S’indaga sugli attentati

terroristici in Bolivia

 

24 marzo 2006 - PL -

 

 

Lestat Claudius D’Orleáns

I servizi di sicurezza della Bolivia continuano le indagini sui due attentati terroristici, con un saldo di due morti, nonostante un nordamericano ed un'uruguaiana abbiano già confessato essere gli autori.

Il vice ministro del Governo, Rafael Puente, ha dichiarato che la detenzione e la confessione di Lestat Claudius D’Orleáns ed Alda Ribeiro Acosta, poco dopo gli attentati ai due hotel non implicano che le indagini siano concluse.

Puente ha qualificato il venticinquenne D’Orleáns come uno psicopatico ed ha affermato che la sua compagna aveva progettato di assassinare, mediante attentati simili, circa 200 persone e tra i loro bersagli c’era il Consolato del Cile a La Paz.

Il capo della Polizia, Isaac Pimentel, ha dichiarato che ci sono indizi che gli attentati abbiano un sigillo di fanatismo religioso perché D’Orleáns si presentava come sacerdote di riti pagani.

Sebbene abbiamo fermato i principali sospetti, l'investigazione è lontana da essersi conclusa, perché manca da stabilire se avevano connessioni nazionali o internazionali ha sottolineato Pimentel.

Secondo il Pubblico Ministero, lo statunitense sarà imprigionato, in attesa di giudizio, nel carcere di massima sicurezza di Chonchocoro, nelle vicinanze di La Paz, e l'uruguaiana nel carcere delle donne della capitale.

Ambedue hanno confessato di avere collocato e fatto esplodere, una gran quantità di dinamite, negli hotel Linares e Riosinho II, causando nel primo attentato la morte dei fidanzati Heydi Farfán, medico, ed Edgar Piza del Villar, consigliere comunale del governante Movimento al Socialismo (MAS) del distretto della capitale di Tacacoma.

Le strane caratteristiche  del caso portano il quotidiano La Ragione ad affermare che “Il mistero circonda gli attentati ed i sospetti”. La coppia é stata catturata per essere passata da un hotel all'altro e dopo ad un terzo alloggio, utilizzando un radiotaxi, facilmente rilevabile, cosa che é servita alla Polizia per seguire le  loro tracce e catturarli meno di un'ora dopo la seconda esplosione.

Inoltre, al momento dell’arresto, D’Orleáns e la Acosta avevano con sé micce ad azione ritardata e perfino calendari nei quali si promuovevano come commercianti di esplosivi e lei appariva nuda mostrando una scatola di dinamite. Sono stati loro sequestrati anche un diario e diverse annotazioni con un registro di azioni realizzate e pianificate.

La Polizia, d'altra parte, dispose rapidamente  un’informazione minuziosa sulle attività terroristiche realizzate dalla coppia in Argentina, in Bolivia e alla frontiera boliviano-peruviana, e di altre effettuate nelle loro due entrate in Bolivia, nel dicembre del 2005 e febbraio del 2006.

Secondo le informazioni D’Orleáns é stato accusato in Argentina, tra luglio e dicembre dell'anno scorso, di far esplodere un bancomat e dalla Bolivia spedì un pacchetto postale con esplosivi in Uruguay.
Inoltre aveva tentato di ottenere rifugio politico in Bolivia, oltre ad avere fatto esplodere un carica dinamitarda in un cippo al confine Bolivia-Perù.

Il presidente Evo Morales ha manifestato i suoi sospetti che gli attentati siano parte di un'azione destabilizzante di gruppi oligarchici colpiti per i cambiamenti che vive la Bolivia e ha richiamato il paese ad unirsi ed organizzarsi in comitati di difesa della democrazia.

Ha anche citato  gli Stati Uniti per permettere il trasferimento in Bolivia di un terrorista nordamericano; Washington ha risposto presentando un reclamo diplomatico.


Ig/mrs

 


 

Condanna generale degli

 attentati in Bolivia 

 

23 marzo 2006 - PL -

 

 

Un'onda di condanna, mentre proliferano falsi allarmi bomba, si é alzata in Bolivia contro gli attentati terroristici, che hanno ucciso due persone, e per i quali é accusato un nordamericano .

Il presidente Evo Morales ha denunciato gli attacchi come azioni destabilizzanti, per conto di settori oligarchici colpiti dal processo di cambiamento, ed ha ricordato che la storia dimostra che il terrorismo precede sempre i colpi di stato.

Ha esortato la popolazione ad organizzarsi in comitati di difesa della democrazia e ha richiesto agli Stati Uniti che non permettano, che da questo paese, arrivino terroristi a destabilizzare la democrazia, il governo e l'Assemblea Costituente che sarà scelta nel luglio prossimo.

Da parte sua, il cancelliere David Choquehuanca ha segnalato che gli attentati, in due piccoli hotel di La Paz, cercano di distruggere la democrazia.

Per il ministro indigeno l'azione terroristica pretende fermare e destabilizzare le riforme che il governo di Evo Morales tenta di introdurre nel paese.

Il deputato e dirigente del governante Movimento al Socialismo (MAS), Iván Canelas, ha notato che gli affanni destabilizzanti non danno risultati, perché il popolo appoggia l'amministrazione di Morales.

Gli attentati, ha aggiunto Canelas, pretendono seminare la paura nella popolazione per destabilizzare il processo iniziato il 22 gennaio con la presa di possesso del capo di Stato attuale.

Il vicepresidente della Conferenza Episcopale, monsignore Jesús Juárez, ha sottolineato che il cattolicesimo condanna  qualunque atto terroristico esortando alla serenità e alla pacifica e democratica convivenza.

Il deputato Fernando Messmer, del partito conservatore Potere Democratico Sociale (Possiamo), dell'ex presidente Jorge Quiroga, ha sostenuto che gli attentati si uniscono, come elementi di incertezza, ai rinvii a giudizio, per accuse fiscali e per altri crimini, contro gli ex presidenti, compreso Quiroga.

Il Pubblico Ministero e la Polizia hanno dato per risolti gli attentati, annunciando la cattura del nordamericano Claudio Lestat D’Orleans e dell'uruguaiana Alda Riveiro ed hanno affermato che i due hanno confessato i crimini e sono stati riscontrati abbondanti indizi incriminanti.

Secondo le autorità, la coppia ha collocato gli esplosivi nelle stanze degli hotel Linares e Riosinho II che avevano affittato e posteriormente hanno cercato di nascondersi di buon mattino in un alloggio della periferia del vicino municipio di El Alto.

Di lì, dice la versione ufficiale, pensavano di fuggire in autobus per la vicina frontiera col Perù, quando sono stati bloccati.

Frattanto, il capo dell'unità d' incendi ed esplosivi della Polizia, colonnello Óscar Nina, ha confermato che i suoi specialisti in disattivazione di bombe risposero a sei falsi allarmi durante la mattina.

Ha detto che voci anonime affermarono telefonicamente che c'erano esplosivi alle poste, in due università, nella stazione della televisione Canale 11, in due centri privati di studi d'inglese ed informatica.

La polizia ha evacuato i locali corrispondenti e li ha ispezionati palmo a palmo, solamente per comprovare che si trattava di falsi allarmi.

Ig/mrs