IL TRADUTTORE SI SCUSA PER GLI ERRORI |
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Cuba non è sola |
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27 maggio 2010 - Miguel Bonasso, www.granma.cu
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La reazione doveva venire ed é venuta. Dalla fine del 2008, Cuba stava raccogliendo una serie di successi politici e diplomatici, che tendevano a rompere l'isolamento che subisce da Washington fin dall'inizio stesso della Rivoluzione.
Per gli ideologi del blocco, questi progressi dovevano essere contro arrestati da una mossa mediatica di vasta scala, che se ben s’iscrive nei lineamenti generali dell’assedio medievale imposto all'isola mezzo secolo fa, ha caratteristiche speciali per una circostanza, deplorata dalle stesse autorità cubane, che è la morte del prigioniero comune Orlando Zapata Tamayo, convertito in "dissidente" martire politico dai grandi trust della comunicazione.
I fatti:
1. Il 14 novembre 2008, al XXVII Riunione del Gruppo di Rio, tenutasi nella città messicana di Zacatecas, Cuba è stato accolta come membro a pieno di questo Gruppo.
2. Il 3 giugno 2009, l'XXXIX Assemblea della OSA, svoltasi in Honduras, ha annullato, per acclamazione, la risoluzione con cui Cuba era stata espulsa dall’Organismo in quella famosa riunione celebrata a Punta del Este, tenutasi nel 1962. L'OSA ha inoltre richiesto la riammissione di Cuba.
3. Dall’inizio 2009 fino ad oggi, dodici presidenti latinoamericani hanno effettuato visite di stato a L'Avana: Martín Torrijos (Panama), Rafael Correa (Ecuador), Cristina Fernandez de Kirchner (Argentina), Michelle Bachelet (Cile), Alvaro Colom (Guatemala) , Raul Leonel Fernandez (Repubblica Dominicana), Fernando Lugo (Paraguay), Daniel Ortega (Nicaragua), Evo Morales Ayma (Bolivia), Hugo Chávez (Venezuela), Luiz Inácio Lula da Silva (Brasile) e poi il deposto presidente dell'Honduras, José Manuel Zelaya.
4. Il 28 ottobre 2009 l'Assemblea Generale dell'ONU ha votato, ancora una volta, con una maggioranza da un record una risoluzione contro l'embargo (blocco) imposto dagli Stati Uniti a Cuba. Il risultato e 'inequivocabile: 187 paesi a favore della risoluzione, tre contro: USA, Israele e Palau, con due astensioni: le Isole Marshall e gli Stati Federati di Micronesia e nessuna assenza.
Troppi importanti successi per lasciarli passare, senza cercare di contro arrestarli con una campagna sporca, volta a presentare Cuba come un paese sinistra che tortura, assassina e lascia a morire i prigionieri politici. L'occasione si è presentata con la morte del prigioniero Orlando Zapata Tamayo, condannato per reati comuni. Zapata Tamayo aveva cominciato uno sciopero della fame esigendo cucina e telefono cellulare nella sua cella, e nonostante le cura profuse nei migliori ospedali a Cuba, contrasse la polmonite e morì.
Non ho alcun dubbio che i medici e gli infermieri, hanno fatto l’impossibile per salvare la sua vita. Io conosco personalmente e direttamente l’abnegazione dei medici cubani al loro lavoro umanitario e non trovo paragone in qualsiasi altra parte del mondo. Non è un casuale che mentre si produceva la morte di Zapata Tamayo, deplorata da Raul Castro stesso, centinaia di medici cubani salvano vite ad Haiti. Cosa che hanno fatto per decenni negli scenari più drammatici di Asia, Africa ed America Latina, senza aspettarsi altra ricompensa che il riconoscimento dei dannati della terra.
Così avvenne con il grande terremoto in Pakistan, dove fui testimone diretto di un evento commovente: lo stesso Fidel Castro, organizzando e guidando la missione umanitaria, che è rimasta tra le gelide montagne, quando già erano andate tutte le organizzazioni di aiuti occidentali, sino a raggiungere un record senza precedenti per un paese senza risorse: l'attenzione medica a 300000 pakistani in soli quattro mesi.
Nessuno di questi onorevoli precedenti è stato preso in considerazione dal Parlamento Europeo, quando l’ 11 marzo scorso ha condannato Cuba per "la morte evitabile e crudele del dissidente prigioniero politico Orlando Zapata Tamayo". Deve essere ridotta male la democrazia europea quando gli eurodeputati violano il principio di non intervento e di autodeterminazione dei popoli, sollecitando le istituzioni europee "a per dare appoggio incondizionato e sostegno senza riserve all'inizio di un processo pacifico di transizione politica verso una democrazia multipartitica a Cuba ". Un appello diretto a che le ambasciate europee all'Avana finanzino ed coprano ogni sorta di attività sovversiva contro il governo cubano.
Ancora una volta i soci europei degli USA hanno fatto il lavoro sporco. Proprio come proclama la "Posizione Comune" contro l’Avana, quando Washington lanciava la legge Helms-Burton, ora si sono messi a capo della propaganda anti-cubana, perché "la mano che muove la culla” rimanga nell’ ombra.
Come è noto da alcuni vecchi documenti nord americani, parzialmente declassificati negli anni 90, Washington si è proposta, da mezzo secolo, di fabbricare e di finanziare un’opposizione, in segreto, senza mostrare la faccia. Questo fu ordinato dal presidente di allora Dwight Eisenhower nel 1960: "è necessario occultare la mano degli Stati Uniti."
Il documento di Strasburgo serve questi scopi e conferma la complicità, di lunga data, tra Europa e Stati Uniti. Le vecchie potenze che mantengono enclavi coloniali come le Malvinas, non esitano a predicare morale con la cerniera aperta. Non solo si sono rifiutate di condannare i crimini contro l'umanità commessi contro l'Iraq e l'Afghanistan, che hanno già causato un milione di morti, o le torture e gli abusi comprovati nelle prigioni di Abu Ghraib e nella Base di Guantanamo, ma bensì hanno anche prestato i loro territori - come ha fatto la Svezia - per i voli segreti della CIA che trasportavano persone sequestrate. Il Parlamento Europeo non ha neppure condannato il sanguinario colpo di Stato in Honduras, che ha già fatto più di 300 vittime, o il fatto inaccettabile dei Cinque cubani che lottavano contro il terrorismo, ancora in carcere negli Stati Uniti, mentre il governo nord americano mantiene nell'impunità il tenebroso Luis Posada Carriles, autore dell’attentato terroristico contro l’aereo della Cubana de Aviacion.
La classe politica e i grandi mass media d'Europa (con poche eccezioni) hanno mantenuto ed aumentato, finora, la loro predica anti cubana, è buona cosa che prendano nota di una determinazione comune della grande maggioranza dell’America Latina: Cuba non è sola, perché in buona misura tutti i latino-americani siamo Cuba.
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