Mentre Trump si concentra nel distribuire dazi a destra e a manca, manovrare con l’Ucraina e dare bombe ad Israele, ed Elon Musk continua a tagliare l’apparato governativo e gli aiuti esterni degli USA, la squadra anticubana dell’amministrazione ha lanciato un’offensiva di preparazione del terreno per dispiegare il proprio arsenale punitivo contro Cuba.
Giorni fa commentavamo le dichiarazioni del congressista Carlos Giménez, che invocava una maggiore pressione contro Cuba per “far morire di fame il regime”.
Il suo attacco anticubano è stato seguito, nei giorni successivi, da quelle dell’inviato speciale dell’amministrazione per l’America Latina e da quelle del capo militare incaricato delle avventure imperiali nella regione latinoamericana.
A Miami è andato Mauricio Claver-Carone, dove meglio, a delineare la politica della Casa Bianca verso l’America Latina, e in particolare contro il Venezuela e Cuba.
Espulso dalla presidenza della Banca Interamericana di Sviluppo (incarico in cui fu imposto da Trump) per pratiche corrotte, Claver-Carone torna ad essere il responsabile delle politiche USA verso l’America Latina, con una predilezione per Cuba e Venezuela.
Questo personaggio ha vissuto tutta la sua vita grazie all’industria anticubana, prima come lobbista a Washington del cosiddetto US-Cuba Democracy PAC e poi come funzionario designato delle amministrazioni Trump.
La nuova strategia anticubana per il signor Carone si riassume in dolore a breve termine, massima pressione su massima pressione e una visione punitiva integrale, come se non avesse già causato abbastanza “dolore” a ogni cubano con le 243 misure attuate nel primo mandato di Trump, delle quali fu uno dei principali strateghi:
“Nel 2019, la politica era la massima pressione, ma non siamo mai arrivati al punto della massima pressione, nemmeno al 50% della massima pressione. C’erano un sacco di cose che si potevano fare. Ma, in quel senso, in quell’amministrazione, c’erano disaccordi. C’era il Dipartimento di Stato che non concordava con molte delle nostre idee, il Dipartimento del Tesoro che pensava che le sanzioni dovessero essere solo per gli Stati nucleari, il Dipartimento della Difesa che si preoccupava solo del Medio Oriente e stava cominciando la svolta verso la Cina e non si interessava della regione. E la grande differenza con lo scenario di oggi è che questo non accade più, questo è la squadra di politica estera più coerente che io abbia mai visto nella mia vita, il più focalizzato sull’emisfero occidentale. Chiaramente non ci sono disaccordi nel Dipartimento di Stato con il nostro segretario di Stato, Marco Rubio; abbiamo un Dipartimento del Tesoro che comprende pienamente la minaccia; e abbiamo un Dipartimento della Difesa che capisce che la sicurezza nella regione è la prima in ordine d’importanza. Questo, in qualche modo, descrive dove siamo oggi.
Allora, qual è l’errore più grande che possiamo commettere? Procedere a pezzetti, infestare le politiche che adottiamo con lacune. E guardate, ci saranno sempre disaccordi, ci saranno sempre interessi commerciali, lo capisco, sono un investitore, e questi interessi hanno le loro priorità e il loro modo di pensare. Ma è dolore nel breve termine per guadagni nel lungo termine, o letteralmente dolore a lungo termine e nessun guadagno. Quindi alla fine ciò che oggi può sembrare fastidioso, dirompente, ecc., onestamente, se non lo fai, non funzionerà, quindi dobbiamo andare fino in fondo. Questa è la mia lezione più importante. Lavoro con un Segretario di Stato che la pensa allo stesso modo, un presidente che comprende queste priorità, e l’obiettivo è riuscirci” ha detto il suddetto in un dialogo al Miami Dade College.
Per Claver-Carone, che il pastore evangelico venezuelano José Amesty ha battezzato come “il bulldog ossessivo di Donald Trump”, quanto sperimentato senza mezzi termini contro il Venezuela fornisce chiavi per inasprire la guerra economica criminale contro Cuba:
“Gli strumenti che sono stati utilizzati verso Cuba sono molto antiquati. Persino le azioni stesse si basano su leggi antiche che a volte non hanno effetti secondari. Con il Venezuela gli strumenti sono molto più mirati, efficaci, hanno effetti secondari e sono più potenti”, ha sottolineato.
Quello stesso giorno, il 3 aprile, a Washington, il Capo del Comando Sud (con sede in Florida), dava il proprio contributo allo scenario e classificava Cuba come una minaccia “molto impegnativa” per la Sicurezza Nazionale USA.
Con sfacciato cinismo e conveniente amnesia sulle politiche anticubane del suo governo, l’Ammiraglio Alvin Holsey ha dichiarato davanti al Comitato per i Servizi Armati della Camera dei Rappresentanti che il governo cubano, “invece di affrontare il disastro economico che ha creato con le sue politiche fallimentari, sta rafforzando i suoi legami con gli avversari degli USA”.
“Le azioni maligne di Cuba indeboliscono le nostre relazioni nella regione, fomentano la migrazione irregolare e minacciano la sicurezza USA”, ha detto il capo militare.
Holsey si era riunito lo scorso gennaio con il capo della missione diplomatica USA all’Avana, un esperto artefice di campagne sovversive e manipolatorie contro altre nazioni.
Non è un caso che, lo stesso giorno e in due scenari differenti, alti funzionari dell’amministrazione Trump per la politica imperiale in questa regione si esprimano esplicitamente su Cuba.
Non sembrano casuali nemmeno i termini medico-militari utilizzati da Claver-Carone nella sua diatriba anticubana: “Saremo più chirurgici, più efficaci”.
Si sta preparando il terreno per annunciare nuove misure punitive contro Cuba. Le 243 precedenti più le 7 del nuovo mandato sono ancora poche per i nuovi piccoli dittatori con potere nell’impero.
Il livello di cinismo, crudeltà e disprezzo dei personaggi che oggi dirigono la politica USA verso Cuba è molto simile, forse con una certa dose maggiore di odio, a quello del tristemente ricordato Lester Mallory, che 65 anni fa tracciò la via per far morire di fame e malattie il popolo cubano per aver osato non sottomettersi al dominio imperiale.
Preparando el terreno: Nueva andanada imperial contra Cuba
Por: Randy Alonso Falcón
Mientras Trump se concentra en repartir tarifazos, maniobrar con Ucrania y dar bombas a Israel, y Elon Musk sigue aplicando tijeras al aparato gubernamental y a las ayudas externas de EE.UU; el team anticubano de la administración ha lanzado una ofensiva de preparación del terreno para desplegar su arsenal punitivo contra Cuba.
Días atrás comentábamos sobre las declaraciones del congresista Carlos Giménez, llamando a mayor presión contra Cuba para “matar de hambre al régimen”
Su andanada anticubana ha sido seguida en los días posteriores, por las del enviado especial de la administración para América Latina y las del jefe militar a cargo de las aventuras imperiales en la región latinoamericana.
A Miami se fue Mauricio Claver-Carone, dónde mejor, a esbozar la política de la Casa Blanca hacia América Latina, y especialmente contra Venezuela y Cuba.
Expulsado de la presidencia del Banco Interamericano de Desarrollo (cargo donde lo impuso Trump) por práctica corruptas, Claver-Carone vuelve a ser el encargado de las políticas estadounidenses hacia América Latina, con predilección en Cuba y Venezuela.
Este personaje ha vivido toda su vida del negocio de la industria anticubana, primero como lobista en Washington del llamado US-Cuba Democracy PAC y después como funcionario designado de las administraciones Trump.
La nueva estrategia anticubana para el señor Carone se resume en dolor a corto plazo, máxima presión sobre la máxima presión y una mirada punitiva integral, cómo si ya no hubiera causado suficiente “dolor” a cada cubano con las 243 medidas implementadas en el primer periodo de Trump, de las cuales él fue uno de los principales estrategas:
“En 2019, la política era máxima presión, pero nunca llegamos al punto de máxima presión, ni siquiera a un 50% de máxima presión. Había un gran montón de cosas que se podían hacer. Pero, en ese sentido, en esa administración, había desacuerdos. Estaba el DoS que no concordaba con muchas de nuestras ideas, el Departamento del Tesoro que pensaba que las sanciones debían ser solo para los estados nucleares, el Departamento de Defensa que solo se preocupaba por el Medio Oriente y estaba comenzando el pivote hacia China y no le preocupaba la región. Y la gran diferencia con el escenario de hoy es que eso ya no ocurre, este es el equipo de política exterior más coherente que he visto en mi vida, el más enfocado en el hemisferio occidental. Claramente no hay desacuerdos en el DoS con nuestro secretario de Estado, Marco Rubio; tenemos un Departamento del Tesoro que entiende completamente la amenaza; y tenemos un Departamento de Defensa que entiende que la seguridad en la región está primero en orden de importancia. Eso de alguna manera describe cómo estamos hoy.
“Entonces, ¿cuál es el mayor error que podemos cometer? Ir a pedacitos, plagar las políticas que tomemos con lagunas. Y miren, siempre van a existir desacuerdos, siempre habrá intereses comerciales, lo entiendo, soy un inversionista, y estos intereses tienen sus prioridades y su forma de pensar. Pero es dolor en el corto plazo para ganancias en el largo plazo, o literalmente dolor a largo plazo y nada de ganancia. Así que al final lo que hoy pueda parecer molesto, disruptivo, etc., honestamente, si no lo haces, no va a funcionar, así que tenemos que ir con todo. Esa es mi mayor lección. Trabajo con un secretario de Estado que piensa de la misma manera, un presidente que entiende estas prioridades, y la meta es lograrlo”, dijo el susodicho en un diálogo en el Miami Dade College.
Para Claver-Carone, a quien el pastor evangélico venezolano José Amesty bautizó como “el bulldog obsesivo de Donald Trump”, lo ensayado sin ambages contra Venezuela da claves para arreciar la criminal guerra económica contra Cuba:
“Las herramientas que han habido hacia Cuba son muy anticuadas. Hasta las propias acciones están basadas en leyes antiguas que a veces no tienen efectos secundarios. Con Venezuela las herramientas son mucho más puntuales, efectivas, tienen efectos secundarios y son más potentes”, subrayó.
Ese mismo día, el 3 de abril, en Washington, el Jefe del Comando Sur (con sede en Florida), hacía su propio aporte al escenario y catalogaba a Cuba como una amenaza “muy desafiante” a la Seguridad Nacional de Estados Unidos.
Con desvergonzado cinismo y conveniente amnesia sobre las políticas anticubanas de su gobierno, el Almirante Alvin Holsey declaró ante el Comité de Servicios Armados de la Cámara de Representantes, que el gobierno cubano, “en lugar de abordar el desastre económico que creó con sus políticas fallidas, está fortaleciendo sus lazos con los adversarios de EEUU”.
“Las acciones malignas de Cuba debilitan nuestras relaciones en la región, fomentan la migración irregular y amenazan la seguridad de Estados Unidos”, dijo el jefe militar.
Holsey se había reunido en enero pasado con el jefe de la misión diplomática estadounidense en La Habana, un avezado articulador de campañas subversivas y manipuladoras contra otras naciones.
No es casual que, el mismo día y en dos escenarios diferentes, altos funcionarios de la administración Trump para la política imperial en esta región se pronuncien expresamente sobre Cuba.
No parecen casuales tampoco los términos médico-militares utilizados por Claver-Carone en su diatriba anticubana: “Vamos a ser más quirúrgicos, más efectivos”
Se está preparando el terreno para anunciar más medidas punitivas contra Cuba. Las 243 anteriores más las 7 del nuevo mandato son aun pocas para los nuevos dictadorzuelos con poder en el imperio.
El nivel de cinismo, crueldad y desprecio de los personajes que conducen la política estadounidense hacia Cuba hoy es muy similar, quizás con cierta dosis mayor de odio, que la del tristemente recordado Lester Mallory, que hace 65 años trazó el camino de matar de hambre y enfermedades al pueblo cubano por atreverse a no doblegarse al dominio imperial.