I Servizi speciali statunitensi hanno una vasta esperienza
nel fabbricare campagne stampa e dispongono del personale
qualificato per farle, come dimostra la storia dell'ultimo
mezzo secolo.
Dall'elevare l'immagine di un politico o al contrario
screditarlo in modo che non possa candidarsi per
un'importante carica, sino a portare alla fame un cantante o
un'attrice; gli esempi abbondano.
Ma ora il turno é toccato alla situazione interna a Cuba,
alla vigilia della prossima Giornata dei Diritti Umani.
Mortificati dai cambiamenti favorevoli nell'economia cubana
con l'aumentare del lavoro non statale, sino alla
flessibilizzazione della
legge migratoria
che li ha sorpresi per le sue dimensioni non calcolate e che
pone in tensione la cosiddetta "Legge di Aggiustamento
Cubano", gli specialisti dei
Servizi attraverso alcune organizzazioni
controrivoluzionarie e altre di governo, che servono da
schermo, si sono assunti il compito di cercare di
indirizzare l'attenzione internazionale verso questa
campagna, progettata per creare l'illusione che si
incrementi la repressione interna a Cuba
Con questo scopo cercano di distogliere l'attenzione in un
momento in cui la grave crisi economica che affligge
l'Europa fa impallidire i più credenti nei valori del
"sistema democratico" di fronte ad una brutale ondata
repressiva che includono percosse selvagge ai lavoratori,
studenti
e alla gente in generale, che protestano contro la perdita
di benessere della vita.
Per creare questa illusione contro la rivoluzione cubana, un
piccolo numero di salariati di Washington si sono assunti il
compito di costruire un idilliaco scenario della presunta
repressione che non ha nulla a che vedere con la realtà e
molto meno con quello che vediamo, tutti i giorni,
per le
strade di Madrid o Atene.
In questo senso, con il sostegno dei mezzi di comunicazione
a loro disposizione, pretendono confondere assicurando che
sono arrestati, quando in realtà sono condotti ad una
stazione di polizia, e la loro permanenza non dura più che
l'iter per i dati di una denuncia, non gli si
applicano manette alle mani, né manganellate o spintoni come
fanno i poliziotti spagnoli e nord americani.
Dallo scorso 09/11/2012 si é data il via alla campagna
propagandistica e di provocazioni, ma come prima si
individua un bugiardo che uno zoppo, già le bugie si
sbriciolano.
Così è il caso dei presunti maltrattamenti fisici attribuiti
alle forze di polizia cubane e alla fine quando la stampa
professionale intervista i presunti repressi le bugie
crollano.
Un esempio di questo è stata l'intervista della CNN alla
blogger ufficiale di Washington,
Yoani Sánchez Cordero,
dove lei ha ammesso davanti alla telecamera che non è stata
maltrattata o picchiata, e che solo era stata portata alla
stazione di polizia.
Dello stesso tenore sono state le dichiarazioni di
Yaremis Flores, avvocata controrivoluzionaria, preparata
dalla Sezione di Interessi degli Stati Uniti
a L'Avana come
"giornalista indipendente"
o in termini più appropriati dipendente economicamente dai
soldi USA, quando lasciando la stazione di polizia, ha
dichiarato ai giornalisti del sito Cubanet, Spagna, che...
non é stata maltrattata fisicamente; solamente interrogata e
ufficialmente avvertita
non doveva continuare a comportarsi in modo tanto
aggressivo.
Altre dichiarazioni non hanno spessore, giacché si sà che la
maggior parte dei salariati di Miami sono alla ricerca di
avalli che permettano loro di emigrare nel quadro del
programma 'Rifugiati Politici' del governo degli Stati Uniti
e senza le denunce che sono stati picchiati, maltrattati
e altri aggettivi che forniscono un'immagine contro Cuba
altrimenti non hanno i visti.
Questo è il modo come si costruiscono le campagne
mediatiche.
Le repressioni possono trovarle a Madrid, New York, Atene e
anche a Bruxelles, perché a Cuba da quando il dittatore
Fulgencio Batista fu rovesciato nel 1959, non si osservano
scene del genere.
Se vuole controllarlo si conceda un viaggio a L'Avana.
Forse è per questo che il governo degli Stati
Uniti, in collusione con la mafia anticubana di Miami, vieta
ai suoi cittadini di viaggiare a Cuba.
Como se
construye una campaña mediática.
Arthur González.
Los Servicios Especiales Norteamericanos tienen una amplia
experiencia en fabricar campañas de prensa y cuentan con el
personal calificado para ello, así lo demuestra la historia
en el último medio siglo.
Desde elevarle la imagen a un político o por el contrario
desprestigiarlo para que no pueda postularse a un cargo
importante, hasta llevar a la fama a un cantante o a una
actriz; sobran los ejemplos. Pero ahora el turno le tocó a
la situación interna de Cuba, en vísperas del próximo día de
los Derechos Humanos.
Mortificados por los cambios favorables en la economía
cubana con el incremento del trabajo no estatal, hasta la
flexibilización de la ley migratoria que los sorprendió por
su amplitud no calculada y que pone a templar la llamada
“Ley de Ajuste Cubano”, los especialistas de los Servicios a
través de algunas organizaciones contrarrevolucionarias y
otras gubernamentales que le sirven como pantalla, se han
dado a la tarea de intentar desviar la atención
internacional hacia la presente campaña, diseñada para crear
la ilusión de que se incrementa la represión interna en Cuba
Con ese interés tratan de desviar la atención en momentos en
los que la grave crisis económica que azota a Europa, hacen
palidecer a los más creyentes de los valores del “sistema
democrático” ante una brutal ola represiva que incluyen
salvajes palizas a los trabajadores, estudiantes y pueblo en
general, que protestan ante la pérdida del bienestar de vida.
Para crear esa ilusión en contra de la revolución cubana, un
minúsculo grupito de asalariados de Washington se han dado a
la tarea de construir un escenario idílico de la supuesta
represión que en nada tiene que ver con la realidad y mucho
menos con lo vemos a diario en las calles madrileñas o
atenienses. En este sentido, con el respaldo mediático del
que disponen, pretende confundir asegurando que son
detenidos, cuando realmente son conducciones a una estación
policial, y su estancia en esa no dura más tiempo que el
trámite de llenar los datos para una denuncia, no se les
aplican amarres en las manos, ni palizas o empujones como si
hacen los policías españoles y norteamericanos.
Desde el pasado 09.11.2012 se dio la arrancada a la campaña
propagandística y de provocaciones, pero como primero de
detecta a un mentiroso que a un cojo, ya se desmoronan las
mentiras. Así es el caso de los supuestos maltratos físicos
que le atribuyen a las fuerzas policiacas cubanas y al final
cuando la prensa profesional entrevista a los supuestos
reprimidos, se derrumban las falacias. Ejemplo de eso fue la
entrevista de CNN a el bloguera oficialista de Washington,
Yoani Sánchez Cordero, donde ella reconoció ante las cámaras
que no fue maltratada, ni golpeada, y que solo había sido
conducida a la estación de la policía.
Otro tanto fueron las declaraciones de Yaremis Flores,
abogada contrarrevolucionaria, preparada por la Sección de
Intereses de los EE.UU. en la Habana como “periodista
independiente” o mejor dicho, dependiente económicamente del
dinero norteamericano, cuando al salir de la estación de la
policía, declaró a periodistas del sitio Cubanet, España,
que… no fui maltratada físicamente; solamente interrogada y
advertida oficialmente de que no debía seguir reportando de
forma tan agresiva.
Otras declaraciones no constan, ya que se conoce que la
mayoría de los asalariados de Miami están en la búsqueda de
avales, que les permita emigrar bajo el programa de
Refugiados Políticos que tiene el gobierno norteamericano y
sin las denuncias de que han sido golpeados, maltratados y
otros calificativos que brinden una imagen contra Cuba, de
lo contrario no hay visas.
Es así como se construyen las campañas mediáticas. Las
represiones pueden buscarlas en Madrid, New York, Atenas e
incluso en Bruselas, porque en Cuba desde que el tirano
Fulgencio Batista fue derrocado en 1959, no se observan
escenas semejantes.
Si quiere comprobarlo dense un viaje a la Habana. Quizás por
esa razón el gobierno norteamericano, en contubernio con la
mafia anticubana de Miami, le prohíbe a sus ciudadanos
viajar a Cuba.
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