Parlando con CubAhora

 

 

 

20 dicembre 2012 - Ramón María del Carmen http://lapupilainsomne.jovenclub.cu/

 

 

Il portale CubAhora ha pubblicato questa intervista che mi ha fatto la giornalista María del Carmen Ramón  per la presentazione dei mio libro "Sospetti e dissidenze".

- Raccontaci sul sito da cui è nato "Sospetti e dissidenze" ... Cosa ti ha spinto ad aprire uno spazio nella blogosfera, e come è andata cambiando
La pupila insomne dall'idea iniziale fino a ciò che è oggi?

Fin da piccolo ho sempre letto molto e quando, in vari modi, ho iniziato a leggere ciò che è si pubblicava su Cuba all'estero, ho sentito la necessità di reagire. Ci sono stati diversi eventi che hanno segnato la nascita de
La pupila insomne. In primo luogo, sono rimasto colpito dal fatto che Silvio Rodriguez ha aperto un blog, che qualcuno con la sua autorità artistica ed etica e con un'opera tanto importante stesse nel cyberspazio dialogando e dibattendo con la gente. Poi venne un altro dei fatti, quando in una delle visite del Comandante in Capo nei centri scientifici qualcuno scattò una foto di Fidel. La mise sulle reti sociali, e questa fece il giro del mondo. Il fatto che una persona con un cellulare stesse in un luogo dove accadeva qualcosa che era di grande interesse non solo per Cuba, ma per il mondo, formava una diffusione a spirale, questo e la gioia di vedere Fidel mi ha motivato. Così ho aspettato il 31 luglio 2010, quando si compivano quattro anni da quando Fidel aveva emesso il suo
Proclama e ho deciso di aprire il blog quel giorno, ricordando quanto si era mentito su di lui e di come alcuni, a Miami, aveva festeggiato ciò che credevano la sua morte. Mai ho pensato che stavo per coinvolgermi nel modo in cui ho fatto, uno si va ad impegnare con le persone che lo leggono, con quelle che commentano, suggeriscono, collaborano. La pupila insomne ha già un gruppo di collaboratori che mi onorano molto.

- Da quando si entra nel blog, si percepisce l'ammirazione e la vicinanza a Rubén Martínez Villena. Da dove viene?

Ho vissuto affascinato da questa ammirazione da quando ero un adolescente. La prima volta che ho letto la poesia La pupila insomne di Rubén Martínez Villena è stata una rivelazione per me, perché fino a quel momento io conoscevo il Messaggio lirico civile, ma la grandezza che aveva  Ruben e le sue ampie possibilità creative e di come è stato capace di lasciare la letteratura e incendiarsi per la Rivoluzione realmente mi hanno influenzato molto. Da allora ho anche divorato tutti i testi sulla Rivoluzione del 30, e questo universo mi ha attratto al punto che mio figlio si chiama Ruben. Si dice tanto che i blog sono siti personali, dove le persone scrivono di tante cose, ma io ho voluto che il mio fosse uno spazio in cui si ricordi Rubén Martínez Villena.

- Quanto crede che abbia la Cuba di oggi e il giornalismo che si fa nel nostro paese di Ruben, e quanto ne abbiamo bisogno?

La sua onestà, il suo impegno per i poveri, il suo anti-imperialismo. Penso che ci manchi la sua creatività, la sua originalità, in questo abbiamo una strada da percorrere. Quando vediamo Ruben e lo stesso
Pablo de la Torriente Brau, ci rendiamo conto che sono eretici, sono iconoclasti. Penso che tale eresia deve stare nel nostro giornalismo, l'eresia di Fidel, della Rivoluzione cubana; dobbiamo rendere compatibile questa eresia rivoluzionaria con il nostro giornalismo. E' molto difficile a causa delle circostanze in cui si sviluppa, ma penso che non ci sia altro modo se vogliamo che perduri, senza fare concessioni a coloro che ci chiedono concessioni. Tuttavia, io credo che dobbiamo rappresentare meglio gli interessi della nostra gente, quelli per cui ha vissuto e si é sacrificato ed è morto Rubén Martínez Villena. Non dobbiamo dar luogo a dover cercare informazioni al di fuori del nostro giornalismo e che non si divertano leggendo ciò che facciamo.

- Come è nata l'idea di portare
La pupila insomne su carta?

A Cuba, molte persone mi hanno detto fuori da Internet: "non posso leggere quello che tu scrivi". Così l'idea di portare i miei testi su un libro che possa essere consultato da ogni cubano è molto buona, perché spesso coloro che hanno più risorse e tempo per stare su internet non sono esattamente i cubani, a cui veramente scrivo e con cui mi interessa dialogare. Quando é sorta l'idea, i compagni dell' Editorial Abril quasi me l'hanno tolta di mano, con grande entusiasmo. Ciò che appare nel libro è una piccola parte di ciò che sta sul blog, avrei voluto anche mettere i commenti generati da ogni post. Per quanto riguarda la prefazione, il libro conta su un testo che mi ha dedicato Pascual Serrano quando era il primo anniversario
La pupila ...

- Il libro tratta la manipolazione mediatica contro Cuba. Quali crede che siano oggi le principali questioni che si stanno distorcendo della realtà cubana?

Esiste una relazione funzionale tra il ruolo della politica statunitense nei confronti di Cuba e il ruolo dei media mainstream. Gli Stati Uniti hanno una politica che genera la percezione di un paese in crisi da cui tutti se ne vogliono andare, ma con la
Legge di Aggiustamento Cubano che favorisce il cubano che mette piede sul suolo USA, un blocco economico e col finanziamento di una quinta colonna. Che cosa succede quando i media costantemente rispecchiano problemi quali l'emigrazione, le complessità economiche e l'agire di un'opposizione artificiale senza approfondire le cause? Per un lettore acritico, che a volte legge solo i titoli e rimane colpito, ma non perché le cose accadono, questa strategia mediatica funziona. L'obiettivo della politica degli Stati Uniti contro Cuba è demonizzare la Rivoluzione, costruire un'idea di fallimento e, da lì, delegittimare le alternative che che si manifestano in America Latina o in altre parti del mondo, e presentare il capitalismo  come il migliore dei mondi possibile.
Qualsiasi notizia su Cuba raggiunge un pubblico che agisce per riflessi condizionati e quindi è predisposto ad una lettura negativa di tutto ciò che accade. Dobbiamo essere abbastanza intelligenti per sapere come funziona questo e fare una specie di guerra di guerriglia. Lezama Lima parlava del graffio sulla pietra. Dobbiamo creare spazi di resistenza a tale dominazione, cercare e fare alleanze, a maggior ragione noi che siamo un piccolo paese.

- Un altro dei capitoli è dedicato alla sfida che significano le nuove tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni. In una delle commissioni del Parlamento cubano si é recentemente parlato dell'idea di potenziare a Cuba, ancora di più, l'uso sociale di Internet. Quali passi si potrebbero porre in essere perché spazi come come
La pupila insomne raggiungano un maggior numero di cubani?

Dobbiamo trovare metodi che costino poco e che potenzino le reti sociali che abbiamo in realtà, come parte del nostro sistema istituzionale dell'istruzione, della cultura, delle scienze, organizzazioni sociali e  di massa. Io dico che i nostri medici non avrebbero reso  lo stesso se non avessero Infomed. Come si sarebbero formati, senza aver accesso a questa informazione scientifica? EcuRed è un altro esempio di come mettere in partecipazione il talento. Dobbiamo porre queste tecnologie nelle mani di chi lavora, coloro che più lavorano non sono quelli che hanno più soldi, quindi, dobbiamo partire da lì. Internet non è come un telefono cellulare o una macchina, Internet ha a che fare con la conoscenza e l'informazione, entrambi sono potere, ed il potere in questo paese lo devono avere i lavoratori, in modo che questo sistema perduri e la giustizia sociale si consolidi. Dobbiamo costruire il socialismo digitale, non l'imitazione dell'internauta come un consumatore alienato. A Cuba Internet dovrebbe contribuire a che i processi si possano dinamizzare, per rendere la nostra società più efficiente in termini partecipativi, che abbiamo una via perché il socialismo s'incontri ancor più con la gente.

 

 

Hablando con CubAhora

María del Carmen Ramón

El portal CubAhora publicó esta entrevista que me realizó la periodista María del Carmen Ramón a propósito de la presentación de mi libro Sospechas y disidencias.

-Cuéntenos sobre el sitio desde el que nació Sospechas y disidencias… ¿Qué lo motivó a abrirse un espacio en la blogosfera, y cómo ha ido cambiado La pupila insomne desde la idea inicial hasta lo que es hoy?

Desde muy joven siempre leí mucho, y cuando por distintas vías comencé a leer lo que se publicaba sobre Cuba fuera del país, sentí la necesidad de reaccionar. Hubo varios hechos que marcaron el surgimiento de La pupila insomne. En primer lugar, me impresionó mucho que Silvio Rodríguez se abriera un blog, que alguien con su autoridad artística y ética y con una obra tan importante estuviera en el ciberespacio dialogando y debatiendo con la gente. Después, ocurrió otro de los referentes, cuando en una de las visitas del Comandante en Jefe por centros científicos alguien tomó una foto de Fidel. La puso en las redes sociales y esta le dio la vuelta al mundo. El hecho de que una persona con un celular estuviese en un lugar donde ocurría algo que era de mucho interés no solo para Cuba, sino para el mundo, formó una difusión en espiral, eso y la alegría por ver a Fidel de regreso me motivó. Entonces, esperé al 31 de julio de 2010, cuando se cumplían cuatro años desde que Fidel había dado a conocer su Proclama y decidí abrir el blog ese día, recordando cuánto se había mentido sobre él y cómo algunos en Miami habían festejado lo que creían su muerte.

Nunca pensé que me iba a involucrar de la manera en que lo hice, uno se va comprometiendo con la gente que lo lee, con los que comentan, sugieren, colaboran. La pupila insomne ya tiene un grupo de colaboradores que me honra mucho.

-Desde que se entra al blog, se percibe una admiración y cercanía hacia Rubén Martínez Villena. ¿De dónde viene?

He vivido fascinado por esa admiración desde que era un adolescente. La primera vez que leí el poema La pupila insomne de Rubén Martínez Villena fue una revelación para mí, porque hasta ese momento yo conocía el Mensaje lírico civil, pero la grandeza que tuvo Rubén y sus amplias posibilidades creativas y cómo fue capaz de abandonar la literatura e incendiarse por la Revolución realmente me marcó mucho. Desde ese entonces devoré también todos los textos sobre la Revolución del 30, y ese universo me atrajo al punto de que mi hijo se llama Rubén. Se dice mucho que los blogs son sitios personales, donde la gente escribe de muchas cosas, pero yo quise que el mío fuera un espacio donde se recuerde a Rubén Martínez Villena.

-¿Cuánto cree que tienen la Cuba de hoy y el periodismo que se hace en nuestro país de Rubén?, y ¿cuánto nos falta?

Su honestidad, su compromiso con los humildes, su antiimperialismo. Creo que nos falta su creatividad, su originalidad, en eso tenemos un camino por recorrer. Cuando vemos a Rubén y al propio Pablo de la Torriente Brau, nos damos cuenta de que son herejes, son iconoclastas. Yo creo que esa herejía tiene que estar en nuestro periodismo, la herejía de Fidel, de la Revolución cubana; nosotros tenemos que hacer compatible esa herejía revolucionaria con nuestro periodismo. Es muy difícil por las circunstancias en la que se desenvuelve, pero creo que no hay otro camino si queremos que perdure, sin hacer concesiones a los que nos piden concesiones. Sin embargo, yo sí creo que tenemos que representar mejor los intereses de nuestra gente, esos por los que vivió, se sacrificó y murió Rubén Martínez Villena. No podemos dar lugar a que tengan que buscar información fuera de nuestro periodismo y que no se diviertan leyendo lo que hacemos.

-¿Cómo surgió la idea de llevar La pupila insomne al papel?

En Cuba, muchas personas me decían fuera de Internet: “no puedo leer lo que tú escribes”. Entonces, la idea de llevar mis textos a un libro que pueda consultar cualquier cubano es muy buena, pues muchas veces quienes más cuentan con los recursos y el tiempo para estar en Internet no son precisamente los cubanos, a quienes verdaderamente escribo y con quienes me interesa dialogar. Cuando surgió la idea, los compañeros de la Editorial Abril me la quitaron prácticamente de las manos, con un entusiasmo enorme. Lo que aparece en el libro es una pequeñísima parte de lo que está en el blog, incluso, me hubiera gustado poner los comentarios que generó cada post. En cuanto al prólogo, el libro cuenta con un texto que me dedicó Pascual Serrano cuando el primer aniversario de La pupila…

-El libro se acerca a la manipulación mediática contra Cuba. ¿Cuál cree que serían hoy los principales temas que se están distorsionando de la realidad cubana?

Hay una relación funcional entre el papel de la política norteamericana hacia Cuba y el rol de los grandes medios. Estados Unidos tiene una política que genera la percepción de un país en crisis del que todo el mundo se quiere ir, pero con una Ley de Ajuste Cubano que favorece al cubano que pise suelo estadounidense, un bloqueo económico y financiando una quinta columna. ¿Qué sucede cuando los medios reflejan constantemente problemas como la emigración, las complejidades económicas y la actuación de una oposición artificial sin profundizar en sus causas? Para un lector acrítico, que a veces nada más lee los titulares y se queda en el efecto, pero no en el por qué suceden las cosas, funciona esta estrategia mediática. El objetivo de la política norteamericana contra Cuba es demonizar a la Revolución, construir una idea de fracaso y, a partir de ahí, deslegitimar las alternativas que surjan en Latinoamérica o en otras partes del planeta, y presentar al capitalismo como el mejor de los mundos posibles.
Cualquier noticia sobre Cuba llega a una audiencia que actúa por reflejos condicionados y, por tanto, está preparada para una lectura negativa de todo lo que sucede. Nosotros tenemos que ser lo suficientemente inteligentes para saber cómo funciona eso, y hacer una especie de guerra de guerrillas. Lezama Lima hablaba del rasguño en la piedra. Hay que crear espacios de resistencia a esa dominación, buscar y trabajar alianzas, más nosotros que somos un país pequeño.

-Otro de los capítulos está dedicado al reto que significan las nuevas tecnologías de la información y las comunicaciones. En una de las comisiones del Parlamento cubano se habló recientemente sobre la idea de potenciar en Cuba, todavía más, el uso social de Internet. ¿Qué pasos se podrían seguir para que espacios como La pupila insomne lleguen a un mayor número de cubanos?

Hay que buscar métodos que cuesten poco y que potencien las redes sociales que tenemos nosotros en la realidad, como parte de nuestro sistema institucional de la educación, de la cultura, de las ciencias, organizaciones sociales y de masas. Yo digo que los médicos nuestros no hubiesen rendido lo mismo si no tuvieran Infomed. ¿Cómo se hubiesen formado sin tener acceso a esa información científica? EcuRed es otro ejemplo de cómo poner a participar al talento. Nosotros tenemos que poner esas tecnologías en manos de las personas que trabajan, los que más trabajan no son los que más dinero tienen, por tanto, tenemos que partir de ahí. Internet no es como un celular o como un carro, Internet tiene que ver con el conocimiento y la información, ambos son poder, y el poder en este país lo deben tener los trabajadores, para que este sistema perdure y la justicia social se consolide. Tenemos que construir un socialismo digital, no la imitación del internauta como un consumidor enajenado. En Cuba Internet deberá ayudar a que los procesos se puedan dinamizar, a hacer nuestra sociedad más eficiente en términos participativos, que tengamos una vía para que el socialismo se encuentre más con la gente.