Venezuela e BRICS
“L’epicentro della nascita di un nuovo mondo”
“Con i BRICS è arrivata la nuova epoca dell’equilibrio per il mondo, aggiungendo dal 16° vertice l’agenda politica che unifica l’umanità. La famiglia BRICS conta sulla forza rivoluzionaria del nostro progetto storico!”. Con queste parole diffuse attraverso i propri canali social, il presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolas Maduro, ha riassunto perfettamente lo spirito che ha animato questo storico vertice BRICS di Kazan in Russia. Un vertice segnato in negativo dal clamoroso veto del Brasile di Lula nei confronti dell’adesione del Venezuela al blocco. Una vera e propria pugnalata all’integrazione latinoamericana e al nascente multipolarismo.
In ogni caso Maduro ha segnalato che “il Venezuela è già parte dell’ingranaggio di questa ingegneria del mondo multicentrico”, quindi il veto di Lula rappresenta una solo una macchia che insozza il Brasile e può solo ritardare l’approdo del Venezuela in quello che costituisce un suo porto naturale.
Nell’intervento al vertice Maduro ha ricordato che i Brics sono “l’epicentro della nascita di un nuovo mondo”, un mondo che cerca un equilibrio di potere e l’inclusione di diversi poli di sviluppo, allineati alla visione di un ordine pluripolare e multicentrico.
Quindi, ha richiamato le figure del Libertador Simón Bolívar e dell’ex presidente venezuelano Hugo Chávez, sottolineando che “è giunto il momento di questo mondo di equilibrio, che è il mondo pluripolare e multicentrico”. Questo collega la tradizione storica del Venezuela con le attuali aspirazioni dei Brics, che pongono il Paese come un attore impegnato che sostiene con convinzione i principi del blocco. “(…) Per duecento anni, con Bolivar, abbiamo portato la bandiera dell’uguaglianza e della libertà, abbiamo la possibilità di accedere a un’altra economia che non è gestita sulla base di sanzioni, ricatti, ma è gestita con la cooperazione, il libero commercio, gli investimenti condivisi, le nuove tecnologie. Siamo parte del nuovo mondo BRICS”, ha sottolineato a tal proposito il leader bolivariano.
Simon Bolìvar e il mondo multipolare
Il richiamo di Maduro all’eredità bolivariana è molto pertinente: l’equilibrio universale di Bolívar e il concetto di mondo multipolare sono due idee interconnesse che hanno plasmato la politica globale e le relazioni internazionali nell’era moderna. Simón Bolívar, il leader rivoluzionario dell’America Latina all’inizio del XIX secolo, immaginava un mondo in cui tutte le nazioni potessero coesistere pacificamente e in armonia, libere dal dominio di una qualsiasi superpotenza. Questa idea di equilibrio universale, o bilanciamento tra tutte le nazioni, è diventata sempre più rilevante nel mondo odierno, caratterizzato da un allontanamento dall’unipolarità verso una struttura di potere multipolare.
La visione di Bolívar – esplicata in vari documenti come la Carta di Giamaica e anche nel Discorso di Angostura – di equilibrio universale si basava sui principi di uguaglianza, giustizia e rispetto reciproco tra le nazioni. Credeva che ogni paese avesse il diritto all’autodeterminazione e alla sovranità e che nessuna nazione dovesse cercare di imporre la propria volontà sugli altri attraverso la forza o la coercizione. Questa idea di equilibrio universale è strettamente correlata al concetto di mondo multipolare, in cui il potere è distribuito tra più centri di influenza, piuttosto che essere concentrato nelle mani di un’unica superpotenza.
Il mondo multipolare è una realtà che sta venendo sempre più riconosciuta da decisori politici e studiosi in tutto il mondo. Negli ultimi anni, l’ascesa di nuove potenze come Cina, India e Brasile, così come la rinascita della Russia, ha messo in discussione il predominio degli Stati Uniti e dei suoi alleati (leggi vassalli) occidentali nell’arena internazionale. Questo cambiamento nelle dinamiche di potere ha portato a un ordine globale più complesso e fluido, in cui le alleanze e le gerarchie tradizionali vengono ridefinite.
In questo mondo multipolare, i principi di equilibrio universale sposati da Bolívar sono più importanti che mai. Mentre diverse potenze si contendono l’influenza e competono per le risorse, è essenziale che venga stabilito un nuovo equilibrio che garantisca un equilibrio di potere e un rispetto per la sovranità di tutte le nazioni. Questo richiede istituzioni internazionali forti, che non siano ancelle di Washington ma che bensì possano mediare le controversie e promuovere la cooperazione pacifica tra le nazioni.
Tuttavia, raggiungere l’equilibrio universale in un mondo multipolare non è un compito facile. Gli interessi e i valori di diverse nazioni spesso si scontrano, portando a conflitti e competizione per le risorse. In questo contesto, la visione di Bolívar di un mondo basato sulla giustizia e l’uguaglianza potrebbe sembrare idealistica e irrealistica. Tuttavia, le sue idee continuano a ispirare coloro che credono nella possibilità di un ordine mondiale più pacifico e giusto. E il vertice di Kazan ha dimostrato che possono essere fatti grossi passi avanti. Basti pensare a due paesi come Cina e India che hanno trovato una parziale soluzione alla loro annosa controversia sui confini che ha anche portato a scontri armati tra i due eserciti. A dimostrazione che il blocco BRICS può fungere come piattaforma affinché i leader lavorino insieme per trovare un terreno comune e costruire ponti di comprensione e cooperazione.
In definitiva, il concetto di equilibrio universale di Bolívar e l’idea di un mondo multipolare sono interconnessi nella loro visione di un ordine globale più giusto ed equilibrato.
Il veto di Lula
La decisione del presidente brasiliano rappresenta una frattura evidente con la tradizione di cooperazione latinoamericana, un principio centrale sia per Bolívar che per i leader che hanno continuato la sua visione, come Hugo Chávez e Nicolás Maduro. Lula, pur essendo un sostenitore della diversificazione delle alleanze globali e dell’indipendenza dai blocchi occidentali, sembra cadere in un atteggiamento ambivalente nei confronti del multipolarismo, un atteggiamento che rischia di indebolire il fronte latinoamericano proprio mentre la regione potrebbe rafforzarsi con una coesione unica nell’arena globale.
Il blocco BRICS si propone come piattaforma per potenze emergenti e aspiranti tali, in cui ogni paese contribuisce a costruire un mondo pluricentrico, fondato su cooperazione e sovranità. Tuttavia, escludere il Venezuela significa indebolire non solo un alleato regionale, ma anche il peso dell’intero continente latinoamericano all’interno del blocco. Questo è un duro colpo per la visione geopolitica di Bolívar, che immaginava le nazioni latinoamericane unite come un baluardo contro le interferenze straniere. Il veto di Lula, pertanto, al pari di quello a suo tempo opposto da Bolsonaro rappresenta un tradizionale meccanismo di esclusione che alimenta le frammentazioni e impedisce all’America Latina di agire in modo coeso e di parlare con una voce forte e unitaria nel nuovo ordine mondiale.
Questo approccio riduce l’impatto del blocco come forza autenticamente pluralista e inclusiva, che dovrebbe essere la base del nuovo multipolarismo. Proprio i BRICS, in quanto simbolo di un ordine alternativo a quello dominato dagli Stati Uniti e dall’Occidente, dovrebbero difendere la diversità delle esperienze politiche ed economiche, accogliendo anche paesi che rappresentano modelli economici e politici differenti, e non basare la selezione su criteri politico-ideologici che finiscono per ricalcare logiche di esclusione già viste altrove.
Infine, dal punto di vista geopolitico, questa scelta rischia di creare tensioni interne che potrebbero compromettere la capacità dei BRICS di funzionare come blocco coeso e indipendente. La decisione di Lula può creare un pericoloso precedente: un blocco come i BRICS, nato per bilanciare le influenze dei poteri tradizionali, non può permettersi di escludere membri sulla base di considerazioni che richiamano le dinamiche interne di esclusione tipiche delle strutture dominate dagli Stati Uniti. Se il multipolarismo deve prosperare, deve anche accettare le contraddizioni e le differenze tra i suoi membri, creando uno spazio inclusivo e autonomo dalle logiche divisive che pretende di sfidare.
Il veto di Lula al Venezuela compromette non solo l’unità regionale e il principio di multipolarismo, ma anche la credibilità dei BRICS come alternativa per un ordine mondiale più giusto ed equilibrato. I BRICS non dovrebbero diventare un’arena di rivalità interne e di esclusione, ma piuttosto un’opportunità per dare nuova forza all’integrazione regionale e alla voce collettiva dell’America Latina nel mondo multipolare.
In ultima analisi si può affermare che appare come una misura più da Washington che da Brasilia. Monroe invece di Bolìvar.