Un’altra manifestazione a Miami
contro le misure anticubane
MIAMI 23 agosto
Più di 250 persone hanno partecipato sabato scorso a mezzogiorno ad un’altra manifestazione di protesta contro le misure dell’Amministrazione Bush che, tra l’altro, vietano ai residenti USA di origine cubana di recarsi nel loro paese d’origine a far visita alla famiglia.
Andrés Gomez, direttore della rivista ‘Aeroitodigital’, ha reso noto che la manifestazione – alla quale hanno dato spazio la stampa ed i canali televisivi locali – si è svolta nel centro della città, di fronte all’edificio federale dove si trovano gli uffici del Dipartimento del Tesoro.
I manifestanti – quasi tutti di origine cubana – hanno scandito in coro slogans contro il divieto di recarsi a Cuba e contro il Presidente nordamericano. Fra le parole d’ordine pronunciate risaltavano: “Bush, porta rispetto, non ti contrapporre alle famiglie”; “Nemmeno un voto per Bush”; “Per cielo, terra e mare, viaggeremo”; “La famiglia è il nostro tesoro”.
Tra i manifestanti si respirava un’atmosfera di soddisfazione, che con quest’appuntamento sono già arrivati alla sesta dimostrazione effettuata in otto settimane a Miami contro i divieti di viaggio.
L’obiettivo – “come nelle altre occasioni”, hanno dichiarato i dimostranti – è che l’Amministrazione Bush rimuova immediatamente le restrizioni ai viaggi, oppure che il mantenimento di queste gli costi il maggior numero di voti possibile nelle elezioni presidenziali di novembre (e con queste iniziative i voti della Florida), fino a fargli perdere la Presidenza stessa.
E’ stato anche proposto ed accettato dai manifestanti di
utilizzare il prossimo sabato per organizzare una raccolta generale di articoli
da inviare alla popolazione colpita dall’uragano ‘Charley’, come parte di una
campagna umanitaria che sarà coordinata dall’Associazione delle Donne Cristiane
in Difesa della Famiglia Cubana e da Solidarietà Ebraica, con l’adesione della
Brigata ‘Antonio Maceo’, dell’Alleanza dei Lavoratori della Comunità Cubana
(ATC), dell’Alleanza Martiana e dell’Associazione ‘José Marti’.
Esigono dalle autorità di Miami il rifiuto delle
misure anticubane di Bush
WASHINGTON 10 agosto
(PL). – Per la quinta settimana consecutiva, manifestanti cubano-americani hanno protestato sabato scorso a Miami in rifiuto delle recenti misure contro Cuba del Presidente statunitense George W. Bush.
Secondo una notizia riportata nell’edizione digitale della rivista Areito, circa 250 persone si sono riunite, sotto una pioggia battente, di fronte alla sede dell’Amministrazione Municipale per pretendere dal sindaco e dai consiglieri l’approvazione di una risoluzione in opposizione alle nuove restrizioni dei viaggi a Cuba.
Una delegazione di madri cubane, facenti parte dell’Associazione delle Donne Cristiane in Difesa della Famiglia (organizzazione che ha promosso la protesta), ha consegnato una lettera diretta alle massime autorità locali, invitandole perentoriamente a firmare la risoluzione.
Tra gli altri gruppi che si oppongono alle iniziative dell’Amministrazione Bush contro il paese caraibico, dirette a distruggere la Rivoluzione, hanno partecipato alla manifestazione rappresentanti dell’Alleanza Martiana, della Brigata ‘Antonio Maceo’, dell’Alleanza dei Lavoratori della Comunità Cubana e dell’Associazione ‘José Marti’.
Alfredo Lopez, portavoce
dei manifestanti, ha dichiarato sabato al quotidiano Sun Sentinel che “questo
complesso di misure è molto difficile da difendere legalmente e
costituzionalmente”.
Quando si tratta di diritti costituzionali…
• I ‘Pastori per
la Pace’ e la Brigata ‘Venceremos’ di nuovo a Cuba
• Chi è già stato multato ed a che è stato impedito di visitare l’Isola?
• Sono legali le nuove restrizioni?
M.CASTANNEDA 6 agosto
La XV Carovana dei ‘Pastori per la Pace’ e la 35° Brigata ‘Venceremos’ sono arrivate separatamente a Cuba subito dopo che, nel maggio scorso, il Presidente George W. Bush aveva firmato il “Rapporto della Commissione di aiuto ad una Cuba libera” dove, fra l’altro, si restringe ancora di più la possibilità di viaggiare nell’Isola.
Il documento, in vigore dal 1° giugno, da un giro di vite alle possibilità di incontro tra i cubano-americani ed i loro familiari, ma anche alla possibilità di visitare Cuba per gli altri cittadini nordamericani.
Poche ore prima del ritorno in patria di entrambi i gruppi, questa rivista ha conversato sul tema con il reverendo Lucius Walker, organizzatore delle Carovane e con Bonnie Massey, dirigente di ‘Venceremos’.
GI: ‘Pastori per la Pace’ è sempre venuta a Cuba senza l’autorizzazione del Dipartimento del Tesoro. Finora ciò ha rappresentato un problema? E cosa vi aspettate adesso con le nuove restrizioni?
LW: E’ vero. Siamo sempre venuti a Cuba senza autorizzazione, per una questione di fede, coscienza ed anche di diritti costituzionali. Ci rifiutiamo di chiedere un permesso al governo degli USA. La Bibbia dice che dobbiamo amarci l’un l’altro e che dobbiamo amare anche i nostri nemici, come noi stessi. Cuba non è una nemica, ma un’amica. Noi siamo impegnati a dimostrare la nostra amicizia con Cuba e non ci conformiamo alle perverse (evil) intenzioni del nostro stesso governo, che cerca di trasformare i nostri amici in nemici. Quindi non chiediamo mai autorizzazioni, perché non ne abbiamo bisogno e sappiamo che non è costituzionalmente illegale venire a Cuba. I nuovi regolamenti non cambiano sostanzialmente niente per noi. Continueremo a fare ciò che abbiamo sempre fatto: venire qua perché è la cosa giusta da fare, perché siamo amici e vogliamo dimostrare la nostra amicizia. Continueremo a viaggiare a Cuba anche se il nostro governo, come sempre, ci minaccerà. Non ci siamo mai arresi di fronte alle minacce. Noi pensiamo che Bush si senta disperato, in quanto intuisce la possibilità concreta di una sua sconfitta elettorale; ciò lo ha portato ad utilizzare Cuba come pretesto per dimostrare quanto è “duro”. Pensiamo insomma che il suo sia un gioco politico, ma la nostra solidarietà con Cuba non è un gioco politico, è un impegno fondamentale di fede, morale, con il suo popolo.
Bonnie Massey è un’operatrice sociale di 23 anni, residente a New York. Questa è la sua sesta Brigata ‘Venceremos’.
GI: In che modo le misure di Bush contro Cuba danneggiano i cittadini nordamericani?
BM: Secondo la Costituzione i cittadini nordamericani hanno il diritto di viaggiare in qualsiasi paese del mondo, Cuba compresa. Fra l’altro si tratta di un paese vicino ed amico. Il problema è che il governo di Bush e quelli che lo hanno preceduto non vogliono che veniamo qui ed hanno adottato varie misure per evitarlo. Adesso hanno perfino sospeso i permessi e frapposto nuovi ostacoli, come quello di non poter spendere né cambiare denaro a Cuba. Ciò equivale a dire che non possiamo viaggiare, dal momento che non è possibile farlo senza spendere soldi. Ma secondo la Costituzione questo diritto lo abbiamo. Ci stanno quindi negando un diritto costituzionale.
GI: Secondo lei perché Bush ed i governi degli Stati Uniti cercano di impedire con tanta forza i contatti tra i due popoli?
BM: Secondo me ci sono diversi motivi. Il primo è che il governo ha paura che il popolo nordamericano conosca la realtà cubana, cosa che smentirebbe tutte le falsità che nel mio paese si dicono su Cuba: che Fidel è un dittatore, che la gente sta morendo per la strada, che i bambini si stanno prostituendo. Se i nordamericani venissero qua si renderebbero conto che non è vero e comincerebbero anche a conoscere l’esistenza di cose che noi non abbiamo. Che la gente a Cuba si cura gratuitamente, studia gratuitamente, ha diritto allo sport, alla cultura, alla casa ed a molte altre cose che noi, cittadini del paese più potente del mondo, non abbiamo. Un altro motivo è che Bush vuole vincere in Florida, dove c’è una comunità che, nonostante sia piccola, è molto potente e dispone di molto denaro. Chiaro, la comunità cubano-americana è molto di destra. Quattro anni fa Bush ha rubato la rielezione con il suo aiuto e vuol fare lo stesso il prossimo novembre.
G.I.: Qualcuno è stato multato.
Si, certo. Anche se nessun rappresentante dei ‘Pastori per la Pace’ né della ‘Venceremos’ è stato multato altri nordamericani sono stati puniti. Faccio alcuni esempi di quest’anno.
L’8 luglio scorso la ditta farmaceutica ‘Chiron Corporation’ è stata multata per 168.500 dollari perché una sussidiaria europea ha venduto, tra il 1999 ed il 2002, due tipi di vaccini per i bambini cubani. John Gallager, portavoce della ditta biotecnologica, ha chiarito che erano autorizzati dall’UNICEF a vendere un tipo di vaccino pediatrico all’Isola, ma sono stati venduti anche altri tipi non autorizzati da Washington.
L’agenzia AP ha reso noto che due coniugi pensionati statunitensi sono stati multati di 55.000 dollari per essersi recati a Cuba senza il permesso del governo. Si tratta di Wally e Barbara Smith, che hanno visitato l’Isola quattro volte, una in vacanza e le altre tre per scrivere il libro ‘Bicyling Cuba’, pubblicato nel novembre 2002, sul loro giro dell’Isola in bicicletta.
Un terzo esempio è quello di tre religiosi metodisti della città di Milwaukee, che dovranno pagare al governo federale multe di venticinquemila dollari ciascuno per aver fatto parte di una delegazione che si recò a Cuba passando dal Canada, allo scopo di sviluppare le relazioni con la chiesa metodista dell’Isola. Secondo l’avvocato difensore Art Heitzer, le sentenze, a carattere retroattivo perché il viaggio fu effettuato nel 1999, vanno contro la libertà religiosa e sono discriminatorie.
L’ultimo esempio è quello di Fred Burks, un traduttore del Presidente George W. Bush, costretto a pagare più di quindicimila dollari per essersi recato a L’Avana con la sua compagna quattro anni fa, per presenziare ad un concerto del gruppo ‘Buena Vista Social Club’ (vincitore di un ‘Grammy’).
Altri non hanno potuto viaggiare.
Negli anni Novanta l’Amministrazione Clinton, lo stesso Presidente che poi firmò la legge Helms-Burton, creò nuove tipologie di viaggio, come quella “popolo a popolo”. Furono quindi concessi permessi di viaggio a studenti, professori, filosofi, scrittori, musicisti, scienziati.
Adesso Bush ha revocato questi permessi.
Nel giugno scorso alcuni professori dell’Università della Salute e di Farmacia di Boston, nel Massachusetts, si sono lamentati di non aver potuto partecipare all’evento ‘Cuba Farmacia 2004’ ed al ‘VI Incontro Ispanoamericano delle Scienze Farmaceutiche e dell’Alimentazione’, per non aver ricevuto l’autorizzazione del Dipartimento del Tesoro.
Un mese fa ha subito la stessa sorte una delegazione che avrebbe dovuto assistere all’ ‘VIII Incontro di Disegno La Habana 2004’. Kristina Goodrich, presidentessa dell’Associazione dei Disegnatori Industriali d’America (IDSA), ha inviato un messaggio ai partecipanti di una decina di nazioni, nel quale si dice profondamente dispiaciuta di non poter essere presente ma questo – dice – “non impedirà la comunicazione tra gli ordini dei disegnatori ed ha sollecitato gli organizzatori ad inviare informazioni sull’incontro perché possano essere riportate sulle sue pagine Web.
Non possono neppure studiare.
A partire dal 1998 è stato istituito un programma accademico riguardante gli alunni di 115 università degli USA, allo scopo di studiare a Cuba. A causa delle ultime misure di Washington contro l’Isola, il progetto ‘Educazione Medica in Cooperazione con Cuba (MEDICC), che offre corsi di Medicina, Infermeria e Salute Pubblica, vedrà eliminate le sue attività a partire dal prossimo 15 agosto.
Questo quanto assicurato da Diane Appelbaum, direttrice di MEDICC, che ha sede ad Atlanta, in Georgia, che ha anche affermato che tanto i professori come gli studenti nordamericani hanno il “diritto di studiare a Cuba” ma, dopo le restrizioni firmate da Bush, i 45 giovani che si trovano attualmente a L’Avana saranno gli ultimi che potranno usufruire di questi corsi.
Il dottor Peter Bourne, Presidente del Direttivo di MEDICC, in una lettera diretta al Dipartimento del Tesoro, ha messo in risalto l’opinione favorevole dei direttivi accademici statunitensi, confermanti l’utilità dei corsi e segnala che, dal 1998 ad oggi, alcune migliaia di studenti statunitensi si sono iscritti a MEDICC, “conoscendo così uno dei pochi sistemi universali di Salute Pubblica del Terzo Mondo, i cui risultati ed indicatori di salute sono internazionalmente riconosciuti”.
Bourne cita anche le opinioni espresse dal dottor Vince Finkler Prins, del Dipartimento di Medicina Familiare della Scuola di Medicina dell’Università dello Stato del Michigan, affermante che è “un piano di studio internazionale senza uguali nell’educazione medica” e dalla dottoressa Linda Rosenstock, preside della Facoltà di Salute Pubblica dell’Università della California di Los Angeles (UCLA), per la quale lo scambio docente con Cuba rappresenta un “modello per l’educazione internazionale”.
I nordamericani sono meno liberi
Ha scritto al Dipartimento del Tesoro anche l’Associazione Nazionale degli Avvocati (NLG) degli Stati Uniti, chiedendo la revoca dei nuovi regolamenti, considerati una limitazione del governo alla libertà di viaggio dei cittadini. L’ordine degli avvocati si oppone anche alla proposta di Bush di interrompere i contatti degli statunitensi con Cuba in materia educativa, contraria alla tradizione di libertà accademica ed ai valori del Primo Emendamento della Costituzione USA.
Heidi Boghosian, direttrice esecutiva dell’NLG, fondata nel 1937, ha affermato che le misure di restringimento dei viaggi dei cittadini USA a Cuba rendono questi meno liberi.
Separazione dei poteri esecutivo e legislativo?
Durante l’incontro ‘Nazione ed Emigrazione’, svoltosi a L’Avana nel maggio scorso, il Presidente del Parlamento cubano Ricardo Alarcon ha analizzato gli aspetti legali e costituzionali relativi alla regolazione dei viaggi a Cuba, che poi ha ampliato in un’intervista con Francisco Aruca di Radio Progreso Alternativa (di Miami).
Alarcon ha precisato che nel 1996 la legge Helms-Burton ha strappato all’Amministrazione la conduzione della politica verso Cuba, trasformando la questione in legge. Questo significa che, prima di riallacciare le relazioni diplomatiche, intrattenere normali relazioni commerciali, scambi o altro, qualsiasi Amministrazione deve rivolgersi al Congresso per ottenere una modifica della legge. Ma i viaggi non sono contemplati dalla Helms-Burton. La loro regolamentazione era l’unico aspetto riguardante Cuba rimanente di pertinenza dell’esecutivo.
Tuttavia nel 2000, nell’ambito della discussione della legge di Finanziamento all’Agricoltura, è stato incluso un emendamento relativo alle sanzioni unilaterali imposte dagli Stati Uniti in quanto al commercio di generi alimentari e medicinali, con l’obiettivo di eliminarle. L’emendamento riguardava anche Cuba e dopo un iter molto complicato – ha spiegato Alarcon –, il Comitato della Conferenza ha cambiato drasticamente la natura e lo spirito del testo originale, autorizzando alla fine le esportazioni di generi alimentari nordamericani a Cuba con condizioni molto restrittive, pagamento in contanti, nessun credito e molte altre limitazioni.
“Ma per mezzo degli sforzi di alcuni congressisti, particolarmente dei cubano-americani Lincoln Diaz-Balart ed Ileana Ros-Lehtinen, che hanno lavorato di concerto con Tom DeLay ed altri leaders della Camera dei Rappresentanti, si è riusciti a rafforzare l’embargo contro Cuba non soltanto con le limitazioni imposte a questo commercio ristretto, ma anche perché sono stati codificati i regolamenti dell’Amministrazione relativi ai viaggi a Cuba”.
Il risultato finale è stato che alla legge sull’agricoltura si è aggiunta la Sezione 910 dedicata ai viaggi a Cuba la quale, essenzialmente, li autorizza per vendere i prodotti agricoli. “Pertanto” – ha sintetizzato Alarcon – “si è dovuta aggiungere un’altra autorizzazione ai regolamenti esistenti”, ma immediatamente dopo aggiunge che, dopo questa nuova tipologia e le altre attualmente esistenti, non ce ne saranno altre. Nessun altro viaggio, nessun’altra categoria. “Mi permetta di aggiungere questa piccola frase della Sezione 910: questo Titolo entrerà in vigore il giorno dell’approvazione di questa legge e sarà posteriormente applicato in ogni anno fiscale”.
Con questa azione è stato trasformato in legge quel che fino all’ottobre del 2000 era prerogativa dell’esecutivo; hanno trasformato quest’area in “una pietra”, come la definì l’allora Presidente Clinton.
Su questo tema si sono pronunciati alcuni senatori, come il democratico Christopher Dodd: “Rispetto alla codificazione delle restrizioni esistenti per i viaggi dei nordamericani che desiderino recarsi a Cuba, penso che si tratti di una vergogna e di un’irresponsabilità. Prevedo che verrà il giorno in cui gli autori di questa disposizione si pentiranno molto di aver eliminato questa ed altre discrezionalità dell’Amministrazione”.
E’ stata la fine della discrezionalità amministrativa non per quell’anno fiscale, ma per tutti gli anni fiscali e non per quel presidente, ma per qualsiasi altro futuro presidente, come ha sottolineato il senatore Baucus del Montana, un altro democratico: “Per aggiungere sale alle ferite, i membri repubblicani del Comitato della Conferenza hanno accettato di codificare in una legge le attuali restrizioni amministrative ai viaggi a Cuba. Questa azione ha eliminato le possibilità per questo e per i futuri presidenti di liberalizzare o non liberalizzare (le restrizioni)”.
Anche la stampa nordamericana si è soffermata su quest’aspetto. ‘The Washington Post’ dell’8 ottobre del 2000, fa notare: ”L’accordo elimina anche la capacità del Presidente di ammorbidire o rafforzare le restrizioni ai viaggi di nordamericani e congela le attuali proibizioni regolamentari a tutti i viaggi, meno uno all’anno, dei cubano-americani, diminuendo inoltre i permessi per tutti gli altri. Tutto ciò racchiuso in una legge, a prescindere dallo schiacciante voto contrario della Camera dei Rappresentanti”.
Nel frattempo il ‘Sun-Sentinel’ della Florida, in un’editoriale del 19 ottobre, ha descritto in modo semplice e diretto quanto accaduto: “La proposta toglie al Presidente anche il potere di stabilire le restrizioni nei viaggi e lo da al Congresso”.
Il Presidente del Parlamento cubano ha ricordato che la cosiddetta “separazione dei poteri” è alla base della Costituzione statunitense. Esercitando il suo potere, il Congresso ha approvato una legge che ha tolto a qualsiasi presidente il potere di introdurre modificazioni alla regolamentazione dei viaggi a Cuba.
Oggi Bush può imporre la sua volontà – ha concluso Alarcon – solo attaccando le prerogative del Congresso e creando un precedente molto pericoloso che va più in là dell’argomento Cuba. “I nordamericani dovrebbero essere preoccupati di vivere in un paese dove la legge può non significare niente”.
Viaggiare e visitare altri
paesi è un diritto dei cittadini nordamericani, previsto dalla Costituzione
redatta dai Padri Fondatori nel 1787, che giustamente inizia con We the people…”
Le nuove misure sono un freddo
calcolo d'inchieste
Bill Delahunt*
Estratto dal Miami Herald
Sviare le risorse delle investigazioni contro il terrorismo con stupefacente burocrazia di governo e proibire alle famiglie di aiutare e di vedere i parenti: questa è la nuova politica degli Stati Uniti verso Cuba.
Come se quattro decenni di inutile blocco non fossero sufficienti, la Casa Bianca ha peggiorato le cose per dimostrare il suo disprezzo verso Castro agli esiliati della Florida. La Casa Bianca vuole punire i più critici sulla futura stabilità della Cuba dopo Castro: la moderata comunità cubano americana.
L’amministrazione di Bush, di recente, ha annunciato una serie di passi provocatori per danneggiare il governo cubano, ma il vero impatto, come le attuali proibizioni di viaggiare vanno soprattutto contro i cittadini nordamericani.
Tutto questo è ben chiaro: sono state rafforzate le restrizioni contro nientemeno che i cubano americani! Sino ad oggi potevano andare a Cuba una volta ogni anno senza troppi problemi... Le lacrime di felicità nell’aeroporto José Martí dell’Avana che si possono vedere quando i parenti si riuniscono dopo aver attraversato lo stretto della Florida, sono una testimonianza indelebile della profonda devozione della popolazione di Cuba alla santità della famiglia e alla speranza che un giorno il solo ostacolo alle riunioni familiari saranno i 40 minuti di volo!
Ora gli Stati Uniti con le nuove misure permettono di fare un viaggio ogni tre anni. Inoltre la Casa Bianca ha ristretto notevolmente le rimesse con questi cambiamenti. Si permette ai cubano americani di inviare denaro solamente ai figli a Cuba, ai genitori, fratelli, sorelle e nonni. Niente agli altri parenti come nipoti, zii, cugini.
Come politica estera questo atteggiamento scava una trincea nella forza effettiva per lo sviluppo della democrazia a Cuba e impedisce gli scambi diretti tra cubani e americani in generale e specialmente tra cubano – americani.
Come politica nazionale crea una pesante situazione federale nella politica dei viaggi per porre in vigore le nuove misure. Come politica subordina tutto il resto a un imperativo elettorale semplice: avere le simpatie di un piccolo e marginale gruppo del sud della Florida!
Non importa che l’agenzia federale responsabile della localizzazione dei beni di Osama Bin Ladin disperda il 20% delle risorse, perseguendo i cittadini nordamericani che viaggiano a volte innocentemente e altre legalmente a Cuba o che le nuove misure si presentino solo pochi mesi dopo che la Camera e il Senato hanno votato con una forte maggiorana dei due partiti per porre fine alle proibizioni di viaggiare a Cuba.
Le nuove misure contro Cuba sono un calcolo freddo, basato su inchieste che hanno meno a che vedere con la democrazia all’Avana che con il conteggio dei voti a Miami.
Ma si tratta di un pessimo calcolo che non spezzerà la fermezza di Castro.
Annunciando i cambiamenti, il vice segretario di stato, Roger Noriega, ha detto che “Il nostro obiettivo è liberare il popolo cubano dalla dipendenza della carità internazionale!”
Per un cubano - americano il ritorno nell’Isola per partecipare al funerale di un fratello e mandare un aiuto in danaro a una zia pensionata non è “carità internazionale”... è onorare il più fondamentale dei valori familiari!
Impedire l'applicazione di queste responsabilità familiari non aiuta gli interessi degli Stati Uniti.
* Il rappresentante Bill Delahunt democratico del Massachusets si occupa del comitato delle relazioni internazionali nella camera dei rappresentanti e partecipa al grupo di lavoro del Congresso su Cuba.
Le misure di Bush contro la famiglia fanno
calare del 15% i suoi consensi
• Dall’ultimo sondaggio risulta che un 59% considera inefficace l’attuale
politica statunitense verso Cuba e reclama un nuovo tipo di approccio • La
Camera dei Rappresentanti vota a favore di una modifica delle nuove restrizioni
G. MOLINA, 15 luglio
Secondo un sondaggio effettuato a Miami, le nuove restrizioni ai cubano-americani riguardanti i rapporti con i loro familiari rimasti nell’Isola hanno fatto crollare di un 15% l’appoggio al presidente Bush tra gli elettori della Florida rispetto alle presidenziali del 2000. Nello stesso tempo le misure annunciate a maggio hanno riattivato il movimento a Washington, dove la Camera dei Rappresentanti ha votato per quattro anni consecutivi contro il divieto di viaggiare a Cuba che colpisce tutti i nordamericani.
La bocciatura da parte della Camera Bassa USA per 221 a 194 di una delle restrizioni stabilite dal governo - si tratta di quella riguardante l’invio di pacchetti di cittadini statunitensi ai loro familiari residenti a Cuba - è stata considerata una sconfitta di Bush.
Le nuove misure, che hanno anche effetti retroattivi, sono entrate in vigore il 1° luglio e vietano l’invio a Cuba di articoli come vestiti, medicinali ad uso veterinario ed altro. Inoltre riducono sensibilmente la quantità di denaro che i cubano-americani possono portare con sé quando si recano nel loro paese d’origine, cosa che adesso è permessa solo ogni tre anni. Viene anche ridotta la possibilità di inviare rimesse, che adesso può riguardare solo i familiari più immediati, ossia genitori, nonni, figli e fratelli.
Il dibattito parlamentare è stato vinto da una coalizione che ha visto uniti i democratici con cinquanta rappresentanti repubblicani, difensori degli interessi di quegli stati che rivendicano il loro diritto a commerciare liberamente con l’isola caraibica.
I promotori di questa iniziativa esigono di accluderla come emendamento al progetto di bilancio preventivo dei dipartimenti del Commercio, della Giustizia e di Stato per il prossimo anno.
“E’ difficile credere in una sanzione economica che si prefigge di colpire ancora di più il benessere delle famiglie a Cuba”, ha detto il repubblicano Jeff Flake, uno dei promotori.
In Florida si sono verificate forti proteste contro le nuove interdizioni - l’ultima in ordine di tempo è stata una manifestazione sabato 10 luglio - alle quali hanno partecipato anche persone da sempre fautrici del rovesciamento della Rivoluzione.
Il sondaggio, che costituisce la prima inchiesta riguardante i nuovi regolamenti imposti da Washington da quando sono entrati in vigore, è stata realizzata dalla società di New York Mirram Global Group, sotto gli auspici dell’Istituto William C. Velazquez (WCVI) di Los Angeles. Il WCWI è un ente apartitico che promuove il progresso della comunità latina.
Secondo l’inchiesta Bush è attualmente appoggiato dal 66% dei cubano-americani, a differenza dell’81% di consensi riscossi quattro anni fa quando conquistò la presidenza. Secondo gli organizzatori i dati più significativi sono costituiti da quel 59% di intervistati che considera inconsistente l’attuale politica statunitense nei confronti di Cuba, reclamando un nuovo tipo di approccio, nonché da quel 23% al quale le nuove restrizioni hanno provocato “seri dubbi”.
Gli intervistati sono 812 cubano-americani - elettori iscritti e cittadini in età di voto - delle contee di Miami-Dade, Broward, Palm Beach e Hillsborough.
Secondo il presidente del WCVI Antonio Gonzalez, citato da ‘Herald’: “I risultati testimoniano l’avvenuta erosione dei consensi nella comunità cubano-americana, gruppo che si è storicamente caratterizzato per il suo appoggio ai candidati repubblicani. Cercando forse di aumentare i propri consensi, il Presidente ha al contrario fatto sì che i suoi leali seguaci di sempre stiano considerando altre opzioni elettorali”.
“Questo - ha aggiunto - non significa che Kerry stia godendo di nuovi consensi, ma che per lui si è aperta un’opportunità politica, sempre che adotti una posizione più forte rispetto alla comunità cubano-americana”.
La Camera dei Rappresentanti ha votato contro una delle
misure di Bush per Cuba
Washington 9 luglio
La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha inflitto al Pres. Bush un rovescio, opponendosi a una delle restrizioni stabilite dal governo. In questo caso è stata quella che si riferisce all’invio di pacchi ai familiari residenti a Cuba da parte dei cittadini nordamericani.
Le nuove misure che sono divenute vigenti il 1 luglio proibiscono l’invio di articoli come vestiti, sementi, medicinali, prodotti di veterinaria, sapone, ecc., inoltre riducono sensibilmente la quantità di denaro che i cubano - americani possono portare quando vanno in visita a Cuba. Le visite ora sono limitate a una ogni tre anni. Inoltre limitano l’invio di rimesse solo a familiari strettissimi, cioè genitori, nonni, coniugi e figli.
Il dibattito sul tema si è concluso con una votazione di 221 a 194 grazie a una coalizione che ha unito i democratici a circa cinquanta repubblicani difensori degli interessi di stato e soprattutto di quelli agricoli e del libero commercio.
Questo voto segue la tendenza degli ultimi anni nei quali la Camera, dominata dai repubblicani - a volte anche il Senato - ha votato per bloccare la politica di Bush sulle proibizioni al commercio e ai viaggi a Cuba. L’anno scorso le due Camere avevano votato per porre fine alle proibizioni di viaggiare a Cuba, ma poco dopo i legislatori fecero marcia indietro per via delle minacce di Bush.
“È difficile credere in una sanzione economica che vuole solo danneggiare il benessere delle famiglie a Cuba!” ha detto il repubblicano Jeff Flake, uno dei patrocinatori.
Il cubano - americano Lincoln Diáz Balart ha affermato che la votazione della Camera è “disonesta e accondiscendente” Egli sostiene che l’iniziativa vuole solo danneggiare la politica che Bush ha stabilito verso Cuba.
L’amministrazione e i collaboratori hanno assicurato che le restrizioni vogliono solo debilitare il governo cubano, ma nonostante questo in Florida sono avvenute forti proteste contro le nuove misure che hanno incluso anche i sostenitori della scomparsa della Rivoluzione.
I patrocinatori di questa iniziativa, la vogliono includere come emendamento al progetto di finanziamento dei dipartimenti di commercio, giustizia e stato per il prossimo anno, ma il Senato non si è ancora pronunciato al proposito. (SE)
Le misure contro le famiglie cubane
Bush appoggiato
solamente dai batistiani
G.Molina, 8
luglio
La forza dei vincoli familiari ha fatto fallire la campagna per seminare panico tra i cubani residenti negli Stati Uniti che erano in visita nell'Isola.
La campagna l'aveva iniziata Molly Millerwise, portavoce dell'ufficio di controllo dei beni stranieri del dipartimento del Tesoro - OFAC - che regola questi viaggi, che aveva avvisato i viaggiatori minacciandoli di multe di 7.500 dollari se fossero ritornati dopo il 30 giugno.
Il Nuevo Herald il 19 giugno aveva pubblicato un articolo intitolato "Il panico tra i viaggiatori a Cuba per le multe", amplificando la dichiarazione e minacciando nuove e illegali pretese di dare un effetto retroattivo a queste brutali proibizioni.
Bush è andato al disopra del Congresso di Washington che aveva stabilito tre anni fa di cambiare la politica dei viaggi a Cuba su consiglio dello stesso batistiano Diaz Balart.
Per rendere le nuove misure più crudeli è stato stabilito un effetto retroattivo che viola lo spirito e i contenuti delle leggi. Il corpo giuridico più antico dell'occidente, il Diritto Romano, stabilisce l'impossibilità della retroattività delle leggi penali. La vigenza più chiara di questo principio si incontra nei codici di Teodosio II e di Valentiniano II che sono dell'anno 440 e sostengono che la nuova legge non ha azione sul passato. Il diritto attuale, di origine latina, e il diritto anglosassone esprimono a loro volta il principio di non retroattività delle leggi penali a meno che non siano favorevoli per il giudicato.
I viaggi a Cuba erano autorizzati da una licenza generale prima del decreto del nuovo pacchetto di misure. Quindi non si possono applicare in maniera retroattiva.
Altri mezzi di comunicazione hanno parlato di una situazione assolutamente contraria al panico inventato dal Herald.
L'agenzia italiana ANSA ha segnalato, il 24, che i voli erano raddoppiati e presentavano come negli ultimi giorni un movimento frenetico di passeggeri che volevano effettuare una visita rapida prima dell'attivazione, il giorno 30, delle nuove misure.
Il 24 giugno Dan Fisk, vice segretario assistente del dipartimento di stato, aveva decisamente sgonfiato la presunta notizia sul panico dicendo che i cubano - americani che erano legalmente a Cuba avrebbero avuto un tempo sufficiente per ritornare dall'Isola. Il giorno successivo Millerwise a nome del OFAC specificò che era stato posposto come giorno ultimo il 31 di luglio. Non è stato fatto per il minimo sforzo per far conoscere la nuova disposizione alla gente che desiderava rimanere a Cuba, obbligandola a ritornare. La rettificazione manteneva un effetto retroattivo parziale perché si mantiene la pretesa di cominciare a contare il tempo partendo dall'ultimo viaggio di ognuno e non da quando è stato promulgato il decreto.
Se qualcuno è andato a Cuba nel 2003 deve aspettare tre anni partendo da questa data per poter ritornare nell'Isola, anche se uno dei suoi più stretti familiari sta molto male.
Reuters ha scritto da Miami che un fondamentalista direttore della FNCA ha dichiarato che "Non credo che qualcosa che va contro le famiglie possa aiutare allo sviluppo della democrazia! "
Molti portavoce delle organizzazioni e i cubani a piedi come li definisce EFE hanno dichiarato che non voteranno per Bush proprio per queste nuove misure; in un reportage la catena Tv CNN ha riferito che nell'aeroporto il Partito Democratico stava distribuendo moduli di iscrizione al registro elettorale ai cittadini insoddisfatti.
Il New York Times ha definito le misure oltraggianti ed ha riferito i risultati di un'inchiesta che riporta che la metà dei cubano americani della Florida sono molto arrabbiati per le nuove sanzioni.
AP ha reso noto che i legislatori della Camera dei Rappresentanti cercherà nuovamente di bloccare i fondi destinati al compimento delle nuove restrizioni dei viaggi e delle spese.
I congressisti hanno dichiarato che cercheranno di impedire che il Dipartimento dello Stato spenda denaro per far compiere le norme crudeli e immorali come ha dichiarato il rappresentante democratico Willim Dalhunt, leader del gruppo di lavoro su Cuba del Congresso.
Causano dolore e angoscia alle famiglie e non solo a Cuba ma anche negli Stati Uniti, ha detto.
I legislatori si sono riuniti con Dan Fisk e Richard Newscomb funzionari dei dipartimenti del Tesoro e dello Stato per invitare il governo a far marcia indietro. Delahunt ha detto che l'incontro è stato teso.
Il rappresentante democratico Jim Davos che prima aveva sostenuto le restrizioni ai viaggi a Cuba imposte dal governo ha dichiarato che limitare i viaggi dei cubano americani a Cuba a uno ogni tre anni danneggerà persone innocenti dei due paesi. Egli ha presentato un'iniziativa per annullare i cambiamenti e mantenere la situazione vigente prima delle nuove misure.
La rappresentante Jo Anni Emerson ha dichiarato: "Non so se ho mai visto prima qualcosa tanto contrario all'unione familiare nella mia vita" ed ha spiegato che una persona che visita sua madre malata gravemente a Cuba non potrà vederla più per tre anni e non potrà andare al funerale se la morte avvenisse in questo periodo di tempo.
Un'occhiata ai criteri rivela che i soli difensori a oltranza di queste misure sono gli ex collaboratori e gli sbirri di Fulgencio Batista e loro discendenti come Ninoska Prez che non potendo negare l'ondata di sdegno dei cubani sostengono ora che quelli della linea dura sono i soli cubani che votano!
Queste misure in realtà sono un nuovo disegno della complicità di Nixon con il sanguinario governo di Batista degli anni 50. Oggi Bush si sta isolando anche in Florida per non dire in tutta l'Unione, dove cresce l'opposizione a colui che Otto Reich ha chiamato il suo bambino.
Centinaia di cubani protestano contro il
Governo USA nell’aeroporto di Miami
Miami 30 giugno
Centinaia di emigrati cubani si sono scontrati a Miami, 24 ore prima dell’entrata in vigore ufficiale, con le nuove misure dettate dal governo di Bush contro Cuba, in un gioco politico che non ha apportato i risultati desiderati dai dirigenti della campagna per la rielezione del presidente attuale, ha scritto EFE.
Due aerei non sono partiti per Cuba perchè il dipartimento di stato ha autorizzato a partire per l’Isola solo aerei vuoti per cercare coloro che vogliono evitare di divenire vittime delle multe di 7500 dollari o semplicemente di chi doveva tornare in accordo con il soggiorno previsto.
I passeggeri che non hanno potuto imbarcarsi e hanno minacciato Bush di togliergli il voto nel novembre prossimo, per separare le famiglie cubane e attentare quelle libertà che dice di difendere.
Questo è un attentato contro la libertà. I cubani sono i soli che non possono ritornare nel proprio paese, ha detto a EFE, Ana del Valle, che giungeva dall’Hidao, nel nord - est degli USA, e si trovava a Miami per prendere l’aereo per andare a visitare i parenti a Santa Clara.
Ci stanno usando per la politica, noi siamo qui per ragioni economiche e non politiche, ha segnalato Reinaldo Rodríguez, nativo di Holguin, mentre una donna al suo fianco ha aggiunto, vogliamo andare a Cuba, questa non è democrazia!
Un altro viaggiatore arrabbiato che non ha detto il suo nome ha affermato che non voterà Bush in assoluto. Lui non vincerà neanche il posto di porta mazze nella lega minore di baseball, ha sottolineato.
Tutti hanno espresso il proprio “orrore” per la decisione di proibire i voli verso Cuba, agitando le bandiere cubane e prestando poca attenzione agli argomenti di Xiomara Almagro, rappresentante della compagnia Gluf Stream, che offriva i charters e che spiegava che non era colpa loro.
EFE da Washingon ha informato che il governo ha negato i permessi di volo a varie compagnie dicendo che questo fa parte della politica del governo per vietare gli ingressi a Cuba.
AFP riporta le impressioni su quanto è successo, scrivendo che decine di passeggeri che non avevano il posto in aereo hanno cominciato a gridare: Vogliamo volare a Cuba, Cuba!
Molti passeggeri avevano il biglietto pagato, ma i voli pieni sono stati proibiti. Possono volare gli aerei vuoti che poi riportano i passeggeri negli USA.
Nell’aeroporto imperava un sentimento contrario alle misure adottate dal governo di Bush, che rafforzano il blocco, limitano i viaggi e le rimesse a Cuba e altro, dal 30 giugno.
Io vengo dall’Iraq ha affermato Carlos Lazo, un cubano statunitense che ha detto di essere stato nel paese arabo con l’esercito nordamericano e che, grazie alla politica del Sig. Bush adesso non posso andare a vedere la mia famiglia a Cuba!
Ha dichiarato a Telemundo, una catena in lingua spagnola.
Lazo ha avvisato, quest’anno non voto di sicuro per Bush!
I viaggiatori volevano andare a Cuba prima dell’entrata in vigore delle misure che riducono le visite a una volta ogni tre anni e solo a familiari di primo grado, ha scritto AFP.
I viaggi si potranno effettuare solo dal 30 giugno per visitare nonni, nipoti, genitori, coniugi o figli con permessi speciali.
Non ci sono dubbi che i portavoce del governo hanno manipolato le informazioni sui viaggi e sull’entrata in vigore delle misure per creare confusione e caos.
Dopo aver detto il contrario, Molly Millrwise, portavoce dell’ufficio di controllo dei beni stranieri del dipartimento del tesoro, che regola queste attività, ha specificato che era stato spostato il limite per il ritorno di chi è in visita a Cuba, sino al 31 luglio, ma questa decisione non è stata diffusa e molti credono che se resteranno in territorio cubano dopo il 30 giugno dovranno pagare le multe.
Il The New York Times ha definito le nuove
misure degli USA contro Cuba un oltraggio
Washington 29 giugno
L’influente quotidiano The New York Times ha definito oltraggianti le nuove misure adottate dal governo degli Stati Uniti contro Cuba e specialmente le limitazioni per i cubano - americani di visitare i familiari nell’Isola ha reso noto PL.
E’oltraggiante che si comunichi al popolo di una nazione che potrà vedere solo ogni tre anni la propria famiglia residente all’estero, ha denunciato il quotidiano in un editoriale.
E non solo. Il giornale di New York ha aggiunto che si impongono limiti agli articoli e alle rimesse che si possono inviare ai parenti nell’Isola.
Sono stati limitati anche gli scambi culturali e accademici. L’editoriale sostiene che la cosa più indignante è che le misure provengono dall’amministrazione del Pres. Bush che insiste in una politica fallimentare impiegata, da più di quaranta anni senza successo, per forzare un cambio politico nell’Isola.
In accordo con il quotidiano, diversi repubblicani stimano che questo rafforzamento delle ostilità verso Cuba è una risposta alle recenti pressioni del Congresso, che vuole eliminare le proibizioni di visitare l’Isola per i cittadini, che sono imposte da Washington.
Il The New York Times segnala anche che l’amministrazione va nella direzione opposta al fine di accrescere il blocco economico per, probabilmente, guadagnare ulteriori simpatie nella base cubano americana dei repubblicani della Florida, piuttosto che per provocare realmente cambi nell’Isola dei Caraibi.
Il rafforzamento della politica che cinicamente rende vittime le famiglie è una bomba che scoppierà col tempo, assicura il giornale, mentre ricorda le recenti inchieste secondo le quali la metà dei cubano americani della Florida si è arrabbiata per le nuove sanzioni.
Questo incremento delle limitazioni ai cubano - americani per viaggiare nell’Isola fa parte di un pacchetto di misure adottate dall’amministrazione Bush per stringere il cerchio economico attorno a Cuba e distruggere la sua Rivoluzione.
Il Consiglio Nazionale delle Chiese degli USA
ha chiesto di rivedere le misure contro Cuba
Washington 29 giugno
Il Consiglio Nazionale delle chiese degli USA - NCC la sigla in inglese - con un comunicato ha invitato la Casa Bianca a rivedere le misure aggressive applicate contro Cuba .
In una lettera indirizzata al segretario di stato, Colin Powell, al principio della scorsa settimana, il segretario generale del Concilio, il reverendo Robert W. Edgard ha precisato che queste azioni contro l’Isola rafforzeranno solamente la politica fallimentare che dura da più di quaranta anni.
Edgard ha chiesto al governo degli Stati Uniti che tolga il blocco economico contro Cuba, e tutte le restrizioni ai viaggio nell’Isola.
La politica attuale ritarda il dialogo ufficiale tra i due paesi, restringe le relazioni tra i due popoli e limita i contatti tra i cubani e gli immigrati dell’Isola, ha sostenuto il dirigente religioso.
Dobbiamo fare tutto il possibile per far crescere il dialogo e non per tagliarlo.
La lettera puntualizza che le misure adottate da Bush incrementano le tensioni tra le due nazioni e aumentano i timori di un’aggressione militare contro Cuba.
Come oppositori al blocco contro il popolo cubano, noi ci opponiamo a queste misure che entreranno in vigore il 30 giugno!
Il NNC ha ricevuto una richiesta dal Foro Pastorale Cubano, composto da 2000 sacerdoti e pastori di Cuba, che ha richiesto il suo appoggio per condannare queste azioni aggressive del governo di Bush, ha precisato il testo.
Il Miami Herald è un socio nel tentativo di
distruggere le famiglie cubane
Álvaro Fernández – (da Progreso Semanal) giugno
Quasi 400 persone, nella maggioranza cubani, si sono riunite nell’Hotel Radisson Mart di Miami il passato giovedì 20 maggio, per partecipare a una conferenza stampa il cui messaggio era l’indignazione per le misure proposte contro le famiglie cubane.
Per una città che è il cuore del movimento contro la Cuba di Fidel Castro e che viene usata come barometro della politica degli USA verso Cuba, questo è stato un grande avvenimento.
Una notizia forte se si considera che democratici e repubblicani si erano uniti per esprimere lo scontento a proposito di ciò che vuole fare Bush adottando queste misure.
Dopo decenni nei quali la maggior parte dei cubani di Miami erano d’accordo con le amministrazioni nordamericane, 400 di loro si sono riuniti per inviare un messaggio a Bush, dicendogli che aveva superato ogni limite.
Ma sul solo grande giornale della città, il Miami Herald, non è apparsa al proposito nemmeno una parola.
Il giorno dopo la riunione io ho pranzato con Max Castro, amico e redattore di Progreso Semanal e mentre si discuteva sulle nuove foto degli abusi e delle torture, provenienti dell’Iraq e pubblicate dal The Washington Post, ho espresso a Max la mia costernazione e la mia frustrazione per l’assenza assoluta di copertura della conferenza stampa del 20 maggio.
Lui si è voltato verso di me e mi ha chiesto con indifferenza:
“E che cosa ti aspettavi?”
Mi sono reso conto che davanti a me c’era la sola persona che, stando al The Herald – e mi sembra che sia passato così tanto tempo adesso – aveva scritto il messaggio su quello che stava succedendo a Miami, sulla situazione con Cuba. Adesso è Miami che soffre, però!
Max avrebbe scritto un articolo sulla conferenza e il messaggio, semplice, per il Pres. Bush: “Non si immischi, diceva, con le nostre famiglie. Tre anni tra una visita familiare e un’altra è disumano!”
Inoltre c’è molta indignazione per il fatto che un’amministrazione si stia dedicando a stabilire quello che è una famiglia: le zie, i cugini e ovviamente gli amici non fanno parte delle famiglie secondo il clan Bush, che si riempie la bocca con messaggi sulle unioni familiari e i valori della famiglia e che propongono metodi politici che servono solo a dividere le famiglie cubane.
Il 21 maggio io ho compreso che, senza dubbi, il The Miami Herald è anche lui colpevole di questa politica nefasta.
Max era l’ultima persona che aveva disturbato e io credo che esista un piano informale ma ben pensato per eliminare da Miami la differenza di opinioni, che qualsiasi grande giornale, e il Miami Herald lo è, dovrebbe esprimere.
The Miami Herald e il Nuovo Herald avevano mandato due reportes alla conferenza stampa, ma nessuno dei due ha scritto mai una parola. Elaine del Valle, una delle giornaliste del Herald presenti alla conferenza, mi aveva chiesto di telefonarle. Mentre guidavo verso Homestad per andare a una riunione, la chiamai col cellulare e lei mi chiese se io avevo delle note scritte su quello che si era detto nella conferenza. “Sì, le dissi, te le mando con piacere!” e l’ho fatto via fax da un negozio – il Mail Mart USA – di calle 152 SW, deviando dal mio tragitto.
Aspetto ancora di vedere qualcosa di scritto su questa storica riunione per protestare contro le misure che vogliono dividere le famiglie cubane.
Il fatto è che il The Herald sa bene che la sola ragione per cui non è scoppiata una mini rivoluzione per le misure presidenziali è stata la mancanza di informazioni. E non è certo disposto ad aiutare a disseminarle. Probabilmente hanno deciso di aspettare quando scoppierà il problema...ricordate le mie parole.
Alla fine questo quotidiano di Miami è diventato un vero socio nel tentativo di distruggere le famiglie cubane, ma non possiamo incrociare le braccia e permettere che questo succeda.
Dobbiamo organizzarci e far sapere al mondo che questa non è una questione politica come molti stanno cercando di farla apparire, ma un vero affare di famiglia.
Quando tutte le persone si renderanno conto, moltissimi si indigneranno e la prossima volta i 400 saranno 2.000 o anche 4.000 e le agglomerazioni di persone si dovrebbero riunire davanti all’edificio del The Miami Herald, per far sì che almeno lì si sentano le grida di disapprovazione dei cubani!