Salim Lamrani – http://operamundi.uol.com.br (link alla I parte)
26. Fidel Castro, che firmò un’alleanza con il Direttorio Rivoluzionario nella lotta contro Batista, era in disaccordo con l’assassinio politico: “Eravamo contro Batista ma non abbiamo mai cercato di organizzare un attacco contro di lui e avremmo potuto farlo. Era vulnerabile. Era molto più difficile combattere contro il suo esercito nelle montagne o provare a prendere una fortezza che era difesa da un reggimento. Quanti c’erano nella caserma Moncada, quel 26 luglio 1953? Quasi un migliaio di uomini, forse di più. Preparare un attacco contro Batista ed eliminarlo era dieci o venti volte più facile, ma non l’abbiamo mai fatto. Forse il tirannicidio è servito qualche volta nella storia per fare la rivoluzione? Nulla cambia nelle condizioni oggettive che generano una tirannia […] Non abbiamo mai creduto nell’omicidio dei leader […], non credevamo che si annullava o si liquidava un sistema, eliminando i suoi leader. Combattevamo le idee reazionarie, non gli uomini”.
27. Nelle montagne della Sierra Maestra dove si svolgevano i combattimenti tra l’esercito e i ribelli, Batista evacuò con la forza le famiglie rurali per togliere la base di appoggio dei ribelli e li concentrò nei magazzini della città di Santiago. Applicava così i metodi del generale spagnolo Valeriano Weyler durante la guerra 1895-1898. In un editoriale, la rivista Bohemia denunciò una “situazione di tragedia” che ricordava “i periodi più bui di Cuba”. Il settimanale riportò la sorte di circa 6000 vittime: “E’ una storia dolorosa, di sofferenze, d’intense pene. E’ la storia di 6000 cubani costretti a lasciare le loro case, lì, negli angoli inestricabili della Sierra Maestra, per concentrarli in luoghi dove mancavano di tutto, dove era difficile aiutarli, dare loro un letto o un pasto”.
28. Il 29 luglio 1957, l’assassinio di Frank País, leader del Movimento 26 Luglio nella provincia d’Oriente, scatenò una grande manifestazione che fu repressa dalle forze di Batista, fino al punto che l’ambasciatore USA, Earl ET Smith, si sentì in dovere di denunciare l’ “azione eccessiva della polizia”.
29. Il 5 settembre 1957, la rivolta di una frazione dell’esercito contro Batista a Cienfuegos fu soffocata nel sangue. Secondo l’ambasciatore Smith, “il fattore chiave per far fallire la rivolta di Cienfuegos” fu l’uso di aeromobili “F-47 e B-26” forniti dagli USA.
30. Il 29 settembre 1957 il Collegio Medico di Cuba pubblicò un rapporto sulla situazione politica cubana durante l’XI Assemblea Generale dell’Associazione Medica Mondiale. Secondo questo, “i combattenti della lotta armata che si arrendono sono liquidati. Non ci sono prigionieri, ci sono solo morti. Molti oppositori non sono soggetti alla Corte di Giustizia , ma giustiziati con un colpo alla testa o impiccati. Intimidiscono i magistrati e i giudici, senza che le voci di protesta siano ascoltate. La disperazione si diffonde tra i giovani che si immolano in una lotta disuguale. Chi è perseguitato non trova un riparo. Nell’ambasciata di Haiti, dieci richiedenti asilo furono assassinati dalle forza pubblica […]. La stampa è completamente censurata. Non è permessa l’informazione giornalistica, nemmeno da parte delle agenzie internazionali […]. Nei locali delle forze repressive della polizia e dell’esercito, torturano i detenuti, al fine di estorcere, con la forza, confessioni di presunti crimini. Diversi feriti presenti nelle cliniche e ospedali furono portati via forzatamente e apparivano diverse ore dopo assassinati nelle città e nelle campagne”. Il Washington Post e Times Herald segnalarono che “i medici cubani sono vittime di atrocità, tra cui l’assassinio per curare i ribelli cubani”.
31. Nel 1958, oltre a sostenere il regime di Batista, gli USA processarono e imprigionarono Carlos Prio Socarràs, legittimo presidente di Cuba, rifugiato a Miami, sotto il pretesto di violare le leggi di neutralità del paese. Egli cercava di organizzare una resistenza interna contro la dittatura.
32. Per quanto riguarda la libertà di stampa, gli USA presentano la Cuba prerivoluzionaria con una prospettiva positiva. Così affermano, “prima del 1959, il dibattito pubblico era vigoroso: c’erano 58 giornali e 28 canali televisivi che fornivano una pluralità di opinioni politiche”. I documenti dell’epoca ed i fatti contraddicono questa affermazione. In effetti, un rapporto della Società Interamericana della Stampa (SIP), pubblicato nel 1957 definì “antidemocratico il governo del Presidente Fulgencio Batista a Cuba, perché questo governo non rispetta la libertà di stampa”. Infatti, la censura sulla stampa si applicò per 630 giorni dei 759 che durò la guerra insurrezionale, tra il 2 dicembre 1956 ed il 1 gennaio 1959.
33. Sotto Batista, la corruzione era endemica. “I diplomatici informano perfino, che se sempre ci fu corruzione governativa a Cuba, non fu mai così efficace e diffusa come sotto il regime del presidente Fulgencio Batista”, precisava il New York Times.
34. Batista era intimamente legato ad elementi di gangsterismo, come Meyer Lansky o Luigi Trafficante Jr. I suoi primi contatti con la mafia risalivano al 1933, quando si autoproclamò colonnello e gli si avvicinarono Charles “Lucky” Luciano e Santo Trafficante senior. Il mondo del gioco, estremamente redditizio, era controllato da Lansky, numero due della mafia USA, uno dei principali gangster USA”, che “aveva creato per il dittatore Batista l’organizzazione attuale dei giochi dell’Avana”, secondo il quotidiano francese Le Monde.
35. Gli USA e i sostenitori del vecchio regime presentano ancora la Cuba batistiana come “la vetrina dell’America Latina” dell’epoca. La realtà è sensibilmente diversa. Le statistiche della Banca Nazionale di Cuba sono disponibili per questo periodo ed è possibile confrontare la situazione economica sotto il governo democratico del presidente Carlos Prio Socarràs e sotto il regime militare di Batista. Così, tra il 1951 ed il 1952, il PIL di Cuba crebbe del 2,52%. Dal 1952 al 1953, sotto Batista, il PIL scese di un 11,41%, con un aumento di soli 0,9 dal 1953 al 1954 e 3,5 dal 1954 al 1955. Solo nel 1956, il PIL raggiunse ancora il suo livello di 1952 con 2460,2 milioni di pesos. Quindi, è impossibile parlare di crescita economica tra il 1952 e il 1956. Durante due terzi del regno di Batista non ci fu alcuna crescita. Il miglioramento avvenne solo dal 1957, quando il PIL raggiunse la cifra pari a 2803,3 milioni di pesos e nel 1958 torna a ricadere a 2.678,9 milioni di pesos.
36. Inoltre, le riserve monetarie scesero da 448 milioni di pesos, nel 1952, a 373 milioni nel 1958, che quali furono rubati durante la fuga di Batista e dei suoi complici il 1 gennaio 1959. Il debito del paese passò da 300 milioni di dollari, nel marzo 1952, a 1300 milioni nel gennaio 1959, e il deficit di bilancio raggiunse gli 800 milioni di dollari.
37. La politica zuccheriera di Batista fu un fallimento. Mentre questo settore generava un reddito fino a 623 milioni di pesos nel 1952, scese fino a 383,5 milioni nel 1953, 412,8 milioni nel 1954, 402,1 milioni nel 1955, 426,1 milioni nel 1956 e 520,7 milioni nel 1958. Solo nel 1957 furono generate più entrate che nel 1952 con 630,8 milioni di pesos.
38. I lavoratori agricoli e gli impiegati pagarono il prezzo. Mentre la loro remunerazione totale saliva a 224,9 milioni di pesos nel 1952, scese a 127,7 milioni nel 1953, 128,2 milioni nel 1954, 118,9 milioni nel 1955, 127 milioni nel 1956, 175,3 milioni nel 1957 e 156,9 milioni nel 1958. Durante il regime di Batista mai si ebbe il reddito del 1952. Lo stesso è accaduto con i lavoratori e gli impiegati non agricoli. Mentre il suo reddito complessivo era di 186,6 milioni di pesos nel 1952, scese a 126,2 milioni nel 1953, 123,5 milioni nel 1954, 112,7 milioni nel 1955, 114,6 milioni nel 1956, 145,7 milioni nel 1957 e 141,8 milioni nel 1958. Sotto Batista gli operai e gli impiegati non agricoli mai raggiunsero il loro livello di reddito del 1952.
39. Tuttavia, il regime di Batista si beneficiò degli aiuti economici USA come mai prima. Gli investimenti USA a Cuba passarono da 657 milioni di dollari, nel 1950, sotto Carlos Prio a più di 1000 milioni di dollari nel 1958.
40. Il professore USA Louis A. Pérez Jr. segnala che “in effetti, il reddito pro capite a Cuba, nel 1958, era più o meno simile a quella del 1947”.
41. Secondo uno studio che realizzò il Consiglio Economico Nazionale degli USA, tra il maggio 1956 e il giugno 1957, pubblicato in un rapporto intitolato Investimenti a Cuba: Investimenti a Cuba. Informazioni di Base per il Dipartimento del Commercio, il numero dei disoccupati era di 650000 la metà dell’anno, vale a dire circa il 35% della forza lavoro. Tra queste 650000 persone, 450000 erano permanentemente disoccupati. Tra i 1,4 milioni di lavoratori , circa il 62% riceveva un salario inferiore a 75 pesos mensili. Secondo il Dipartimento di Commercio USA, “in campagna, il numero dei disoccupati aumentava dopo il raccolto di canna da zucchero e poteva superare il 20% della forza di lavoro, cioè tra 400000 e 500000 persone”. Il reddito annuo di un lavoratore non superavano i 300 dollari.
42. Circa il 60% dei contadini viveva in capanne con tetto di paglia e pavimento in terra privo di servizi igienici o acqua potabile. Circa il 90% non aveva l’elettricità. Circa l’85% di quelle baracche avevano uno o due stanze per tutta la famiglia. Solo l’11% degli agricoltori consumava latte, il 4% carne e il 2% uova. Il 43% era analfabeta e il 44% non era mai stato a scuola. Il New York Times sottolinea che “la stragrande maggioranza di loro nelle zone rurali -guajiros o contadini – vivevano in povertà, a livello della sussistenza”.
43. Secondo l’economista britannico Dudley Seers, nel 1958, la situazione era “intollerabile. “Ciò che era intollerabile, era un tasso di disoccupazione tre volte più alto che negli USA. Dall’altro lato, in campagna, le condizioni sociali erano pessime. Circa un terzo della nazione viveva nella sporcizia, mangiando riso, fagioli, banane e ortaggi (raramente carne, pesce, uova o latte), vivendo in baracche, spesso senza elettricità o servizi igienici, vittima di malattie parassitarie e non erano beneficiati d’un servizio sanitario. Gli veniva negata l’istruzione (i figli andavano a scuola un anno al massimo). La situazione dei precari, installati in capanne provvisorie nelle terre collettive, era particolarmente difficile […]. Una percentuale significativa della popolazione urbana era anche molto miserabile”.
44. Il presidente John F. Kennedy si espresse anche a questo proposito: “Credo che non ci sia nessun paese al mondo, persino i paesi sotto il dominio coloniale, dove la colonizzazione economica, l’umiliazione e lo sfruttamento siano stati peggio di quelli che si ebbero a Cuba, a causa della politica del mio paese, durante il regime di Batista. Ci rifiutiamo di aiutare Cuba nel suo disperato bisogno di progresso economico. Nel 1953, la famiglia cubana media ha avuto un reddito di $ 6 a settimana […]. Questo livello abissale peggiorò man mano che la popolazione cresceva. Ma invece di estendere una mano amica alla gente disperata di Cuba, quasi tutto il nostro aiuto prendeva forma di assistenza militare – assistenza che semplicemente ha rafforzato la dittatura di Batista [generando] il crescente senso che gli USA erano indifferenti alle aspirazioni cubani ad una vita dignitosa “.
45. Arthur Schlesinger Jr., consigliere personale del presidente Kennedey, ricordò un soggiorno a L’Avana e testimoniò: “Ho adorato l’Avana e sono rimasto basito per il modo in cui questa bella città si era trasformata, purtroppo, in un grande casinò e bordello per gli uomini d’affari uSA […]. I miei connazionali camminavano per le strade, andavano con le ragazze cubane di quattordici anni e gettavano le monete solo per il piacere di vedere gli uomini rotolarsi nelle fogne e raccoglierle. Ci si chiedeva come i cubani – vedendo questa realtà – potevano considerare gli USA in altro modo che con odio”.
46. Contrariamente alle pratiche dell’esercito governativo, i rivoluzionari attribuivano grande importanza al rispetto per la vita dei prigionieri. A questo proposito, Fidel Castro dice: “Nella nostra guerra di liberazione nazionale, non vi è stato un solo caso di un detenuto torturato, nemmeno quando avremmo potuto trovare come pretesto la necessità di ottenere una informazione militare per salvare le nostre truppe o per vincere una battaglia . Non c’è stato un solo caso. Ci sono stati centinaia di prigionieri, poi migliaia, prima della fine della guerra; si potrebbero cercare i nomi di tutti, e non c’è stato un singolo caso tra queste centinaia, questi migliaia di prigionieri che subisse un’umiliazione, o addirittura un insulto. Quasi sempre rilasciavamo questi prigionieri. Ciò ci ha aiutato a vincere la guerra, perché ci ha dato un grande prestigio, una grande autorità contro i soldati nemici. Hanno creduto in noi. In un primo momento, nessuno si arrendeva; alla fine si arrendevano in massa”. Il New York Times fece anche riferimento al buon trattamento riservato ai soldati prigionieri: “E’ il tipo di condotta che ha aiutato al signor Castro ad avere un’importanza straordinaria nel cuore e nelle menti dei cubani”.
47. L’ambasciatore Smith ha riassunto le ragioni del sostegno degli USA a Batista: “Il governo di Batista è dittatoriale e pensiamo che non ha il sostegno della maggioranza del popolo di Cuba. Ma il governo di Cuba è stato un governo amico verso il governo USA e ha seguito una politica economica generale sana, che ha beneficiato gli investitori statunitensi. E ‘stato un fedele sostenitore della politica USA nelle sedi internazionali “.
48. Il giornalista USA Jules Dubois, uno dei migliori specialisti della realtà cubana dell’epoca con Herbert L. Matthews, descrisse il regime di Batista:, “Batista ritornò al potere il 10 marzo 1952 e iniziò allora la fase più sanguinosa della storia cubana dalla guerra d’indipendenza, quasi un secolo prima. Le rappresaglie da parte delle forze repressive di Batista costarono la vita a molti prigionieri politici. Per ogni bomba che esplodeva, prendevano due prigionieri dal carcere e sommariamente venivano giustiziati. Una notte in Marianao, un quartiere dell’Avana, si ritrovarono i corpi di 98 prigionieri politici nelle strade, crivellati di colpi”.
49. Il presidente Kennedy anche denunciò la brutalità del regime: “Due anni fa, nel settembre 1958, un gruppo di ribelli barbuti scese dalle montagne della Sierra Maestra di Cuba e iniziò la sua lunga marcia verso l’Avana, una marcia che rovesciò infine la dittatura brutale, sanguinaria e dispotica di Fulgencio Batista […]. Il nostro fallimento più disastroso fu la decisione fu di dare statura e sostegno ad una delle dittature più sanguinarie e più repressive nella lunga storia della repressione latino americana. Fulgencio Batista assassinò 20000 cubani in sette anni -una percentuale maggiore della popolazione cubana che la percentuale di nordamericani che sono morti nelle due guerre mondiali- e trasformò la democratica Cuba in uno stato poliziesco totale, distruggendo ogni libertà individuale”.
50. Nonostante le dichiarazioni ufficiali di neutralità nel conflitto cubano, gli USA diedero il loro sostegno politico, economico e militare a Batista e si opposero a Fidel Castro. Tuttavia, i suoi 20000 soldati e una superiorità materiale Batista non poté sconfiggere una guerriglia era costituita da 300 uomini armati durante l’offensiva finale dell’estate del 1958. La controffensiva strategica che lanciò Fidel Castro causò la fuga di Batista nella Repubblica Dominica e il trionfo della Rivoluzione il 1 gennaio del 1959.
Salim Lamrani * Dottore in Studi iberici e latino americani presso l’Università di Paris Sorbonne-Paris IV, Salim Lamrani è professore presso l’Università di Reunion e giornalista specializzato nelle relazioni tra Cuba e Stati Uniti. Il suo ultimo libro si intitola Cuba. Les médias Face au défi de l’impartialité, Paris, Editions Estrella, il 2013, con una prefazione di Eduardo Galeano.
26. Fidel Castro, quien firmó una alianza con el Directorio Revolucionario en la lucha contra Batista, estaba en desacuerdo con el asesinato político: “Estábamos contra Batista pero nunca intentamos organizar un atentado contra él y habríamos podido hacerlo. Era vulnerable. Era mucho más difícil luchar contra su ejército en las montañas o intentar tomar una fortaleza que estaba defendida por un regimiento. ¿Cuántos había en la guarnición del Moncada, aquel 26 de julio de 1953? Cerca de mil hombres, quizás más. Preparar un ataque contra Batista y eliminarlo era diez o veinte veces más fácil, pero nunca lo hicimos. ¿Acaso el tiranicidio sirvió una vez en la historia para hacer la revolución? Nada cambia en las condiciones objetivas que engendran una tiranía […] Nunca hemos creído en el asesinato de líderes […], no creíamos que se abolía o se liquidaba un sistema, cuando se eliminaba a sus líderes. Combatíamos las ideas reaccionarias, no a los hombres”.
27. En las montañas de la Sierra Maestra donde se desarrollaban los combates entre el ejército y los insurrectos, Batista evacuó por la fuerza a las familias campesinas para eliminar la base de apoyo de los rebeldes y los concentró en almacenes de la ciudad de Santiago. Aplicaba así los métodos del general español Valeriano Weyler durante la guerra de 1895-1898. En un editorial, la revista Bohemia denunció una “situación de tragedia” que recordaba “las épocas más oscuras de Cuba”. El semanal relató la suerte de unas 6.000 víctimas: “Es una historia dolorosa, de sufrimientos, de penas intensas. Es la historia de 6.000 cubanos obligados a dejar sus hogares, allí, en los rincones inextricables de la Sierra Maestra, para concentrarlos en lugares donde carecían de todo, donde era difícil ayudarlos, darles una cama o un plato de comida”.
28. El 29 de julio de 1957, el asesinato de Frank País, líder del Movimiento 26 de Julio en la provincia de Oriente, desató una inmensa manifestación que fue reprimida por las fuerzas batistianas, hasta el punto de que el embajador estadounidense Earl E. T. Smith se sintió obligado a denunciar “la acción excesiva de la policía”.
29. El 5 de septiembre de 1957, la sublevación de una fracción del ejército contra Batista en Cienfuegos fue anegada en sangre. Según el embajador Smith, “el factor clave para quebrar la revuelta de Cienfuegos” fue el uso de aviones “F-47 y B-26” suministrados por Estados Unidos.
30. El 29 de septiembre de 1957, el Colegio Médico de Cuba publicó un informe sobre la situación política cubana durante la XI Asamblea General de la Asociación Médica Mundial. Según éste, “los combatientes de la lucha armada que se rinden son liquidados. No hay prisioneros, sólo hay muertos. Muchos opositores no son sometidos al Tribunal de Justicia sino ejecutados con un tiro en la nuca o ahorcados. Intimidan a los magistrados y a los jueces sin que las voces de protesta sean escuchadas. La desesperanza se difunde entre los jóvenes que se inmolan en una lucha desigual. El que es perseguido no encuentra refugio. En la embajada de Haití, diez solicitantes de asilo fueron asesinados por la fuerza pública […]. La prensa está totalmente censurada. No se permite la información periodística, ni siquiera por parte de agencias internacionales […]. En los locales de los cuerpos represivos de la policía y del ejército, torturan a detenidos para arrancarles por la fuerza la confesión de presuntos delitos. Varios heridos presentes en las clínicas y hospitales fueron llevados por la fuerza y aparecían varias horas después asesinados en las ciudades y en el campo”. El Washington Post y Times Herald señalaron que “los médicos cubanos son víctimas de atrocidades, incluso de asesinato por curar a rebeldes cubanos”.
31. En 1958, además de apoyar al régimen de Batista, Estados Unidos enjuició y encarceló a Carlos Prío Socarrás, presidente legítimo de Cuba, refugiado en Miami, bajo pretexto de violar las leyes de neutralidad del país. Éste intentaba organizar una resistencia interna contra la dictadura.
32. En cuanto a la libertad de prensa, Estados Unidos presenta a la Cuba prerrevolucionaria con una mirada positiva. Así, afirma, “antes de 1959, el debate público era vigoroso: había 58 periódicos y 28 canales de televisión que proporcionaban una pluralidad de puntos de vista políticos”. Los documentos de la época y los hechos contradicen esta afirmación. En efecto, un informe de la Sociedad Interamericana de Prensa (SIP) publicado en 1957 calificó de “antidemocrático al gobierno del Presidente Fulgencio Batista de Cuba, pues este gobierno no respeta la libertad de prensa”. De hecho, la censura en la prensa se aplicó durante 630 días de los 759 que duró la guerra insurreccional entre el 2 de diciembre de 1956 y el 1 de enero de 1959.
33. Bajo Batista, la corrupción era endémica. “Los diplomáticos informan incluso de que si siempre hubo corrupción gubernamental en Cuba, nunca fue tan eficaz y generalizada como bajo el régimen del Presidente Fulgencio Batista”, precisaba el New York Times.
34. Batista estaba íntimamente vinculado a los elementos de gansterismo tales como Meyer Lansky o Luigi Trafficante Jr. Sus primeros contactos con la mafia se remontaban a 1933 cuando se autoproclamó coronel y se le acercaron Charles “Lucky” Luciano y Santo Trafficante senior. El mundo del juego, sumamente lucrativo, estaba controlado por Lansky, número dos de la mafia estadounidense, ‘uno de los principales gánsteres de Estados Unidos”, quien “había creado para el dictador Batista la organización actual de los juegos de La Habana”, según el diario francés Le Monde.
35. Estados Unidos y los partidarios del antiguo régimen presentan todavía la Cuba batistiana como “la vitrina de América Latina” de la época. La realidad es sensiblemente diferente. Las estadísticas del Banco Nacional de Cuba están disponibles para este periodo y es posible comparar la situación económica bajo el gobierno democrático del presidente Carlos Prío Socarrás y bajo el régimen militar de Batista. Así, entre 1951 y 1952, el PIB cubano aumentó un 2,52%. De 1952 a 1953, bajo Batista, el PIB cayó un 11,41%, con un alza de sólo un 0,9 de 1953 a 1954, y de un 3,5 de 1954 a 1955. Sólo en 1956, el PIB volvió a alcanzar su nivel de 1952 con 2.460,2 millones de pesos. Así, resulta imposible hablar de crecimiento económico entre 1952 y 1956. Durante dos tercios del reinado de Batista no hubo crecimiento. La mejoría sólo ocurrió a partir de 1957 cuando el PIB alcanzó la cifra de 2.803,3 millones de pesos y en 1958 volvió a bajar a 2.678,9 millones de pesos.
36. Además, las reservas monetarias cayeron de 448 millones de pesos en 1952 a 373 millones en 1958, los cuales fueron robados durante la huida de Batista y sus cómplices 1 de enero de 1959. La deuda de la nación pasó de 300 millones de dólares en marzo de 1952 a 1.300 millones en enero de 1959 y el déficit presupuestario alcanzó 800 millones de dólares.
37. La política azucarera de Batista fue un fracaso. Mientras que este sector generaba ingresos a la altura de 623 millones de pesos en 1952, bajó a 383,5 millones en 1953, 412,8 millones en 1954, 402,1 millones en 1955, 426,1 millones en 1956 y 520,7 millones en 1958. Sólo el año 1957 generó más ingresos que 1952 con 630,8 millones de pesos.
38. Los obreros y empleados agrícolas pagaron el precio. Mientras que su remuneración se elevaba a 224,9 millones de pesos en 1952, cayó a 127,7 millones en 1953, 128,2 millones en 1954, 118,9 millones en 1955, 127 millones en 1956, 175,3 millones en 1957 y 156,9 millones en 1958. Durante el régimen de Batista nunca tuvieron el ingreso de 1952. Lo mismo ocurrió con los obreros y empleados no agrícolas. Mientras que su ingreso global era de 186,6 millones de pesos en 1952, bajó a 126,2 millones en 1953, 123,5 millones en 1954, 112,7 millones en 1955, 114,6 millones en 1956, 145,7 millones en 1957 y 141,8 millones en 1958. Bajo Batista los obreros y empleados no agrícolas nunca alcanzaron su nivel de ingreso de 1952.
39. No obstante, el régimen de Batista se benefició de la ayuda económica estadounidense como nunca antes. Las inversiones estadounidenses en Cuba pasaron de 657 millones de dólares en 1950 bajo Carlos Prío Socarrás a más de 1.000 millones de dólares en 1958.
40. El profesor estadounidense Louis A. Pérez Jr. señala que “en realidad, el ingreso per cápita en Cuba en 1958 era más o menos similar al de 1947”.
41. Según un estudio que realizó el Consejo Nacional de Economía de Estados Unidos entre mayo de 1956 y junio de 1957 publicado en un informe titulado Investment in Cuba. Basic Information for the United States Busing Department of Commerce, el número de desempleados era de 650.000 la mitad del año, es decir cerca del 35% de la población activa. Entre esas 650.000 personas, 450.000 eran desempleados permanentes. Entre los 1,4 millones de trabajadores, cerca del 62% recibía un salario inferior a 75 pesos mensuales. Según el Departamento de Comercio de Estados Unidos, “en el campo, el número de desocupados aumentaba tras la zafra azucarera y podía superar el 20% de la mano de obra, es decir entre 400.000 y 500.000 personas”. Los ingresos anuales del jornalero no superaban los 300 dólares.
42. Cerca del 60% de los campesinos vivía en barracones con techo de guano y piso de tierra desprovistos de sanitarios o de agua corriente. Cerca del 90% no tenían electricidad. Cerca del 85% de esos barracones tenían una o dos piezas para toda la familia. Sólo el 11% de los campesinos consumía leche, el 4% carne y el 2% huevos. El 43% eran analfabetos y el 44% nunca había ido a la escuela. El New York Times señala que “la gran mayoría de ellos en las zonas rulares –guajiros o campesinos– vivían en la miseria, a nivel de la subsistencia”.
43. Según el economista inglés Dudley Seers, la situación en 1958 era “intolerable. “Lo que era intolerable, era una tasa de desempleo tres veces más elevada que en Estados Unidos. Por otra parte, en el campo, las condiciones sociales eran malísimas. Cerca de un tercio de la nación vivía en la suciedad, comiendo arroz, frijoles, plátanos y verdura (casi nunca carne, pescado, huevos o leche), viviendo en barracones, normalmente sin electricidad ni letrinas, víctima de enfermedades parasitarias y no se beneficiaba de un servicio de salud. Se le negaba la instrucción (sus hijos iban a la escuela un año como máximo). La situación de los precarios, instalados en barracas provisionales en las tierras colectivas, era particularmente difícil […]. Una importante proporción de la población urbana también era muy miserable”.
44. El Presidente John F. Kennedy se expresó también al respecto: “Pienso que no hay un país en el mundo, incluso los países bajo dominio colonial, donde la colonización económica, la humillación y la explotación fueron peores que las que hubo en Cuba, debido a la política de mi país, durante el régimen de Batista. Nos negamos a ayudar a Cuba en su necesidad desesperada de progreso económico. En 1953, la familia cubana mediana tenía un ingreso de 6 dólares semanales […]. Este nivel abismal empeoró a medida que la población crecía. Pero en vez de extenderle una mano amistosa al pueblo desesperado de Cuba, casi toda nuestra ayuda tomaba la forma de asistencia militar –asistencia que sencillamente reforzó la dictadura de Batista [generando] el sentimiento creciente de que Estados Unidos era indiferente a las aspiraciones cubanas a una vida decente”.
45. Arthur M. Schlesinger, Jr., asesor personal del Presidente Kennedey, recordó una estancia en la capital cubana y testimonió: “Me encantaba La Habana y me horrorizó la manera en que esta adorable ciudad se había transformado desgraciadamente en un gran casino y prostíbulo para los hombres de negocios norteamericanos […]. Mis compatriotas caminaban por las calles, se iban con muchachas cubanas de catorce años y tiraban monedas sólo por el placer de ver a los hombres revolcarse en el alcantarillado y recogerlas. Uno se preguntaba cómo los cubanos – viendo esta realidad – podían considerar a Estados Unidos de otro modo que con odio”.
46. Contrariamente a las prácticas el ejército gubernamental, los revolucionarios otorgaban una gran importancia al respeto de la vida de los prisioneros. Al respecto, Fidel Castro cuenta: “En nuestra guerra de liberación nacional, no hubo un solo caso de prisionero torturado, ni siquiera cuando hubiéramos podido encontrar como pretexto la necesidad de conseguir una información militar para salvar a nuestra propia tropa o para ganar una batalla. No hubo un solo caso. Hubo centenares de prisioneros, luego miles, antes del fin de la guerra; se podrían buscar los nombres de todos y no hubo un solo caso entre estos cientos, estos miles de prisioneros que sufriera una humillación, o siquiera un insulto. Casi siempre poníamos en libertad a estos prisioneros. Eso nos ayudó a ganar la guerra, porque nos dio un gran prestigio, una gran autoridad frente a los soldados del enemigo. Confiaban en nosotros. Al inicio, nadie se rendía; al final se rendían en masa”. El New York Times también aludió al buen tratamiento reservado a los soldados presos: “Es el tipo de conducta que ha ayudado al Señor Castro a tener una importancia tan extraordinaria en el corazón y el espíritu de los cubanos”.
47. El embajador Smith resumió las razones del apoyo de Estados Unidos a Batista: “El gobierno de Batista es dictatorial y pensamos que no tiene el apoyo de la mayoría del pueblo de Cuba. Pero el gobierno de Cuba ha sido un gobierno amistoso hacia Estados Unidos y ha seguido una política económica generalmente sana que ha beneficiado a los inversionistas estadounidenses. Ha sido un partidario leal de las políticas de Estados Unidos en los foros internacionales”.
48. El periodista estadounidense Jules Dubois, uno de los mejores especialistas de la realidad cubana de la época con Herbert L. Matthews, describió al régimen de Batista: “Batista regresó al poder el 10 de marzo de 1952 y empezó entonces la etapa más sangrienta de la historia cubana desde la guerra de independencia, casi un siglo antes. Las represalias de las fuerzas represivas de Batista costaron la vida a numerosos presos políticos. Por cada bomba que estallaba, sacaban a dos presos de la cárcel y los ejecutaban de modo sumario. Una noche en Marianao, un barrio de La Habana, se repartieron los cuerpos de 98 presos políticos por las calles, acribillados de balas”.
49. El Presidente Kennedy también denunció la brutalidad del régimen: “Hace dos años, en septiembre de 1958, un grupo de rebeldes barbudos bajó de las montañas de la Sierra Maestra de Cuba y empezó su larga marcha hacia La Habana, una marcha que derrocó finalmente a la dictadura brutal, sangrienta y despótica de Fulgencio Batista […]. Nuestro fracaso más desastroso fue la decisión de darle estatura y apoyo a una de las más sangrientas y represivas dictaduras en la larga historia de la represión latinoamericana. Fulgencio Batista asesinó a 20.000 cubanos en 7 años –una proporción más grande de la población cubana que la proporción de norteamericanos que murieron en las dos guerras mundiales– y transformó la democrática Cuba en un Estado policiaco total, destruyendo cada libertad individual”.
50. A pesar de las declaraciones oficiales de neutralidad en el conflicto cubano, Estados Unidos brindó su apoyo político, económico y militar a Batista y se opuso a Fidel Castro. A pesar de ello, sus 20.000 soldados y una superioridad material, Batista no pudo vencer a una guerrilla que se componía de 300 hombres armados durante la ofensiva final del verano de 1958. La contraofensiva estratégica que lanzó Fidel Castro ocasionó la huida de Batista a República Dominica y el triunfo de la Revolución el 1 de enero de 1959.
* Salim Lamrani es Doctor en Estudios Ibéricos y Latinoamericanos de la Universidad Paris Sorbonne-Paris IV, Salim Lamrani es profesor titular de la Universidad de La Reunión y periodista, especialista de las relaciones entre Cuba y Estados Unidos. Su último libro se titula Cuba. Les médias face au défi de l’impartialité, Paris, Editions Estrella, 2013, con un prólogo de Eduardo Galeano.