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IL TRADUTTORE SI SCUSA PER GLI ERRORI |
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Nuova farsa nel caso
Posada Carriles |
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27 aprile 2010 - Roberto Pérez Betancourt www.granma.cu (ain)
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José Pertierra, avvocato che rappresenta il Venezuela nella domanda d’estradizione del terrorista Luis Posada Carriles, rifugiato da circa cinque anni negli Stati Uniti, ha denunciato la nuova farsa in questo caso.
In una dichiarazione telefonica da Washington, il giurista ha detto, durante la Tavola Rotonda Informativa cubana quotidiana, di lunedì 26, che l’ordine di posporre la riunione prevista sul caso è partito dalla giudice Kathleen Cardone, su richiesta della Procura, con la motivazione che esistevano altri impegni precedenti per il 20 maggio, data originale dell’incontro.
Pertierra ha sottolineato che questa udienza serve solo per informare la giudice sullo stato legale del caso, per far sì che decida la data del processo vero e proprio, ed ha ricordato che la maggioranza dei documenti relazionati al processo sono sigillati e non sono accessibili al pubblico.
Si ignorano le ragioni per la proroga originalmente dettata dalla magistrata a El Paso, in Texas.
Pertierra ha segnalato che all’incontro citato parteciperanno sicuramente solo gli avvocati ed il Pubblico Ministero.
Pertierra ha ricordato che Posada viene giudicato solo per aver mentito e non per i suoi crimini come terrorista, registrati nel caso del sabotaggio ad un aereo cubano che esplose nell’aria nel 1976 e che provocò la morte di 76 vittime innocenti, e tantomeno per l’assassinio del giovane italiano Fabio di Celmo, morto per l’esplosione di una bomba, posta nell’Hotel Copacabana nel 1977.
Il Venezuela ha chiesto l’estradizione di Posada Carriles nel giugno del 2005, poco dopo la sua entrata illegale nel paese: “Ma la Procura nordamericana ci fa ballare”, ha detto l’avvocato, “con un caso di spergiuro che non hanno ancora nemmeno realizzato e che pone in evidenza un’attitudine di chiara protezione del criminale”.
Sulle possibilità di giudicare un giorno Posada Carriles per i suoi crimini, Pertierra ha detto che ci si deve chiedere quanti anni avrà l’assassino se mai giungerà quel momento e che l’amministrazione statunitense evidentemente vuole aspettare, senza mai processarlo, che muoia per la sua età avanzata.
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Continua la farsa di El Paso La CIA riesce a mantenere il suo agente, Posada, fuori portata |
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27 aprile 2010 - Jean-Guy Allard www.granma.cu
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La telenovela di quinta categoria che la CIA si è inventata per mantenere in libertà il suo agente, Luis Posada Carriles, nonostante i suoi crimini terroristici, e ingannare il pubblico nord americano, continua allegramente: la giudice Kathleen Cardone, di El Paso, Texas, incaricata del caso, ha concesso al governo degli Stati Uniti una nuova proroga fino al 2 giugno 2010.
L'ordinanza della corte è stata firmata dalla giudice del Texas, il 12 aprile 2010, ma non è venuta alla luce fino a domenica 25, quando il presidente dell’Assemblea Nazionale di Cuba, intervistato dalla stampa nell’esercitare il suo diritto di voto nelle elezioni municipali, ha sottolineato come i cinque cubani detenuti nelle carceri degli Stati Uniti per combattere il terrorismo contro il loro paese si trovano impossibilitati ad esercitare il loro diritto di voto.
Secondo quanto segnalato da PL, Ricardo Alarcon de Quesada ha poi rivelato che, nel frattempo, "si continua a rinviare, mediante accordi tra governo e procura, il processo al terrorista Luis Posada Carriles".
I procedimenti che accompagnano il giudizio di Posada erano previsti per il 20 maggio, ma la Procura federale ha chiesto, di nuovo, una proroga con il ridicolo pretesto di avere un altro impegno quel giorno.
"L'assemblea è stata rinviata, lo scorso 12, nonostante non si sia detto nulla, non ho visto nessun dispaccio, nessun mezzo di comunicazione lo ha riportato" ha commentato Alarcon, segnalando il totale black-out informativo tanto delle agenzie di notizia come della stampa mafiosa di Miami.
La chiamata assemblea non è più che un interscambio tra la Procura e la difesa, per concordare la direzione del processo e la data dello stesso.
Questa forma di "giustizia" è qualcosa di comune negli Stati Uniti, dove i casi si procrastinano attraverso procedimenti dilatori, quando la Procura e la difesa hanno interesse comune a tale riguardo. In questa occasione, la Procura deve salvare Posada dall’estradizione, ciò che conviene alla difesa che, nel frattempo, continua a “mungere” a fondo i "benefattori" di Posada.
Ironia della sorte, il fascicolo Posada è sotto la responsabilità dei procuratori federali della sezione anti terrorista del Dipartimento di Giustizia.
L'attuale amministrazione degli Stati Uniti, come quella di George W. Bush, pretende far credere che non conosce alcuna prova che Posada è una degli autori intellettuali dell'esplosione, in volo, di un aereo civile cubano, nelle Barbados, nel 1976.
Non riconosce neppure che il suo principale complice, Orlando Bosch Avila, rifugiato a Miami dal 28 luglio 1960, è un terrorista.
Posada e Bosch sono i cofondatori del CORU, il terrorista Coordinamento delle Organizzazioni Rivoluzionarie Unite, le cui operazioni sono tra le più sanguinarie di tutta la storia del terrorismo nel continente.
Posada è stato, per decenni, un assiduo collaboratore e un agente reo confesso della CIA degli Stati Uniti, sotto la cui guida ha commesso numerosi atti di terrorismo, torturato e sequestrato persone in operazioni anti-insurrezionali tanto in Venezuela, come in America Centrale, trafficato armi e stupefacenti, e partecipato a diversi tentativi di assassinare il leader cubano Fidel Castro.
Mentre Posada ed i suoi sostenitori vogliono giustificare i suoi crimini, per il fatto che obbediva agli ordini della CIA, il Pubblico Ministero afferma che la menzione dei vincoli di Posada Carriles con la CIA non è pertinente allo studio delle 11 imputazioni presentate. La giudice Cardone ha proibito agli avvocati dell'assassino di coinvolgere la CIA nella sua difesa.
Dopo il suo illegale ingresso negli Stati Uniti cinque anni fa, Posada è stato formalmente accusato di imputazioni minori, a partire dal gennaio 2007. Il suo processo è stato, in primis, previsto per l’11 maggio di quell'anno. Tre anni fa!
Ed esattamente quattro anni sono trascorsi da che Robert E. Jolicoeur, direttore dell'Ufficio del Servizio d’Immigrazione e Controllo delle Dogane degli Stati Uniti (ICE), in El Paso, Texas, inviava a Posada Carriles, allora detenuto, una lettera in cui si diceva che costituiva "un rischio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti".
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Nuovamente rinviata Riunione tra Procura ed avvocati di Posada Carriles |
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25 aprile 2010 - www.cubadebate.it
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La giudice Katleen Cardone di El Paso, Texas, ha concesso al governo degli Stati Uniti una proroga, fino al 2 giugno 2010, per la riunione sullo status legale del caso del terrorista Luis Posada Carriles.
In precedenza, la riunione era programmata per il 20 maggio, ma la Procura ha chiesto la proroga per un altro impegno in quella data. La giudice ha firmato la proroga il 12 aprile 2010.
Il 2 giugno non è previsto il processo. Sarà solamente un'udienza per valutare la posizione giuridica del caso e programmare una data per il processo. Dubito che Posada sarà presente.
La stragrande maggioranza dei documenti del caso restano sigillati. Nell’ordinanza datata 21 gennaio 2010, Cardone ha in parte rivelato il caso.
L’Imputazione 1 dice l'Ordine, ha a che fare con la domanda che un ufficiale dell’Immigrazione fece a Posada nel 2005: "Sono vere le osservazioni fatte (ad un giornalista) per un articolo del New York Times in cui ha ammesso di chiedere, ad altre persone, che eseguissero queste esplosioni?" Posada ha risposto come segue: "Io sto dicendo che ciò non è vero"
La Procura sostiene che questa risposta è falsa e costituisce spergiuro. Posada sostiene che la risposta è letteralmente corretta, perché l'articolo del New York Times e le cassette registrate dal giornalista Ann Louise Bardach non includono la parola chiedere. Di conseguenza, ribadisce Posada, la risposta è letteralmente corretta.
L'argomento della difesa di Posada Carriles oscilla tra il tecnicismo connesso con l'uso della parola chiedere, e il fatto che tutto ciò che il terrorista ha fatto, in precedenza, in America Latina fu a nome del suo datore di lavoro, la CIA.
Il tribunale federale di El Paso ha accettato il tecnicismo legale e non gli ha permesso utilizzare il nome della CIA come difesa. Ma “chi prenderà una decisione sull'innocenza o colpevolezza é, tuttavia la giuria” conclude nella sua ordinanza la giudice Cardone.
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