Fidel Castro e Hugo Chavez sottolineano

 

il pensiero di Bolivar e Martì

 

   

22 agosto(PL) - I presidenti di Cuba e del Venezuela, Fidel Castro e Hugo Chavez hanno ricordato oggi il carattere antimperialista del pensiero dei due eroi Simon Bolivar e José Martì, ancora vivo in America Latina.


I due mandatari hanno parlato da Sandino, in provincia di Pinar del Rio, durante la trasmissione del programma Alò Presidente, che ha avuto come scenario una comunità costruita da brigate solidali venezuelane.


Fidel Castro si è riferito allo storico pensiero di Martì, che ha dato la sua vita in combattimento, soprattutto per voler impedire, salvando l’indipendenza di Cuba, che gli Stati Uniti cadessero con più forza sui popoli di America Latina.

Chavez ha detto che Bolivar aveva predetto l’imperialismo e, nel 1826, sentenziò il ruolo degli Stati Uniti, coloro che sembravano destinati dalla provvidenza a riempire di miseria l’America Latina in nome della libertà.

Bisogna ricordare Martì come un infinito bolivariano, perché ha raccolto e ha alimentato le bandiere di Bolivar, attualizzandole 60 anni dopo della morte del “Libertador”.


Un altro punto in comune che unisce i due popoli di Cuba e Venezuela, come ha ricordato Fidel Castro è che un venezuelano è stato il padre di Antonio Maceo, “il nostro migliore capo militare, il più audace” delle lotte per l’indipendenza cubana. In forma tranquilla è trascorsa la prima parte del programma durante la quale i due capi di stato hanno salutato la popolazione di Pinar del Rio, che gli ha dato un grande benvenuto nel loro viaggio da L’Avana.


Un momento di emozione è stato costituito dalla chiamata telefonica dallo stato venezuelano di Carabobo di una paziente di artrite reumatoide, che è riuscita a curarsi a Cuba, dove è arrivata gravissima.


In risposta ai ringraziamenti, Fidel Castro ha detto che semplicemente i cubani hanno compiuto il loro dovere con una venezuelana e lo stesso lo farebbero con qualsiasi cittadino del mondo.

“Non dimenticarti che è proibito ringraziare”, ha aggiunto e sottolineò la disposizione del popolo di Cuba di ricevere e assistere i venezuelani che ne hanno bisogno.

 

 

MARTÍ E BOLÍVAR PRESENTI

 

 

Durante un’amena conversazione, Fidel e Chávez hanno ricordato alcuni passaggi della storia cubana e bolivariana. Al rispetto, il leader della Rivoluzione cubana ha parlato delle guerre d’indipendenza dell’Isola, dell’esempio lasciato da Maceo e Gómez, del simbolo di madre eroica di Mariana Grajales.

 

Chávez ha chiesto un applauso per questa donna, sposata con un venezuelano e Fidel ha aggiunto che è un simbolo eroico e di unità tra i nostri due popoli, perchè Maceo fu il nostro miglior capo militare, il più audace.

 

Il Capo di Stato venezuelano si è allora interessato alla nascita e morte di José Martí. Dopo aver ricevuto al rispetto una spiegazione dettagliata da parte di Fidel, Chávez ha detto che Martí fu un grandissimo boliviariano, raccolse la bandiera di Bolívar, l’alimentò e l’attualizzò.

 

Subito dopo ha rievocato un suo discorso improvvisato del 17 dicembre 1982, dove ricordò le parole di Martí su Bolívar: "Bolívar si trova nel cielo d’America, vigile e accigliato, ancora seduto sulla sua roccia, assorto nei suoi pensieri creativi, con a fianco l’inca ed ai piedi un fascio di bandiere; così sta lui, calzando ancora gli stivali da campagna, perchè quel che non ha fatto resta ancora da fare, perchè Simon Bolívar ha ancora da fare in America".

 

"Dieci anni dopo questo discorso", ha ricordato Chávez, "venne la ribellione bolivariana del 4 febbraio", scaturita dal fondo della terra e della storia venezuelane, da Martí, da Bolívar, da tutto quel che oggi ci mantiene più uniti che mai in questa battaglia che è prima di tutto per la dignità del nostro popolo, per la seconda indipendenza della nostra Patria, per l’integrazione caraibica e latinoamericana, unica maniera per salvare i nostri popoli, per la lotta contro l’egemonia imperialista.

 

Il leader sandinista Daniel Ortega, ha ricordato come anche Augusto César Sandino invocò l’unità dei popoli latinoamericani. "Riprese il pensiero bolivariano e parlò dell’indispensabile unità", ha sottolineato.

 

Ha aggiunto che questo 21 agosto nella località della Provincia di Pinar del Río è stato presente lo spirito di Bolívar, grazie alla Rivoluzione cubana. "E c’è Fidel, con tutta la forza e lo spirito di Martí; Chávez, con tutta la forza e lo spirito di Bolívar, innalzando lo spirito di Sandino".

 

Shafick Handal, dirigente storico del FMLN di El Salvador, ha rievocato alcuni passaggi della lotta del rivoluzionario salvadoregno Farabundo Martí, fucilato nel 1932. Ad una domanda di Fidel su quel che farebbero i salvadoregni se il Venezuela venisse aggredito dall’imperialismo, Shafick ha risposto che, senza la necessità di deciderlo in un’assemblea, "dovremo andare in centinaia e se possibile in migliaia a combattere per la sovranità di questo popolo".

 

 

FIDEL E’ GIA’ STATO ASSOLTO DALLA STORIA

 

 

‘Aló Presidente’ è durato per cinque ore e quaranta minuti. Sono state mostrate le immagini del ricevimento che gli abitanti di Pinar del Río hanno riservato ai due leader; delle spiegazioni sulle caratteristiche del territorio più occidentale dell’Isola; di un collegamento in diretta con l’Università di Scienze Informatiche (UCI) dove si è parlato sull’integrazione di questo centro alla Missione Miracolo per la seconda volta in questa stagione estiva; le riflessioni di ministri di entrambi i paesi e le lucide esposizioni degli ufficiali bolivariani, tra le quali quella del maggiore Urdaneta Sánchez, della brigata che ha costruito le case inaugurate. E perfino un intervento molto illustrativo del presidente del Consiglio Popolare della comunità di Bolívar (sempre in provincia di Pinar del Río) che ha motivato Chávez a spiegare che a Cuba esiste una vera democrazia rivoluzionaria.

 

Alla fine del programma si è prodotto un momento sommamente emozionante, quando Chávez ha proclamato, indicando Fidel: "Quest’uomo è già stato assolto dalla Storia ed i popoli lo sanno".

 

L’espressione del Presidente venezuelano costituisce un commento alle parole con le quali il leader della Rivoluzione cubana ha concluso il 26 luglio il discorso dell’atto commemorativo del 52° anniversario dell’assalto alle caserme Moncada e Céspedes. In quell’occasione, facendo riferimento alla demonizzazione della quale lui e Chávez vengono fatti regolarmente vittime da parte dell’imperialismo e dei suoi accoliti, Fidel ha riformulato, contando sul fatto che il suo collega venezuelano sarebbe stato d’accordo, la frase finale della sua arringa auto-difensiva nel processo al quale venne sottoposto dopo l’impresa del Moncada: "Condannateci, non importa, la Storia ci assolverà!" Ieri a Sandino, Chávez ha considerato che in questo modo Fidel gli ha reso un immenso onore, che ritiene di non meritare ancora. Si è definito un umile soldato che "Dio voglia che un giorno possa meritare questo onore, di essere assolto dalla Storia, di essere all’altezza della speranza e dell’amore di un popolo".

 

A questo punto Fidel ha risposto: "Hugo, la macchina del tempo mi ha detto che verremo assolti tutti e due".

 

 

PETROCARIBE ALLE PORTE DELL’ALBA

 

 

Il presidente venezuelano ha fatto inoltre riferimento ai passi fatti dal suo Governo per dare impulso all’iniziativa PETROCARIBE, che ha definito un vero meccanismo d’integrazione economica nell’ambito dell’ALBA (Alternativa Bolivariana per le Americhe), rivolta alla cooperazione in materia energetica con i paesi caraibici provvisti di scarse risorse e colpiti dal ribasso del prezzo del caffè, delle banane e di altri prodotti.

 

"Abbiamo già compiuto una prima analisi del tema, le cui conclusioni dimostrano la necessità di installazioni ed altre infrastrutture per garantire il trasporto e lo stoccaggio di combustibile, con facilitazioni nel suo pagamento", ha precisato Chávez.

 

Il leader venezuelano si recherà martedì in Giamaica per una riunione di lavoro coi leader dei Caraibi su questo programma d’integrazione energetica. La maggior parte dei paesi caraibici non dispongono nemmeno dei depositi per immagazzinare il combustibile. Queste piccole economie sono vittime degli speculatori, che impongono prezzi molto più alti di quelli fissati ufficialmente per un barile di benzina ed altri prodotti. Chávez ha proposto la riunione in Giamaica per compiere un ulteriore passo avanti nella messa in marcia di PETROCARIBE, spiegando al rispetto che il suo Governo ha attivato il fondo ALBA-CARIBE, di 50 milioni di dollari, per crediti, donazioni e perfino per costruire opere come ospedali e strade.

 

Il Venezuela, secondo quanto ha annunciato il suo Capo dello Stato, presterà petrolio all’Ecuador per coprire gli impegni d’esportazione presi da questa nazione, la cui produzione si è interrotta a causa della conflittuale situazione interna. Questi obblighi verranno onorati da Caracas senza che l’Ecuador debba pagare un centesimo.

 

Come notizia dell’ultima ora, Chávez ha informato del trionfo del Venezuela in quest’edizione dei Giochi Bolivariani, dove il paese sudamericano ha collezionato fino alle ore 15 di sabato, quando mancavano poche ore alla chiusura, 178 medaglie d’oro, 12 in più della Colombia.

 

Ha difeso l’importanza dello sport inteso come ponte per promuovere l’amicizia e l’intesa tra i popoli ed ha scherzato con Fidel a proposito della "rivalità" che ci dovrebbe essere il prossimo anno tra cubani e venezuelani nei Giochi Centroamericani.

 

 

I PREMI NOBEL ESIGONO L’ESTRADIZIONE DI POSADA

 

 

In un’altro momento della sua abituale allocuzione domenicale, il Presidente Hugo Chávez ha letto un manifesto sottoscritto dai Premi Nobel della Pace Rigoberta Menchú e Adolfo Pérez Esquivel; della Letteratura José Saramago e di Nadine Gordimer, nonchè dei noti accademici Noam Chomsky e Salim Lamrani, chiedendo l’estradizione in Venezuela del noto criminale Luis Posada Carriles affinchè venga giudicato lì.

 

Il documento, pubblicato domenica nel giornale digitale ‘Rebelión’, sostiene che la questione è osservata con attenzione dall’intera umanità, poiché la maggior parte delle vittime del terrorismo esige che la giustizia trionfi sulla barbarie.

 

La dichiarazione, commentata da Chávez, esorta il Governo degli USA a dare l’esempio nella lotta contro il terrorismo estradando Posada in Venezuela.

 

Dopo aver elogiato il contenuto del manifesto, il Presidente venezuelano ha alluso alle insolenti dichiarazioni fatte recentemente in Paraguay dal segretario alla Difesa statunitense Donald Rumsfeld, secondo le quali esisterebbero prove delle presunte ingerenze di Cuba e Venezuela negli affari interni della Bolivia e sarebbe preoccupante la "malevola" influenza de l’Avana e Caracas in America Latina.

 

"Compiendo un gesto che apprezziamo", ha sottolineato Chávez, "il presidente paraguayano Nicanor Duarte ha risposto a Rumsfeld che il Paraguay manterrà cordiali relazioni con i nostri due paesi e gli ha ricordato che molti giovani di questa nazione sudamericana stanno studiando a Cuba, mentre con il Venezuela esistono importanti accordi per la fornitura di petrolio".

 

I due capi di Stato si sono trovati d’accordo nell’affermare che il vero fattore di destabilizzazione mondiale è l’imperialismo nordamericano. Chávez ha ricordato al rispetto che l’Amministrazione USA organizza colpi di Stato, invasioni, soprusi di ogni genere e utilizza lacché locali per i suoi piani in molti paesi.

 

Una delle più recenti minacce dell’impero punta a screditare il Venezuela nel campo della cooperazione nella lotta al narcotraffico, dopo che Caracas ha interrotto i legami con l’agenzia nordamericana DEA. "Ho detto all’ambasciatore USA, William Brownfield, che a me non importa un fico secco che il suo Governo consideri affidabile o meno il Venezuela" in questo campo, "perchè non possiede i titoli morali per farlo", ha segnalato Chávez, che ha poi sottolineato: agli imperialisti nordamericani "non servirà a niente né minacciarci né invaderci, se non a pentirsene amaramente".