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Cultura Dichiarazione della UNEAC e della AHS: Agli intellettuali ed agli artisti del mondo |
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16 marzo 2010 - www.granma.cu (ain)
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Mentre la Fiera del Libro percorreva il nostro paese da un estremo all’altro e centinaia di medici cubani salvavano vite in Haiti, si stava organizzando una nuova campagna contro Cuba. Un delinquente comune, con un passato di violenza, divenuto “prigioniero politico”, aveva iniziato uno sciopero della fame perchè voleva l’installazione di telefono, cucina e televisione nella sua cella.
Incitato da persone senza scrupoli e nonostante tutto quello che è stato fatto per prolungargli la vita, Orlando Zapata Tamayo è morto ed è divenuto un deplorevole simbolo della macchina anticubana.
L’11 marzo il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione che “condanna energicamente la morte evitabile e crudele del dissidente prigioniero politico Orlando Zapata Tamayo” e, con un’intromissione offensiva nei nostri temi interni, incita le istituzioni europee a dare un appoggio senza condizioni perchè fomentino senza riserve l’inizio di un processo pacifico di transizione politica verso una democrazia con molti partiti in Cuba.
Con il titolo "Orlando Zapata Tamayo: Io accuso il governo cubano", sta circolando un documento per raccogliere firme contro Cuba.
La dichiarazione assicura che fu “ingiustamente recluso e brutalmente torturato e che è morto denunciando questi crimini e la mancanza di diritti e democrazia nel suo paese”.
Inoltre la dichiarazione mente senza pudore su una presunta pratica del nostro governo d’eliminare fisicamente i suoi critici e gli oppositori pacifici.
Il 15 marzo un giornale spagnolo ha mostrato in copertina il viso di Zapata Tamayo già morto, nella bara, annunciando l’adesione al richiamo di alcuni intellettuali che hanno mescolato le loro firme a quelle di nuovi e vecchi professionisti della controrivoluzione interna ed esterna.
Gli scrittori e gli artisti cubani siamo coscienti del modo in cui si articolano e con quali pretesti le corporazioni mediatiche e gli interessi egemonici e della reazione internazionale, per danneggiare la nostra immagine.
Sappiamo con quanto odio e morbosità si tergiversa la nostra realtà e come si mente in continuazione su Cuba. Sappiamo anche che prezzo pagano coloro che hanno cercato di esprimersi dalla cultura con mezzi propri.
Nella storia della Rivoluzione non si è mai torturato un solo prigioniero. Non c’è mai stato uno scomparso e non c’è stata nessuna esecuzione extragiudiziaria. Abbiamo fondato una democrazia propria, imperfetta sì, però molto più partecipativa e legittima di quella che pretendono d’imporci.
Non hanno morale coloro che hanno orchestrato questa campagna per darci lezioni di diritti umani.
È indispensabile fermare questa aggressione contro un paese bloccato e vessato senza pietà e chiediamo per questo, alla coscienza di tutti gli intellettuali ed artisti che non pongano interessi spuri attorno al futuro di una Rivoluzione che è stata e sarà un modello di umanesimo e solidarietà.
Segreteria della UNEAC Direzione Nazionale della Associazione Hermanos Saíz
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