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La recente decisione del Comitato Organizzatore del Premio
Internazionale Benito Juárez di aggiudicare l'importante riconoscimento ad
Antonio Guerriero, Ramón Labañino, Fernando González, Gerardo Hernández e René
González racchiude un gran simbolismo: collega il lascito di quella gran figura
latinoamericana ed universale che meritò il titolo di Benemerito delle Americhe,
con le idee dei Cinque eroi cubani; unisce l'esempio dell'eminente pensatore che
proclamò che "il rispetto del diritto altrui è la pace" e lottò fino alle ultime
conseguenze per il trionfo della giustizia e la difesa della sovranità del suo
paese, con la fermezza dei nostri lottatori antiterrorismo, prigionieri da otto
anni nelle carceri degli Stati Uniti, che con vocazione solidale e gran spirito
di sacrificio hanno saputo essere, in momenti tanto difficili come quelli che
hanno vissuto e vivono, radicalmente leali al loro popolo e alle migliori
tradizioni proprio del popolo nordamericano.
Ho molto presente l'atteggiamento abnegato e fedele delle loro madri e mogli
esemplari, i loro genitori, figlie e figli che hanno dovuto crescere senza la
presenza e l'appoggio diretto dei loro genitori, le loro sorelle, fratelli ed
altri familiari che li accompagnano e incoraggiano nella loro dura lotta. Per
essi, i nostri sentimenti di sincera solidarietà e simpatia, e l'impegno di non
riposare finché abbiamo sconfitto l'ingiustizia e tutti e cinque siano tornati
nel seno della Patria grata. Arrivi il nostro messaggio anche a tutte le persone
oneste che abitano negli USA e mantengono vive le idee di Abraham Lincoln, Ralph
Waldo Emerson e Martin Luther King Jr.
L'illegale ed immorale prigionia dei nostri Cinque
eroi dimostra che il sistema imperialista nordamericano si trova immerso in un
processo di decadenza unicamente reversibile mediante il riscatto della migliore
tradizione etica, giuridica e culturale dell'umanità. Il non farlo, può condurci
allo sterminio della specie.
La Corte di Atlanta respingendo, il 9 di agosto, a
maggioranza, l'anteriore decisione
di revocare le condanne dei Cinque, che era stata adottata da un pannello di
giudici dello stesso circuito, rese esplicito il carattere politico di questo
caso e la flagrante violazione dei principi etici e di diritto in cui dice
sostentarsi il sistema giudiziale USA.
La gravità di questo fatto ci muove ad appellarci a tutte le persone sensate di
quel paese affinché c'uniamo e tentiamo di salvare l'umanità dalla gran malattia
che soffre.
Non è esistita mai una crisi più profonda nella civiltà classista
europeo-nordamericana di quella, che oggi, si rende visibile. Le sue peggiori
conseguenze deriverebbero dall'uso barbaro ed irrazionale dei poderosi mezzi
tecnologici e scientifici che dispone
l'imperialismo, che potrebbe provocare una catastrofe universale. Gli
imperialisti, per malvagità e stupidità, potrebbero scatenare l'ultimo dramma
dell'uomo sulla Terra, e non nel modo superficiale proclamato da un filosofo
dell'impero quando parlò della fine della Storia, bensì come tragica realtà.
L'umanità non deve suicidarsi ed è proprio dagli Stati Uniti, in ultima istanza,
che può ostacolarsi tanto brutale conclusione. È nel chiamato Nuovo Mondo,
dall'Alaska alla Patagonia, dove sta la salvazione del genere umano ed é perciò
imprescindibile conoscere, studiare e ricreare la memoria storica dei nostri
popoli.
Fidel Castro ha esposto così la questione: "O cambia il corso degli avvenimenti
o la nostra specie non potrebbe sopravvivere". Ed ha anche affermato: "La
gran portata verso il futuro della mente umana consiste nell'enorme potenziale
di intelligenza geneticamente ricevuto che non siamo capaci di utilizzare. Lì
sta ciò che disponiamo, lì sta il futuro".
Ispirato da queste idee, varrebbe molto ripassare le anticipazioni martiane sul
tema.
Ricordiamo che José Martí visse negli USA un terzo della sua esistenza e fu il
pensatore latinoamericano che meglio conobbe il nord america, nelle ultime
decadi del secolo XIX.
In pieno processo di gestazione della lotta per la libertà di Cuba, seppe
avvertire, nel Manifesto di Montecristi, che quell'opera era "di gran portata
umana e servizio opportuno che l'eroismo giudizioso delle Antille presta alla
fermezza e trattamento giusto delle nazioni americane ed all'equilibrio ancora
vacillante del mondo".
In un'altra occasione, l'Apostolo sottolineò che il combattimento per la
liberazione della sua Patria si faceva anche per "salvare l'onore della gran
repubblica del Nord che nello sviluppo del suo territorio troverà più sicura
grandezza che nell'ignobile conquista dei suoi vicini minori, e nella lotta
inumana che col possesso di esse aprirebbe contro le potenze dell'orbe per il
predominio del mondo".
Un buon omaggio ai nostri Cinque eroi sarebbe convocare tutti quelli che, negli
Stati Uniti, sono interessati nel far prevalere la verità e la giustizia a
stabilire un dialogo basato sul rispetto e l'onestà, prendendo come riferimento
le idee martiane anteriormente citate.
Raddoppiamo le nostre azioni a beneficio della libertà
per questi lottatori antiterrorismo, coscienti del ruolo essenziale che deve
svolgere la solidarietà internazionale, includendo, naturalmente, quella proprio
del popolo nordamericano, in modo che raggiungiamo la giustizia piena, questo
sole del mondo morale.
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