Fidel Castro: l'umanità
vive un momento critico
19 nov. 2005 (PL)
Una particolareggiata analisi del critico momento che vive l'umanità
caratterizzò il discorso del mandatario Fidel Castro, davanti agli
studenti e ai dirigenti giovanili nel 60° Anniversario della sua entrata
all'Università de L'Avana.
Durante quasi cinque ore il capo di Stato parlò delle sfide che ha davanti
a sé il mondo e vaticinò che si dimostrerà la crisi delle teorie del
sistema capitalista, dei suoi blocchi e destabilizzazioni.
Affermò che la prima difesa è l'assenza della paura affinché l'impero si
demoralizzi, ed esemplificò che l'isola difenderà in tutte le tribune il
diritto dei paesi a fabbricare energia nucleare.
Finirono gli abusi della forza ed il terrore, il quale sparisce davanti
all'assenza totale di paura, perché ogni volta sono di più i paesi che si
rivelino, gli Stati Uniti non potranno sostenere la loro politica.
Disse che più presto che tardi questo impero si disintegrerà e così il
paese statunitense avrà più libertà e giustizia che mai, potrà utilizzare
la scienza e la tecnica in beneficio proprio e dell'umanità e sommarsi a
quelli che lottano per la sopravvivenza della specie e per un'opportunità
per l'umanità.
"Per questo motivo, è giusto usare tutta l'energia, sforzo e tempo per
potere dire, vale la pena essere nato e aver vissuto", condannò.
Durante la celebrazione nell'Aula Magna dell'Università de L'Avana, Fidel
Castro richiamò a preservare il Socialismo per continuare lo sviluppo dei
programmi sociali nell'isola.
Ragionò anche sulle cause che faciliterebbero la reversione di un processo
rivoluzionario tanto profondo come quello cubano.
Al rispetto indicò che sono terribili le conseguenze di qualunque errore,
quello che ha passato più di una volta nella storia, ma notò che Cuba ha
oggi sufficienze idee di come si costruisce il Socialismo.
Affermò che la Rivoluzione si fece a proprio rischio, perfino in momenti
in cui rimase sola quando crollò il campo socialista, per questo che
accelerò le sue concezioni e sviluppò tutte le sue capacità di
sopravvivenza.
In un altro momento si riferì alle molte trasformazioni che si mettono in
pratica nella nazione caraibica, tra le quali menzionò l'offensiva per
affrontare vizi come il furto e la deviazione di risorse.
Il mandatario sottolineò che questi mali si acutizzarono col periodo
speciale provocato dalla sparizione del campo socialista e la politica di
chiusura degli Stati Uniti.
"Non può costruirsi il socialismo coi metodi del capitalismo", affermò e
reiterò che in Cuba c'è un'idea chiara di come costruirlo e preservarlo.
Sulle presunte relazioni della CIA che soffre del Morbo di Parkison,
assicurò di godere di buona salute e che lavora più che mai.
Il capo di Stato, che ha 79 anni, parlò in piedi davanti ai dirigenti
della Federazione Studentesca Universitaria, studenti e professori, ad un
anno dal soffrire una caduta accidentale che gli provocò fratture multiple
nella rotula e fessura nella clavicola destra.
Più avanti ha insistito in che per onore e gloria di questa generazione il
processo cubano mantiene incolume la sua interezza e dignità, di fronte
alle false accuse di Washington ed ai suoi tentativi di distruggerla.
Ugualmente elogiò le capacità che dimostra oggi il popolo cubano
dimostrando che sì può avanzare, con la creazione di più risorse e una
migliore amministrazione.
Richiama Fidel Castro a
preservare il Socialismo
19 nov. 2005 (PL)
"Cuba conta oggi su più idee di come si costruisce il Socialismo" disse qui Fidel Castro e responsabilizzò gli studenti universitari, rappresentanti della
nuova generazione, a preservare questo sistema per il futuro.
Davanti a dirigenti giovanili ed una rappresentazione di studenti dei centri di
educazione superiori, Fidel sottolineò che in mezzo alle
avverse circostanze, che nel mondo predominano, si risponde ai mali e alle
difficoltà dei cubani.
"Senza questa attenzione non sarebbe stato possibile lo sviluppo delle centinaia
di programmi in essere con la decisiva partecipazione dei giovani lavoratori
sociali, presenti nell'attuale lotta contro manifestazioni criminali", osservò.
Durante il suo discorso ragionò sulle cause che faciliterebbero la reversione di
un profondo processo rivoluzionario come questo che vive l'isola, "perché sono
terribili le conseguenze di qualunque errore, e questo è successo in più di
un'occasione nella storia", disse.
Al rispetto affermò che la nazione ha oggi molte più possibilità di risorse,
anche se si sono scialacquati i soldi per anni, quando alcuni hanno creduto che
con metodi capitalisti avrebbero salvato il Socialismo ed il paese.
Fidel Castro ponderò la possibilità di contare sulle conoscenze e capacità
sufficienti affinché nel paese cubano perduri questo sistema, nonostante
l'aggressività degli Stati Uniti il cui blocco -ricordò- ricevette recentemente
il rifiuto di 182 paesi nelle Nazioni Unite. Significò che questa rivoluzione si
fece a proprio rischio, perfino in momenti in cui rimase sola, come quando
crollò il campo socialista, per questo che più che mai accelerò le sue
concezioni e sviluppò tutte le tattiche possibili per resistere e fortificare le
sue convinzioni.
Tutta la tecnologia e forza del nemico del nord è infima di fianco alle armi che
possiede Cuba, un paese con livello educativo e cultura politica superiore, che
non permetterà mai di tornare ad essere una colonia degli Stati Uniti.
Osservò che tutto questo sforzo è per evitare che la sconfitta possa impadronirsi di
questo paese che tanto si è fidato dei suoi dirigenti, affinché l'impero non
abbia carceri né centri di torture in questo continente che si è alzato ed è
deciso alla sua seconda e definitiva indipendenza.
Fidel Castro rilancia la battaglia
delle idee contro "i nuovi ricchi''
19 nov. 2005
Un'offensiva contro i "nuovi ricchi", cioè contro coloro che, negli ultimi anni, si sono arricchiti con metodi che nulla
hanno a che spartire con l'ortodossia socialista: è questo l'annuncio fatto da
Fidel Castro, nel corso di un lungo discorso (quasi sei ore) all'Università
dell'Avana.
Il presidente ha svolto una vera e propria requisitoria - oltre che contro i
nemici esterni, Stati Uniti in testa - nei confronti di coloro che, a Cuba,
accrescono i loro guadagni "giocando" nelle vaste zone d'ombra loro concesse dal
sistema e, in questo modo, rendendo più povere le casse di uno stato alle prese
quotidianamente con una gravissima crisi economica, conseguenza soprattutto
dell'embargo.
Per Castro la Cuba di oggi è un paese che ha dimenticato le basi della
rivoluzione, facendo invece prosperare una serie di attività illecite che, ha
detto, non sembrano avere limite. A Cuba si ruba ovunque, ha tuonato rivolto
agli studenti e ai suoi collaboratori: dagli alberghi, ai porti, ai magazzini
delle merci acquistabili solo con moneta straniera. "Quanti modi di rubare
esistono nel paese?" si è chiesto provocatoriamente il Lider Maximo.
È il caos, ha gridato Castro, che ha annunciato una guerra durissima "ai vizi,
agli sbandamenti, al furto". Una guerra in cui non si darà "tregua a nessuno",
ha assicurato Castro, sottolineando il "grande errore" di coloro che hanno
creduto che con "metodi capitalisti" si può "costruire il socialismo". Il
compito di vegliare sul "nuovo corso" non potrà avere come "guardiano" che la
rivoluzione, cui spetterà "stabilire i controlli che saranno necessari".
Castro, peraltro, ha annunciato per la prima volta la fine prossima della "libreta",
la tessera grazie alla quale i cubani possono acquistare a prezzi politici i
generi di prima necessità. La "libreta" è stata istituita nel 1962 e, per la
maggioranza dei cubani - il cui salario medio è pari all'equivalente di 15
dollari al mese -, è il solo modo per potere sopravvivere. I cubani ora pensano
che una delle prossime mosse (Castro non l'ha smentita) possa essere la
rivalutazione del peso.
Cuba: rivoluzione
nella Rivoluzione
19 nov. 2005 (PL)
Cuba vive oggi momenti di rivoluzione dentro la Rivoluzione, una strada per
costruire una società migliore e la formula imprescindibile per difendere e
perfezionare il socialismo.
Il presidente Fidel Castro dissertò ieri sera durante più di cinque ore al
riguardo e, di passaggio, smentì presunte relazioni della CIA sulla sua salute.
La sua comparizione ebbe luogo nell'Aula Magna dell'Università di L'Avana, dove
celebrò, con dirigenti studenteschi il 60°anniversario della sua entrata a
questo recinto universitario.
Fu un appuntamento di confessioni ed analisi con un auditorium nel quale
prevalevano i giovani, i principali collaboratori del mandatario in decine di
programmi sociali, economici e di diversa indole che cercano di trasformare le
cose per migliorare la società cubana.
Il capo di Stato assicurò che Cuba risulta invulnerabile militarmente davanti ad
un'eventuale aggressione degli Stati Uniti che, non potranno pagare il prezzo in
vite della loro avventura bellica.
Ma mise in allerta che il principale nemico della Rivoluzione nella maggiore
isola delle Antille è quello che facciano i cubani, che resisterono ed ora
avanzano nonostante la caduta del campo socialista, in particolare l’Unione
Sovietica.
Questa congiuntura che si accompagnò con il raddoppiamento del blocco
nordamericano, provocò quello che si chiamò qui il periodo speciale, di carenze
e sforzi eroici, ma anche di acutizzazione di vizi, come il furto e la
deviazione di risorse.
Fidel assicurò che oggi la nazione caraibica ha un'idea chiara di come
costruire e preservare il Socialismo, ma anche la convinzione che questa opera
non potrà mai compiersi nell'isola con i metodi del capitalismo.
Per gli analisti che scommettono sull’età del leader cubano e si perdono nella
profondità dei suoi discorsi, deve risultare difficile districare le matasse per
le quali Fidel Castro parla di costruire la migliore società del pianeta ed
offrire esperienze al mondo dal piccolo bastione caraibico.
L'ottimismo del capo di Stato lascia perplesso più di un compatriota, quando
sembra che di punto in bianco il paese assediato da più di 45 anni annuncia al
mondo che ha oggi più credito che mai ed affronta un processo investitore in
diversi terreni.
Ma l'avvezzato ed emblematico presidente di Cuba, lo confessa, è obbligato a non
mostrare tutte le carte, perché i falchi del blocco sono pronti per impedire ed
ostacolare qualunque programma di sviluppo nell'isola.
Fidel Castro, in mezzo all'ottimismo, avvisa che la specie umana è in pericolo
di estinzione e nessuno può assicurare che questo non succeda.
Tuttavia, lasciò chiaramente capire che la cosa più importante è preservare
l'opera umana, minacciata da guerre, egoismi ed il consumo sfrenato di una
minoranza arricchita sulle spalle della miseria di migliaia di milioni di
persone.
In questo mondo, l'esperienza e le risorse umane contano e questo eccede in un
paese obbligato a vivere quasi in stato di guerra ed a cercare soluzioni dentro
la manica.
Non c'è allora una bacchetta magica bensì raziocinio quando Cuba investe nel
risparmio, per esempio del combustibile, e poi raccoglie i frutti di una
politica imprescindibile quando i prezzi del petrolio si moltiplicano sul
mercato mondiale.
Sembrerebbe per alcuni una cosa da matti che L'Avana importi per decine di
milioni di lampadine risparmiatrici per cambiare le tradizionali incandescenti,
una via che elimina spese ed a medio termine libera delle risorse.
È appena un barlume di quello che lasciò intravedere, ed a questo si unisce la
sua allusione, breve ma abile, di che si perfora sotto la terra del tabacco, la
canna di zucchero ed il nichel, deliberatamente che l'oro nero è già una risorsa
importante per l'economia.
Sono vie per fare il socialismo cubano, quello che deve assicurare il benessere
materiale e spirituale a tutti i suoi cittadini, senza distinzioni.
Ma premierà anche con la formula "ad ognuno si darà secondo il suo lavoro, ad
ognuno secondo la sua capacità", anticamera della meta comunista che "ad ognuno
secondo la sua necessità".
Sono frasi di libri di testo, ma che non sono intesi come libelli in un paese
dove l'esperienza, l’autorità e le energie del leader, l'appoggio della nazione,
ed il protagonismo della gioventù, promettono cambiamenti per un mondo migliore.
salute e lavoro più che mai
19 nov. 2005 (PL)
Il presidente Fidel Castro assicurò
oggi che gode di buona salute e lavora più che mai, nonostante presunte
relazioni della CIA che soffre del Morbo di Parkison.
"Chi mi hanno ammazzato tante volte ha sofferto delusioni dietro delusioni",
affermò il mandatario, che intervenne in un atto in questa capitale per il 60°
anniversario della sua entrata all'Università de L'Avana.
Il capo di Stato, di 79 anni, parlò in piedi, durante varie ore davanti a
dirigenti della Federazione Studentesca Universitaria, studenti e professori, ad
un anno di soffrire una caduta accidentale che gli provocò fratture multiple
nella rotula e una fessura nella clavicola destra.
Riferì dettagli dell'intervento chirurgico del quale disse di essersi
perfettamente ristabilito. "Frattanto" aggiunse "prosegue positivamente la
riabilitazione del braccio".
Al rispetto indicò che mantiene la forza di questa estremità e perfino ha già provato, davanti all'eventualità di un'aggressione statunitense, il sostegno e
la manipolazione di una pistola con la quale, assicurò, ha buona mira.
"Dicono che la CIA scoprì che io avevo il Morbo di Parkinson" ironizzò mentre
mostrava all'auditorium la fermezza del suo braccio destro.
Evocò che i nemici della rivoluzione cubana l'hanno ammazzato varie volte e
perfino l'accusarono di essersi arricchito nel tempo della carica politica. "Che
gaffe!", puntualizzò.
Secondo informazioni rese pubbliche negli Stati Uniti, i servizi di sicurezza di
questo paese ed organizzazioni controrivoluzionarie collocate nella Florida
prepararono centinaia di attentati contro il leader cubano.
Indicò che "sarebbe interessante suggerire alla CIA che, più che inquisire sullo
stato della mia salute, realizzi alcune investigazioni intorno all'imperatore
(il presidente nordamericano George W. Bush".
Benché evitò di dilungarsi sul tema, assicurò che faceva il commento in
riferimento a cose che, sottolineò, "suggeriscono stupidità in molti temi
nell'adempimento del governo statunitense".
In tale senso affermò che la CIA è stata poco appoggiata da questa
amministrazione repubblicana anche se ha la sua quota di responsabilità in
alcuni degli spropositi della Casa Bianca.
Fidel, l’eterno ribelle
J.ORAMAS - 18 novembre 2005
Il presidente Fidel Castro, durante una cerimonia tenutasi nell’Aula Magna dell’Università, ha ringraziato la vita per mantenergli ancora vivo lo spirito ribelle che sentiva quando entrò nell’Ateneo dell’Avana 60 anni fa.
Il leader della Rivoluzione Cubana ha detto che gli studenti sono il simbolo della vita e li ha ringraziati per la loro presenza come invitati a questo atto, in un momento nel quale il paese mantiene più di 1.000 medici ad aiutare un popolo fratello in Centroamerica che ha sofferto uno dei peggiori disastri naturali della sua storia e mentre altre brigate mediche cubane stanno aiutando un altro popolo di un paese situato a migliaia di chilometri di distanza (Pakistan), dove sono morte circa 100.000 persone e decine di migliaia hanno riportato gravi ferite.
"Fatti quasi contemporanei, mentre il mondo insensibile spreca 1.000 miliardi di dollari ogni anno in pubblicità per prendere in giro l’immensa maggioranza dell’umanità che, inoltre, paga le menzogne che si dicono e che trasformano l’essere umano in una persona che non sembra avere la capacità di pensare" ha detto.
"Questo mondo insensibile che sperpera 1.000 miliardi di dollari in armi. Questo mondo insensibile che trae dalle masse impoverite, dall’immensa maggioranza degli abitanti del pianeta, varie migliaia di miliardi di dollari ogni anno e rimane indifferente quando gli dicono che sono morte 100.000 persone, tra le quali forse 20.000 o 30.000 bambini e che più di 100.000 sono rimaste ferite, la grande maggioranza delle quali ha riportato fratture ossee e delle quali forse solo il 10% sono state operate", ha detto il Presidente cubano.
"Questo è il mondo nel quale stiamo vivendo" ha aggiunto, per poi segnalare che "non è un mondo pieno di bontà, è un mondo pieno di egoismo; non è un mondo pieno di giustizia, è un mondo pieno di sfruttamento, soprusi, saccheggi, dove un gran numero di bambini potrebbe essere salvato, ma muore semplicemente perché gli mancano centesimi per medicinali, per un po’ di medicinali, pochi dollari per alimenti sufficienti a vivere".
"E ogni anno ne muoiono tanti quasi quanti ne morirono nella Seconda Guerra Mondiale" ha detto.
Facendo riferimento alla politica dell’Amministrazione Bush ha segnalato: "Che mondo è questo, dove un impero barbaro che proclama il suo diritto ad attaccare improvvisamente e preventivamente 70 o più paesi, è capace di portare la morte in qualsiasi angolo del mondo utilizzando le più sofisticate armi e tecniche di morte. Un mondo dove regna l’Impero della brutalità e della forza con centinaia di basi militari in tutto il pianeta, tra le quali una nella nostra terra, nella quale intervenne arbitrariamente quando il potere coloniale già non riusciva a sostenersi e quando centinaia di vite dei migliori figli di questo popolo – composto da appena un milione di persone – era morto in una lunga guerra di circa 30 anni".
Fidel ha ricordato il ripugnante Emendamento Platt, che dava diritto agli USA di intervenire in questa terra quando, secondo loro, l’ordine non fosse sufficiente. Ha sottolineato che "è passato più di un secolo e ancora gli USA stanno occupando un pezzo di territorio cubano (la Base Navale di Guantánamo), che è diventata la vergogna e l’orrore del mondo da quando si è divulgata la notizia che si è trasformata in un antro di tortura, dove sono recluse centinaia di persone provenienti dalle più svariate parti del mondo. Non vengono portati nel territorio degli Stati Uniti perché lì potrebbero esistere leggi che impedirebbero di mantenere illegalmente sequestrati quegli uomini".
Il leader cubano ha aggiunto che, riempiendo di orrore l’opinione pubblica mondiale, "questi prigionieri sono stati sottoposti a brutali e sadiche torture. Il mondo lo ha saputo nello stesso momento in cui in un carcere iracheno stavano torturando centinaia di prigionieri del paese invaso con tutto il potere del colossale Impero nordamericano, dove centinaia di migliaia di persone hanno perso la vita".
Ha anche segnalato le notizie riguardanti le carceri segreti del Governo USA nei paesi satelliti dell’Europa dell’Est, gli stessi che votano a Ginevra contro Cuba e l’accusano di violazione dei diritti umani, ma dove nessuno ha mai conosciuto un centro di tortura nel corso dei 46 anni di Rivoluzione.
Ha sottolineato che mai nel nostro paese è stata violata quella tradizione senza precedenti di non torturare un solo uomo e che mai siamo stati a conoscenza della tortura di un solo uomo. "Anche se non fossimo noi sarebbe il nostro popolo, che ha un concetto altissimo della dignità umana, ad impedirlo" ha sostenuto.
Fidel ha sottolineato la condanna al blocco contro Cuba votata nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con 182 voti a favore della Risoluzione cubana e 4 contrari e ha criticato l’appoggio agli USA da parte dello stato pro nazi di Israele, che commette quel crimine nel nome di un popolo che per più di 1.500 anni ha sofferto persecuzioni ed è stato vittima dei più atroci crimini durante la Seconda Guerra Mondiale: il popolo d’Israele "che", ha segnalato, "non ha nessuna colpa di quella selvaggia politica imperiale che mira a provocare l’olocausto del popolo palestinese".
Il Presidente dell’Isola ha criticato le minacce degli USA contro l’Iran per indurlo a non sviluppare combustibili nucleari, "che non sono armi nucleari, non sono bombe nucleari, ma il combustibile del futuro. È come vietare a qualcuno di cercare il petrolio".
Fidel Castro ha detto che Cuba possiede si armi nucleari, ma che queste sono "le nostre idee, la forza della giustizia per la quale lottiamo, in virtù del potere invincibile delle armi morali".