Gerardo, Ramón, René, Fernando ed Antonio continuano a stare dietro le
sbarre negli Stati Uniti, alcuni in prigioni di massima sicurezza, e tutti
sottomessi all'odiosa rivincita di chi, a Washington, li prende come
bersaglio per rappresaglie contro la Rivoluzione cubana.
Il Buco, l'incomunicabilità, le pressioni psicologiche, sono alcune delle
armi che hanno usato per piegare la loro integrità,
assieme all’ingiusto e prefabbricato processo giudiziario che li ha
condannati alla reclusione.
In questi giorni a Gerardo gli comunicarono che la sua corrispondenza
tarderà vari mesi. Vedi il paradosso,
ciò avviene proprio quando il terrorista Orlando Bosch, quello che gode
del perdono concesso dagli Stati Uniti, proclama ai quattro venti i suoi
crimini, perfino l'esplosione in volo dell'aeroplano della Cubana, ottobre
1976, oltre a vari degli attentati che organizzò contro il Presidente
Fidel Castro.
Così, mentre l'Undicesima Corte di Appello di Atlanta decise di
non accettare le considerazioni dei tre giudici
rispetto alla necessità di un nuovo giudizio dei Cinque, per l'atmosfera
viziata di Miami, Bosch faceva dichiarazioni al quotidiano barcellonese
"L'Avanguardia" vantandosi dei suoi crimini.
Torna ad evidenziarsi la doppia morale della sbandierata crociata
globale antiterrorista dell'Amministrazione Bush, che tiene come ostaggi
politici i Cinque, mentre fa
finta di niente rispetto ai preparativi di atti terroristici contro Cuba,
di cui ultimamente si è dato notizia sulla stessa stampa nordamericana.
Sul quotidiano "Los Angeles Times", che si
pubblica in California, vicino a dove Gerardo sconta due ergastoli e 15
anni, un articolo della collega Carol J. Williams sostiene che le
cospirazioni come quella di Robert
Ferro (con più di 1500 armi), l'acquisto di armi ed elicotteri,
rivelati da José Antonio Llama, tra
altri piani anticubani, dovrebbero aiutare la causa giudiziale dei nostri
fratelli.
In altre parole, si conferma la necessità di Cuba e la missione di questi
patrioti, di infiltrare i gruppi criminali di Miami al fine di evitare gli
attacchi terroristici contro l'Isola, che hanno già causato più di 3000
morti ed una cifra simile di feriti e mutilati, superiore al luttuoso
bilancio nelle Torri Gemelle.
Le dichiarazioni di Bosch, il medico della morte, corroborano l'articolo
del Times. A "La Vanguardia" Bosh conferma che ci "furono molti tentativi"
di ammazzare Fidel. Si attribuisce anche il piano di assassinarlo in Cile,
nel 1971, così come l'attentato contro l'ambasciatore di Cuba a Buenos
Aires. "Quindi facemmo mille cose" si delizia il perdonato da George Bush
(padre).
Si vanta del crimine delle
Barbados. "Per me (l'aeroplano passeggeri con 73 persone a bordo) era
un bersaglio di guerra" e continua... "Comunisti tutti. Gli sportivi
portavano cinque medaglie di oro di scherma.... Era una gloria per Fidel...
".
A nessuno negli Stati Uniti viene in mente di dire pubblicamente che
prepara un attentato con bombe o che lo fece nel passato. Va di sicuro in
prigione, a meno che l'obiettivo sia Cuba, contro la quale la Casa Bianca
sente una permanente necessità di distruzione.