Come Cuba utilizza 

 

Internet

 

Le risorse finanziarie e tecnologiche sono in funzione degli interessi vitali del paese e le possibilità che offre Internet e, in generale, l'uso delle TICs favorisce tutta la popolazione e non solo chi é connesso alle reti
 



31 ottobre 2006 - J.R.Vidal* www.granma.cubaweb.cu


Ogni tanto e quasi sempre dalle stesse fonti, si ascoltano voci che reclamano il "libero accesso ad Internet" per tutti i cubani. Secondo queste fonti Cuba è un paese che potrebbe avere connessa ad Internet la maggior parte della sua popolazione e da un certo punto di vista hanno ragione. Cuba non ha gli ostacoli educativi che impediscono a migliaia di milioni di persone, nel mondo, di accedere alla rete delle reti.

In definitiva Cuba non ha analfabeti, ha una scolarizzazione praticamente totale fino al nono grado, ha una dotazione di computer e maestri preparati in tutte le scuole del paese, fino alle più remote scuole rurali di pochi e perfino di un solo alunno. Conta inoltre in tutti i municipi del paese sui "Jovén Club d'informatica" dove accorrono persone di tutte le età per addentrarsi nella conoscenza di queste tecnologie e far uso delle esse. Ha organizzato inoltre l'insegnamento e l'uso nella scuola media e nelle università, che ora ha sedi in tutti i municipi, delle tecnologie digitali.

Tutto quanto si é ottenuto nonostante il blocco economico contro l'Isola imposto, da 46 anni, dagli Stati Uniti che impedisce non solo qualunque tipo di relazione economica tra imprese e cittadini statunitensi e cubani, ma interferisce, persegue e punisce cittadini ed imprese di altri paesi che osino violare i termini di questo blocco e che impedisce che Cuba acceda ai crediti delle istituzioni finanziarie internazionali.

Molti dei risultati, prima sommariamente declinati, hanno avuto uno speciale impulso negli ultimi anni, quando la nazione é uscita dalla profonda crisi economica provocata dalla sparizione dell'antica Unione Sovietica e dei paesi socialisti europei che si erano giustamente trasformati nei principali soci economici come alternativa, per la sopravvivenza e sviluppo, al blocco.

Da quanto detto possiamo trarre due conclusioni. Una: quanto in più, a Cuba, avremmo potuto fare in condizioni meno avverse; e due: quanto più potrebbero fare molti governi che non hanno tali limitazioni per contribuire allo sviluppo educativo dei loro popoli e creare condizioni affinché i loro paesi possano uscire dalla dipendenza e far retrocedere la povertà in un mondo dove sempre di più la conoscenza è il fattore fondamentale dello sviluppo e del benessere.

Ma ritorniamo al reclamo iniziale di quelle voci che, per certo, omettono tutti questi elementi nelle loro dichiarazioni. Perché allora a Cuba non c'è "libero accesso ad Internet?"

Cuba come paese  ha ottenuto accesso ad Internet solo per via satellitare nel 1996 ed oggi, 10 anni dopo, non ha ottenuto (come conseguenza del blocco nordamericano già menzionato) accedere ai cavi a fibra ottica che passano ben vicino alle sue coste. Da ciò si evidenzia che le larghezze di banda che dispone sono insufficienti per i suoi bisogni di sviluppo ed i costi di accesso ad Internet sono molto elevati. D'altra parte la propria telefonia nazionale non é riuscita ad avanzare fino ad anni molto recenti verso la digitalizzazione e l'installazione di fibre ottiche dentro il suo territorio, ciò che è un limite infrastrutturale.

Che fare davanti a queste restrizioni? Le istituzioni cubane hanno scommesso su quello che oggi chiamiamo un modello di appropriazione sociale delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TICs). Così sono sorte esperienze di successo come la rete della salute (Infomed) che mette nelle mani dei medici dell'Isola l'informazione necessaria per il loro continuo aggiornamento e gli spazi per gestire la conoscenza on-line, a partire dallo scambio di esperienze ed informazioni. Sono apparse anche reti e portale informativi per gli intellettuali ed artisti (Cubarte) o reti per ricercatori e professionisti in generale in differenti rami della scienza, la produzione o i servizi.

In questa forma le scarse risorse finanziarie e tecnologiche sono in funzione degli interessi vitali del paese e le possibilità che offre Internet e, in generale, l'uso delle TICs favorisce tutta la popolazione e non solo a chi é connesso alle reti. Così la signora della terza età che non si è seduta mai di fronte ad un computer si avvantaggia attraverso il suo medico, di ciò che egli ottiene mediante la rete digitale Infomed, o il bambino neonato che nel suo primo anno di vita è vaccinato gratuitamente contro 13 malattie sta ricevendo i benefici dell'informazione che gli scienziati hanno ottenuto nell'interscambio con colleghi di altre parti del mondo o accedendo alle costose basi della conoscenza.

Questo non può ottenersi se si segue unicamente la
logica del mercato, cioè, che si connettano "liberamente" quelli che hanno i mezzi finanziari per farlo. In alcuni paesi dell'America Latina si sono messi in moto programmi complementari per l'appropriazione sociale delle TICs ma nelle condizioni concrete di Cuba, tanto per la struttura della proprietà, la centralità del sociale nelle visioni dello sviluppo e le disponibilità di risorse finanziarie e tecnologiche, questi programmi costituiscono l'asse principale dell'appropriazione di queste tecnologie.

Questa politica razionale ed efficace di usare
Internet costituisce un modello pratico che i teorici hanno denominato "uso con senso" e "appropriazione sociale delle TICs" che è valido non solo per il caso cubano bensì per tutti i paesi in via di sviluppo che devono centrare i loro sforzi nel trovare le maniere proprie e migliori per utilizzare la rivoluzione tecnologica in questo campo vitale, invece di seguire compulsivamente i modelli di uso e consumo che provengono dai centri generatori delle tecnologie.

Un'altra importante conclusione che può estrarsi dall'esperienza cubana è che gli investimenti in queste tecnologie non sono fini a sé stessi che cercano ad ogni costo di salvare il "divario digitale" ma sono poste in funzione di programmi che permettono di accorciare il "divario sociale". Non sono solo un atto di giustizia e di riconoscimento dei diritti umani fondamentali bensì la condizione affinché i paesi chiamati eufemisticamente "in via di sviluppo" smettano di essere nazioni dipendenti ed impoverite.

Nel caso di Cuba risulta inconsistente, oltre che difficile da stabilire con rigore, quante persone sono connesse ad Internet. Quello che sì può dire è che si fa un uso massiccio dei benefici delle tecnologie digitali e che quest'utilizzazione può essere ancora e sarà molto maggiore nella misura in cui istituzioni e professionisti si addentrino nel dominio non solo dell'informatica ma anche nelle tecniche e procedimenti di accesso, processamento ed uso dell'informazione; cioè dei processi di apprendimento che permettono di convertirla in conoscenze.

D'altra parte, non deve dimenticarsi che l'attuale governo nordamericano, non solo ha incrudito il blocco ma ha creato una "commissione per la transizione in Cuba", ha nominato un funzionario del Dipartimento di Stato come il "coordinatore" di questa supposta transizione ed ha un piano che porta il nome del suo progenitore "Mr Bush" che concede milioni di dollari per la sovversione del regime cubano e che ha, inoltre, una clausola segreta. Davanti a questo qualcuno che guardi serenamente e senza pregiudiziali la realtà cubana può giudicare come vocazione totalitaria, ingiustificata, impegnata a disconnettere i cubani del mondo - tra le molte altre accuse che si fanno - le misure di sicurezza e controllo che il governo cubano esercita sull'uso di Internet? non sarebbe meglio reclamare la cessazione di quest'inseguimento e la creazione di un clima di rispetto della sovranità di Cuba e del riconoscimento della capacità del popolo cubano di decidere il suo destino senza interferenze straniere?

Il popolo di Cuba non necessita che nessuno chieda urlando il suo accesso ad Internet, quello che necessita è che si metta fine all'ingiusto e criminale blocco ed ad ogni misura di forza che cerchi di determinare, da fuori, il corso della storia della nazione. Dopo, i cubani e le cubane sapremo come continuare a fare ogni giorno una società più giusta, più libera, più solidale.
 


* Coordinatore del Programma di Comunicazione Popolare del Centro Dr. Memoriale Martín Luther King, Jr. e professore titolare dell'Università di L'Avana.
 


(Tratto da Rebelion)