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26 aprile 2010 - di J.O.Macias – J.M.Arrugaeta Da Gara Rebelion.org (www.resistenze.org)
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La campagna di disinformazione contro Cuba, pur contenendo nuovi elementi, dimostra che l’obiettivo finale è sempre fare in modo che la politica dell’isola sia decisa da Stati Uniti ed Europa. Dopo numerose speculazioni sui possibili cambiamenti nella politica nordamericana ed europea nei confronti di Cuba, la realtà è nuda e cruda: non ci sarà nessun cambiamento. Provocare e fomentare situazioni di “crisi” con aspetti drammatici, tipo la morte per sciopero della fame di Orlando Zapata Tamayo; risaltare il ruolo delle cosiddette Dame in Bianco; radicalizzare le richieste di Guillermo Fariñas (anche lui in sciopero della fame); mobilitare l’opposizione interna…. Si tratta di fatti di ben trascurabile rilevanza e ripercussione sociale all’interno dell’isola ma amplificate a dismisura dai media.
L’obiettivo è la ricerca di uno scenario ideale per un’ipotetica “rivoluzione colorata”, come quelle di altri paesi assistite dai servizi segreti occidentali. Quale sia la vera intenzione dell’amministrazione Obama, nonostante il preannunciato cambio di politica nei confronti della Rivoluzione Cubana, è simboleggiata dalla recente cena privata svoltasi fra il Presidente USA e la coppia Gloria Estefan e suo marito Emilio, il miliardario che gestisce il monopolio della diffusione della musica latina nel mercato nord americano. Una famiglia ultra conservatrice da sempre legata alla fazione più dura degli esuli cubani a Miami.
Cuba continua a essere un osso duro. La Rivoluzione ha dimostrato nel corso degli anni la sua capacità di movimento in situazioni di confronto estremo. Nonostante i silenzi dei media internazionali, il governo cubano ha già reagito attivando tutte le sue capacità interne (sociali e di sicurezza) ed esterne (relazioni internazionali). Le dimostrazioni di solidarietà con la Rivoluzione e di rifiuto della campagna mediatica recentemente scatenata, sono centinaia in tutto il mondo. In questo contesto di forte pressione informativa, l’Europa svolge un ruolo del tutto ausiliare agli interessi di Washington. I veri pericoli sono interni, infatti, la principale sfida di Cuba è garantire la continuità, stabilità, legittimità sociale del processo di trasformazione iniziato nel 1959.
La questione del rinnovamento generazionale è stata ben inquadrata dalla Conferenza di Fidel Castro all’Università dell’Avana nel novembre del 2005, là dove affrontò la possibilità della sconfitta per un riflusso interno. I problemi interni sono sempre maggiori: i sempre più evidenti cambiamenti sociologici e culturali avvenuti nella società cubana a partire dagli anni ’90, le difficoltà economiche quotidiane, le crescenti disuguaglianze, la corruzione e il mercato nero, l’esistenza di settori giovanili lontani dal processo politico, il continuo flusso migratorio che sottrae popolazione altamente qualificata. Questi fenomeni sono accompagnati da uno “scetticismo” diffuso tra settori rivoluzionari circa la possibilità di realizzare velocemente i cambiamenti richiesti nella struttura economica e sociale, al punto di farli diventare autentici “nemici interni” che minacciano seriamente la stabilità della Rivoluzione Cubana
La dirigenza del paese ha annunciato con le parole dello stesso Raul Castro i cambiamenti imminenti, ma questi restano un enigma. Nel mezzo di una forte crisi finanziaria, l’idea di “liberare le forze produttive”, la denuncia di un esubero di lavoratori nel settore statale pari a un milione, l’intenso dibattito sulla necessità di ampliare il carattere della proprietà, così come la discussione sulle politiche di assistenza sociale, sono alcune chiavi che ci possono servire per avvicinarci alla prospettiva dei cambiamenti nell’interno di Cuba.
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