Chavez espone in Brasile
un progetto rivoluzionario
ed integratore
5 ottobre 2005 (PL) |
Il presidente venezuelano Hugo Chavez espose in dettaglio il suo concetto
di modello d'integrazione e gli avanzamenti socioeconomici del processo
rivoluzionario nel suo paese, dove, ha detto, si difende un socialismo
cristiano.
Il programma Roda Viva della TV Cultura ha trasmesso un’intervista
realizzata al mandatario, durante la sua presenza al vertice della
Comunità Sud-Americana delle Nazioni che ha pensato dovrebbe denominarsi Unione
Sud-Americana, come hanno propugnato gli eminenti indipendentisti.
Ha detto che il progetto d’integrazione neoliberale nell’America Latina è
fallito, "su quella strada non arriviamo né all’angolo", e per ciò il Venezuela
espone l’Alternativa Bolivariana per le Americhe, con Petrosur,
Telesur nella
parte culturale, ed una Banca del Sud con parte delle riserve di ogni paese.
Si è riferito agli accordi firmati durante il suo soggiorno a Brasilia tra le
statali industrie petrolifere del Brasile e del Venezuela e a quelli che ha
sottoscritto con l’Argentina, ed ha affermato che i tre paesi costituiscono un
asse, nonostante questa parola sia stata satanizzata, dopo l’integrazione
regionale.
Ha stimato necessario unificare i movimenti sociali, di donne, di studenti ed
altri della regione, come risposta alla globalizzazione degli Stati Uniti, che
ha esportato ed imposto il suo modello a costo di pallottole e cannoni.
Chavez ha manifestato che il progetto bolivariano è il cammino verso l’America
Latina, l’altro è quello del Consenso di Washington, che è l’inferno.
"Oggi nel continente i paesi indicano in un’altra direzione, le sinistre stanno
risorgendo e riscuoteranno più forza negli ultimi anni, mentre la destra è
condannata al fallimento più triste", ha affermato.
"Il governo e le elite degli Stati Uniti, intanto, sono entrati in una fase
paurosa, per la crisi che attraversano, ed io credo, che questo è la ragione
della loro aggressività contro il Venezuela, che è stato possibile affrontare
per l’unità del paese e la forza armata".
Ha costatato che il suo paese non vuole la guerra, ma si prepara e recluta un milione di riservisti, perché, se gli Stati Uniti decidono di invaderlo,
incomincerà la guerra dei 100 anni, ma il Venezuela non ritornerà ad essere
colonia nordamericana.
Chavez si è riferito ai programmi sociali sviluppati nel paese come risposta
all’aggressività esterna ed interna e che permetteranno, con l’aiuto di Cuba, di
dichiararlo libero dall' analfabetismo il giorno 28, così si é risolto in un
anno e mezzo un problema di due secoli.
"Adesso incomincerà la lotta perché tutti i venezuelani raggiungano come minimo
il sesto grado d'insegnamento, mentre si garantisce l’assistenza medica e
medicine gratuite a 17 milioni di persone ed alimenti a basso costo a 15 milioni
di venezuelani".
Ha aggiunto che ci sono migliaia di medici cubani lavorando
oggi in questi piani ai quali si sono sommati già due mila venezuelani.
"Cuba e il Venezuela si propongono di laureare circa 200 mila medici
latinoamericani nei prossimi 10 anni e restituire gratuitamente la vista a sei
milioni di abitanti della regione con problemi di cataratta.
Nel campo economico, al suo arrivo al governo il paese era mono produttore di
petrolio, aveva abbandonato l’industria e l’agricoltura, ed era in bancarotta,
mentre oggi si diversificano le attività e si costruiscono opere in diversi
settori come in nessun paese.
In risposta all’ultima domanda, su se crede in Dio, ha affermato, "Credo in Dio,
e specialmente in Cristo, che considero il più grande rivoluzionario della
storia, ed il socialismo che propugniamo nel Venezuela sarà un socialismo
cristiano".