Le elezioni presidenziali in Ecuador si sono concluse con un ballottaggio segnato da accuse gravissime di brogli elettorali, irregolarità procedurali e un clima di crescente tensione politica. La candidata del movimento Revolución Ciudadana (RC), Luisa González, ha rifiutato categoricamente di riconoscere i risultati ufficiali che attribuiscono la vittoria all’attuale presidente Daniel Noboa, definendo l’esito delle urne “la più grottesca frode della storia ecuadoriana” e denunciando l’instaurazione di una vera e propria “dittatura”.
*EcuadorDecide2025* | Luisa González, candidata a la presidencia de Ecuador sostiene que esta vez no reconocen los resultados de las elecciones de segunda vuelta. Sostiene que pedirá el reconteo y que se abran las urnas. @REDSOCIALTV1 pic.twitter.com/T8O1y9KSrH
— Juan Carlos Espinal. (@TodosJuntosSom1) April 14, 2025
I risultati contestati e le accuse di manipolazione
Secondo i dati diffusi dal Consiglio Nazionale Elettorale (CNE), con il 97,4% delle schede scrutinate, Noboa avrebbe ottenuto il 55,65% dei consensi contro il 44,35% della sfidante González. Tuttavia, la candidata di sinistra ha respinto con veemenza questi numeri, sostenendo che ben undici sondaggi pre-elettorali, inclusi quelli finanziati dallo stesso governo, la indicavano come favorita. “Come possono essere credibili questi risultati? Come è possibile che undici rilevazioni statistiche, perfino quelle del regime, si siano sbagliate tutte contemporaneamente?”, ha tuonato González di fronte a una folla di sostenitori pieni di rabbia che invocavano a gran voce “riconteggio” e “giustizia elettorale”.
A rafforzare le sue accuse è intervenuto l’ex presidente Rafael Correa, storico leader di RC, il quale ha bollato i risultati come “matematicamente impossibili” in un post su X: “Abbiamo mantenuto esattamente la stessa percentuale del primo turno, senza perdere né guadagnare un solo voto. Questi mafiosi non hanno neanche avuto la decenza di falsificare i dati con un minimo di credibilità”.
Todos saben que estos resultados son imposibles. Sacamos el mismo 44% de la primera vuelta.
Estos mafiosos hubiesen podido disimular un poquito más.#NosGobiernanDelincuentes pic.twitter.com/jtxsaA8Ul4— Rafael Correa (@MashiRafael) April 14, 2025
Le pesanti irregolarità denunciate dal fronte progressista
Le contestazioni sollevate da González e dal suo movimento poggiano su una lunga serie di palesi irregolarità. Tra le più gravi figura lo spostamento improvviso di 18 seggi elettorali, giustificato con pretestuosi problemi meteorologici, una mossa che avrebbe ostacolato il voto in zone tradizionalmente favorevoli alla sinistra. Parallelamente, il governo avrebbe fatto ricorso a un massiccio utilizzo di fondi pubblici per distribuire bonus economici per un valore complessivo di 570 milioni di dollari in piena campagna elettorale, pratica che costituisce una violazione della legge elettorale.
Il caso dei verbali non firmati e la reazione delle istituzioni
Una delle denunce più tecnicamente rilevanti è stata avanzata da Andrés Arauz, segretario generale di RC, il quale ha documentato come il CNE avrebbe convalidato numerosi verbali privi delle firme dei presidenti e segretari di seggio, in palese violazione dell’articolo 127 del Codice della Democrazia. “Tutti i verbali irregolari – ha sottolineato Arauz – miracolosamente favoriscono Noboa. Non è un errore, è un pattern fraudolento”.
Según el articulo 127 del Código de la Democracia, un acta que no tiene firmas cojuntas de Presidente y Secretario de la Junta, no tiene validez.
Sin embargo, el CNE está subiendo actas sin firmas que sustenten los resultados. En todos los casos, son a favor de Noboa.… pic.twitter.com/apucC2ft5r
— Andrés Arauz (@ecuarauz) April 13, 2025
Dalla sua residenza di Olón, il neoliberista Noboa ha liquidato le accuse come “lamentevoli pretesti di chi non sa perdere”, definendo “penoso” il tentativo di mettere in dubbio una vittoria con oltre dieci punti di margine. La presidente del CNE, Diana Atamaint, pur garantendo che ogni ricorso sarà esaminato “nel rigoroso rispetto della legge”, ha ribadito che i risultati sono “definitivi e irrevocabili”.
La mobilitazione internazionale e il ruolo dell’ALBA
La crisi ha travalicato i confini nazionali con l’intervento dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America (ALBA-TCP), che in un duro comunicato ha parlato di “broglio elettorale premeditato” condotto sotto la copertura dello stato di eccezione. L’organizzazione, guidata da Venezuela e Cuba, ha chiesto un’indagine internazionale indipendente e un riconto completo sotto supervisione di osservatori neutrali.
Diego Borja, candidato vicepresidente di RC, in un’accorata intervista all’emittente teleSUR, ha dipinto un quadro ancora più fosco: “Quando si usa lo stato d’emergenza per controllare elezioni, perseguitare oppositori e silenziare l’arbitro elettorale, non siamo più in democrazia ma in una dittatura camuffata da legalità”. Borja ha poi rivelato che in alcune province a forte presenza indigena, dove RC storicamente ottiene consensi, i voti sarebbero misteriosamente diminuiti rispetto al primo turno, un fenomeno statisticamente inspiegabile.
Prospettive future e rischi di instabilità
Con la formazione di Revolución Ciudadana pronta a presentare ricorsi presso tutte le istanze nazionali e internazionali, incluso un appello all’OSA (Organizzazione degli Stati Americani), il paese si avvia verso una fase di profonda incertezza istituzionale. “L’Ecuador non può essere governato da chi calpesta la volontà popolare”, ha concluso Borja, lanciando un appello alla comunità internazionale affinché “non chiuda gli occhi davanti a questo golpe elettorale”.
ALBA-TCP e CELAC condannano le anomalie nel ballottaggio elettorale
La segreteria esecutiva dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America-Trattato Commerciale dei Popoli (ALBA-TCP) ha condannato categoricamente le irregolarità segnalate in Ecuador durante il secondo turno delle elezioni presidenziali.
Il blocco di integrazione latinoamericano e caraibico ha denunciato in una dichiarazione rilasciata ieri sera che queste azioni “sono la realizzazione di una frode elettorale manifesta e premeditata”.
Ha sottolineato che il ballottaggio per la presidenza e la vicepresidenza è stato organizzato “in base ad un decreto sullo stato di emergenza tendenzioso ed insolito”, colpendo le province con la più grande tradizione elettorale popolare.
Oltre a un “clima di generale intimidazione dei cittadini e di aperto opportunismo da parte del governo di Daniel Noboa”.
Il testo ha sottolineato lo spirito democratico del popolo ecuadoriano nel difendere la propria sovranità e democrazia e ha sostenuto “il reclamo di revisione del processo elettorale attraverso un’indagine rigorosa”.
Ciò dovrebbe includere, ha suggerito, “un audit completo di tutte le procedure e misure, nonché un riconteggio corrispondente e trasparente dei voti espressi”.
Ha affermato che solo così si potrà garantire il rispetto della volontà popolare e la pace nella sorella Repubblica dell’Ecuador.
Il Consiglio Nazionale Elettorale dell’Ecuador ha riferito ieri sera che l’attuale presidente, con il 92,66% dei voti, ha superato Luisa González, ottenendo il 55,83% dei voti, mentre la sua rivale ha ottenuto solo il 44,17%.
Questa percentuale rappresenta un vantaggio di oltre 10 punti in un’elezione che gli esperti e più di una dozzina di sondaggisti avevano previsto sarebbe stata difficile da prevedere.
Dopo aver saputo i risultati, González ha dichiarato che si trattava del “broglio elettorale più grottesco” e dell’abuso di potere mai assistito dagli ecuadoriani, e ha affermato che “Noboa non ha mai chiesto la sospensione dal suo incarico, ha calpestato la democrazia ed ha imposto un nuovo stato di emergenza”.