Ricordate il post
in cui ci siamo chiesti che faceva Alec Ross sulla via di
Damasco? Abbiamo detto allora:
"Esattamente un anno fa, a Alec Ross, principale consigliere di Hillary Clinton per
Internet gli sfuggiva che era stato in Siria, addestrando molte
persone nell'uso dei social network. Lo testimonia il video di una
conferenza che il funzionario USA a impartito a Santiago del Cile. La ragione
per tanta esperienza evangelizzatrice è stata, secondo quanto ha detto Ross, insegnare
ai
siriani a denunciare le presunte punizioni corporali nelle scuole.
"Ci si poteva chiedere perché Ross non si occupava di aiutare i
corporalmente castigati a
Guantanamo che
tanto lo necessitano e, tuttavia, andava così lontano in
cerca di discepoli. Ma gli eventi avvenuti in Siria, dove si sta
eseguendo il copione che l'amministrazione Obama ha indicato come
"nuovo metodo", dall'intervento in Libia, ci rivelano la vera
ragione della presenza dello sperimentato giovane sulla via di Damasco.
"Il ricercatore canadese Mahdi Darius Nazenroaya afferma che sia la
Siria e come in Libia "è stato usato Facebook, Twitter,
cellulari e Youtube per
diffondere materiale contro i due governi. La CNN, BBC, Al Jazeera,
Fox News, Sky News, France 24, TF1 e altre reti, come molti giornali
si sono rivolti a queste fonti senza nemmeno verificare le
informazioni".
"Aggiunge Nazenroaya che "dall'inizio degli avvenimenti in Siria e
Libia, questi media sono stati mobilitati e gestiti dall'estero.
Riempirono pagine di Facebook e tweet su ciò che stava accadendo con migliaia
di iscritti sconosciuti. Gli autori di queste pagine sono ancora
discutibili; tutti scritti in inglese e altre lingue e molto ben
progettati. Essi non hanno parvenza di spontaneità e gli account non
erano in lingua siriana o libica, cioè l'arabo".
"Un esempio è stata la scandalosa frode circa il blog "Una ragazza gay a Damasco"
le cui informazioni erano replicate da diverse testate
giornalistiche e che risultò essere realizzato da uno statunitense
che studio
in Scozia. Come quello della "ragazza gay" diversi siti web sulla Siria
sono stati creati nel febbraio 2011, prima delle proteste,
divulgando false informazioni. Mahdi Darius Nazenroaya cita il
caso di "The Syrian Revolution 2011" che incitava ad un "giorno
dell'ira" per venerdì 4 febbraio 2011. Sottolinea l'investigatore
che "il nome di questa pagina Facebook è in inglese ed il numero di
iscritti non si é tradotto in una eguale mobilitazione fisica.
"Inoltre "gli account registrati appartenevano a piccole aree in cui
vi é un piccolo numero di persone con accesso a Internet".
L'autore
aggiunge che "oltre alla formazione di persone dell'opposizione
che viene fatto dal Dipartimento di Stato con il pretesto di
promuovere la democrazia questa situazione è
ancora meglio spiegata sapendo come il Pentagono e la NATO hanno cercato di
dar enfasi alla
strategia militare per il cyberspazio.
"L'uso dei social media è sotto il controllo del SMSC (Social
Media in Strategic Comunication) del Pentagono il cui scopo è quello di
utilizzare i media come uno strumento militare". L'accademico cita
anche l'uso dei media contro l'Iran e anche in
Bolivia, Cuba, Venezuela, Bielorussia, Russia, Serbia, Ecuador,
Armenia, Ucraina, Libano e Cina.
"Senza dubbio, Ross preparava il terreno perché la sua capa tornasse
a dire, ridendo, nel miglior stile dell'impero
romano "venni, vidi e morì", come ha fatto dopo il linciaggio -
mediante punizioni corporale - effettuato dai loro alleati del Consiglio
Nazionale di Transizione libico di Muammar el Gheddafi. Perché se
Bush diceva che parlava con Dio, non c'è dubbio che Hillary e
Obama parlano con i Cesari più sanguinari".
Nella conferenza, in Cile, in cui il signor Ross ha spiegato come ha addestrato, in Siria,
persone per diffondere immagini in internet c'era
Ernesto Hernandez Busto, che è uno dei principali "attivisti" della
strategia degli Stati Uniti contro Cuba sul Web. Casualmente, Hernández Busto
- che é stato incaricato di ritirare il premio
Ortega
y Gasset data dal quotidiano El País
a
Yoani Sanchez
- ha chiesto, per
iscritto, l'intervento militare degli Stati Uniti nell'isola.
Ieri sera a L'Avana, Yoani Sanchez, insieme a un fotografo che ha
dato ripetute
dimostrazioni dello stesso desiderio di Hernandez Busto premiava un concorso
di fotografia digitale per "captare
l'immagine futura del nostro presente nazionale". E ora sappiamo l' "immagine futura"
che captarono in Libia alleati degli Stati
Uniti con l'attrezzatura e dati forniti dalla NATO, ma Cuba non è la
Libia o l'Afghanistan per quanto si affannino gli aspiranti a
fotografare marine urinando sui cadaveri e statue a L'Avana.