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mondo - politica e società - 07-11-05
Una nuova ALBA
Dal Venezuela
bolivariano il sogno di un’America Latina unita e solidale.
Lo
scorso aprile Fidel Castro e Hugo Chavez hanno siglato uno storico accordo di
cooperazione economica e sociale tra Cuba e Venezuela. E’ il primo passo
dell’ALBA, o “Alternativa Bolivariana per le Americhe”, aperta anche agli
altri paesi dell’America Centrale e Meridionale, che dovrebbe portare tra
breve alla creazione di un nuovo asse politico-economico in grado di
contrastare i piani dell’ALCA (Area di Libero Commercio delle Americhe) e le
velleità imperialiste nordamericane sul continente. Si tratta - secondo le
dichiarazioni del suo ideatore, il presidente venezuelano Chavez - di un
processo di progressiva integrazione atto a sviluppare “lo stato sociale,
nell’interesse non delle élite, ma della gente”.
Finora in America Latina i regimi di commercio proposti - e imposti - dagli
Usa hanno potenziato enormemente le lobbies di potere, e non sono risultati
altro che saccheggi neoliberali di paesi come l’Argentina e il Messico (tanto
per citare due tra le vittime più in vista), hanno avuto effetti devastanti
sulle economie agricole ed hanno immiserito ancor più i lavoratori e le
popolazioni indigene. Da qui il bisogno di sviluppare un progetto
economico-sociale alternativo al sistema neoliberista, nella convinzione che
“solo un’integrazione basata sulla cooperazione, sulla solidarietà e sulla
volontà di avanzare tutti di comune accordo verso livelli di sviluppo più
elevati può soddisfare le necessità e i desideri dei paesi latinoamericani e
caraibici e, allo stesso tempo, preservare la loro indipendenza, sovranità e
identità”.*
A pochi mesi dalla sua genesi, il primo esperimento di “ALBA” comincia a dare
i suoi frutti. Il Venezuela, in cambio dell’export di petrolio e di materiali
da costruzione verso Cuba, sta attualmente beneficiando del lavoro di 20.000
dottori cubani, i quali hanno aperto cliniche mediche nei barrios e
nelle comunità rurali che non hanno mai goduto dei servizi medici, mentre i
programmi di alfabetizzazione “hanno insegnato a 1,1 milioni di venezuelani a
leggere e a scrivere solo durante l’ultimo anno”. Il tutto è stato finora
realizzato con grande fluidità, senza passare attraverso l’intermediazione dei
sistemi bancari internazionali e tralasciando gli interessi delle grandi
compagnie.
Ma l’isola caraibica non è l’unico partner affidabile per il Venezuela
bolivariano. L’iniziativa di Chavez si sta facendo largo anche nel Cono Sud,
coinvolgendo i principali governi della regione nella costruzione di solidi
legami di cooperazione, a cominciare dall’Argentina “che già paga per gli 8
milioni di barili di greggio venezuelani importati, ma non in contanti o in
valuta - che non possiede - bensì con i bovini, di cui abbonda”.
Nell’immediato, le prossime tappe dell’ALBA prevedono la ratifica di 26
accordi di collaborazione tra Brasile e Venezuela, e la fondazione di
Petrosur, un’alleanza petrolifera che
porterà presto alla riduzione dal 30% al 50% del prezzo per i paesi
consumatori, percentuali che sotto il sistema attuale vanno alle compagnie
petrolifere, cioè agli intermediari speculatori capitalisti.
Nel settore delle telecomunicazioni la novità si chiama invece
teleSUR: la prima televisione satellitare
interamente latinoamericana costituita da un consorzio di emittenti pubbliche
di Venezuela, Argentina, Uruguay, Cuba e - prossimamente - Brasile. Secondo i
programmi dei suoi fondatori - tra questi lo stesso Hugo Chavez -, la neonata
tv sarà in grado di fornire al pubblico notizie globali dal punto di vista
dell’America Latina e dei suoi interessi, offrendo così un’alternativa valida
al duopolio CNN-BBC che domina attualmente l’etere continentale.
Di fronte alla sfida “bolivariana” lanciata da Chavez, gli Stati Uniti stanno
tentando di contrastare la nuova tappa dell’integrazione sudamericana con ogni
mezzo, contrapponendo all’ALBA una serie di trattati di libero commercio (TLC)
con i paesi dell’area più “docili” ai loro richiami. Ma l’azione intrapresa
non è delle più semplici, come si evince dal sostanziale fallimento della
recente “Cumbre
Latinoamericana” di Mar del Plata in Argentina, nella quale il
presidente Bush ha invano cercato di raggiungere un accordo con i principali
Paesi del Cono Sur per l’introduzione dell’ALCA.
La partita a scacchi tra Chavez e Bush è tuttora aperta e non è da escludere
che gli Stati Uniti possano ricorrere ancora una volta a metodi molto più
spicci della semplice azione diplomatica per dissuadere i governi pro ALBA a
rivedere le loro posizioni rispetto alle proposte di Caracas. Ovviamente, le
maggiori minacce di rappresaglia (anche militare) incombono proprio sul
Venezuela bolivariano che la Casa Bianca ha sempre stigmatizzato come
principale fonte di destabilizzazione, insieme a Cuba, dell’intero continente
latinoamericano. Non si deve dimenticare che nel 2002 Washington, insieme
alla Spagna di Aznar, non esitò a riconoscere come legittimo il governo
golpista di Pedro Carmona Estanga, che per breve tempo spodestò Chavez senza
però riuscire a consolidarsi per l’ostilità di Argentina e Brasile (e dello
stesso popolo venezuelano), permettendo infine all’ex-ufficiale dei
paracadutisti di riprendersi il suo posto nel Palazzo di Miraflores.
Dopo quel precedente e considerando l’attuale livello critico delle relazioni
USA-Venezuela, sono in molti ora a scommettere che la
“lunga mano” della CIA non tarderà
nuovamente a comparire come un deus ex machina per risolvere, una volta
per tutte, la grana di Hugo Chavez e della sua “ALBA”.
Andrea “Chile” Necciai
“La politica è l’arte di rendere possibile domani quel che sembra
impossibile oggi”.
(Hugo Chavez)
Note: * Dalla Dichiarazione Congiunta di Cuba e Venezuela sull’applicazione
dell’ALBA, L’Avana 14/12/2004.