiando e potrebbe essere più favorevole alla sovranità e allo sviluppo di Cuba, nonostante la guerra permanente dell’inquilino di turno a Washington e la connivenza sottomessa di Bruxelles e delle destre latinoamericane. I BRICS hanno integrato Cuba come paese partner, un passo necessario per diventare membro del gruppo, insieme ad altri 12 paesi. Questo è uno spazio di relazioni non privo di contraddizioni, come abbiamo visto con il veto del Brasile al Venezuela come stato membro, ma che sta consentendo di uscire dalla dittatura del dollaro e porre fine al mondo unipolare, diventando una speranza per il Sud Globale. Inoltre, il Gruppo G77 + Cina accoglie Cuba come un attore fondamentale per il futuro. Sebbene queste alleanze non si siano ancora materializzate abbastanza per L’Avana come sarebbe necessario di fronte alla crisi accumulata di questi anni, aprono a un futuro promettente.

Sappiamo bene che l’utopia della rivoluzione cubana non è teletrasmessa in Occidente, così come non lo è il genocidio lento e tortuoso che l’isola subisce da parte USA. Il ruolo dei media è vergognoso dal punto di vista della deontologia giornalistica e si sta trasformando di fatto in un complice necessario del crimine del blocco. Ma la verità dei popoli non può essere nascosta per sempre. Facciamo il possibile per raccontare al mondo questa vergogna per l’Umanità. Facciamo il necessario affinché Cuba possa vivere e svilupparsi senza blocco.

David Rodríguez Fernández è membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione Valenciana di Amicizia con Cuba José Martí e Membro Onorario della Fondazione Nicolás Guillén de L’Avana.


Cuba entre apagones y bloqueos: resistencia frente a un genocidio no televisado

David Rodríguez Fernández*

Defender y acompañar a Cuba en la actualidad, cuando las consecuencias del bloqueo aplicado a la isla por más de 65 años están socavando la subjetividad revolucionaria dentro y fuera de la isla, se hace más urgente que nunca. ¿Cómo es posible que, ante la agresión sostenida por más tiempo por parte de una potencia colonizadora sobre un pueblo, que tipifica como crimen de agresión, de lesa humanidad y de genocidio, y que es condenado durante décadas por parte de la Asamblea General de las Naciones Unidas, no se actúe para ponerle fin? ¿Qué más se puede hacer?

Cuba y Ecuador, o cómo nos venden la moto

Cuba ha sufrido un apagón generalizado durante el mes de octubre que ha paralizado el país varias jornadas, justo unos días antes del paso del huracán Oscar por el oriente cubano. En las mismas fechas, Ecuador sufrió una crisis energética de dimensiones parecidas, pero sin ningún fenómeno meteorológico añadido. El tratamiento informativo de estas dos realidades fue diametralmente opuesto: respecto a la isla caribeña, se responsabilizó al gobierno y a su apuesta fallida por el socialismo; no se mencionó la existencia por más de 65 años de un bloqueo económico, comercial y financiero por parte de EEUU con efectos devastadores para la economía y la vida diaria del pueblo; ni una palabra de las políticas de transición energética del país ni sobre la movilización de todos los recursos humanos y técnicos disponibles para solucionar colectivamente el apagón; y para colmo se acusó a La Habana, sin pruebas y con imágenes falsas de represión a las protestas vecinales por falta de electricidad (irónicamente fueron escenas reales de militares patrullando las calles durante los apagones en Ecuador); por contra, sobre este país latinoamericano se divulgaron apenas unos pocos teletipos de agencias que pasaron desapercibidos a la opinión pública; no se hizo ninguna referencia a la responsabilidad del gobierno (la causa del apagón fue la sequía), ni a la corrupción e ineficacia o dependencia extrema de las hidroeléctricas; mucho menos se cuestionó el sistema capitalista como causante de la desigualdad y la crisis estructural fruto de las recetas neoliberales; y por supuesto estaba prohibido contar nada de la represión política a la izquierda, encarnada por ejemplo en la figura de Jorge Glas, exvicepresidente del país con el presidente Correa y actualmente preso político secuestrado por el gobierno de Daniel Novoa. Todo un ejemplo del cinismo que las empresas de comunicación y medios de occidente muestran cuando silencian crímenes de lesa humanidad y manipulan la realidad. Se trata de un verdadero bloqueo mediático que mediatiza la comprensión de la realidad.

El bloqueo de EEUU, un crimen de lesa humanidad que conlleva al genocidio y atenta contra la soberanía del pueblo cubano

Al hablar de Cuba y su crisis económica no se puede obviar que existe un bloqueo económico, comercial y financiero por parte de EEUU, aplicado desde hace más de 65 años. Esta política de guerra en tiempo de paz le supone a la economía del país por cada hora de bloqueo 575.683 dólares; 13,8 millones de dólares al día; y más de 421 millones al mes. Cuatro meses de bloqueo equivalen al financiamiento necesario para garantizar durante un año la entrega de la canasta familiar normada de productos a la población (1.600 millones), 25 días de bloqueo equivalen al financiamiento requerido para cubrir las necesidades del Cuadro Básico de medicamentos del país durante un año (339 millones) y 18 días de bloqueo equivalen al costo anual del mantenimiento (sin incluir el combustible y las inversiones) del Sistema Electroenergético Nacional (250 millones de dólares).

El bloqueo de los EEUU a Cuba se ha endurecido en los últimos años, especialmente desde la pandemia del COVID19. De hecho, el actual presidente de los EEUU Biden, después de casi cuatro años desde su toma de posesión, aún no ha hecho nada para acabar con esta política agresiva que viola el Derecho Internacional, y mantiene de manera hipócrita a Cuba dentro de la lista de países supuestamente patrocinadores del terrorismo, con unas consecuencias directas para las finanzas y el crédito de La Habana. En esta campaña electoral entre los dos representantes del establishment  norteamericano, Harris y Trump, el tema Cuba no ha estado presente ni tan solo con las falsas promesas de cambio de estrategia entre demócratas y republicanos para atacar a la isla, por lo que todo indica que el escenario futuro de las relaciones entre EEUU y Cuba tras las elecciones oscilará entre dificil o muy dificil, con la permanencia de un bloqueo recrudecido.

Por su parte, un Tribunal popular Internacional contra el Bloqueo de EEUU a Cuba, celebrado en Bruselas en 2023, de carácter simbólico y con un gran rigor jurídico, dictaminó una condena de culpabilidad al gobierno de EEUU por delitos de agresión contra la soberanía del país, de crímenes de lesa humanidad que pueden conducir al genocidio del pueblo cubano, y exigió la eliminación del bloqueo de manera inmediata, así como la compensación a las víctimas por los daños causados en todo este tiempo.

Este gran ejercicio político-jurídico dejo en evidencia con decenas de testigos y pruebas documentales que el bloqueo existe y afecta a la principal víctima, el pueblo de Cuba, pero también al resto del mundo. Un ejemplo reciente de la existencia del bloqueo y su aplicación extraterritorial con pretensión de intimidar a quienes mantienes relaciones comerciales o estudian iniciarlas, es la sanción de EEUU a empresas de Chipre y Panamá que han vendido petróleo a Cuba, precisamente en estos momentos tan difíciles de crisis energética en la isla. Además, este Tribunal abre las puertas a la batalla legal contra las violaciones del Derecho Internacional que supone las medidas coercitivas unilaterales de EEUU contra Cuba.

Cuba no está sola y resiste a pesar del bloqueo

Cuba va a llevar los días 29 y 30 de octubre, para su debate y aprobación por 32 vez consecutiva a la Asamblea General de las Naciones Unidas, la Resolución “Necesidad de poner fin al bloqueo económico, comercial y financiero impuesto por los Estados Unidos de América contra Cuba”. Será una victoria más de Cuba, aislando al gobierno genocida y mostrando el apoyo de la comunidad internacional a La Habana.

Pero la situación extremadamente compleja que atraviesa el país por falta de combustible, medicamentos y alimentos, junto con una desigualdad creciente en función del acceso a las divisas, nos interpela a la movilización permanente en apoyo a Cuba en todos los niveles posibles. Muchas iniciativas se están organizando por parte de las asociaciones de amistad y solidaridad: campañas y envíos materiales, viajes solidarios y turísticos, declaraciones de apoyo a Cuba y de denuncia del bloqueo de EEUU y para sacar a Cuba de la lista de países patrocinadores del terrorismo, proyectos de cooperación al desarrollo, entre otras acciones. Así lo hizo el MESC (Movimiento Estatal de Solidaridad con Cuba) en su XVII Encuentro Estatal en Málaga en octubre, donde trazó una hoja de ruta para avanzar en la acción coordinada con la isla. Y en noviembre, en Paris, tendrá lugar otro evento continental de la solidaridad organizada en Europa para aunar esfuerzos y ser más eficaces en la labor solidaria de acompañamiento de Cuba, tanto en la solidaridad política como material.

Cuba resiste a pesar del bloqueo, pero no se pueden negar las consecuencias dramáticas que está causando entre el pueblo. Cuba necesita que la dejen vivir sin bloqueo. El imperio no quiere que Cuba demuestre de lo que es capaz sin bloqueo. Es cierto que aún quedan reservas morales en la isla que demuestran la capacidad de reponerse ante un huracán o ante el desgaste permanente que causa el bloqueo. Pero las condiciones subjetivas no son las mismas que en los años 90. Por estas razones, en paralelo al acompañamiento material, hay que explicar las causas verdaderas de esta situación que limita el desarrollo del país, atenta la salud y el bienestar del pueblo, y estimula la emigración económica. No se puede caer solamente en lamentar las consecuencias sin denunciar las causas, de la misma manera que hay que orientar las acciones hacia combatir esas mismas causas, sin dejar de atender la urgencia. Esta crítica situación debe ser también una oportunidad para lanzar al mundo un grito de denuncia que sacuda los cimientos de la Casa Blanca, como lo fue la lucha contra el Apartheid Sudafricano y que acabó tumbando la ignominia del racismo y colonialismo institucionalizado. Si el 3 de febrero de 1962, el entonces presidente Kennedy oficializó el bloqueo de EEUU a Cuba, seis décadas después ya es hora de convertir esa fecha en un día de lucha mundial contra un crimen que pretender matar lentamente a todo el pueblo cubano.

Por otro lado, la geopolítica está cambiando y puede ser más favorable para la soberanía y el desarrollo de Cuba, a pesar de la guerra permanente del inquilino de turno en Washington y la connivencia sumisa de Bruselas y las derechas latinoamericanas. Los Brics han integrado como país socio a Cuba, un paso previo necesario para ser miembro del grupo, junto a otros 12 países. Este es un espacio de relaciones no exento de contradicciones como hemos visto con el veto de Brasil a Venezuela para ser estado miembro, pero que está permitiendo salir de la dictadura del dólar y acabar con el mundo unipolar, convirtiéndose en una esperanza para el Sur Global. Además, el Grupo G77 + China también recibe a Cuba como un actor fundamental para el futuro. A pesar de que estas alianzas todavía no se han materializado lo suficiente para La Habana como sería necesario ante la crisis acumulada de estos años, alumbra un futuro esperanzador.

Ya sabemos que la utopía de la revolución cubana no es televisada por Occidente, como tampoco lo es el genocidio lento y retorcido que sufre la isla por parte de EEUU. El papel de los medios está siendo vergonzoso desde el punto de vista de la deontología periodística, y está convirtiéndose de facto en un cooperador necesario del crimen del bloqueo. Pero la verdad de los pueblos no se puede esconder por siempre. Hagamos lo posible por contar al mundo esta vergüenza para la Humanidad. Hagamos lo necesario para que Cuba pueda vivir y desarrollarse sin bloqueo.

* David Rodríguez Fernández es miembro de la Junta Directiva de la Asociación Valenciana de Amistad con Cuba José Martí y Miembro de Honor de la Fundación Nicolás Guillén de La Habana.

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.