Nei giorni
scorsi, vari
blogger
brasiliani stano
pubblicando
informazioni che
smascherano la
costruzione
politica e
mediatica dietro
Yoani Sánchez.
Così han fatto
José Luiz
Quadroz de
Magalhaes (“Que
se vayan vayan
pa’ Miami“),
Avelina Martínez
Gallego (“A
verdadeira face
da blogueira
cubana Yoani
Sánchez“) e
Alexandre
Haubrich (“Yoani
Sánchez:
personagem e
arma da guerra
midiática contra
Cuba“), tra
altri.
Di Alexander
Haubrich è il
testo riprodotto
qui di seguito,
tratto dal suo
blog Giornalismo
B.
Yoani Sánchez:
personaggio e
arma di guerra
mediatica contro
Cuba
Alexander
Haubrich
Con il
viaggio,
a Cuba, della
presidentessa
Dilma Rousseff,
in programma per
la prossima
settimana, un
gruppo di
giornali
brasiliani non
ha voluto
perdere
l'occasione di
farle pressioni.
Una delle più
ricorrenti
critiche
dei media
dominanti al
governo di Lula
faceva
riferimento alla
politica estera.
A differenza di
tutti i
governanti
precedenti, il
PT manteneva, in
generale, un
posizionamento
indipendente,
infastidendo i
settori della
società
brasiliana che
hanno sempre
lucrato con un
paese
subordinato agli
interessi
imperialisti
(negli ultimi
decenni può
essere letto
come Stati
Uniti, ma non
solo) e che
voleva
strangolare i
più deboli.
Il cambiamento
in America
Latina, nel suo
insieme, nella
direzione di
politiche estere
di
collaborazione,
a scapito della
concorrenza
cannibale tra i
paesi
storicamente
sfruttati ha
infastidito le
élite e,
naturalmente, i
loro
rappresentanti
mediatici. La
pressione - e il
sottile ma reale
cambio
ideologico -
hanno fatto sì
che Dilma
assumesse una
posizione molto
più offensiva di
Lula in
relazione
all'Iran. Ora,
una
strategia simile
dei media
è utilizzata per
allontanare la
presidente dal
governo cubano.
E un pezzo
fondamentale in
quel gioco è
stato - e
continuerà ad
esserlo - Yoani
Sanchez.
La blogger
cubana è, da
anni, star
internazionale
della lotta
imperialista
contro la
Rivoluzione
cubana. Multi
vincitrice di
premi
sponsorizzati da
giornali ed
organizzazioni
internazionali
affiliate al
neoliberismo,
Yoani é solita
rivendicare
molto ciò che
chiama "mancanza
di libertà di
espressione" a
Cuba, ma
mantiene un blog
senza problemi,
e il suo account
su Twitter. Allo
stesso modo, ha
uso offrire
numerose
interviste, per
telefono, e-mail
o di persona.
Inoltre, si dice
perseguitata.
Generazione Y,
blog gestito
dalla cubana, è
tradotto in 18
lingue, e non si
conosce altro
sito al mondo
con tale numero
di traduzioni.
Le fonti di
questa forza non
sono note, così
come non sono
chiarite molte
questioni su
Yoani. I premi,
per esempio,
l'aiutano a
sostenere la sua
tranquilla vita
a l'Avana. Quali
interessi
rappresentano, è
una domanda che
i grandi media
internazionali
non tendono a
menzionare le
centinaia di
volte in cui la
citano o
intervistano la
blogger.
Solo nel 2012,
di cui non é
trascorso il
primo mese, i
tre maggiori
giornali
brasiliani -
Estadão, Folha
de S. Paulo e O
Globo - già
hanno fatto,
ognuno,
un'intervista
esclusiva con
Yoani oltre a
pubblicare
materiali e note
di agenzie. E'
chiaro che
nessuno di loro
ha chiesto
riguardo al
finanziamento di
Generazione Y,
la "censura" che
l'intervistata
afferma di
soffrire, o
qualsiasi altro
problema più
profondo e
evidente sulla
situazione a
Cuba. Il tema
dei
Cinque
cubani
incarcerati
negli Stati
Uniti, portato
di nuovo alla
ribalta dal
recente libro di
Fernando Morais,
neppure è stato
menzionato.
Sull'assedio
del governo
statunitense a
Cuba, di nuovo
silenzio.
Tuttavia, nelle
tre interviste,
la pressione
combinata tra
l'intervistata e
gli
intervistatori
affinché,
durante la sua
visita a Cuba,
Dilma s'incontri
con oppositori
del governo
cubano, però,
curiosamente,
quando un
presidente del
Brasile va negli
Stati Uniti non
si fanno
pressioni perché
riservi spazio
per udienze con
l'opposizione
del momento.
Allo stesso
tempo, ci sono
grida per il
diritto di Yoani
di venire in
Brasile, ma la
normativa
migratoria
cubana non è
spiegata
chiaramente in
nessun momento.
Solo il giornale
Zero Hora é
riuscito a
superare Estadão,
O Globo e Folha.
In meno di un
mese, due
interviste con
Yoani, entrambe
per telefono.
Sembra che
l'accesso dei
media
internazionali
alla blogger non
sia poi così
difficile. Dov'è
la censura,
allora? Un'intervista
concessa da
Yoani ad un
giornalista
francese,
Salim Lamrani
nel 2010, dà
buone
indicazioni
circa la
risposta più
adeguata. Ma è
chiaro che quel
reportage,
assolutamente
critico e che
azzera la
credibilità
della blogger,
non è stato
riprodotto o
commentato nei
vecchi media
brasiliani. Non
è questo il
volto di Yoani
che interessa i
grandi media. Al
francese Salim
Lamrami dice
che, da Cuba,
non si può avere
accesso al suo
blog, a cui egli
risponde che lo
aveva appena
fatto. Allora si
aggroviglia un
pò e sostiene
che non ha
spazio nei
maggiori media
del paese.
Quante persone
hanno spazio nei
maggiori media
brasiliani?
Yoani è un pezzo
interessante
sulla scacchiera
in cui si lotta
tra la
rivoluzione
cubana e
l'imperialismo
capitalista. Lei
usa i media
internazionali
per promuoversi
e fare soldi -
un sacco di
soldi, come
indicano almeno
le premiazioni
che riceve - al
tempo stesso
viene utilizzata
come fonte
principale di
tutti i discorsi
su Cuba, sempre
in direzione di
attacchi
frontali al
governo cubano.
Le interviste
a cui la blogger
risponde sono
molto poco
problematiche e
con molto elogi
e la sua
"lotta per la
libertà" è, in
quell'immagine,
una costruzione
di Cuba filtrata
solo dagli occhi
sospettosi di
Yoani Sanchez e
dal suo conto in
banca ripieno di
dollari e in
euro.