LE BUGIE DI REPORTER SENZA FRONTIERE SU CUBA |
Un reportage con telecamera nascosta, ampiamente diffuso dai maggiori canali televisivi occidentali, mostra la direzione del Melia Cohiba all'Avana vietare l'accesso a internet ai cubani e riservarlo ai clienti dell'hotel. Reportage questo, su cui si fonda la campagna di denuncia promossa da Reporter Senza Frontiere (RSF) contro la censura politica castrista. Problema: questa piccola messa in scena è contraddetta da altri documenti citati dalla stessa pseudo-ONG.
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25 giugno '09 - www.comedonchisciotte.org di S.Lamrani Resau Voltaire |
Risulta semplice mettere RSF davanti alle sue contraddizioni. In effetti, mentre l'organizzazione parigina afferma che nessun cubano può connettersi ad internet, ecco spuntare il link..."il testo della blogger Yoani Sanchez” che vive a Cuba e che si pronuncia apertamente contro il governo dell'Avana tramite internet. Come può la Sanchez esprimersi, se non ha l'accesso ad internet? Il suo ultimo intervento risale al 27 maggio 2009. Ha inoltre scritto il 25 maggio, il 23 maggio, il 22 maggio, il 19 maggio, il 18 maggio, il 16 maggio, il 15 maggio, il 13 maggio, il 10 maggio, il 9 maggio, il 7 maggio, il 6 maggio, il 4 maggio, il 2 maggio, il 29 aprile, il 28 aprile, il 27 aprile, il 26 aprile, il 25 aprile, il 23 aprile e il 21 aprile 2009. Così, durante il mese che ha preceduto la pubblicazione della dichiarazione di RSF riguardo internet a Cuba, Yoani Sanchez ha potuto connettersi a internet, da Cuba, almeno 18 volte [3]. RSF si contraddice scioccamente da una pubblicazione all'altra. Così in un rapporto del marzo 2008 riguardo al giornalismo indipendente a Cuba, l'ente parigino sottolinea che "il blog di Yoani Sánchez fa parte di un più ampio portale, Consenso/Desdecuba.com, animato da 5 blogger e con una redazione formata da 6 persone, il cui obiettivo è essenzialmente commentare l'attualità politica del paese. Il sito può vantarsi di aver raggiunto quota 1,5 milioni di visitatori nel febbraio scorso, a un anno dalla nascita, di cui 800000 grazie al blog Generacion Y. Più impressionante ancora, il 26% dei visitatori ha domicilio a Cuba, in terza posizione a seguito di Stati Uniti e Spagna"[4]. Una semplice domanda: come possono "il 26% dei lettori cubani" consultare il blog della Sánchez se è vietato loro l'accesso a internet?[5]
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Senza Menard, RSF cerca di
sopravvivere al proprio destino
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3 marzo 2009 - www.granma.cu
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Reporter Senza Frontiere (RSF), nonostante le numerose denuncie che hanno dimostrato i suoi legami con i servizi segreti nordamericani e le inaspettate dimissioni di Robert Menard, il suo screditato leader, ha ripreso i suoi attacchi contro Cuba.
Con la complicità di organi di stampa affiliati al dipartimento di Stato, RSF reitera le sue “denuncie” a favore di “giornalisti indipendenti”, dei quali è stata ampiamente documentata la loro attiva collaborazione con le operazioni di destabilizzazione della rappresentanza diplomatica yankee all’Avana.
Casualmente, la nuova campagna di diffamazione si verifica precisamente quanto la stampa internazionale riconosce i successi di Cuba in materia di relazioni estere e l’unanime condanna al blocco imposto all’Isola da quasi mezzo secolo.
Il guru dell’organizzazione, Robert Menard, si è dimesso lo scorso ottobre, giusto una settimana dopo che il Congresso nordamericano ha ordinato all’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale (USAID) di “congelare” i fondi destinati al Center for a Free Cuba, una creatura della Freedom House, diretta dall’agente della CIA Frank Calzon.
Attraverso Calzon, Menard ha avuto accesso, per anni, ai fondi dell’Agenzia nordamericana per l’ingerenza, USAIS; che disponeva per il 2008 di 45 milioni di dollari per il suo lavoro di propaganda e spionaggio, attraverso una rete di false ONG come RSF. Il braccio destro di Calzon, Felipe Sixto, ha confessato alla fine dello scorso anno di aver rubato mezzo milione di dollari dai fondi del “Center”.
Autodefinitosi difensore dell’etica giornalistica, Menard ha accettato un’offerta di lavoro milionaria che gli permetterà di arrotondare la sua già considerevole fortuna personale.
Sempre rumorosa quando reclama, nella stessa stampa che la sussidia, misure contro Cuba, RSF dimentica sempre di ricordare al pubblico che l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) le ha ritirato mercoledì 12 marzo 2008 il coauspicio per il Giorno della libertà in internet, a causa della reiterata mancanza d’etica “nei suoi propositi di discreditare un numero determinato di paesi”.
“I SOLDI SONO LA SUA DROGA”
In un’intervista realizzata dal giornalista e scrittore colombiano Hernando Calvo, un altro dei fondatori di RSF, Rony Brauman, rivela il vero volto di Menard nell’ONG convertita in una macchina di propaganda.
“Menard non sono non voleva ascoltare, ma ogni persona che esprimeva un’opinione discordante, che faceva una domanda non opportuna era repressa in un modo spiegato, fino al licenziamento, sicuramente maltrattata. Era un crimine di lesa maestà. Aveva realmente un comportamento tirannico, di un’autocrazia spaventosa”, ricorda.
Nel momento della presentazione dei bilanci, si sapeva quanti soldi arrivavano a RSF. “Però un bilancio si può sempre sistemare. E’ quello che chiamo opacità finanziaria. In ogni caso con l’assenza di possibilità di controllo, compaiono i sospetti. Se non puoi controllare, puoi sempre supporre. Io non voglio insinuare, dico semplicemente che non avevamo il diritto di controllare”.
Continua Rony Brauman che ha abbandonato il gruppo da anni: “Se si ricevono fondi da uno stato europeo, da fabbricanti di armi, agevolazioni da grandi gruppi della stampa francese o, direttamente o indirettamente, da strutture del potere di Washington, non c’è indipendenza, ma a lui non importa
Per Menard, Cuba è stata un’occasione per convertirsi in “vedette” e diventare ricco. “Gli ha permesso di agire, avere un’immagine e soldi, che sono la sua droga”, sottolinea Brauman, che è stato anche ex presidente di Medici Senza Frontiere.
Il testo integrale dell’intervista – realizzata nel 2007 – appare in “Cuba 50 ans de révolucion”, appena pubblicata dalla casa editrice francese Le Temps des Cerises (Parigi).
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