I cambiamenti a Cuba:

una minaccia terroristica?

 

 

2.06.2013 - M. H. Lagarde http://cambiosencuba.blogspot.it/

 

 

Ancora una volta il Governo degli Stati Uniti é tornato ad includere Cuba nella "sua" lista dei paesi che sponsorizzano il terrorismo.

Come succede dal 1982, quando gli Stati Uniti cominciarono ad arrogarsi il diritto di classificare l'isola come nazione terrorista, il Dipartimento di Stato, sembra, persistere nell'ignorare gli argomenti con cui Cuba  cerca di smascherare la manipolata decisione di proclamarla uno Stato Patrocinatore del Terrorismo Internazionale.

Una nota pubblicata dal
Ministero degli Esteri di Cuba lo scorso giovedì, poco dopo aver conosciuto la relazione di Washington, osservava: "Il Governo degli Stati Uniti insiste nel mantenere questa designazione arbitraria e unilaterale nonostante il fallimento totale delle accuse ridicole e degli argomenti senza fondamento che tradizionalmente ha utilizzato negli ultimi anni, come accusa per questo, come la presenza nel nostro paese di fuggitivi dalla giustizia statunitense, nessuno dei quali sicuramente è mai stato accusato di terrorismo. Inoltre sostiene che Cuba accoglie militanti baschi della ETA, ignorando che questo risponde ad una richiesta dei governi impegnati nel tema. Segnala anche che membri della guerriglia della Colombia vivono nel nostro paese, e questo costituisce un’accusa assurda, perché dal 2011 Cuba accompagna come garante il processo di pace in Colombia".
 

Allo stesso modo, la nota cubana di protesta non  ha ignorata altre ragioni  che, per decenni, hanno giocato senza dubbio un ruolo chiave nella "testardaggine" del governo degli Stati Uniti di mantenere Cuba nella "sua" lista dell'asse del male.

"L’unico proposito di questo spregevole esercizio è il tentativo di giustificare il mantenimento del
blocco, una politica fallita che il mondo intero condanna. Inoltre vuole compiacere un gruppo nemico di Cuba, sempre più piccolo, che si affanna mantenere una politica che non ha già un supporto e che non rappresenta nemmeno gli interessi nazionali degli Stati Uniti, della maggioranza della popolazione statunitense o dell’emigrazione cubana residente in questo paese".


A proposito del gruppo anticubano che il governo USA vuole compiacere, uno dei suoi membri, il senatore repubblicano di origine cubana
Marco Rubio, ha detto all'agenzia EFE che togliere Cuba dalla lista dei paesi terroristi "richiede prove di riforme" che non esistono e ha aggiunto: "l'Avana ha solo fatto riforme cosmetiche".

Seguendo la logica di questo rappresentante della mafia cubano americano, uno si chiede: saranno considerati i cambiamenti sociali ed economici che l'isola realizza come atti terroristici che colpiscono gli Stati Uniti?

Chiaramente, ed in base a queste affermazioni del senatore repubblicano per la Florida, l'inclusione di Cuba nella lista non ha nulla a che fare,  in realtà, con il terrorismo. Risponde piuttosto al vecchio sogno di alcuni settori anticubani di Miami di provocare, mediante il blocco genocida, la resa dei rivoluzionari cubani.

Ciò che veramente potrebbe danneggiare la lobby cubana, di cui Rubio è parte, è che i cambi che Cuba attualmente implementa significhino un'altra vittoria per cui gli annessionisti -  che "rappresentano" il popolo di Cuba dai pulpiti del Congresso degli Stati Uniti -  non avrebbero altra scelta che quella di seguire, come hanno fatto per mezzo secolo, saccheggiando i fondi del governo degli Stati Uniti, con il pretesto di finanziare la lotta contro la "dittatura".

Il successo dei cambiamenti nel socialismo cubano significherebbe per i mafiosi di Miami un'altra sconfitta simile a quella del trionfo del gennaio 1959 o quella subita dopo la caduta del socialismo europeo, quando l'isola, contro tutto e tutti, non solo ha mantenuto la sua indipendenza ma ha, anche, ispirato più che mai, con il suo esempio di dignità e di umanità, altri popoli d'America.

 

Los cambios en Cuba: ¿Una amenaza terrorista?

Por M. H. Lagarde http://cambiosencuba.blogspot.it/

Una vez más el Gobierno de EE.UU. volvió a incluir a Cuba en "su" lista de países que patrocinan el terrorismo.
Como viene ocurriendo desde 1982, cuando Estados Unidos comenzó a arrogarse el derecho de catalogar a la Isla como nación terrorista, el Departamento de Estado, al parecer, persiste en ignorar los argumentos con que Cuba trata de desenmascarar la manipuladora decisión de proclamarla un Estado Patrocinador del Terrorismo Internacional.
Una nota publicada por el Ministerio de Relaciones de Cuba el pasado jueves, poco después que se diera a conocer el informe de Washington, apuntaba:
“El Gobierno de los Estados Unidos insiste en mantener esta designación arbitraria y unilateral, a pesar del desplome total de las acusaciones ridículas y de los argumentos endebles que tradicionalmente ha utilizado en los últimos años como excusas para ello, como la presencia en nuestro país de fugitivos de la justicia estadounidense, ninguno de los cuales, por cierto, ha sido acusado de terrorismo. También alega que Cuba acoge a militantes vascos de ETA, desconociendo que esto respondió a una solicitud de los gobiernos concernidos en el tema. Señala, además, que miembros de la guerrilla de Colombia viven en nuestro país, lo cual constituye una acusación absurda pues desde el 2011, Cuba acompaña, como garante, el proceso de paz en Colombia”.
De igual forma, la nota cubana de protesta no pasó por alto otras razones que, durante décadas, han jugado sin dudas un papel fundamental en el “empecinamiento”, del gobierno estadounidense de mantener a Cuba en "su" la lista del eje del mal.
“El único propósito de este ejercicio desprestigiado contra Cuba es intentar justificar el mantenimiento del bloqueo, una política fracasada que el mundo entero condena. También pretende complacer a un grupo anticubano, cada vez más pequeño, que se aferra a apuntalar una política que ya no tiene sustento y que ni siquiera representa los intereses nacionales de los Estados Unidos, de la mayoría de la población estadounidense y de la emigración cubana residente en ese país”.
A propósito del grupo anticubano al que el gobierno estadounidense complace, uno de sus miembros, el senador republicano de origen cubano, Marco Rubio, aseguró a la agencia EFE que sacar a Cuba de la lista de países terroristas "requiere pruebas de reforma" que no existen y agregó: “La Habana solo ha hecho "reformas cosméticas".
Siguiendo la lógica de este representante de la mafia cubanoamericana, uno se pregunta: ¿podrán considerarse los cambios sociales y económicos que la Isla realiza como actos terroristas que afectan a Estados Unidos?
Evidentemente, y de acuerdo con estas declaraciones del senador republicano por la Florida, la inclusión de Cuba en la lista de marras nada tiene que ver en realidad con el terrorismo. Más bien responde al viejo anhelo de algunos sectores anticubanos de Miami de provocar, bloqueo genocida mediante, la rendición de los revolucionarios cubanos.
Lo que realmente podría afectar al lobby cubano, del que Rubio forma parte, es que los cambios que Cuba implementa actualmente signifiquen otra victoria en la que los anexionistas -que “representan” al pueblo de Cuba desde los púlpitos del Congreso Estados Unidos-, no tendrían más opción que la de seguir, como han hecho durante medio siglo, saqueando los fondos del gobierno de EE.UU., con el pretexto de financiar la lucha contra la “dictadura”.
El éxito de los cambios en el socialismo cubano, significaría para los mafiosos de Miami otra derrota similar a la del triunfo de enero de 1959 o a la sufrida tras la caída del socialismo europeo, cuando la Isla, contra todo pronóstico, no solo mantuvo su independencia, sino que, además, inspiró más que nunca, con su ejemplo de dignidad y humanismo, a otros pueblos de América.