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Venezuela: il socialismo
nazionale è possibile
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Lunedi 7 Novembre 2005 - 14:06
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Danilo Zongoli
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Il Venezuela avvistato nel
1498 da Cristoforo Colombo (1),
esplorato da Amerigo Vespucci che lo chiama in tal modo dopo aver visto la
laguna di Maracaibo che gli suggerisce l’idea di una “piccola Venezia” entra
nell’impero spagnolo. La regione, povera di risorse, è una delle più emarginate
dei territori spagnoli d’oltremare. Le zone meno povere sono le aree vicino alle
coste dove si insediano delle piantagioni , ma la povertà non risparmia neanche
questi territori in quanto le ricchezze vengono depredate dalla plutocrazia
locale. Proclama , nel 1811, la propria indipendenza e aderisce alla “Grande
Colombia” (2);
tuttavia la vera indipendenza dalla Spagna si raggiunge solo nel 1821 dopo la
vittoria della guerra di liberazione nazionale da parte dell’esercito del
Patriota Simon Bolivar (3).
Il Venezuela si distacca, nel 1830, dalla disciolta federazione e inizia un
lunghissimo periodo di lotte intestine le quali contribuiscono ad incrementare
la povertà della Nazione. Il petrolio viene scoperto nei primi anni del XX
secolo. L’oro nero , di cui il Venezuela è uno dei maggiori produttori mondiali,
potrebbe dare vita ad una RINASCITA NAZIONALE del Venezuela. Le ingerenze
statunitensi rinforzate dalla DOTTRINA MONROE determinano l’alternarsi di regimi
autoritari dal 1908 al 1935, benché cominci un lento processo di modernizzazione
pur sempre caratterizzato da una iniqua e ineguale distribuzione delle
ricchezze, che portano il paese a combattere nella seconda guerra mondiale al
servizio degli Stati Uniti d’America. La fase democratica, seppure interrotta da
frequenti colpi di Stato, inizia nel 1958 e nel 1961 viene approvata la nuova
Costituzione. La carta costituzionale, modellata su quella statunitense, prevede
una repubblica federale di tipo presidenziale. La Nazione viene divisa in venti
Stati che possiedono una discreta autonomia. Il potere esecutivo spetta al
Presidente eletto a suffragio universale e resta in carica per cinque anni. Il
potere legislativo è appannaggio del Congresso, che si divide nel Senato
composto di due rappresentanti per ogni Stato e per il distretto federale e
nella Camera del Rappresentanti eletta con il sistema proporzionale, scelto a
suffragio universale ogni cinque anni. I due principali partiti, che si
alternano al potere nel secondo dopoguerra, sono il socialdemocratico e il
cristiano sociale. La dura realtà venezuelana non cambia e questo territorio
sudamericano rimane caratterizzato da una notevole povertà e dall’asservimento
agli Stati Uniti. Il Venezuela è ricco di risorse :” La risorsa principale è il
petrolio dei bacini di Maracaibo, Barinas, Anzoàtegui, Monagas, Delta Amacuro,
Falcon e Guàrico; importante è anche la produzione di gas naturale (giacimenti
di Amana, Maraven, Lechoso, Placer). Il Venezuela dispone anche di altri
minerale in primo luogo ferro ( giacimenti a Cero Bolivar, El Pao e San Isidro),
oro ( sugli affluenti di destra dell’Orinoco) diamanti ( alto Icabarù), asfalto,
amianto, magnesite, carbone ( Naricual, Capiricual), bauxite, fosfati. Si estrae
inoltre sale marino ( saline di Araya, La Redonda, Las Cumaraguas Coche)”(4)
eppure i dati economico sociali sono disastrosi. Le vie di comunicazioni,
nonostante la costruzione di molte infrastrutture in primis nello stretto di
Maracaibo per favorire il commercio del petrolio, sono insufficienti e precarie
(5),
la rete ferroviaria è esigua e molte zone del paese sono praticamente
irraggiungibili.
Un’altra storica piaga è l’analfabetismo. Il tasso di inflazione supera il
trenta per cento e la disoccupazione il quindici per cento. Basta visitare
Caracas, la Capitale, per avere una idea della povertà. Troviamo estese
bidonvilles, dato comune alle metropoli di tutta l’America latina, testimonianza
di una crescita economica e demografica cittadina improvvisa e incontrollata.
Tutto ciò stride se comparato all’imponenza del Centro Bolivar, costruito nel
1953, con le due torri che fanno da sfondo alla grande avenida Bolivar, con le
moderne arterie stradali che collegano El Pulpo (Il Polipo) con le periferie e,
con le lussuose ville dell’oligarchia.Si può affermare che gran parte della
popolazione patisce la fame. Maggioranza e opposizione che si alternano al
governo non rispondono alle due principali richieste del popolo ovvero la
GIUSTIZIA SOCIALE E LA VERA INDIPENDENZA DAL NEOCOLONIALISMO DEGLI STATI UNITI
D’AMERICA. Le due cose sono strettamente collegate: infatti non ci può essere
giustizia sociale senza indipendenza (le ricchezze del Petrolio e di altri beni
vanno in gran parte alle multinazionali e solo le briciole al popolo che le
produce mediante il Lavoro) e non ci può essere indipendenza senza giustizia
sociale (la classe dirigente plutocratica, in tutto il Sud America riceve come
compenso per la sua subordinazione agli USA il sostegno della grande potenza
americana). La situazione sembra drammatica. L’intero continente americano, con
l’eccezione di Cuba assediata, è sottoposto al rigido controllo statunitense e
coloro i quali si oppongono ad esso vengono, come Peron ed Allende, messi nelle
condizione di non nuocere tra l’altro la gente latinoamericana non può nemmeno
contare sul sostegno europeo poiché,purtroppo, l’Unione Europea sembra, in gran
parte, vedi Iraq e Jugoslavia, seguire una politica estera funzionale agli
interessi d’oltreoceano. Come spesso accade nella Storia, quando tutto sembra
perduto, quando ogni speranza risulta essere razionalmente vana, le forze sane
della Nazione risorgono. Il 6 dicembre 1998 viene eletto come Capo dello Stato
Hugo Chàvez Frìas socialista nazionale e ostile ai poteri forti interni e
internazionali. Il partito del Presidente Chàvez, ovvero il Movimento per la V
Repubblica, ottiene alle ultime elezioni 76 seggi mentre gli avversari, riuniti
nella filostatunitense Coordinadora Democratica (eterogenea coalizione composta
di liberisti, movimenti di destra,”sindacalisti” e quant’altro) solo 60. Chàvez
proviene dalla Forze Armate ma è di una pasta ben diversa dai generali
sudamericani come Pinochet e Videla i quali invece di servire il proprio popolo
e la Patria servono gli Stai Uniti. Le parole, nel caso del presidente Chàvez
sono seguite dai fatti! Chàvez distribuisce la terra ai contadini, nazionalizza
il petrolio,avvia un piano di edilizia popolare, crea un mercato alternativo a
quello globalizzatore delle multinazionali, con l’Argentina di Kirchner e il
Brasile di Lula (sebbene il presidente del Brasile si dimostra troppo cauto),
sconfigge l’endemico dramma dell’analfabetismo destinando il diciassette per
cento della spesa pubblica all’istruzione
(6) grazie alla politica attuata dal
Ministro della Istruzione Moncada e, per rispondere alla influenza mediatica
degli USA NASCE IL TELESUR
(7) la
televisione satellitare latino americana. Inoltre il nuovo esecutivo venezuelano
raggiunge uno storico accordo con il Brasile per la costruzione di un oleodotto
in base a questo accordo il Brasile fornisce l’alta tecnologia e il Venezuela il
Petrolio (8);
per finire il Venezuela fornisce il petrolio a Cuba vittima dell’infame embargo
statunitense e ultima difesa dal mondialismo.
Naturalmente gli Stati Uniti non stanno a guardare. La Coordinadora Democratica,
secondo il Presidente finanziata dalla CIA, dopo due mesi di battaglie legali e
di piazza (9)
raccolgono due milioni e mezzo di firme, nonostante il Presidente è stato
rieletto trionfalmente il 30 luglio 2000, per revocare il mandato presidenziale
di Chàvez. Il referendum ha luogo durante l’estate del 2005 e la vittoria di
Chàvez conferma una verità la maggioranza del popolo venezuelano sta con il
presidente! Quindi la rivoluzione Chàvista giunge e infiamma l’intera America
Latina. I Socialisti Nazionali Europei devono sostenere il popolo venezuelano e
la sua Rivoluzione, patriottica e socialista, sperando che non si verifichi, per
usare un linguaggio balcanico, una controrivoluzione “colorata” oppure un’altro
11 settembre, di cui nessuno parla più, quello del 1973
(10).
Peraltro le agitazioni sindacali antigovernative somigliano tanto allo sciopero
degli autotraspotatori cileni che prelude al colpo di Stato di Pinochet.
L’eco del Socialismo Nazionale Venezuelano non arriva solo nella martoriata, dal
FMI, Argentina e, quantunque in misura minore, in Brasile ma anche in Bolivia
dove Evo Morales, del Movimento al Socialismo si contrappone nelle elezioni
presidenziali a Jorge Quiroga (11).
I successi del Socialismo Nazionale proprio in Venezuela, nell’area geopolitica
dell’America Latina la maggiore vittima dell’imperialismo a stelle e strisce,
dimostrano a noi europei che il Socialismo Nazionale è possibile, che si può
,anzi si deve, vincere. AVANTI PER IL SOCIALISMO NAZIONALE.
NOTE
1) Cfr. AA.VV. “La Nuova Enciclopedia Geografica Garzanti”, voce Venzuela,
edizioni Garzanti Milano 1988.
2) Unione dei seguenti paesi sudamericani :Colombia, Ecuador, Panama e
Venezuela.
3) Simon Bolivar (1783-1830) eroe della indipendenza della America Latina nasce
da una agiata famiglia a Caracas e muore a Santa Marta. Studia a Madrid e
viaggia moltissimo, in gioventù, in tutta Europa. Torna in Patria nel 1810 e
partecipa alla guerra d’indipendenza contro la Spagna. Inviato a Londra, il
governo inglese è neutrale, per chiedere sovvenzioni per gli insorti, torna
nuovamente in America per partecipare attivamente al conflitto armato.
Sconfitto dal generale Monteverde ripara a Cartagena dove organizza una nuova
insurrezione di cui diventa il Capo indiscusso. Questa volta sconfigge più volte
le truppe di Monteverde e dopo la proclamazione, ad opera del Congresso dei
Delegati della Province Insorte, come Liberatore dell’America Latina assume la
dittatura. La Spagna riconquista gran parte dei territori grazie all’ausilio dei
llaneros e il Nostro si rifugia ad Haiti. La Rivoluzione, tuttavia, non si ferma
e nel 1819 viene proclamata l’indipendenza del Venezuela e dopo la rivoluzione
spagnola del 1820 libera la Colombia e l’alto Perù e fonda la Repubblica Bolivar.
Costringe l’armata spagnola, nel 1826, alla capitolazione di Callao che
determina l’indipendenza dell’intero Perù. Si scatenano le gelosia a cui non
risulta estranea la Spagna e nasce una congiura contro Bolivar che viene privato
della presidenza a vita. La reazione popolare serra i ranghi attorno a Bolivar
il quale riconquista il potere mantenendolo fino alla sua morte avvenuta appunto
nel 1830.
4) Vedi AA.VV. “Calendario Atlante De Agostini 2005”, voce Venezuela, edizioni
De Agostini Novara 2004.
5) La metropolitana è in funzione, a Caracas, dal 1983.
6) Si veda C.T. “Il Venezuela sconfigge l’analfabetismo” in “Rinascita” del 29
ottobre 2005.
7) Cfr. Federica Ranacci “Telesur: lotta totale al pensiero unico” in
“Rinascita” del 25 ottobre 2005.
8) Cfr. Giorgio Vitali “L’anima dell’Impero” in “Rinascita” 29 ottobre 2005
9) Cfr. “Calendario Atlante De Agostini” cit.
10) Le elezioni del 1970 sanciscono, in Cile, la vittoria di Salvador Allende
sostenuto dalla coalizione socialista Unidad Popular. Allende teorizza la “via
cilena al socialismo” i cui punti principali sono :1) la nazionalizzazione
dell’industria del rame, controllata dal capitale statunitense 2) la riforma
agraria 3) apertura nei confronti di Cuba. Il presidente Allende mantiene la
promessa di nazionalizzare le industrie minerarie e post hoc ergo propter hoc
l’undici settembre 1973 le forze armate cilene sobillate, guidate dal generale
Pinochet, dagli USA organizzano un golpe che segna la fine della via cilena al
socialismo.
11) Cfr. Cristiano Tinazzi “ Bolivia, caos in parlamento” in “Rinascita” del 29
ottobre 2005. |