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Perchè i media su Cuba continuano ad essere scorretti? |
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4 marzo 2010 - di Gianni Minà - www.giannimina-latinameruca.it
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E’ sempre triste la morte di un uomo, specie se qualcuno che doveva occuparsene non ha avuto abbastanza attenzione per quella vita umana.
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Cuba:un morto, i
media
e gli speculatori |
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3 marzo 2010 - Norelys Morales Aguilera da islamiacu.blogspot.com traduzione ww.resistenze.org
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Degli undici principi della propaganda nazista che oggi la dittatura mediatica delle multinazionali utilizza contro Cuba, il più evidente e reiterato è il Principio di Orchestrazione: la propaganda deve limitarsi ad un piccolo numero di idee e ripeterle instancabilmente, presentarle sempre sotto diverse prospettive, ma convergendo sempre sullo stesso concetto. Senza dubbi o incertezze.
Per funzionare all'unisono, la regola è non investigare, non domandare, solo riprodurre. Ma che cosa riproducono?
Una serie di concetti prestabiliti: "Cuba è una dittatura, uno stato totalitario, non c'è democrazia, i diritti umani sono violati, il sistema sta crollando, gli oppositori non dipendono dagli Stati Uniti, il denaro che arriva loro è legittimo, il regime è in bancarotta, la miseria del paese cubano, ecc.".
Sul caso Tamayo Zapata in particolare, non ci si deve chiedere chi era, bensì riprodurre ciò che lo possa trasformare in un "oppositore". Quello che per esempio fanno negli Stati Uniti con i carcerati lo ribaltano su Cuba (altro principio di Goebbels).
L'uomo aveva commesso dei crimini e quindi venne incarcerato, ma poi è stato manipolato, incoraggiato e incitato dai suoi profittatori a trasgredire gli ordini del penitenziario, dando finalmente la possibilità ai media di convertirlo in "dissidente" al quale era proibito di pensare, e trasformare il morto in "martire."
Per opporsi alla verità, le "democrazie", ipocrite rispetto a questi stessi argomenti, seguono la strategia di screditare il sistema cubano e mentre dipingono ad esempio la Spagna come un paese in guerra contro il "terrorismo", occultano i suoi crimini fascisti ancora impuniti. Nel caso degli Stati Uniti invece, le azioni poliziesche o la politica carceraria privatizzata viola i più elementari diritti umani, per non parlare delle prigioni segrete della CIA nella asettica Europa o a Guantánamo.
A seguito del decesso di Zapata Tamayo le prime notizie e i titoli diffusi dalle transnazionali dell'informazione hanno avuto il seguente andamento: su cento, 93 titoli provengono rispettivamente dalla Spagna (52 ) e dagli Stati Uniti (41). Nel caso della Spagna, di quei 52 titoli, 14 appartengono a El Pais, 12 a El Mundo e 12 a ABC. I restanti si distribuiscono tra altre nove testate.
Negli Stati Uniti, su 41 titoli, 24 sono stati pubblicati sulla stampa ispanica (11 di essi nel El Nuevo Herald ,7 nel Diario de las Américas) e 17 in quella anglosassone, ripartiti tra 5 media, benché solo The Miami Herald ne abbia pubblicati 11. Non è necessario spiegare quindi l’origine di queste notizie e a chi servono.
Questi dati testimoniano da dove e da quali gruppi di potere provengono gli attacchi mediatici contro Cuba e come si siano presi il lusso di divulgare false accuse e dare indicazioni all'esigua "dissidenza" formata da coloro che hanno venduto l’ anima al diavolo " per combattere il castrismo." (Ossia ritornare alla Cuba del 1959 ragione per la quale esiste tutta una cubanologia e una propaganda finanziata con i milioni dei contribuenti nordamericani che, tra le altre grossolane bugie, assicura che la dittatura di Fulgencio Batista era un buon governo).
Nel programma mattutino del 24 febbraio di Radio Nacional de España, tutti gli intervenuti al dibattito sulla morte del cittadino cubano hanno categoricamente affermato che Cuba era l'unica dittatura in America Latina e che la condizione delle sue prigioni è tanto disumana che alcuni carcerati si estraggono il sangue per farne sanguinacci da mangiare (la Colombia, in paragone, è un paradiso concepito dalla perfidia ).
Immaginiamo dunque l'effetto che ha questo tipo di messaggio così ben alterato su qualunque persona sottoposta al sistematico bombardamento di menzogne e manipolazioni riguardanti le violazioni dei diritti umani a Cuba, propagandate dai media transnazionali e con la servile complicità di istituzioni fondate per essere la "voce autorizzata" della menzogna corporativa.
Chi dovesse leggere Carlos Alberto Montañer potrà comprendere il contenuto dei messaggi, i discorsi e quello che già stavano tramando insieme ai mercenari sulla notizia della possibile morte che gli "analisti" già stavano anticipando; hanno poi dovuto sostenere anche altri, come Yoani Sánchez, affinché non rimanesse fuori della spartizione della torta, anche se ciò non ha impedito un nuovo ridicolo ed egocentrico "yoanísmo".
Montañer, radicato in Spagna, viziato e sovvenzionato anche dalla destra fascista spagnola, si è laureato a Fort Benning in Georgia, base militare diretta dalla CIA, specializzata in corsi di propaganda, attività sotto copertura, comunicazioni, spionaggio ed operazioni clandestine.
Prima però, a seguito di vari attentati terroristici perpetrati a L'Avana, scappò dalla giustizia cubana, utilizzando l'ambasciata degli Stati Uniti, quindi lo si può definire a tutti gli effetti un terrorista latitante. Il 4 febbraio questo signore "castrofobico", ha dichiarato a Panama di avere "la certezza che la dittatura dei fratelli Fidel e Raúl Castro a Cuba è nella sua fase finale".
Spacciato come analista, alcuni giorni dopo, in preparazione della morte del convertito oppositore, ha istruito i mercenari cubani dicendo che "la morte di Zapata colpirebbe la politica castrista".
Il fatto che una certa sinistra stia chiedendo spiegazioni a Cuba, in "casuale" coincidenza con il portavoce della Casa Bianca, deve richiamare alla riflessione sull'efficacia del bombardamento ideologico circa la possibilità del socialismo, in questa nuova aggressione dei media e profittatori al servizio degli Stati Uniti.
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Caso Zapata.
Basta con le
menzogne contro Cuba |
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2 marzo 2010 - A.Genovali www.italia-cuba.it/amicuba/amicuba.htm
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Basta con le solite menzogne su Cuba.
Ieri è arrivata la notizia della morte in carcere per sciopero della fame, in realtà per una polmonite dovuta al suo stato fisico indebolito, di un sedicente “dissidente” tal Orlando Zapata Tamayo e questa notizia è bastata per alzare un polverone contro Cuba a prescindere dalla realtà. Noi adesso cerchiamo di ristabilire un po’ di verità.
Chi era Orlando Zapata?
Egli era un criminale comune, non uno dei “famosi” 75 dissidenti del 2003, che quando nel 2001, che dopo aver già fatto un bel po’ di carcere per reati come la detenzione di armi, atti osceni in luogo pubblico, lesioni a pubblico ufficiale, destabilizzazione dell’ordine pubblico ecc. ecc, è stato contattato dai controrivoluzionari di Miami. E dato che lui era un delinquente ma non uno stupido deve aver pensato che quello era un bel modo per fare un bel po’ di denaro. Inoltre, lui non aveva niente da perdere. Ma la sua indole di provocatore e violento non lo lascia e nel 2003 rientra in carcere ed è di nuovo protagonista di violenze contro i funzionari delle carceri che aggredisce fisicamente.
Il 18 dicembre del 2009 inizia uno sciopero della fame e rifiuta qualsiasi tipo di assistenza medica. Ma Cuba nonostante il suo diniego lo trasferisce prima nel centro di soccorso del carcere e poi in un ospedale di Camaguey e poi all’ospedale dei detenuti dell’Avana. Egli viene sottoposto alle analisi del caso e gli viene prestata tutta l’assistenza medica del caso fino alla sua scomparsa.
E questo fatto viene anche riconosciuto dalla madre Reyna Luisa Tamayo, che nel frattempo dal 2003 si è vincolata alla cosiddetta “dissidenza” e riceve denaro da fondazioni controrivoluzionarie che hanno la loro sede negli Stati Uniti e che hanno come scopo la caduta dell’attuale repubblica cubana anche attraverso attentati terroristici, tanto per essere chiari.
Il 3 di febbraio del 2010 egli ha un attacco di febbre che scompare dopo un giorno. Gli viene accertata una polmonite che viene curata con antibiotici e con tutte le terapie più avanzate. Quando la malattia degenera e colpisce entrambi i polmoni viene assistito con la respirazione artificiale fino a quando il suo cuore non regge più.
Noi non pensiamo che chi odia Cuba e la sua rivoluzione crederà a questo ma speriamo che questi signori credano almeno alla madre di Zapata che ha affermato che suo figlio è stato assistito al meglio.
Dopo di che a nessuno di questi signori, politici e giornalisti che odiano Cuba, frega niente che in Italia siano già morti da gennaio suicidi nelle patrie carceri almeno 10 persone. Perché questo imporrebbe una riflessione su noi stessi e sulla nostra democrazia che vogliamo invece nascondere e rimuovere.
Gli Stati Uniti poi dovrebbero solo stare zitti e vergognarsi della loro crudeltà contro Cuba ad iniziare dal più longevo e ingiusto blocco economico del mondo. Essi, inoltre, hanno ancora aperta l’aberrazione del lager di Guantanamo dove hanno torturato decine e decine di innocenti e che detengono illegalmente da 11 anni, in violazione dei loro diritti umani e dello stesso diritto statunitense e internazionale, 5 cubani che agivano per sventare attacchi terroristici contro Cuba organizzati dai contro rivoluzionari di Miami. Gli stessi che pagavano Zapata e che pagano ancora la madre del deceduto.
Ma come si sa per gli Stati Uniti e i media ruffiani che li sorreggono esiste un terrorismo buono, che difende gli interessi USA, che va difeso e sostenuto e uno cattivo, che va contro gli interessi USA, che va perseguito e distrutto.
Noi pensiamo, come i cubani, che il terrorismo è sempre un male che va combattuto e sradicato, affrontando anche i motivi per cui esso può essere sorto.
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Ciò che i media internazionali occultano: C hi era Orlando Zapata |
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25 febbraio 2010 - Cubainformación
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Orlando
Zapata Tamayo, 42 anni, non fa parte dei mercenari
che sono stati giudicati nel marzo 2003 (non è uno dei 75).
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