Un infallibile rivelatore di

menzogne e di mezze verità

A proposito del libro 'Cuba: ciò che i media non diranno mai' di Salim Lamrani. Fiera Internazionale del Libro. Sala José Antonio Portuondo, Fortaleza de San Carlos de la Cabaña. Sabato 18 febbraio.

 

 

 

1 marzo 2012 -Ambrosio Fornet tratto da The Jiribilla http://lapupilainsomne.jovenclub.cu/


 

 

 

Qualcuno tra voi potrebbe chiedersi quale autorità ha un critico letterario per parlare di un'opera come 'Cuba: ciò che i media non diranno mai', di Salim Lamrani, che la casa editoriale José Martí ha avuto la felice idea di mettere a disposizione dei nostri lettori. La mia autorità - se così si può chiamare - viene da essere un lettore sistematico ed entusiasta di Salim, che da tempo mi favorisce facendomi arrivare le sue cronache e articoli,  che io mi affretto a far circolare tra i membri più ricettivi del mio Direttorio.

Si dà il caso che leggendo i succosi e polemici lavori che compongono questo volume, ho scoperto che sono stato costretto ad adottare la visione  con cui leggo un romanzo, per esempio, perché sono pieni di personaggi e conflitti e lo shock tra uno e l'altro va generando, paragrafo dopo paragrafo, una crescente aspettativa, più caratteristica delle opere narrative e drammatiche che del saggio e del giornalismo.

Inoltre é molto presente qui il fattore della "visione". Si tratta di quello che, nel gergo della nostra professione, chiamiamo il punto di vista di un narratore "onnisciente", quello che narra in terza persona, ma il cui discorso, in questo caso, sfocia nel tono persuasivo e familiare che caratterizza il narratore in "prima" persona, quello che sembra dare "testimonianza" di una esperienza vissuta. Se guardiamo da vicino, troviamo, anche dal titolo stesso, la promessa di un narratore in cerca di preda, che sa cosa ci nascondono, "ciò che mai diranno i media" dando ad intendere così che in un dato momento saranno "smascherati". E in effetti lo sono, grazie ad una strategia discorsiva che consiste nel sottolineare il contrasto tra le parole e i fatti, tra ciò che viene detto e ciò che viene taciuto, tra pretese di obbiettività e il modo di allinearsi a uno delle parti in conflitto, ciò che rappresenta il grande potere dei media.

Ciò è reso drammaticamente evidente in un caso come quello di Cuba, che, a parere dell'autore dovrebbe essere studiato ovunque si indaghi il fenomeno della disinformazione. Poiché vi è un mistero che deve essere chiarito: Come si spiega il contrasto - ciò che l'autore chiama lo squilibrio esistente - "fra la disastrosa immagine di Cuba" che promuovono le transnazionali dell'informazione e "il prestigio di questo paese nel mondo"? ... fatto quest'ultimo, detto per inciso, splendidamente esemplificato dal discorso che Nelson Mandela ha accettato di offrire come prologo al libro. Siamo precisamente davanti all'enigma che l'autore intende rivelare: "Analizzeremo in questo libro, egli dice, le principali problematiche della realtà cubana per illustrare l'abisso che separa la complessa realtà di quel paese da quella che trasmettono i media occidentali". Affronta allora - non solo con argomenti persuasivi, ma con una impressionante serie di documentazione - temi che vanno dai diritti umani sino al terrorismo, dall'apparizione delle Dame in Bianco sino all'accesso dei cubani a Internet, dalla emigrazione e la dissidenza sino al futuro di una Cuba senza Fidel. E in tutti i casi scopre uno sfondo di manipolazione e doppia morale, a partire da quello rivelato nell'atteggiamento assunto dall'Unione Europea nel 2005, previo accordo con il rappresentante di Washington, "per sostenere la transizione democratica a Cuba".

Che "la retorica dell'Unione Europea sulla questione dei diritti umani" , come giustificazione della condanna di Cuba, sia "un pretesto poco credibile" è dimostrato nel rapporto 2008 di Amnesty International. "Non si tratta di affermare che non esiste, a Cuba,  alcuna violazione dei diritti umani. Esistono, secondo il Rapporto ... Ma nel continente americano, dal Canada all'Argentina, le violazioni dei diritti umani  sono davvero spaventose e Cuba è il paese che raccoglie un minor numero di denunce da tale organizzazione".

Se ci sono condanne, dunque, e le stesse si proiettano rumorosamente su Cuba, non si tratta della difesa dei diritti violati ma dell'attuazione di una campagna contro l'esistenza stessa della Rivoluzione. Ma il linguaggio, si sa, ha i suoi alibi: fino a metà del 2008 l'Unione Europea ha insistito che il suo scopo era quello di promuovere a Cuba "una società civile, più democratica e meglio organizzata". Magnifico. Che succederebbe - si chiede Salim - se Cuba finanziasse gli indipendentisti baschi o corsi come mezzo per accelerare la "transizione democratica" in Spagna e Francia? E quei pittoreschi parlamentari italiani che hanno sostenuto i dissidenti a Cuba, avrebbero il coraggio di sostenere, per esempio, i colombiani o gli honduregni? Il doppio standard si evidenzia un'altra volta, anche per coloro che sono coinvolti. Secondo un rapporto del giugno 2007, redatto dalla Commissione (europea) per le Questioni Giuridiche e i Diritti Umani, i loro governi non sono in grado di giudicare gli altri: "Bruxelles - dice la Commissione - è totalmente carente di legittimità morale ed etica per dare lezione sui diritti umani".

Qualcosa di simile si potrebbe dire di organizzazioni come Reporter Senza Frontiere, che "anche svolge un ruolo chiave" nel processo di demonizzazione di Cuba. L'Organizzazione dice che si limita a difendere la libertà di stampa, ma - si chiede Salim - è neutrale e obiettiva, o sta difendendo una determinata agenda politica e ideologia? Impossibile rispondere senza tenere in conto che Reporter Senza Frontiere é finanziata in parte dal National Endowment for Democracy
(NED), che secondo un articolo pubblicato dal New York Times il 31 marzo 1997 era stata creata cinque anni prima "per far pubblicamente ciò che il Central Intelligence Agency (CIA) ha fatto nascostamente per decenni" e che "consuma trenta milioni di dollari l'anno per sostenere partiti politici, sindacati, movimenti di dissidenti e mezzi di comunicazione in decine di paesi". Si potrà essere neutrali quando uno dei patrocinatori di questa neutralità milita aggressivamente da un lato?

Un infallibile rivelatore di bugie e di mezze verità percorre dall'inizio alla fine le pagine di questo libro. Si tratta, credo io, della più ampia registrazione e smantellamento pubblicato, fin ora, sulla campagna di disinformazione che sviluppano i nemici palesi o nascosti della Rivoluzione cubana. Per la maggior parte dei lettori stranieri, 'Cuba: ciò che i media non diranno mai' sarà una rivelazione; per noi e un invito a riflettere ulteriormente sulle sfide della lotta ideologica in un contesto sproporzionato, che ben potrebbe essere illustrato dalla leggenda di Davide e Golia.

Speriamo che questa opera diventi un testo di consultazione obbligata per i nostri studenti di giornalismo, in materiale di riferimento per i nostri politologi, e in una piacevole, gratificante lettura per colui affezionato ad esaminare le molte facce dell'esplosivo mondo in cui viviamo.

 

Un infalible detector de mentiras y de verdades a medias*

Sobre el libro Cuba: Lo que nunca dirán los medios, de Salim Lamrani

Ambrosio Fornet

Alguien entre ustedes pudiera preguntarse qué autoridad tiene un crítico literario para hablar de una obra como Cuba: Lo que nunca dirán los medios, de Salim Lamrani, que la Editorial José Martí ha tenido la feliz iniciativa de poner al alcance de nuestros lectores. Mi autoridad —si puede llamarse así— proviene del hecho de ser un lector sistemático y entusiasta de Salim, quien desde hace tiempo me favorece haciéndome llegar sus crónicas y artículos, los que yo me apresuro a circular entre los miembros más receptivos de mi Directorio.
Y sucede que leyendo los jugosos y polémicos trabajos que forman este volumen, descubrí que me obligaban a adoptar la mirada con que leo una novela, por ejemplo, porque están llenos de personajes y conflictos, y el choque de unos y otros va generando, párrafo tras párrafo, una expectativa creciente, más propia de las obras narrativas y dramáticas que del ensayo y el periodismo.
Además, está muy presente aquí el factor de la “mirada”. Se trata de lo que, en la jerga de nuestro oficio, llamamos el punto de vista de un narrador “omnisciente”, aquel que narra en tercera persona, pero cuyo discurso, en este caso, fluye en el tono persuasivo y familiar que caracteriza al narrador en “primera” persona, el que parece dar “testimonio” de una experiencia vivida. Si nos fijamos bien, encontraremos, inclusive, desde el título mismo, la promesa de un narrador al acecho, aquel que sabe qué es lo que ocultan, qué es “lo que nunca dirán los medios”, dando a entender así que en su momento esos medios serán “desenmascarados”. Y en efecto, lo son, gracias a una estrategia discursiva que consiste en subrayar el contraste entre las palabras y los hechos, entre lo que se dice y lo que se calla, entre los reclamos de objetividad y el modo de alinearse a una de las partes en conflicto, la que representa el gran poder mediático.
Esto se pone dramáticamente de manifiesto en un caso como el de Cuba, que a juicio del autor debería ser estudiado dondequiera que se investigue el fenómeno de la desinformación. Porque ahí se oculta un misterio que convendría despejar: ¿Cómo se explica el contraste —lo que el autor llama el desequilibrio existente— “entre la desastrosa imagen de Cuba” que promueven las transnacionales de la información y “el prestigio de ese país a través del mundo”?… hecho este último —dicho sea de paso— espléndidamente ejemplificado por el discurso que Nelson Mandela accedió a ofrecer como prólogo del libro. Estamos precisamente ante el enigma que el autor se propone develar: “Analizaremos en este libro —dice— las principales problemáticas de la realidad cubana para ilustrar el abismo que separa la compleja realidad de ese país de la que trasmiten los medios occidentales”. Aborda entonces —no solo con argumentos persuasivos, sino con un impresionante despliegue de documentación— temas que van desde los derechos humanos hasta el terrorismo, desde la aparición de las Damas de Blanco hasta el acceso de los cubanos a Internet, desde la emigración y la disidencia hasta el futuro de una Cuba sin Fidel. Y en todos los casos descubre un trasfondo de manipulación y doble moral, empezando por el que se puso de manifiesto en la actitud asumida por la Unión Europea en 2005, previo acuerdo con el representante de Washington, “para apoyar la transición democrática en Cuba”.
Que “la retórica de la Unión Europea sobre el tema de los derechos humanos”, como justificación de la condena a Cuba, es “un pretexto poco creíble”, queda demostrado en el informe de 2008 de Amnistía Internacional. “No se trata de afirmar que no existe en Cuba ninguna violación de los derechos humanos. Existen, según el Informe… Pero en el continente americano, desde Canadá hasta Argentina, las violaciones de los derechos humanos son realmente aterradoras y Cuba es el país que menos denuncias acumula de parte de esa organización”.
Si hay condenas, por tanto, y las mismas se proyectan ruidosamente sobre Cuba, no se trata de la defensa de derechos conculcados, sino de la implementación de una campaña contra la existencia misma de la Revolución. Pero el lenguaje, lo sabemos, tiene sus coartadas: hasta mediados de 2008 la Unión Europea insistió en que su propósito era promover en Cuba “una sociedad civil más democrática y mejor organizada”. Magnífico. ¿Qué pasaría —se pregunta Salim— si Cuba financiara a los independentistas del País Vasco o a los de Córcega como medio de acelerar “la transición democrática” en España y Francia? Y aquellos pintorescos diputados italianos que apoyaban a los disidentes en Cuba, ¿tendrían el valor de apoyar, por ejemplo, a los colombianos o los hondureños? El doble rasero se pone en evidencia una y otra vez, inclusive para los implicados. Según un informe de junio de 2007, redactado por la Comisión (europea) de Cuestiones Jurídicas y Derechos humanos, sus respectivos gobiernos no están en condiciones de juzgar a los demás: “Bruselas —afirma la Comisión— carece totalmente de legitimidad moral y ética para dar lecciones sobre los derechos humanos”.
Algo similar podría decirse de organizaciones como Reporteros sin Fronteras, que “también desempeña un papel fundamental” en el proceso de satanización de Cuba. La Organización asegura que se limita a defender la libertad de prensa, pero —se pregunta Salim— ¿es neutral y objetiva o está defendiendo una determinada agenda política e ideológica? Imposible responder sin tener en cuenta que Reporteros sin Fronteras está financiada en parte por la National Endowment for Democracy, que según un artículo publicado en el New York Times el 31 de marzo de 1997, fue creada cinco años antes “para hacer públicamente lo que la Agencia Central de Inteligencia (CIA) hizo subrepticiamente durante décadas” y que “gasta treinta millones de dólares al año en apoyar partidos políticos, sindicatos, movimientos de disidentes y medios informativos en decenas de países” ¿Se podrá ser neutral cuando uno de los patrocinadores de esa neutralidad milita agresivamente en un bando?
Un infalible detector de mentiras y de verdades a medias recorre de principio a fin las páginas de este libro. Se trata, creo yo, del más amplio registro y desmontaje publicado hasta hoy sobre la campaña de desinformación que desarrollan los enemigos abiertos o encubiertos de la Revolución cubana. Para la mayoría de sus lectores extranjeros, Cuba: lo que nunca dirán los medios será una revelación; para nosotros es una invitación a seguir reflexionando sobre los desafíos de la lucha ideológica en un contexto desproporcionado, que bien podría ilustrarse con la leyenda de David y Goliat.
Ojalá que esta obra se convierta en texto de consulta obligada para nuestros estudiantes de periodismo, en material de referencia para nuestros politólogos, y en una grata, enriquecedora lectura para el aficionado a escudriñar los múltiples rostros del explosivo mundo en que nos ha tocado vivir. (Tomado de La Jiribilla)
 

*Palabras en la presentación del libro Cuba: Lo que nunca dirán los medios, de Salim Lamrani. Feria Internacional del Libro. Sala José Antonio Portuondo, Fortaleza de San Carlos de la Cabaña. Sábado 18 de febrero.