Un
processo di vertiginoso sviluppo tecnologico, sempre più globale, ha
creato una rivoluzione nelle info/comunicazioni, che trasforma
progressivamente il modo di pensare, produrre, consumare,
commerciare, gestire e relazionarsi tra le persone, stabilendosi
come cultura il concetto di "virtualità reale", vale a dire, la
realtà non è solo il mondo fisico, come 20 anni fa, ma l'unità tra
il tangibile e l'universo virtuale.
Secondo un articolo pubblicato dalla BBC News, il 25 gennaio, la
rete digitale globale avanza come un vorace uragano e raramente ha
opportunità di fermarsi lungo il cammino e riflettere sulla sua
crescita. Dove un tempo regnavano le vendite degli stereo oggi
imperano quelle degli auricolari. Se salissimo su una macchina del
tempo e viaggiassimo 10 anni indietro scopriremmo che per
scattare una foto, ascoltare musica o filmare un video s'impiegavano
tre dispositivi differenti. Ma ora queste attività, e altro ancora,
si sono trasferite in un unico dispositivo: il telefono
intelligente.
Ovviamente, un processo di evoluzione tecnologica come questo,
dominato da monopoli che rispondono alle minoranze più potenti,
favorisce l'ampio accesso a determinati segmenti o strati sociali e
crea un'asimmetria in relazione ad altri gruppi della popolazione -
poco importanti per gli interessi del capitalismo globale - che
sempre più li scollega dai servizi che generano potere culturale ed
economico. Questa massa di persone, senza alcuna reale possibilità
di incidere, pienamente, nel mondo profondamente interconnesso,
alcuni ricercatori la chiamano il 'Quarto Mondo'.
In questo scenario
internazionale diseguale avanza la società cubana, usando il suo
limitato accesso al cyberspazio come strumento educativo al servizio
dei cittadini e per la diffusione della verità; mentre il più grande
impero della storia, attraverso un
blocco economico e
commerciale impedisce, a questa piccola isola, di ottenere le
risorse necessarie per estendere i servizi web al suo popolo. Quel
governo che ci attacca e i suoi alleati europei, generano campagne
mediatiche, con le quali divulgano falsità come il
presunto timore del
governo cubano a liberare il pieno accesso pieno a Internet e alle
sue reti sociali, mentre censura tutte le informazioni sulla
permanente aggressione tecnologica che, il nostro paese, affronta.
Questa assedio non ha precedenti nella storia, dalla seconda metà
del secolo scorso, quando molti dei progressi scientifici e tecnici
sono diventati strumenti indispensabili per la crociata contro il
socialismo, come parte della Guerra Fredda.
L'amministrazione Obama ha approvato finanziamenti per milioni
diretti a promuovere il
cibermercenarismo
sull'isola; diffamare Cuba attraverso le tecnologie di comunicazione
così come conformare piattaforme digitali progettate specificamente
per eludere il controllo dello Stato cubano. Lo stesso New York
Times, nel giugno 2010, ha pubblicato che la Casa Bianca stava
conducendo uno
sforzo globale per creare un
Internet
"ombra" o "Internet in una
valigia" e sistemi di telefonia mobile per "dissidenti", con il fine
di "minare governi scomodi", ciò che include progetti segreti volti
alla creazione di reti indipendenti e garantire a diversi utenti
l'accesso wireless al cyberspazio tramite piattaforme portatili (Wi-Fi),
facile da far passare attraverso i confini.
Nell'ambito di questa strategia d'ingerenza è "legale" per
l'esecutivo degli Stati Uniti fabbricare "cyberdissidenti" o
mercenari virtuali diretti a diffondere messaggi manipolati o
effettuare appelli alla disobbedienza civile a Cuba, utilizzando
piattaforme come Twitter, Facebook, blog e altro ancora. Di fronte a
questa permanente ostilità, non é da scartare che nel prossimo
futuro s'incrementino le azioni sovversive verso l'isola con l'uso
delle tecnologie, e anche di generare azioni di cyberguerra, che
coinvolge l'intervento diretto dell'esercito in una guerra con tutti
i crismi di legge facendo appello all'utilizzo delle reti di
informatiche che controllano le infrastrutture critiche di qualsiasi
paese.
Infatti, il capo della Casa Bianca ha recentemente autorizzato il
Dipartimento della Difesa a sviluppare operazioni offensive nel
cyberspazio se gli Stati Uniti si vedessero "minacciati" dai suoi
"avversari" incluso, se queste azioni non fossero sufficienti per il
"danno" causato alla nazione settentrionale, si prevede applicare
l'opzione di un intervento militare. Per la sua realizzazione Obama
ha creato il Cybercomando come infrastruttura e il quadro legale
è stato istituito con la "Strategia Internazionale Statunitense per
il Cyberspazio".
La cyberguerra è potenziata dall'imperialismo per sovvertire le
altre nazioni, trasformando Internet in un campo di battaglia, dove
si utilizzano come armi gli strumenti informatici, computer e reti
digitali. In questo schema, la strategia sovversiva non è
secondaria, ma il preludio della guerra frontale in cui intervengono
le armi e che sempre inizia con la fabbricazione dei pretesti per
l'invasione. Contro Cuba si materializza mediante la riproduzione
continua nel web di contenuti controrivoluzionari da mercenari
nell'isola e organizzazioni anti-cubane basate nello stesso
territorio degli Stati Uniti e in paesi europei alleati.
Il finanziamento per queste attività proviene dai
20 milioni $
annuali che il Congresso degli Stati Uniti destina alla sovversione
contro il paese caraibico, che vengono canalizzati attraverso l'USAID,
organizzazione specializzata in piani di destabilizzazione contro
Cuba. Secondo un articolo pubblicato nel sito digitale "Le Ragioni
di Cuba", questa entità ha ricevuto 150 milioni dollari, dal 1990,
per distruggere la Rivoluzione, ma senza alcun successo.
Questo spreco del denaro dei contribuenti degli Stati Uniti, ha
sollevato preoccupazioni nel senatore
John Kerry, che nel 2010 ha
posto in dubbio la reale utilità di tali fondi davanti
all'inefficacia delle azioni sovversive pianificate, per decenni,
contro l'isola.
Un'altra
organizzazione della stessa confraternita anch'essa incorporata
nella strategia sovversiva
contro Cuba, usando la tecnologia come uno strumento essenziale, è
l'International Republican Institute
(IRI),
nato nel 1983 sotto gli auspici dell'allora presidente Ronald
Reagan.
L'anno scorso la stampa scritta, radio e televisione cubana hanno
messo a nudo i piani dell'IRI diretti a consegnare apparecchiature
per le comunicazioni a persone sull'isola e creare piattaforme
digitali "indipendenti" con il fine di "spezzare" il presunto blocco
informativo; aumentare l'accesso e il flusso di informazioni su
"democrazia, diritti umani e la libera impresa verso, da e
all'interno di Cuba, attraverso l'accesso senza censura a Internet"
in particolare partendo dal fornire tecnologia di punta capace di
evitare le "restrizioni del governo cubano" ; nulla più simile a un
tentativo di destabilizzazione interna nello stile di quanto
avvenuto nei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente o la formula
utilizzata in Libia.
Negli ultimi anni l'IRI ha finanziato contratti per la manutenzione
e sostegno di progetti tecnologici a Cuba, di carattere
interventista. Questi coprono il viaggio, i costi di consulenza,
alcuni hardware e alloggiamenti di amministratori di rete, servizio
di telefonia mobile e il supporto alla creazione di siti web per
blogger al servizio di Washington.
Questa strategia, la cui finalità a prima vista sembra inoffensiva e
così mira a promuoverla il governo USA e i suoi mercenari, è un
piano concepito per la sovversione e lo spionaggio contro il nostro
paese. Per la sua realizzazione inviano emissari che viaggiano in
tutta l'isola, contattano, addestrano e forniscono i cibermercenari,
che sono atti illegali del governo degli Stati Uniti. Se fosse Cuba
che pretendesse cambiare il regime imperante in quella nazione
e introducesse illegalmente la tecnologia per creare reti di
"dissidenti", non c'è dubbio che l'Esecutivo lo considererebbe un
atto di guerra e il Cybercomando del Pentagono con la Quarta Flotta
attaccherebbe immediatamente la nostra isola.
In queste avventure sovversive con l'utilizzo di avanzate
tecnologie, l'IRI è accompagnata da un'altra ONG: la Pan American
Development Foundation (PADF), creata nel 1962 su mandato dell'OSA e
sponsorizzata dalla CIA, è una dei beneficiari dei fondi USAID per
promuovere la destabilizzazione interna nell'isola. Secondo il sito
web
Cuba Money Proyect,
nel 2007, su un totale di 13,3 milioni di dollari distribuiti dall'USAID,
ha firmato un contratto di 2,3 milioni di $ per appoggiare la
contro-rivoluzione nel nostro paese, e nel 2009, su un bilancio
assegnato di 15620000 milioni di $, ha ricevuto 3 milioni per gli
stessi fini anticubani. Con questo finanziamento garantisce la
fornitura ai mercenari di blackberries, cellulari di ultima
generazione,
BGAN e
altri dispositivi che necessitano essere attivati da paesi terzi a
costi elevati.
Dopo questa analisi, è indubitabile che Cuba è un bersaglio sicuro
nel lo schema della sovversione, criminalità informatica e
cyberguerra sponsorizzata dagli Stati Uniti. Nella sua legittima
difesa, il nostro Paese deve continuare a potenziare la sua
incorporazione nel processo complessivo di sviluppo delle
info-comunicazioni volte a raggiungere il progresso socio-economico
che desideriamo, ma anche a rafforzare la battaglia ideologica su
Internet e i social network.
Per una nazione che, secondo l'Unione Internazionale delle
Telecomunicazioni occupa il quarto posto a livello mondiale in
abilità potenziali dei suoi cittadini nell'impiego delle
info-comunicazioni, in una gamma di 152 nazioni, è una sfida
utilizzare le sue capacità nella difesa contro un nemico che non si
dà pace nell'aggredirci attraverso differenti vie, tra cui il
cyberspazio, per il semplice motivo che ha scelto un destino diverso
per il suo popolo. Come affermato dal nostro Comandante in Capo
nella sua Riflessione, del 24 gennaio scorso, perdurare come
"Il frutto che non cadde"
mai nel seno dell'impero.