Legge di Aggiustamento Cubano: 46 anni

di successo della manipolazione mediatica

 

 

3.11.2012 - Vincenzo Basile (Capítulo Cubano)

 

 

Era il 2 novembre 1966, quando il Congresso degli Stati Uniti, sotto il governo dell'amministrazione Johnson, approvava quello che è diventato un vero e proprio genocidio migratorio e ha favorito uno dei più riusciti capitoli mediatici contro la Rivoluzione, la Legge di Aggiustamento Cubano (Cuban Refugee Adjustment Act) che dà lo status di rifugiato politico, innumerevoli benefici sociali e, dopo un anno e un giorno dall'arrivo, il soggiorno permanente a tutti i cubani che con qualsiasi mezzo, legale o illegale, raggiungano il territorio degli Stati Uniti.

In primo luogo, la detta legge, ha incoraggiato le partenze illegali da Cuba, poiché da una parte il governo degli Stati Uniti assegna un numero limitato di visti annuali ai cittadini cubani che, legalmente, vogliono viaggiare negli Stati Uniti e, dall'altro, ammette nel territorio nazionale qualunque cubano che pesti il suolo nord americano.

Ciò, nel corso degli anni, è diventato un vero furto di cervelli da parte del governo degli Stati Uniti e, a sua volta, ha causato incalcolabili perdite di vite umane, sfruttando la povertà ed il  tentativo di migliaia di famiglie cubane di cercare migliori condizioni di vita, emigrando verso il potente vicino del nord, soprattutto dopo la fine del campo socialista nel 1991, all'inizio del cosiddetto Periodo Speciale a Cuba e l'inasprimento del
blocco imposto dal governo degli Stati Uniti.

Cioè, il governo degli Stati Uniti, dopo il crollo dell'Unione Sovietica e la grave crisi economica che colpì l'isola che perse i suoi principali partner commerciali inasprì il blocco contro Cuba per danneggiare ulteriormente  la debole economia cubana. Poi, sfruttando la miseria, la fame e la disperazione, che aveva contribuito a creare, rese difficili i canali legali per emigrare negli Stati Uniti e per molti cubani la ultima soluzione fu quella di diventare balseros in cerca di un futuro migliore.

In secondo luogo, tutto questo è servito come pretesto per creare una dei più grandi e di maggior successo
temi di manipolazione mediatica contro la Rivoluzione cubana, vale a dire il fatto che la popolazione cubana fugge da Cuba. Chiusi tutti i tipi di accesso legale al territorio degli Stati Uniti e promuovendo gli espatri illegali, nel modo sopra descritto, il governo degli Stati Uniti è riuscito a trasformare l'emigrante cubano in rifugiato politico cubano che fugge da ciò che, nel corso degli anni, è stato identificato come regime cubano.

In quest'ultimo senso, la legge ha permesso creare un'immagine completamente falsificata dell'emigrazione cubana, che quasi totalmente ha una matrice economica, associandola sempre più ad un fenomeno politico. La costruzione mediatica è stata molto facile. Occultando sempre più la natura genocida del blocco contro Cuba e le difficoltà per emigrare legalmente negli Stati Uniti, i potenti media occidentali, al servizio dei grandi poteri politici, hanno presentato al mondo immagini di cubani prigionieri nel loro paese che, per sfuggire e cercare la libertà, si gettano in mare in zattere di legno, chiedendo aiuto al nemico storico  del regime cubano che offre loro aiuto e l'opportunità di una nuova vita in libertà.

Il risultato, come detto, è stato un grande successo. Ovunque nel mondo, oggi, è opinione universalmente accettata che, mentre tutta l'emigrazione dai Caraibi e dall'America centrale ha matrice economica, l'emigrato cubano è un rifugiato politico che cerca la libertà e, soprattutto, si é consolidata l'idea che è il governo cubano che impedisce al suo popolo l'uscita legale dal paese. Va detto che tutto questo è stato sostenuto, nel corso degli anni, dalla politica migratoria cubana e il suo anacronistico, alle volte necessario, permesso di uscita che ha permesso diffondere l'idea che Cuba è una specie d'isola-prigione.

Ma qualcosa sta cambiando e va a distruggere il grande successo mediatico. Il governo cubano ha appena approvato un
decreto che riforma radicalmente la legge migratoria ed elimina il citato permesso di uscita.

 

Ora il lavoro dei media internazionali si farà un pò più complicato in quanto dovrà spiegare all'opinione pubblica mondiale per quale ragione, ogni anno, migliaia di cubani, nonostante questa riforma, continueranno a gettarsi in mare.

 

 

Ley de Ajuste Cubano: 46 años de exitosa manipulación mediática

Por Vincenzo Basile (Capítulo Cubano)

Era el 2 de noviembre del año 1966 cuando el congreso estadounidense, bajo el gobierno de la administración Johnson, aprobaba lo que se ha convertido en un auténtico genocidio migratorio y ha favorecido uno de los más exitosos capítulos mediáticos contra la Revolución, la Ley de Ajuste Cubano (Cuban Refugee Adjustment Act) que le otorga el estatus de refugiado político, una innumerable serie de ventajas sociales y, tras un año y un día del arribo, la residencia permanente a todo cubano que por cualquier vía -legal o ilegal- llegue a territorio norteamericano.

En primer lugar, la citada ley ha estimulado las salidas ilegales de la Isla, ya que por un lado el gobierno estadounidense otorga un número límitado de visas anuales a los ciudadanos cubanos que, legalmente, quieren viajar a Estados Unidos y, por el otro, admite en territorio nacional a cualquier cubano que pise suelo norteamericano.

Eso, durante los años, se ha convertido en un auténtico robo de cerebros por parte del gobierno norteamericano y, a la vez, ha provocado incalculables pérdidas de vidas humanas, explotando la pobreza y el intento de miles de familias cubanas de buscar mejores condiciones de vida, emigrando hacia el poderoso vecino del norte, sobre todo tras la desaparición del campo socialista en 1991, el comienzo del llamado periodo especial en Cuba y el recrudecimiento del bloqueo impuesto por el gobierno de Estados Unidos.

Es decir, el gobierno norteamericano, tras el derrumbe de la Unión Sovietica y la grave crisis económica que afectó a la Isla que perdió sus mayores socios comerciales, recrudeció el bloqueo contra Cuba para damnificar aún más la débil economía cubana. Luego, explotando la miseria, el hambre y la desesperación que había contribuido a crear, dificultó los canales legales para emigrar a Estados Unidos y para muchos cubanos la última solución fue convertirse en balseros para buscar un futuro mejor.

En segundo lugar, todo esto ha servido de pretexto para crear uno de los más grandes y exitosos tópicos de la manipulación mediática contra la Revolución cubana, es decir el hecho de que la población cubana huye de Cuba. Cerrando todo tipo de acceso legal a territorio estadounidense y estimulando las salidas ilegales, en la forma que se acaba de explicar, el gobierno norteamericano ha logrado convertir al emigrante cubano en un refugiado político que huye de lo que, a lo largo de los años, ha sido identificado como régimen cubano.

En ese último sentido, la ley ha permitido crear una imagen completamente falsada de la emigración cubana, que casi en su totalidad lleva matriz económica, asociándola siempre más a un fenómeno político. La construcción mediática ha sido muy fácil. Ocultando siempre más el carácter genocida del bloqueo contra Cuba y las dificultades para emigrar legalmente a Estados Unidos, los poderosos medios occidentales, al servicio de lo más grandes poderes políticos, han presentado al mundo imágenes de cubanos prisioneros en su proprio país que, para escapar y buscar libertad, se lanzan al mar en balsas de maderas, pidiendo ayuda al histórico enemigo del régimen cubano que ofrece ayuda, apoyo y la oportunidad de una nueva vida en libertad.

El resultado, como afirmado, ha sigo un gran éxito. En cualquier parte del mundo, hoy en día, es opinión universalmente aceptada que, mientras toda la emigración caribeña y centroamericana tiene matriz económica, el emigrante cubano es un refugiado político que busca libertad y, sobre todo, se ha consolidado la idea que es el gobierno cubano que impide a su pueblo las salidas legales del país. Hay que decir que todo eso ha sido respaldado a lo largo de los años por la política migratoria cubana y su anacrónico, pero a la vez necesario, permiso de salida que ha permitido difundir la idea de que Cuba es una especie de isla-prisión.

Pero algo está cambiando y va a destruir el gran éxito mediático. El gobierno cubano acaba de aprobar un decreto que reforma radicalmente la ley migratoria y elimina el citado permiso de salida. Ahora el trabajo de los medios internacionales se hará un poco más complicado ya que tendrán que explicar a la opinión pública mundial por qué razón, cada año, miles de cubanos, a pesar de esa reforma, seguirán lanzándose al mar.