Nel corso di una
manifestazione in
cui la gioventù
brasiliana ha reso
chiaro che la
blogger mercenaria
può compattare i
rappresentanti di
una destra che
desidera essere
ingannata ma non i
giovane uno dei
manifestanti ha
chiesto alla blogger Yoani Sánchez
perché, a Cuba, non
ci sono grandi
mobilitazioni
popolari contro
il governo.
Al che l'agente della CIA senza credenziali ha risposto: "Forse non vogliono
che accada a loro lo
stesso che a Yoani
Sanchez".
Ma cosa sarà ciò
che é successo a Yoani Sanchez che i
cubani non
vorrebbero che
accadesse loro?
Si riferisci, la blogger, ad essere apprezzata dai diplomatici statunitensi a
L'Avana come la
speranza della
sovversione
sull'isola o la
possibilità
d'incontrare i
funzionari a casa
propria o nelle loro
sontuose dimore?
Si tratterà di
ricevere
premi
a
bizzeffe e senza
senso per pagare, in
questo modo, il suo
"lavoro" di
diffamare Cuba?
Sarà che i cubani con vergogna non vogliono che li chiamino agenti della CIA o
mercenari, sia a
Cuba che in
qualsiasi altra
parte del mondo?
Ciò che é realmente
accaduto a Yoani,
che non accade ai
cubani, ed anche ad
altri svergognati
del suo genere, è
che alcune
"piccole
persone"
le hanno
pagato un giro del
mondo in 80 giorni
in cui la blogger
oltre al suo
lavoro di megafono delle menzogne contro il suo paese, è impegnata, nel
passaggio, ad
interferire nella
politica interna
delle nazioni che
visiterà.
Proprio ieri, nel
corso di
un'intervista al
quotidiano Estado de
Sao Paulo, la
mercenaria, che ciò
che sa di politica e
realtà cubana è ciò
che le insegnano i
suoi tutori
dell'Ufficio degli
Interessi degli
Stati Uniti a
L'Avana, ha avuto il
lusso di
mettere in discussione la politica del governo brasiliano nei confronti di
Cuba affermando che
l'attuale governo
brasiliano: "Ha
mancato durezza o
franchezza sul tema
dei diritti umani
sull'isola. Nel caso
del governo
brasiliano si é
avuto troppo
silenzio".
Avrà la sua origine, tale dichiarazione, in un'altra tirata di quelli
che muovono la
marionetta da
Washington o è solo
il modo che la
blogger ha trovato
per restituire il
favore a coloro che
l'hanno invitata a
"lavorare" in
Brasile?
E' logico che la
stragrande
maggioranza dei
cubani non voglia
condividere la sorte
di Yoani Sánchez.
Oltre a lavorare per
lo stato, con
l'aggiornamento del
modello economico
che viene effettuato
nell'isola, i cubani
hanno 181 modi per
guadagnarsi da
vivere per conto
proprio.
Nessuna di essi è il
tradimento.
Que le pasa a Yoani Sanchez?
Durante una manifestación donde la
juventud brasileña dejó claro que la bloguera mercenaria puede tupir a los representantes de una derecha
que desea ser engañada pero no a los jóvenes, uno de los manifestantes
le preguntó a la bloguera Yoani Sánchez por qué no hay en Cuba grandes
movilizaciones populares contra el gobierno. A lo que la agente de la
CIA sin credencial respondió: "Quizás ellos no quieran que les pase lo
mismo que a Yoani Sánchez".
¿Pero qué será lo que le ha pasado a Yoani Sánchez que los cubanos no
quisieran que les pase? ¿Se referirá la bloguera a ser valorada por los
diplomáticos norteamericanos en La Habana como la esperanza de la
subversión en la Isla o a la posibilidad con que cuenta de reunirse con
dichos funcionarios en su propia casa o en sus suntuosas residencias?
¿Se tratará de recibir premios a mansalva y sin sentido para costear de
ese modo su “trabajo” de difamar a Cuba? ¿Será que los cubanos con
vergüenza no quieren que los llamen agentes de la CIA, ni mercenarios,
ni en Cuba ni en ningún otro lugar del mundo?
Lo que le ha pasado en realidad a Yoani, que no le pasa a los cubanos, e
incluso a otros desvergonzados de su misma calaña, es que algunas "pequeñas
personas" le hayan pagado una gira mundial en 80 días donde la bloguera
además de su trabajo de megáfono de las mentiras contra su país se
dedique de paso a inmiscuirse en la política interna de las naciones a
las que visitará.
Justo ayer, durante una entrevista en el diario Estado de Sao Paulo, la
mercenaria, que lo que sabe de política y realidad cubana es lo que le
enseñan sus tutores de la Oficina de Intereses de Estados Unidos en La
Habana, se dio el lujo de cuestionar la política del gobierno brasileño
hacia Cuba al afirmar que al actual gobierno brasileño le: "Ha faltado
dureza o franqueza en el tema de los Derechos Humanos en la Isla. En el
caso del gobierno de Brasil ha habido demasiado silencio".
¿Tendrá su origen tal declaración en otro tirón de los que mueven la
marioneta desde Washington o solo es la forma que la bloguera ha
encontrado para devolverle el favor a quienes la invitaron a “trabajar”
en Brasil?
Es lógico que la gran mayoría de los cubanos no quiera compartir el
destino de Yoani Sánchez. Además de trabajar para el estado, con la
actualización del modelo económico que se lleva a cabo en la Isla, los
cubanos cuentan con 181 formas de ganarse la vida por cuenta propia.
Ninguna de ella es la traición.
|
Nessuno ha
alcun dubbio
che la
blogger
mercenaria
cubana
è una
che si
preoccupa
per
i soldi.
La sua
ossessione
per
le finanze
é
giunta al
punto
di
dichiarare,
nel
parlamento
brasiliano,
che è
a favore
della
libertà
dei
Cinque
Eroi
cubani
ingiustamente
incarcerati
negli Stati
Uniti per
combattere
il
terrorismo,
per "la
quantità di
denaro che
viene speso
dal governo
del mio
paese
in questa
campagna di
viaggi per
il
mondo,
spazi nella
stampa
internazionale
per la
campagna
dei Cinque
membri del
Ministero
degli
Interni".
Tuttavia, e
nonostante
poter
contare su
una fortuna
che supera
il
quarto di
milione di
dollari,
vinti
in
incredibili
premi
e
inutili
corrispondenze,
la blogger
milionaria
insiste
nel farsi
passare per
una persona
semplice:
Di fronte
agli
stessi
parlamentari
dove ha
difeso
la libertà
dei
Cinque,
così come la
chiusura
del carcere
USA
di
Guantanamo
e
contro
il
blocco
a Cuba,
la blogger
più ricca
del mondo,
ha anche
detto che
può fare
un giro del
mondo
in 80 giorni
grazie
alla
solidarietà
di
molte
persone
"piccole
come lei."
Tra le
persone "piccole"
curiosamente
figurano
Amnesty
International,
che
le
ha pagato
il biglietto
per
diversi
eventi
in Europa,
dove
parteciperà
a
un festival
del cinema
ad Amsterdam
sui diritti
umani,
così come
varie
"piccole"
università
di New York
che
le hanno
pagato
il soggiorno
in quella
città.
Nel caso
della
Spagna,
sarà la "modesta"
persona
giuridica
del
Congresso
delle reti
sociali
i-Reti
che
si occuperà
delle spese.
Speriamo che
domani la
blogger
non
ritratti
via Twitter
e
assicuri che
quando
ha detto che
Amnesty
International
era
"una
piccola
persona
come lei"
era solo una
'piccola'
ironia e
ciò che in realtà
intendeva
dire è
che
detta organizzazione
era
tanto della CIA
come lei.
Yoani Sánchez, los Cinco y una pequeña
preocupación monetaria
Por M. H Lagarde http://cambiosencuba.blogspot.it/
A nadie le queda duda de que la bloguera mercenaria cubana es alguien a
quien le interesa el dinero. Su obsesión por las finanzas ha llegado al
punto de declarar, en el parlamento brasileño, que está a favor de la
libertad de los Cinco héroes cubanos presos injustamente en Estados
Unidos por luchar contra el terrorismo, por "la cantidad de dinero que
está gastando el gobierno de mi país en esa campaña de viajes por el
mundo, espacios en la prensa internacional para la campaña de los cinco
miembros del Ministerio del Interior".
No obstante, y a pesar de contar con una fortuna que rebasa el cuarto de
millón de dólares, ganada en inauditos premios e inútiles
corresponsalías, la bloguera millonaria insiste en hacerse pasar por una
persona sencilla:
Delante de los mismos parlamentarios que defendió la libertad de los
Cinco, así como el cierre de la cárcel estadounidense en Guántanamo y se
opuso al bloqueo a Cuba, la bloguera más rica del mundo, también dijo
que puede hacer una gira mundial de 80 días gracias a la solidaridad de
muchas personas “pequeñas como ella".
Entre esas personas “pequeñas” figuran curiosamente la organización
Amnistía Internacional, que le ha pagado el boleto a varios eventos en
Europa, donde participará en un festival de cine en Amsterdam sobre
derechos humanos, así como varias “pequeñas” universidades de Nueva York
que le costearán la estancia en esa ciudad. En el caso de España, será
la “modesta” persona jurídica del Congreso de redes sociales i-Redes la
que se ocupará de sus gastos.
Esperemos que mañana la bloguera no se retracte via twitter y asegure
que cuando dijo que Amnistía Internacional era “una persona pequeña como
ella”, se trataba solo de una “pequeña” ironía y que lo que en realidad
había querido decir es que dicha organización era tan de la CIA como
ella.
|
La democrazia che Yoani Sánchez vuole per
Cuba è durata appena poche ore. Dopo essere stata ricevuta in
Brasile al grido di "traditore, agente della CIA e Cuba sí Yankee no"
che, curiosamente, ha chiamato insulti, la blogger cubana ha detto che
era contenta di essi perché era la democrazia che ella desiderava per
Cuba.
"Lasciando l'aeroporto, ho visto una dimostrazione di democrazia e
pluralismo, perché c'era un gruppo di persone che volevano darmi il
benvenuto e un altro gruppo che manifestava contro la mia presenza.
Questo mi ha rallegrato perché pensavo che un giorno potremo fare lo
stesso a Cuba", ha detto.
Ma la gioia é durata molto poco. Il giorno dopo, quando la blogger con la
sua nuova area di portavoce del Dipartimento di Stato, si è detta contro
l'embargo (come una buon agente yankee non dice
blocco - posizione che di
certo condividono un sacco di legislatori degli Stati Uniti che non per
questo vogliono niente di buono per la Rivoluzione cubana), e i suoi
detrattori sono risultati essere molti di più dei suoi seguaci fantasmi, la
anche filologa, benché abbia mantenuto per tutto il tempo sul suo viso
un sorriso forzato, ha perso il controllo delle parole.
La unica blogger milionaria al mondo - la sua fortuna a colpi di
ingiustificati
premi ammonta a 7.812.500 pesos cubani - oltre a mentire
spudoratamente e assicurare che nel suo piatto non aveva pomodori,
improvvisamente, e molto in sintonia con l'ultimo pericolo che minaccia
il paese che la paga, ha trasformato i democratici, del giorno prima,
niente meno che in "terroristi".
"Le grida, gli insulti, era come se fossero stati orchestrati da
terroristi", ha detto Sanchez a El Nuevo Herald, il giornale della mafia
anticubana di Miami. "Io sono una persona pacifica, che lavora con il
verbo, con la parola, non c'era il perché aver tanta aggressività".
Come se invece di verità i suoi nuovi "aggressori" l'avessero attaccata,
come fanno di solito i suoi difensori e pubblicisti a Miami, con le
bombe in hotel o omicidi mirati.
Per colmo la "intelligente" blogger ha chiamato anche, coloro che
rifiutavano elogiare la grossolana trama con cui giustifica il suo
"lavoro", come "repressori". Qualcosa che è piuttosto sorprendente se si
considera che gli organizzatori della tournée brasiliana della Sanchez
hanno chiesto, dopo i democratici insulti dei "terroristi",
maggior sicurezza della polizia per la "dissidente". Strano
paradosso. Yoani Sanchez deve essere l'unica "dissidente" al mondo con
protezione della polizia. Sarà che in Brasile i "terroristi", come
li chiama la
sedicente "diplomatica popolare", reprimono la polizia? O sarà
che i membri della Polizia Federale e Militare brasiliana sono, in
quella nazione sudamericana, gli unici fan cu cui conta la famosa
blogger?
La mercenaria cubana in realtà dovrebbe offendersi con coloro che
l'hanno presa per i suoi lunghi capelli e le hanno fatto credere che il
suo multi premiato personaggio di vittima arrogante potrebbe risultare
credibile da qualche parte.
Se ciò che Yoani Sánchez vuole é che applaudano il suo decadente
discorso controrivoluzionario, che ha già più di mezzo secolo, dovrebbe
smettere d'ingannare gli "ingenui", della colletta su Internet, che pagano
il biglietto aereo e limitare il suo tour mondiale di 80 giorni alla
visita del ristorante Versailles a Miami o agli uffici di Langley.
Yoani Sánchez bajo ataque terrorista.
¿Invadirá la IV Flota a Brasil?
Por M. H. Lagarde http://cambiosencuba.blogspot.it/
La democracia que Yoani Sánchez quería para Cuba apenas si duró unas
pocas horas. Tras ser recibida en Brasil con gritos de “traidora, agente
de la CIA y Cubasí, yanquis no” a los que, curiosamente, llamó insultos,
la bloguera cubana dijo que se alegraba de ello porque esa era la
democracia que ella quería para Cuba.
“A la salida del aeropuerto, vi una demostración de democracia y
pluralidad, porque había un grupo de personas que me desearon la
bienvenida y otro grupo que se manifestó contra mi presencia. Esto me
alegró porque pensé que un día, podremos hacer lo mismo en Cuba”, dijo.
Pero la alegría le duró bien poco. Al día siguiente, cuando la bloguera,
con su nuevo aire de vocera del Departamento de Estado, aseguró estar en
contra del embargo (como buena agente yanqui no dice bloqueo- posición
que por cierto comparten una buena cantidad de legisladores
estadounidenses que no por ello desean nada bueno para la Revolución
cubana), y sus detractores resultaron ser muchos más que sus fantasmales
seguidores, la también filóloga, aunque mantuvo todo el tiempo en su
rostro una forzada sonrisa, perdió el control de las palabras.
La única bloguera millonaria del mundo -su fortuna a golpes de
injustificados premios equivale a 7.812.500 de pesos cubanos-, además de
mentir descaradamente y asegurar que en su plato no había tomates, de
pronto, y muy a tono con el último peligro que amenaza al país que le
paga, transformó a los demócratas del día anterior nada menos que en “terroristas”.
“Los gritos, los insultos, fue como si hubiesen sido orquestados por
terroristas”, dijo Sánchez, a El Nuevo Herald, el periódico de la mafia
anticubana de Miami. “Soy una persona pacífica, trabajo con el verbo,
con el habla, no tenía por qué haber tanta agresividad”.
Como si en vez de verdades sus nuevos “agresores” la hubiesen atacado,
como suelen hacer sus defensores y publicistas en Miami, con bombas en
hoteles o asesinatos selectivos.
Para colmo la “inteligente” bloguera llamó además, a quienes rehusaron
elogiar la burda trama con que justifica su “trabajo”, como “represores”.
Algo que resulta bien llamativo si se considera que los organizadores de
la gira brasileña de Sánchez solicitaron, tras los democráticos insultos
de los “terroristas”, mayor seguridad policial para la “disidente”.
Extraña paradoja. Yoani Sánchez debe ser la única “disidente” del mundo
con protección policial ¿Será que en Brasil, los “terroristas”, como la
autodenominada “diplomática popular” los llama, reprimen a los policías?¿O
será que los miembros de Policía Federal y Militar brasileña son, en esa
nación suramericana, los únicos seguidores con que cuenta la afamada
bloguera?
La mercenaria cubana en realidad debería de ofenderse con quienes le han
tomado su extensa cabellera y le han hecho creer que su multipremiado
personaje de víctima arrogante podría resultar creíble en alguna parte.
Si lo que Yoani Sánchez quiere es que le aplaudan su decadente discurso
contrarrevolucionario que ya tiene más de medio siglo, debería dejar de
estafar a los “ingenuos” de la colecta en Internet que le paga los
pasajes y limitar su gira mundial de 80 días a visitar el restaurante
Versailles de Miami o las oficinas de Langley.
|
Yoani
Sánchez
ha iniziato
il
suo giro
del mondo
in ottanta giorni
e
già la stampa
globale
approfitta per offrirci
lezioni di
ciò che entrambi
intendono per
libertà di
espressione.
Gli stessi media
che hanno
fabbricato
le sue avventure
in Cuba e
ignorato le sue
assurdità -
sparatorie che
non sono mai
esistite,
assalti
a chiese
che si sono
verificati solo
nella sua
immaginazione
o i
vaticinati
decessi
di Fidel
Castro
e Hugo
Chavez
- si occupano
di
insegnarci come
funziona la
macchina nella quale
la signora
Sanchez
funge da
strumento.
Sappiamo dai
media mainstream
che
Yoani Sánchez
è stata accolta
da
proteste
nei due
aeroporti brasiliani
dove è
sbarcata,
finora, e
che questo
lunedì
notte la
proiezione di un
documentario su
di lei é
dovuta essere sostituito
da una dibattito
reclamato da
persone
che si
oppongono alla sua
presenza
nella nazione
sudamericana.
Tuttavia,
per
i giornali come
El Nuevo Herald
di Miami in
questo
"dibattito"
non hanno mai parlato
coloro
che lo hanno
proposto.
E' strano,
molto strano,
che i
sostenitori
di
un regime
totalitario
-
così qualificano
Cuba i media che diffondono
Yoani
Sánchez
- propongano un
dibattito e
ancora più
strano è
che, quando
questo avviene,
la stampa
sostenitrice della
libertà di
espressione
non
possa dirci
una sola parola
di quello
che hanno detto
coloro che
non condividono
le sue
idee.
Sono passati
solo due degli
80 giorni
del
tour mondiale
della signora
Sanchez
ma,
senza dubbio,
già stiamo
imparando
molto sulla
libertà di
espressione che
lei e i suoi
sponsor
cercando
d'imporre
a Cuba.
Aprendiendo
sobre libertad de expresión con la gira mundial de Yoani Sánchez
Iroel Sánchez
Yoani Sánchez ha iniciado su vuelta al mundo en ochenta días y ya la
prensa global aprovecha para brindarnos lecciones de lo que ambos
entienden por libertad de expresión.
Los mismos medios que han fabricado sus aventuras en Cuba e ignorado sus
dislates -tiroteos que nunca existieron, asaltos a iglesias ocurridos
sólo en su imaginación, o las muertes adelantadas de Fidel Castro y Hugo
Chávez- se ocupan de enseñarnos cómo funciona la maquinaria en la cual
la señora Sánchez oficia de instrumento.
Sabemos por los grandes medios que Yoani Sánchez ha sido recibida con
protestas en los dos aeropuertos brasileños donde ha desembarcado hasta
ahora, y que en la noche de este lunes la exhibición de un documental
sobre ella tuvo que ser sustituida por un debate reclamado por personas
que se oponen a su presencia en la nación sudamericana.
Sin embargo, para periódicos como El Nuevo Herald de Miami en el tal
“debate” nunca hablaron los que lo propusieron. Es raro, muy raro, que
los partidarios de un régimen totalitario -así califican a Cuba los
medios que difunden a Yoani Sánchez- propongan un debate y aún más raro
es que cuando este se produce, la prensa partidaria de la libertad de
expresión no nos pueda decir una sola palabra de lo que dijeron los que
no comparten sus ideas.
Han transcurrido apenas dos de los ochenta días que durará la gira
mundial de la señora Sánchez pero, sin dudas, ya estamos aprendiendo
mucho sobre la libertad de expresión que ella y sus patrocinadores
intentan imponernos en Cuba.
Yoani
Sánchez in
Brasile:
seguace
di Platt o
dell'argento?
19.02.2013 -
M.H. Lagarde
http://cambiosencuba.blogspot.it/
La
blogger
mercenaria
ha scritto
oggi sul suo
Twitter che
ha tenuto
una
conferenza
stampa e che
tutto era
andato
meravigliosamente.
La
meraviglia,
per chi un
giorno prima
aveva
assicurato e
spergiurato
ad un gruppo
di attivisti
rivoluzionari
brasiliani
che era
contro il
blocco
a Cuba, é
stata posare
per la
stampa
niente meno
che un
portavoce
del governo
degli Stati
Uniti.
Secondo un
cablo ANSA
la blogger,
che
considera un
insulto
essere
chiamata
agente della
CIA, "ha
posto come
priorità che
il governo
cubano
"soddisfi i
requisiti
necessari"
per
stabilire
relazioni
con gli
Stati Uniti,
che mantiene
un embargo
economico,
contro
L'Avana,
dal 1962".
"In generale
vedo in
tutta
l'America
Latina un
certo
silenzio,
una certa
distanza
dalla
questione
dei diritti
umani in
relazione a
Cuba. Lo
fanno per
non
incomodare
il
presidente
Raul Castro
e cercare di
integrarlo,
quindi non
parlano
delle
violazioni
dei diritti
umani
che si
commettono a
Cuba" ha
dichiarato
al
quotidiano O
Estado de
Sao Paulo.
"Questo di
non è
parlare dei
diritti
umani non è
una buona
politica -
ha
proseguito -
perché alla
fine si
dimentica
che il
popolo deve
essere al
centro della
diplomazia,
io sono a
favore della
diplomazia
popolare".
La
multi-premiata
blogger deve
essere stata
nominata da
Kerry in
qualche
nuovo
incarico del
Dipartimento
di Stato.
Come può la
povera,
semplice e
perseguitata
blogger di
L'Avana, che
dice di non
aver nulla a
che fare con
Langley,
parlare con
una tale
autorità
della
politica di
Washington
nei
confronti di
Cuba?
Secondo la
nuova membra
della
diplomazia
"popolare"
che é
conosciuta,
a L'Avana,
nella SINA
ma non
all'angolo
di casa sua:
"per
ripristinare
le relazioni
con gli
Stati Uniti,
Cuba deve
optare per
un modello
di
democrazia
richiesto da
Washington e
altri
paesi".
"Ciò che
avviene è
che in
questa
normalizzazione
delle
relazioni
non si può
dimenticare
la questione
dei diritti
umani. Non
si può
accantonare
una serie di
requisiti
necessari
che Cuba
deve
soddisfare
per poter
stabilire
relazioni
non solo con
gli Stati
Uniti, ma
anche con
altri paesi"
ha detto.
Dopo un
discorso del
genere
chiunque
direbbe che
Yoani
Sánchez è
più
plattista
che Platt
ossia il
senatore
Orville H.
Platt, il
cui nome è
stato usato
per
battezzare
l'Emendamento
che,
all'inizio
del XX
secolo,
trasformò
Cuba in una
neo-colonia
degli Stati
Uniti.
Ma non è il
caso, la
blogger
mercenaria
cubana è più
che sicuro
non abbia la
più pallida
idea di chi
era il
senatore del
Connecticut.
Ai nuovi
annessionisti
dell'isola,
classici
scrocconi
cubani
accolti come
lavoratori
autonomi
dell'USAID,
più che
Platt
l'unico che
gli
interessa é
la Plata
(argento).
Yoani Sánchez en Brasil: ¿Seguidora de
Platt o de
la Plata?
Por M.H.
Lagarde
http://cambiosencuba.blogspot.it/
La bloguera
mercenaria
escribió hoy
en su
twitter que
había
sostenido
una
conferencia
de prensa y
que todo le
había salido
de maravilla.
La maravilla
para, quien
un día antes
había
asegurado y
perjurado a
un grupo de
activistas
revolucionarios
brasileños
que ella
estaba en
contra del
bloqueo a
Cuba, fue
posar ante
la prensa
nada menos
que como
vocera del
gobierno de
Estados
Unidos.
Según un
cable de
ANSA la
bloguera,
quien
considera un
insulto que
se le llame
agente de la
CIA, "puso
como
prioridad
que el
gobierno
cubano "cumpla
con
requisitos
necesarios"
para
establecer
relaciones
con Estados
Unidos, que
mantiene un
embargo
económico a
La Habana
desde 1962".
"En general,
veo en toda
América
Latina un
cierto
silencio,
una cierta
distancia
del tema de
los derechos
humanos en
relación a
Cuba. Lo
hacen para
no incomodar
al
presidente
Raúl Castro
y tratar de
integrarlo,
entonces no
hablan sobre
las
violaciones
de derechos
humanos que
se cometen
en Cuba",
dijo al
diario O
Estado de
Sao Paulo.
"Eso de no
hablar de
los derechos
humanos no
es una buena
política
-prosiguió-
porque al
final se
olvida que
el pueblo
debe ser el
centro de la
diplomacia,
soy
partidaria
de la
diplomacia
popular".
La
multipremiada
bloguera
debe haber
sido
nombrada por
Kerry en
algún nuevo
cargo del
Departamento
de Estado.
¿Cómo puede
la pobre,
simple y
perseguida
bloguera de
La Habana,
que según
ella nada
tiene que
ver con
Langley,
hablar con
tanta
autoridad de
la política
de
Washington
hacia Cuba?
Según la
nueva
miembro de
diplomacia "popular",
a quien en
La Habana la
conocen en
la SINA,
pero no en
la esquina
de su casa:
"para
reestablecer
relaciones
con Estados
Unidos, Cuba
debe optar
por un
modelo de
democracia
exigido por
Washington y
otros países".
"Lo que
ocurre es
que en esa
normalización
de
relaciones
no se puede
olvidar el
tema de los
derechos
humanos. No
se puede
dejar de
lado una
serie de
requisitos
necesarios
que Cuba
debe cumplir
para poder
establecer
relaciones
no apenas
con Estados
Unidos, sino
también con
otros países",
afirmó.
Tras
semejante
discurso
cualquiera
diría que
Yoani
Sánchez es
más
plattista
que Platt, o
sea, el
senador
Orville H.
Platt, cuyo
nombre
sirvió para
bautizar a
la Enmienda
que, a
principios
del siglo XX,
convirtió a
Cuba en una
neocolonia
de Estados
Unidos. Pero
no es el
caso, la
bloguera
mercenaria
cubana lo
más seguro
es que no
tenga la
menor idea
de quién fue
el senador
de
Connecticut.
A los nuevos
anexionistas
de la Isla,
clásicos
vividores
cubanos
acogidos al
cuentapropismo
de la USAID,
más que
Platt lo
único que
les interesa
es la Plata.
|