DALLA STAMPA STRANIERA
VICTOR DALTON (da Rebelión)
29 marzo 2005
Com’è noto, l’anno scorso la 60° Commissione sui Diritti Umani (CDH la sigla in spagnolo) di Ginevra ha approvato con un solo voto di vantaggio una risoluzione di condanna contro Cuba presentata dall’Honduras, ma redatta dagli USA. Come ha ottenuto la maggior potenza del mondo il sostegno a questa risoluzione? Analizzarlo può aiutare a capire il funzionamento della CDH e l’essenza di questi negoziati.
Nella sua pretesa d'imporre a qualsiasi costo questo progetto di risoluzione contro Cuba, i rappresentanti formali od informali degli USA sono ricorsi ad ogni tipo di minacce e pressioni nei confronti paesi componenti la Commissione.
A vari stati centroamericani hanno ricordato che avrebbero potuto far rimpatriare centinaia di migliaia dei loro emigrati che lavorano negli Stati Uniti, ponendo fine all’invio di rimesse familiari alle nazioni di origine.
Alcuni paesi africani sono stati minacciati di venir privati dei benefici della Legge per la Crescita e le Opportunità dell’Africa (AGOA), norma statunitense che stabilisce facilitazioni per l’accesso di alcune esportazioni africane al mercato nordamericano.
Si è preteso anche d'intimidire altre nazioni di varie regioni, sottoponendole ad un tipico quadro di ricatti.
Si è chiesto un voto contro Cuba, o almeno un’astensione, minacciando in caso contrario di bloccare l’erogazione di prestiti del Fondo Monetario Internazionale, istituzione nella quale gli Stati Uniti hanno di fatto il diritto di veto.
Il 14 aprile 2004, il sottosegretario di Stato Roger Noriega, ha confermato che la Casa Bianca ha tenuto contatti con paesi latinoamericani ed europei, sollecitando il sostegno al progetto anticubano.
L’agenzia DPA ha reso noto che Noriega ha detto che lo stesso presidente Bush si stava occupando personalmente del tema attraverso chiamate telefoniche ed ha segnalato come esempio la conversazione avuta col presidente Fox.
Il segretario del Dipartimento di Stato per gli organismi internazionali, Kim Holmes, ha detto pubblicamente che gli Stati Uniti stavano combattendo un’ardua battaglia, interloquendo con vari paesi affinché sostenessero il progetto anticubano.
Il portavoce del Dipartimento di Stato ha confermato che il Presidente, il Segretario di Stato ed altri funzionari del Dipartimento stavano chiamando telefonicamente i paesi membri della Commissione, chiarendo gli interessi prioritari degli USA rispetto alle situazioni dei diritti umani e premendo perché si votasse in questa direzione.
Alcune di queste pressioni sono state esercitate in modo talmente scandaloso che l’opinione pubblica ne è venuta a conoscenza. Uno di questi casi è stato quello della Repubblica Dominicana sotto il governo dell’allora presidente Hipólito Mejía, che aveva comunicato alle autorità cubane che il suo paese si sarebbe astenuto nella votazione del progetto anticubano. Questo impegno è stato mantenuto fino al pomeriggio del 14 aprile, a meno di dodici ore di distanza dal voto a Ginevra, quando il Governo cubano è venuto a conoscenza che la Repubblica Dominicana si sarebbe unita ai votanti contro Cuba.
Hipólito Mejía ha dichiarato pubblicamente a Miami di aver ricevuto chiamate di pressione sul voto del sottosegretario di Stato nordamericano Roger Noriega, nonchè dell’allora inviato speciale del presidente Bush per le Americhe Otto Reich, anche lui anticubano.
Particolarmente in America Latina esiste una chiara corrispondenza tra il grado di sovranità, dignità e popolarità di un governo e le possibilità di successo delle pressioni e ricatti di Washington per ottenere il sostegno od il co-patrocinio al progetto anticubano.
I più propensi a piegarsi ai diktat anticubani della superpotenza, nel disprezzo della volontà dei loro rispettivi popoli, sono stati i governi della regione coinvolti in scandali di corruzione, frode e basso livello di consenso sociale, che hanno dimostrato una dipendenza estrema da Washington in materia di assistenza finanziaria e di avallo alla repressione dei loro settori popolari scontenti, che rappresentano gli interessi egoistici delle oligarchie-clienti del capitale transnazionale.
La lista degli "statisti" servili della regione comprenderebbe anche personaggi della "statura politica" degli ex presidenti Menem (diventato multimilionario grazie all’"onesto" esercizio delle sue alte funzioni di Presidente) e Battle (l’ex capo di stato uruguayano che ha concluso il suo mandato col più basso livello di consensi nella storia del suo paese e che ha esteso l’impunità ai responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, come esecuzioni extragiudiziarie, sparizioni forzate e torture).
Quali sono stati gli uomini e le donne incaricati di questo lavoro sporco nei corridoi della sede ONU di Ginevra?
Per assicurare l’adozione del progetto anticubano nella città svizzera, la delegazione governativa degli USA alla 60° CDH è stata "rafforzata" con personale dalla lunga esperienza nell’esecuzione della politica di ostilità anticubana e nell’uso della garrotta contro i governi del Sud, tra i quali Frank Almaguer, di origine cubana.
Almaguer prestò servizio come ambasciatore di Washington a Tegucigalpa dal 1999 al 2002. Precedentemente aveva svolto altri compiti di ingerenza ed interventismo in Centroamerica ed altri paesi dell’America Latina, compiendo le sue missioni dietro la facciata "umanitaria" dei cosiddetti Corpi di Pace e della USAID.
Non era mai stata tanto chiara la commistione tra un’Amministrazione nordamericana e gli elementi più reazionari ed aggressivi dei gruppi violenti armati di Miami. Forse l’esempio più scandaloso è stato l’accredito da parte di Washington del cittadino di origine cubana Luis Zúñiga Rey come membro della sua delegazione al 60° ciclo di sessioni della Commissione.
Zúñiga Rey fu arrestato nell’agosto 1974 e condannato dai tribunali per essere entrato illegalmente a Cuba proveniente dagli USA, carico di esplosivi ed armi, come parte di un operativo della CIA che doveva compiere varie azioni terroristiche. Dopo la sua liberazione e ritorno in territorio nordamericano come responsabile dell’apparato per le azioni paramilitari della Fondazione Nazionale Cubano-Americana (FNCA), partecipò negli anni novanta all’organizzazione e finanziamento di attentati esplosivi contro vari alberghi de L’Avana e di altre azioni terroristiche contro ospedali cubani.
Il rapporto del Relatore Speciale sull’impiego di mercenari al 56° ciclo di sessioni della CDH, ha rivelato che Zúñiga Rey reclutò il cittadino guatemalteco Percy Francisco Alvarado Godoy, per compiere studi sui punti vulnerabili e suscettibili di attentati terroristici a Cuba, come alberghi, centrali termoelettriche e raffinerie di petrolio.
Zúñiga Rey è intervenuto nei dibattiti del 60° ciclo di sessioni della CDH, utilizzando nientemeno che lo scanno del paese che si dice impegnato e promotore della lotta al terrorismo.
I gruppi violenti di origine cubana con sede negli Stati Uniti, in collaborazione con l’Amministrazione Bush che li copre e sostiene, hanno utilizzato tutta la loro influenza per sommare allo spettacolo della farsa anticubana a Ginevra i congressisti nordamericani beneficiati dai loro "generosi" contributi finanziari.
Anche il congressista repubblicano del New Jersey Chris Smith, stato che, assieme alla Florida, copre gruppi armati di origine cubana come Alpha 66 e Commandos L, ha negoziato sostegni al progetto anticubano per i corridoi e le sale di Ginevra, minacciando rappresaglie contro gli Stati che osino rifiutare.
Smith ha potuto contare sull’aiuto della signora Poblete, assistente della congressista di origine cubana Ileana Ross-Lehtinen, che svolse un ruolo di rilievo nel sequestro del bambino cubano Elián González ed è nota per il suo attivismo nel perseguire l’indurimento del blocco contro il popolo cubano.
Pertanto, la votazione della CDH dell’anno
scorso è stata il risultato di pressioni e ricatti ai paesi del Terzo Mondo, i
cui governi vendono la loro legittimità agli Stati Uniti a spese di Cuba. E
tutto ciò viene delegato dal governo nordamericano a persone strettamente legate
alle azioni armate contro l’Isola. Qualsiasi accostamento con la difesa dei
diritti umani è pura ironia.