Poco
tempo dopo essere a capo del governo della Bolivia, Evo Morales ha
accumulato già vari mal di testa. La grave crisi economica, la consegna
delle risorse naturali e lo svuotamento dello Stato - in un lungo processo
che é cominciato nelle dittature della decade degli anni 70 e si é aggravato
coi governi eletti, crisi dietro crisi, dal 1985 - mettono la Bolivia in una
situazione molto delicata.
Tra due fuochi, il presidente ha deciso di andare a fondo ed in poco tempo,
qualcosa molto inusuale nella storia recente del continente.
I giochi sono
complessi ed appena cominciati.
La prima
stoccata é arrivata da un settore sempre sensibile per l'ampia
ripercussione sociale delle sue misure di forza: il trasporto. I padroni di
autobus interurbani aderenti alla Confederazione degli Autisti della Bolivia
paralizzarono il servizio per protestare contro la decisione del governo che
il settore passi al Regime Tributario Generale. Cioè paghino le tasse.
Non si tratta né più né meno che di questo: in media, gli imprenditori
apportano per ogni autobus circa 60 boliviani all'anno (8 dollari), meno di
un passaggio tra Cochabamba e La Paz in alta stagione. In totale, nel 2005,
si sono riscossi meno di 4.000 dollari, quando -secondo i calcoli del
governo- il settore dovrebbe tributarne circa 18 milioni di boliviani
all'anno (circa 2.300.000 dollari).
La decisione di far loro pagare le tasse è contemporaneamente una misura
pratica (lo Stato ha bisogno di liquidità per affrontare con urgenza domande
sociali tanto legittime come posticipate) ed anche una decisione politica:
che comincino a pagare quelli che hanno con che cosa farlo. Tanto grande
come infrequente, questa decisione politica ha lasciato intravedere quello
che può trasformarsi in uno scenario abituale nei prossimi mesi: una
destabilizzazione, da dentro, del governo indigeno e progressista della
Bolivia.
E se gli autotrasportatori si difendono con accuse settoriali, la classe più
agiata di Santa Cruz non lo fa. Il ministro dell' Educazione e Cultura,
Félix Patzi Paco, ha accusato gruppi di potere di Santa Cruz, che dirigono
il Comitato Civico di questa regione, e le autorità del Comune di Santa Cruz
di sabotare il Piano Nazionale di
Alfabetizzazione, creato con la cooperazione dei governi di Cuba e
Venezuela.
Patzi ha segnalato che il Comitato Civico Pro Santa Cruz iniziò una campagna
di sabotaggio con l'argomento che i paesi che cooperano al piano vogliono,
con esso, introdurre la loro ideologia; la stessa posizione, ancora oggi,
dell'opposizione in Venezuela, che condanna le missioni,
cioè gli estesi piani sociali affrontati dal governo di Hugo Chávez.
Il Governo di Morales, per dimostrare questa tesi, ha sostenuto che
un sindaco della regione ha cercato di sabotare la campagna di
alfabetizzazione rifiutandosi di consegnare i televisori e videoregistratori
disposti per tale fine.
In queste regioni ci sono grandi proprietari terrieri ed a loro conviene
avere una popolazione analfabeta per continuare a sottometterla e che questa
popolazione non si ribelli. Questo è il tema di fondo, ha detto il ministro
di Educazione, che inoltre ha assicurato che, nonostante questo tentativo di
sabotaggio, il Potere Esecutivo continuerà con la campagna d'alfebetizzazione
con l'appoggio delle organizzazioni contadine, come l'Assemblea del Popolo
Guaranì, e le forze armate della Nazione.
C'è un'oligarchia che resiste a tutto questo cambiamento per continuare a
mantenere i suoi privilegi come ha fatto durante la storia, ha commentato il
ministro. Senza peli sulla lingua il presidente Evo Morales ha deciso di
anticipare, per questo stesso mese di aprile, la
nazionalizzazione completa degli idrocarburi.
Insieme all'Assemblea Costituente prevista
per il prossimo 2 luglio, questo annuncio di anticipare una
nazionalizzazione storica sembra mettere una data al confronto con le elite,
parzialmente spaesate, del potere in Bolivia. Non arriverò al governo per
negoziare, disse Evo Morales a teleSUR poche ore prima di vincere, in
maniera schiacciante, le elezioni al primo turno meno di quattro mesi
fa. A poco tempo dalla vittoria l'uomo sembra più che mai padrone delle sue
parole.
*Pubblicato da Telesur