14/04/2005
UNO STRANO PARADOSSO:
MOZIONE ALL’ONU, GUANTANAMO E CASO CARRILES
Un’ennesima proposta di risoluzione di condanna è stata appena presentata dagli
Stati Uniti contro Cuba per “ violazioni dei diritti umani” in sede ONU,
a Ginevra;
l’amministrazione Bush, quasi in contemporanea,
ha concesso
un provvedimento di “protezione” - possibile preludio a uno di asilo - a Luis
Posada Carriles, per sua pubblica ammissione mandante di un
attentato del 1976, contro un
velivolo della compagnia aerea di bandiera cubana, che provocò la morte di 73
persone.
Le delegazioni dei 53 Paesi membri della Commissione dell’ONU sui diritti umani potrebbero votare forse venerdì il nuovo provvedimento contro Cuba: l’ultima volta, nell’aprile dell’anno scorso, una mozione simile passò di stretta misura, con 22 voti a favore (tra cui Stati Uniti, Messico, Honduras, Italia) 21 contro (tra i quali quelli di Russia e Repubblica Popolare Cinese) e 10 astenuti , inclusi Argentina e Brasile.
Contro la 16esima condanna dell’Avana molte personalità si sono mobilitate in tutto il mondo: politici, uomini di cultura, rappresentanti di migliaia di organizzazioni non governative e umanitarie , inclusi sei premi Nobel: Adolfo Pérez Esquivel, José Saramago, Nadine Gordimer, Rigoberta Menchú, Mijail Gorbachov e Dario Fo.
Contro Posada Carriles, protetto fino all’agosto 2004 dall’ex-presidente di Panama Mireya Moscoso e da una ventina di giorni a Miami, in Florida, capitale dei profughi anticastristi, Castro ha avuto intanto parole chiare e dure: “terrorista, criminale, assassino, mostro e boia”.
Il trattamento concesso a Carriles e la nuova mozione all’ONU non sembrano tenere in alcun conto i piccoli passi in avanti di Cuba, testimoniati ad esempio dalla lenta ma progressiva liberazione degli appartenenti al cosiddetto ‘Gruppo dei 75’, arrestati e condannati a pene tra i 15 e i 27 anni di carcere con l’accusa di avere attentato “all’indipendenza e all’integrità dello Stato” in collaborazione con il responsabile della ‘Sezione Interessi’ degli USA all’Avana, James Cason. E neanche dei crescenti rapporti d’affari tra aziende statunitensi e governo cubano né del progressivo ‘disgelo’ dell’Avana con i Paesi dell’Unione Europea e del credito di cui Cuba gode in Africa, in America Latina e in Asia.
Dopo
42 anni di blocco economico sempre più rigido, Washington – che proprio in un
angolo dell’isola possiede e gestisce il campo di prigionia di
Guantanamo, in cui secondo qualsiasi fonte internazionale i
prigionieri sono privati dei più elementari diritti umani – continua a sostenere
che Cuba lede gli elementari diritti dell’uomo, senza interrogarsi sulle sue
responsabilità storiche, politiche ed economiche verso un’isola tanto vicina
eppure così lontana. “Perché tutti dimenticano le atrocità contro i diritti
umani commesse nelle prigioni statunitensi in Iraq, Afghanistan e Guantanamo?”
si chiedeva ieri Oscar González, ex-ambasciatore messicano presso le Nazioni
Unite.
[MISNA]