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25 luglio 2002 ore 15.30

Santiago de Cuba

 

Siamo i 14 componenti della 5° Brigata di lavoro volontario “Giovanni Ardizzone” che dal 10 al 20 luglio 2002 hanno ridipinto alcuni locali dell’ospedale per limitati fisici e mentali “Calixto Sarduy Arcya”  di Las Tunas; una struttura capace di ospitare 150 pazienti con varie patologie invalidanti assistiti in maniera encomiabile, sia da un punto di vista umano che medico, da circa 120 operatori.

Stiamo rientrando in Italia con la soddisfazione di aver svolto, al meglio delle nostre forze, lo scopo che ci eravamo prefissati ma anche con la consapevolezza che la nostra piccola “solidarietà”, oltre ad aver oggettivamente migliorato le condizioni di vita dei degenti, ci ha fatto crescere dal punto di vista umano.

Cuba in mezzo alle difficoltà del periodo speciale non ha mai abbandonato chi ha avuto la sventura di nascere con  ciò che noi definiamo un handicap fisico e mentale.

Ai nostri occhi queste differenze  si sono dissolte dal momento in cui siamo stati accolti dai degenti, in maniera fraterna, con una bella recita musicale e quando ci siamo trovati a lavorare, fianco a fianco, con alcuni di loro.

Siamo convinti che un’esperienza come questa non possa essere riassunta in poche righe poiché le emozioni difficilmente possono essere espresse per iscritto: quali parole comunicherebbero l’intensità del raccoglimento quando abbiamo svelato la targa commemorativa in memoria di Giovanni Ardizzone all’Università di Las Tunas? quali la gioia e i sorrisi alla consegna dei giocattoli ai bambini di un quartiere o all’asilo o nello stesso ospedale? quali per descrivere la giornata passata al mare con alcuni dei pazienti e resa possibile solo dalla presenza di un autobus donato dal circolo di Lodi?

Con certezza possiamo dire che questa esperienza è stata permeata da una profonda umanità, una delle caratteristiche salienti della Rivoluzione cubana che al di là degli aspetti meramente politico – ideologici pone al centro del suo agire l’uomo o per essere più precisi la costruzione dell’uomo nuovo capace di agire disinteressatamente, di crescere senza la spinta del profitto, della rincorsa spasmodica del denaro.

Abbiamo percepito in maniera evidente una delle ragioni per cui Cuba riesce nonostante le difficoltà a resistere e avanzare anche se il suo potente nemico  tenta, senza riuscirvi, di strangolarla economicamente, con un criminale quarantennale blocco economico, di isolarla politicamente e di aggredirla militarmente. Ma per quanto questo nemico sia forte non esiste arma o minaccia che possa impedire al popolo cubano di amare la sua indipendenza, la sua dignità e quelle conquiste sociali che difendono i suoi figli in particolare quelli, che la natura, a reso più deboli.

 

Rientriamo nel nostro Paese con la consapevolezza che il nostro lavoro non si è concluso anzi che in realtà inizia adesso: comunicando  a chi ci conosce la gioia di aver vissuto una bella esperienza, con una battaglia di verità sulla realtà cubana e sul criminale blocco, con la raccolta di materiale educativo e sanitario da inviare a Cuba.

 

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