«Cuba è
disposta a cooperare sul campo con tutte le nazioni che vogliono aiutare il
popolo haitiano e salvare quante più vite umane possibile, considerando che
ha il personale e l'infrastruttura necessaria»: questa la disponibilità
offerta dal governo cubano fin dai primissimi giorni dopo il terremoto. Cuba
appare il paese più titolato a prestare soccorso agli haitiani. Non solo per
la vicinanza geografica, ma per la cooperazione in atto nel paese, per la
specializzazione delle sue risorse umane, il loro costo moderato e
l'abitudine alle brigate internazionali di solidarietà.
Negli ultimi anni la solidarietà internazionale di Cuba è stata sostenuta
finanziariamente dal Venezuela nel quadro dell'Alternativa bolivariana per
le Americhe (ALBA)
avviata appunto da Caracas e dall'Avana. Quest'alleanza regionale fondata
sulla cooperazione anziché della competitività, di cui fanno parte anche
Nicaragua, Bolivia, Ecuador e alcuni piccoli stati caraibici (e l'Honduras
pre-golpe), ha mandato aiuti alimentari e personale civile
anziché le truppe,
come hanno fatto gli USA.
«Per accompagnare i nostri aiuti sono bastati due o tre soldati», ha
precisato polemicamente Hugo Chavez. Il Venezuela è stato fra i primi paesi
a mandare cibo, attrezzature mediche, sistemi per la depurazione dell'acqua,
personale di emergenza, passando per la Repubblica Dominicana per evitare le
restrizioni imposte dagli USA all'aeroporto di Port-au-Prince. Caracas,
inoltre, sta rifornendo Haiti di petrolio: «Daremo tutto il carburante di
cui hanno bisogno» ha aggiunto Chavez, per l'utilizzo nelle centrali
elettriche e nei trasporti pubblici. Del resto dal 2007 Haiti fa parte come
gli altri paesi caraibici dell'iniziativa venezuelana Petrocaribe,
per la fornitura di carburante a prezzi scontati.
Quanto ai cubani, già prima del terremoto e sempre con il sostegno
finanziario del Venezuela avevano aperto vari Centri di salute integrale,
operato agli occhi quasi 50mila haiotiani nel quadro della Missione Milagro»
e assistito oltre 100mila parti (in un paese che ha uno degli indici di
mortalità infantile più alti del mondo). Così erano già
400 i medici cubani a
Haiti al momento della scossa e hanno potuto
iniziare subito la loro opera.
Poi sono
arrivati sia rinforzi medici, sia le squadre specializzate nelle emergenze,
con materiali, medicine, cibo e sacche di siero e plasma. Già prima era in
atto anche la collaborazione nel campo dell'istruzione, grazie alla quale
erano stati alfabetizzati sul posto 160mila haitiani (Cuba ha un metodo di
insegnamento veloce ed economico riconosciuto come eccellente dall'ONU).
Un altro
tipo di aiuto è quello promosso dal «Grupo de energias renovables» della
facoltà di Ingegneria meccanica di Santiago de Cuba (in collaborazione con
la ong italiana «Oltre il confine»), che da anni promuove ad Haiti la
costruzione di cucine solari.
Anche il movimento contadino internazionale «La Vía Campesina») sta
raccogliendo fondi da canalizzare attraverso i suoi aderenti haitiani.
|