12 marzo'08 - S.Lamrani www.granma.cubaweb.cu

 

 

 

L'ossessione cubana di

 

Reporter senza Frontiere

 

Reporter senza Frontiere (RSF) continua ad essere ossessionata da Cuba. Mentre, secondo i suoi stessi dati, nel mondo nel 2007, 86 giornalisti e 20 collaboratori dei mezzi di comunicazione sono stati assassinati, 67 professionisti della stampa furono sequestrati, e nessun cubano si trova in queste liste, l'organizzazione parigina si concentra sulla maggiore isola dei Caraibi

 

 

 

 

Reporter senza Frontiere (RSF) continua ad essere ossessionata da Cuba. Mentre, secondo i suoi stessi dati, nel mondo nel 2007, 86 giornalisti e 20 collaboratori dei mezzi di comunicazione sono stati assassinati, 67 professionisti della stampa furono sequestrati, e nessun cubano si trova in queste liste, l'organizzazione parigina si concentra sulla maggiore isola dei Caraibi  (1). Il segretario generale dell'entità che pretende di difendere "la libertà di stampa", Robert Menard, ha approfittato delle elezioni legislative cubane per ricordare "la drammatica sorte dei giornalisti imprigionati" (2).  

 

Durante una conferenza stampa a Madrid il 16 gennaio 2008, RSF ha ripetuto la "sua petizione che [ si mettessero] in libertà i ventiquattro giornalisti cubani imprigionati […] con l'assurdo pretesto che [erano] ‘mercenari a stipendio degli USA' ". L'organizzazione si riferisce alle persone condannate dalla giustizia cubana a pene che vanno dai sei ai ventotto anni di prigione per associazione con una potenza straniera e da mercenari (3).  

 

RSF qualifica le accuse delle autorità come "assurde" e pretende far credere all'opinione pubblica che i "ventiquattro giornalisti cubani imprigionati” devono la loro situazione solo al carattere eterodosso del loro pensiero ed in nessun caso al fatto che hanno violato la legge accettando il finanziamento degli Stati Uniti. È ciò che afferma la giustizia cubana. Gli scettici potrebbero mettere in dubbio l'imparzialità del sistema giudiziale cubano. Sia. Tuttavia esiste una fonte che corrobora questa realtà e che si trova al di sopra di ogni sospetto. In effetti, i documenti ufficiali del governo di Washington confermano che Stati Uniti reclutano, addestrano e finanziano individui, a Cuba, per promuovere la loro politica estera contro il regime rivoluzionario. 

 

In primo luogo: dal trionfo della Rivoluzione, nel 1959, gli Stati Uniti hanno elaborato una politica destinata alla fabbricazione di un'opposizione a Cuba. Per esempio, durante una riunione del Consiglio di Sicurezza Nazionale celebrata il 14 gennaio 1960, il sottosegretario Livingston Merchant dichiarò: “Il nostro obiettivo è indirizzare tutte le nostre azioni in vista di accelerare lo sviluppo di un'opposizione in Cuba […]". Da parte sua il segretario aggiunto per gli Affari Interamericani, Roy Rubottom, affermò che "il programma approvato [destinato ad abbattere il governo cubano] ci ha autorizzati ad offrire il nostro aiuto ad elementi che si oppongono al governo di Castro a Cuba affinché sembri che la sua caduta sia il risultato dei suoi stessi errori" (4).  

 

Allo stesso modo, il 19 giugno 1963, Kennedy approvò il "piano integrale di azione coperta" che pretendeva  "mantenere tutte le pressioni possibili su Cuba e creare e sfruttare, in Cuba, situazioni calcolate per stimolare elementi dissidenti del regime […] col fine di perpetrare un colpo di Stato" (5).  

 

Questa politica è attualmente vigente con una differenza: quello che, negli anni sessanta, costituiva una politica clandestina e segreta si è trasformata, a partire dal 1992, in una politica pubblica.  

 

Votata nel 1992 dal Congresso statunitense, la legge Torricelli dispone anche di una parte interventista e sovversiva. Per esempio, la sezione 1705 stipula che gli "Stati Uniti offriranno assistenza alle organizzazioni non governative adeguate per appoggiare individui ed organizzazioni che promuovono un cambio democratico non violento a Cuba" (6).  

 

Adottata dall'amministrazione Clinton, nel 1996, la legge Helms-Burton prevede anche di raggruppare, rinforzare e finanziare un'opposizione interna a Cuba. La sezione 109 è molto chiara: "Il Presidente [degli Stati Uniti] è autorizzato a dare assistenza ed offrire ogni tipo di appoggio ad individui ed organizzazioni non governative indipendenti per raggruppare gli sforzi in vista di costruire una democrazia a Cuba" (7).  

 

Il 6 maggio 2004 il presidente Bush pubblicò un'impressionante relazione di 454 pagine intitolata Commission for Assistance to a Free Cuba (Commissione di Assistenza ad una Cuba Libera). Questo informe prevede l'elaborazione di un "solido programma di appoggio che favorisca la società civile cubana". Tra le misure auspicate si, destina un finanziamento per l’importo di 36 milioni di dollari, all’ "appoggio dell'opposizione democratica ed al rafforzamento della società civile emergente" (8).  

 

Il 3 marzo 2005 Roger Noriega, allora segretario assistente per gli Affari dell'Emisfero Occidentale dell'amministrazione Bush, segnalò che si erano aggiunti 14,4 milioni di dollari al bilancio di 36 milioni di dollari previsto nella relazione del 2004. Noriega, perfino, fu tanto sincero che arrivò a rivelare l'identità di alcune delle persone che si incaricano dell'elaborazione della politica estera statunitense contro Cuba. Citò i nomi di Martha Beatriz Roque, le Dame in Bianco ed Oswaldo Payá (9).  

 

Il 10 luglio 2006 il presidente Bush approvò la nuova relazione di 93 pagine. L'obiettivo conclamato è chiaro: rompere l'ordine costituzionale vigente a Cuba. La prima misura adottata prevede un maggiore finanziamento ai gruppi di "dissidenti". Washington studia accelerare il reclutamento di individui il cui ruolo sarà partecipare al rovesciamento dell’attuale governo. Ai 36 milioni di dollari previsti nella prima relazione del 2004 ed ai 14,4 milioni di dollari addizionali del marzo 2005, si aggiunge una nuova somma di 31 milioni. Il piano di Bush cita perfino le persone incaricate di capeggiare le forze sovversive: Martha Beatriz Roque, Oswaldo Payá, Guillermo Fariñas e le Dame in Bianco, tra altre (10).  

 

L'amministrazione Bush dedica anche 24 milioni di dollari addizionali a Radio e TV Martí, due mezzi propagandistici statunitensi destinati a promuovere un "cambio di regime", affinché amplino le trasmissioni di programmi sovversivi verso Cuba, infrangendo la legislazione internazionale che proibiscono la violazione dello spazio hertziano nazionale. I membri della "dissidenza" cubana riceveranno una parte di questa somma per acquisire e distribuire apparecchi radio e televisivi che permettano di captare i programmi che si emettono dagli Stati Uniti. Altri paesi sono invitati a trasmettere programmi sovversivi verso Cuba. Il piano prevede anche "addestrare ed equipaggiare giornalisti indipendenti della stampa scritta, radiofonica e televisiva in Cuba" (11).  

 

Così, proprio i documenti ufficiali statunitensi confermano l'esistenza di una politica di sovversione e contraddicono in maniera indiscutibile le affermazioni di RSF. D'altra parte, l'organizzazione parigina non vacilla nel trasformare delinquenti in giornalisti purché questi -che non avevano mai svolto, eccetto due, un'attività giornalistica prima di essere coinvolti nel ricco commercio della dissidenza - scrivano alcuni linee graffianti contro il governo di L'Avana. 

 

Ma RSF la cui agenda è chiaramente politica, moltiplica le bugie. Nel suo comunicato dichiara che "la popolazione si dispone a designare, in mancanza di potere scegliere, i suoi rappresentanti nell'Assemblea Nazionale e nelle assemblee provinciali" ed aggiunge che "non c’è da farsi illusioni in relazione alle elezioni […]. Il pluralismo politico non figura nell'ordine del giorno ed i cubani solo possono ‘eleggere' i 614 rappresentanti, già designati, del Partito Comunista Cubano, l'unico autorizzato" (12).  

 

Il problema è che la legislazione cubana proibisce categoricamente al Partito Comunista di designare candidati. "Nessun partito ha diritto a proporre candidati. La proposta dei candidati si effettua direttamente dagli stessi elettori in assemblee pubbliche. Il Partito Comunista non è un'organizzazione elettorale e, pertanto, né si presenta alle elezioni né può presentare candidati" (13). Inoltre, più della metà dei parlamentari che furono eletti non sono membri del Partito Comunista (14). Con quale obiettivo RSF occulta questa realtà se non per ingannare l'opinione pubblica e proseguire la sua campagna di demonizzazione di Cuba?  

 

L'organizzazione di Robert Ménard evoca anche "Lo stato di salute dei rappresentanti della stampa dissidente imprigionati a Cuba", tra i quali alcuni sarebbero "gravemente malati". RSF afferma che "in cella scarseggia il cibo e non godono di adeguata attenzione" (15). L'entità in “difesa della libertà di stampa" non teme sembrar ridicola. In effetti, come può sopravvivere, in prigione, un detenuto privato di adeguata alimentazione ed attenzione medica? Per caso può RSF citare il nome di un solo individuo che a Cuba è morto in prigione per mancanza di attenzione medica o alimentazione?  

 

Per quale ragiona RSF soffre di questa singolare ossessione per Cuba? Realmente è a causa della situazione della stampa? Per ciò che si vede no, perché altrimenti le sue priorità sarebbero l'Iraq dove, nel 2007, 47 giornalisti furono assassinati, Somalia dove 8 giornalisti persero la vita, Pakistan dove 6 giornalisti perirono, Sri Lanka dove 3 giornalisti furono giustiziati, Afghanistan, Eritrea, Filippine, Nepal o Messico dove anche vari giornalisti furono assassinati, ma in nessun modo a Cuba (16).  

 

La risposta è il finanziamento di RSF. In effetti, l'organizzazione è sovvenzionata dall'organizzazione di estrema destra Center for a Free Cuba (17) il cui direttore Frank Calzón è l'antico dirigente della Fondazione Nazionale Cubano Americana (FNCA), un'organizzazione terroristica responsabile di numerosi attentati contro Cuba (18). RSF è anche finanziata dall'ufficio di facciata della CIA che è la National Endowment for Democracy il cui obiettivo è promuovere l'agenda politica della Casa Bianca (19).  

 

Lo scrittore e giornalista francese Maxime Vivas ha appena pubblicato un libro rivelatore su "Il volto oscuro di Reporter senza Frontiere" nelle quali denuncia "i tratti dubbi, i finanziamenti vergognosi, le selettività[…] le ripetute bugie di Reporter senza Frontiere, tutto al servizio di una causa senza vincolo alcuno con gli obiettivi che proclama". Questo libro, particolarmente rigoroso, pone alla luce del giorno il doppio gioco di Robert Menard e rivela l'autentico volto dell'organizzazione parigina al servizio dei potenti del mondo (20).  

 

 

L'UNESCO ritira l'appoggio a Reporter senza  Frontiere

 

 

 

 (articolo precedente)

Questa volta, RSF e Ménard penetrano all'UNESCO 

JEAN-GUY ALLARD 

 

 

Nonostante il fatto che è ora ben conosciuta il legame della pseudo ONG francese Reporter Senza Frontiere (RSF), con la CIA ed il Dipartimento di Stato nordamericano il Segretario a vita dell'organizzazione è riuscito a penetrare all'UNESCO e recuperare la sua rete di comunicazione a beneficio dei suoi padroni di Washington.   

RSF ha appena annunciato che sta organizzando un denominato “Primo Giorno per la Libertà di espressione in Internet", con l'appoggio dell'UNESCO e chiama gli internauti a "mobilitarsi".   

Pieno di sfacciataggine, RSF comunica che l'operazione è stata "creata e realizzata" dall'agenzia Saatchi & Saatchi di New York.   

Tuttavia, il gruppo che pretende di insegnare la libertà di stampa non precisa che la Saatchi & Saatchi è una filiale della multinazionale Publicis, la quarta impresa di pubblicità e relazioni pubbliche più grandi del mondo. 

Ha tra i suoi principali clienti firme come Dupont, Generale Mills, Johnson & Johnson, Toyota, Visa, Coca Cola, Heinz, Kellogg's, Mc Donald's, Philip Morris, Generale Motors, Citibank, United Airlines, Walt Disney e, attenzione, l'US Army.  

Dirige anche le operazioni pubblicitarie internazionali della Bacardi, il gigante del rum, con sede nelle Bahamas e la cui carriera come padrina del terrorismo contro Cuba si estende su quasi cinque decadi. Di fatto, la Bacardi é uno dei più attivi patrocinatori degli elementi anticubani più recalcitranti di Miami. 

Publicis gode di un quasi monopolio del commercio della pubblicità in Francia, per cui, la propaganda di RSF ha già libero accesso all'insieme della stampa ora proprietà, nella sua totalità, delle chiamate grandi fortune del paese. 

 

PL – L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’ Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) ha ritirato l'appoggio al "Giorno per la Libertà di Internet"  al gruppo francese Reporter Senza Frontiere (RSF).

 

Le fonti diplomatiche dell' UNESCO hanno detto a PL che l’agenzia ha preso questa decisione in virtù della reiterata mancanza di etica dei RSF nei suoi propositi di squalificare un numero determinato di paesi.

 

I media consultati hanno sottolineato che l’atteggiamento di RSF non si confà al profilo e tanto meno ai propositi dell'UNESCO e dimostra l’interesse sensazionalista di chi si vuole porre come tribunale inquisitore di nazioni in via di sviluppo.

 

Inoltre è stato aggiunto che per questo motivo e per altri precedenti, l’entità dell'ONU valuta come terminata in forma definitiva la relazione che manteneva con RSF ed esclude qualsiasi genere di collaborazione per il futuro.

 

L’associazione francese, con l’intenzione di mostrare i detti “Stati con ciber censura” è stata accusata varie volte per i suoi stretti legami con la CIA degli USA. RSF ha appena iniziato questa sua campagna. 

 

Curiosamente, hanno ricordato alcuni diplomatici parlando con l’agenzia Prensa Latina, a condizione di non rivelare i loro nomi, nella lista nera di RSF non ci sono paesi occidentali e il fuoco si concentra contro il detto Terzo Mondo.

 

Il giornalista canadese  Jean-Guy Allard ha denunciato in vari articoli e in un libro che RSF è finanziata in parte dalla National Endowment for Democracy (NED) degli Stati Uniti ed inoltre ha dimostrato i suoi vincoli con agenti  della CIA confessi e sull’appoggio finanziario che riceve dalla Unione Europea.

 

Nel 2005 la UE ha consegnato a RSF più di un milione di Euro.

 

 

Menard a Miami: black-out della stampa di Parigi 

JEAN-GUY ALLARD 

 

In realtà, molto poco se non niente si sa o si pubblica sulla stampa francese sulle amicizie di Ménard fuori dalla Francia. Nulla si è mai saputo, su nessun organo di stampa, della sua visita a Miami il 19 gennaio 2004 quando fu ricevuto come un eroe dai rappresentanti della mafia cubano americana. E fu una gita significativa. 

 

La visita incominciò con un pranzo nel Versailles, il ristorante della Calle Otto, proprietà dell'impresario terrorista Felipe Valls, e dove non si può calcolare quante cospirazioni terroristiche contro Cuba sono state elaborate. 

 

Tra altre visite, Ménard ebbe un incontro con la direzione del Miami Herald, uno dei quotidiani più conservatori della 'stampa libera' degli Stati Uniti successivamente del Washington Times ed un’intervista con WQBA, la stazione radio del terrorista Armando Pérez-Roura.  

 

Uno dei momenti più incredibili della visita di Ménard fu il suo incontro con membri della direzione della Cuban Liberty Council, organizzazione che apertamente appoggia il terrorismo. 

 

I rappresentanti di RSF intervennero anche in un dibattito sulla libertà di espressione a Cuba, indetto dall'Istituto di Studi Cubani e Cubanoamericani, il famoso 'ICCAS' dell'Università di Miami, diretto da Jaime Suchlicky, agente della CIA confesso. L'incontro ebbe luogo nella Casa Bacardi, con ciò che questo significa. 

 

 

Figlio privilegiato della NED e dell'IRI 

JEAN-GUY ALLARD

 

Da quando si denunciò per la prima volta la complicità di RSF e del suo padrone con l'intelligence nordamericana in questi ultimi anni si sono aggiunti molti elementi nuovi. 

 

In alcune occasioni lo stesso Ménard non ebbe altra possibilità che riconoscere che riceve denaro da fonti nordamericane vincolate al Dipartimento di Stato e dovette confessare - ciò che negava con veemenza - che conosce bene l'agente CIA Frank Calzón con cui si esibì in un show anticubano che si orchestrò nell'Unione Europea. 

 

Si sa ora, grazie ad investigatori nordamericani che lavorarono, con molto valore e non senza rischi, sul dossier Menard che RSF riceve importanti quantità di denaro dell'USAID attraverso la National Endowment for Democracy e dell'International Republican Institute. 

 

RSF, con la pseudo ONG ceca People in Need che maneggia tutte le attività pubblicitarie sviluppate dal proconsole Caleb McCarry in Europa, è una delle organizzazioni chiamate "di terzi paesi", indicate e favorite dal Piano Bush di annessione di Cuba quando si tratta di insozzare l'immagine dell'Isola nel mondo intero. 

 

La nota investigazione del Generale Accountability Office, il GAO, sul finanziamento di Washington di organizzazioni mafiose di Miami ha rivelato come milioni di dollari del contribuente nordamericano spariscono nei circuiti di distribuzione del denaro irrigato da Bush per cercare di destabilizzare Cuba.  

 

 

Stabile socio del cartello continentale della disinformazione 

JEAN-GUY ALLARD

 

E’ già anni che Ménard si è stabilmente associato a quella gran mafia dei gerarchi della stampa continentale chiamata Società Interamericana di Stampa (SIP) che attacca Cuba ad ogni opportunità che le è offerta.  

 

La SIP che pretende di rappresentare la libertà di stampa in America, non è altra cosa che il cartello dei grandi proprietari dei mezzi di comunicazioni del continente, creata a New York nel 1950 dall'agente CIA Jules Dubois, in un'operazione dell'intelligence nordamericana con la quale si pirateggiò una legittima organizzazione panamericana di stampa, creata a L'Avana nel 1943.  

 

Nelle ore del fallito colpo di Stato contro il Presidente Hugo Chávez, nell’aprile 2002, la rappresentante di RSF, María José Pérez Schael, fece sulla stampa locale l'apologia dei golpisti. A tale punto che RSF, davanti alle proteste, dovette disfarsi di lei. 

 

Nel 2004, RSF fece campagna contro la "Legge di Responsabilità Sociale in Radio e Televisione della Repubblica Bolivariana del Venezuela" a chiara difesa degli interessi dei grandi mezzi commerciali, in particolare quelli del magnate Gustavo Cisneros. 

 

Nel 2006, l'impresario Marcel Granier contrattò Ménard per sviluppare un'intensa campagna contro il Governo Chávez dopo l'intervento sulla catena televisiva RCTV

 

Altri dettagli, comprovati negli ultimi mesi, confermano i peggiori sospetti circa RSF e il suo Segretario a vita, Robert Ménard. Oggi sappiamo che la contabilità delle operazioni nordamericane dell'organizzazione, secondo l'Internal Revenue Service nordamericano, si fa in uno studio di Alexandria, in Virginia, a meno di 15 minuti dal quartiere generale della Compagnia. 


 

Note

(1) Reporteros sin Fronteras, «Liberté de la presse: l’année 2007 en chiffres», 2 de enero de 2008. http://www.rsf.org/article.php3?id_article=24908 (sitio consultado el 23 de enero de 2008). 

(2) Reporteros sin Fronteras, «En vísperas de las legislativas, Reporteros sin Fronteras recuerda la dramática suerte de los periodistas encarcelados», 17 de enero de 2008. http://www.rsf.org/article.php3?id_article=25094 (sitio consultado el 20 de enero de 2008). 

(3) Ibid. 

(4) Marion W. Boggs, «Memorandum of Discussion at 432d meeting of the National Security Council, Washington», 14 de enero de 1960, Eisenhower Library, Whitman File, NSC Records, Top Secret, in Foreign Relations of the United States 1958-1960 (Washington: United States Government Printing Office, 1991), pp. 742-743. 

(5) Piero Gleijeses, Misiones en Conflicto. La Habana, Washington y África 1959-1976 (La Habana, Editorial Ciencias Sociales, 2004), p. 37. 

(6) Cuban Democracy Act, Capítulo XVII, Sección 1705, 1992. Véase también Salim Lamrani, Double Morale. Cuba l’Union européenne et les droits de l’homme (París: Editions Estrella, 2008), pp. 45-55.

(7) Helms-Burton Act, Capítulo I, Sección 109, 1996. 

(8) Colin L. Powell, Commission for Assistance to a Free Cuba, (Washington: United States Department of State, mai 2004). www.state.gov/documents/organization/32334.pdf   sitio consultado el 7 de mayo de 2004), pp. 16, 22.  

(9) Roger F. Noriega, «Assistant Secretary Noriega’s Statement Before the House of Representatives Committee on International Relations», Department of State, 3 de marzo de 2005. www.state.gov/p/wha/rls/rm/2005/ql/42986.htm (sitio consultado el 9 de abril de 2005). 

(10) Condolezza Rice & Carlos Gutierrez, Commission for Assistance to a Free Cuba, (Washington: United States Department of State, Julio de 2006). www.cafc.gov/documents/organization/68166.pdf  (sitio consultado el 12 de julio de 2006), p. 19 

(11) Ibid., p. 22. 

(12) Reporteros sin Fronteras, «En vísperas de las legislativas, Reporteros sin Fronteras recuerda la dramática suerte de los periodistas encarcelados», op. cit. 

(13) Parlamento cubano, «El sistema electoral cubano: cien preguntas y cien respuestas», 9 de febrero de 2007. http://www.parlamentocubano.cu/Preguntas%20y%20Respuestas%20sobre%20el%20Sistema%20Electoral.htm  (sitio consultado el 26 de enero de 2008). 

(14) Pascual Serrano, «El periodismo papagayo», Rebelión, 21 de enero de 2008. 

(15) Reporteros sin Fronteras, «En vísperas de las legislativas, Reporteros sin Fronteras recuerda la dramática suerte de los periodistas encarcelados», op. cit. 

(16) Reporteros sin Fronteras, «Baromètre de la liberté de la presse 2007. Journalistes tués», 2 de enero de 2008. http://www.rsf.org/rubrique.php3?id_rubrique=73 (sitio consultado el 26 de enero de 2008). 

(17) Reporteros sin Fronteras, «Lettre ouverte à ses détracteurs», Réseau Voltaire, 12 de septiembre de 2006. http://www.voltairenet.org/article143413.html?var_recherche=Reporters+sans+fronti%C3%A8res?var_recherche=Reporters%20sans%20frontières (sitio consultado el 12 de septiembre de 2006). 

(18) Salim Lamrani, «La Fondation nationale cubano-américaine est une organisation terroriste», Mondialisation, 27 de julio de 2006. 

(19) Robert Ménard, «Forum de discussion avec Robert Ménard », Le Nouvel Observateur, 18 de abril de 2005. www.nouvelobs.com/forum/archives/forum_284.html (sitio consultado el 22 de abril de 2005) ; John M. Broder, « Political Meddling by Outsiders : Not New for U.S.», The New York Times, 31 de marzo de 1997, p. 1; Allen Weinstein, Washington Post, 22 de septiembre de 1991. 

(20) Maxime Vivas, La face cachée de Reporters sans frontières. De la CIA aux faucons du Pentagone (Bruxelles: Aden, 2007). 

Revisado por Caty R, de los colectivos de Rebelión, Tlaxcala y Cubadebate. Este artículo se puede reproducir libremente a condición de respetar su integridad y mencionar al autor, a la revisora y la fuente.