Documenti della CIA, declassificati dal 1992,
dimostrano,
con altre investigazioni, che il
Presidente John F. Kennedy fu vittima di un sinistro complotto.
Ma
gli autori materiali ed intellettuali superstiti, anche se identificati da un Comitato Speciale
Selezionato dal Congresso, restano
impuniti, e lo saranno probabilmente finché passino 50 anni dall'assassinio,
cioé nel giro di cinque anni, nel 2013.
Gli accusati di aver commesso il più famoso crimine del ventesimo secolo, funzionari della CIA, mafiosi italo - americani e cubani, ed i loro complici
politici, in maggioranza repubblicani ed imprenditori senza scrupoli, hanno fatto
la maggior parte del lavoro sporco del paese per oltre 50 anni. Sono stati radice e linfa
delle frodi finanziarie ed elettorali,dei crimini di massa ed
individuali che hanno segnato, d’allora, l’alto grado di corruzione nella
politica degli Stati Uniti, e soprattutto i problemi sofferti nel mondo intero
con i governi
della famiglia Bush, che hanno posto in crisi, questo grande paese e.
Nonostante le conclusioni del HSCA (House Select Commitee on Assasinations,
tradotto Commissione Speciale sugli Assassini della Camera dei Rappresentanti)
che indicano il gruppo della CIA e i mafiosi come sospettati
nell’esecuzione dell’attentato - conclusione a cui giunse anche Robert F.
Kennedy, come è emerso di recente – il clan assassino ha potuto superare il
ciclone di prove sulla cospirazione che gli investigatori continuano a
sviluppare.
Nei circoli governativi di Washington sono noti gli scontri tra John e Robert
Kennedy con il vice presidente Lyndon Johnson, acutizzatisi nel 1963. Era stato
deciso di toglierrlo dalla candidatura per le elezioni del 1964 e si parlava di
azioni penali per corruzione.
Il vice presidente Johnson con la sua organizzazione nel Texas influenzava
significativamente entrambe le Camere ed era un ostacolo all’opera riformista
del presidente, in particolare per quanto riguardava il petrolio e la corruzione
amministrativa. Il libro di William Reymond, Le Dernière témoin
(L'Ultimo Testimone) raccoglie le confessioni di Billie Sol Estes, un finanziere
milionario legato a Johnson, condannato dai giudici dopo essere stato indagato
da Robert Kennedy quando era procuratore. Estes ha detto che Johnson lo
costrinse al silenzio sugli affari sporchi che faceva perché "Robert era
soprattutto contro Johnson."
Estes e Reymond assicurano che il vice
presidente aveva partecipato al "Preassassination party", una riunione effettuata da un
gruppo di questi politici e uomini d'affari alla vigilia del crimine, il 21
novembre 1963 a Dallas, Texas, in casa del magnate del petrolio Clint Murchinson,
qualificata come "coordinamento finale dell'assassinio del presidente" dal ricercatore Carl
Oglesby nel suo libro La Yankee Cowboy War. Ricordo Oglesby a
Washington, quando durante le audizioni, nel 1978, del Comitato, già sospettava
del "più beneficiato dal crimine".
Oglesby segnala inoltre la presenza di Johnson e Murchinson, partner in affari
del mafioso italo-americano Meyer Lansky; di J. Edgar Hoover, direttore dell’FBI, e intimo del
vice presidente e amico del gangster Frank Costello; di Allen
Dulles, ex direttore della CIA, del petroliere milionario H.L. Hunt, di John J.McCloy e di John Connally, ex governatore del Texas, del generale Charles Cabell
e di suo fratello, del sindaco di Dallas, Earle Cabell, e della presenza di Richard
Nixon, tutti personaggi che odiavano i Kennedy.
L’IMMORALE COLLUSIONE CIA -
MAFIA
Il Comitato Speciale giunse alla conclusione
che Carlos Marcello, Don di New Orleans e di parte del Texas; Santos Trafficante,
della Florida, e James Hoffa, presidente del sindacato dei camionisti "avevano
motivi, mezzi e opportunità di assassinare il presidente Kennedy" . Erano
coinvolti anche altri capi mafiosi italo-americani come Sam Giancana, John
Roselli e Jack Ruby.
La Commissione stabilì che New Orleans, capitale dell’impero di Marcello, fu un
importante scenario della cospirazione.
Li andavano personaggi come Orlando
Bosch, Luis Posada Carriles, i fratelli
Guillermo e Ignacio
Novo Sampoll, Eladio del Valle,
Jorge Mas Canosa, Herminio Diaz, Tony Cuesta, Pedro Luis Díaz Lanz ed altri.
Nello stesso edificio dove si incontravano, Oswald sviluppava un’ingannevole
attività di aiuto per Cuba. Il HSCA confermò che questi terroristi di origine
cubana che tramarono per attentare contro Fidel Castro, cospirarono anche, come
individui, per assassinare Kennedy. Ufficiali ed agenti CIA come Theodore (Ted)
Shackley, David Phililps, principali capi della Stazione CIA JM Wave di Miami
che operava contro Cuba li guidavano. È stato inoltre citato David Sanchez
Morales, che molti credono sia stato uno dei tiratori del 22 novembre a Dallas.
I KENNEDY E
L’EMBARGO A CUBA
Ancora nello strategico incarico di Segretario
alla Giustizia del governo di Johnson, Robert Kennedy incitava a normalizzare
le relazioni con Cuba, un mese dopo l'assassinio di suo fratello, che le aveva
già promosse a sua volta. Robert qualificò le limitazioni di viaggi nell'isola
dei Caraibi come "una violazione della libertà americana".
Tra i documenti declassificati dalla National Security Archives il 29 giugno
2005, risalta un memorandum di Robert del 12 dicembre 1963, dove ha esortato il
Segretario di Stato, Dean Rusk, a prendere una rapida decisione "per lasciare
senza effetti i presenti divieti come sono quelli di viaggio… è impensabile
arrestare, accusare e impegnarsi nella persecuzione di cattivo gusto nei
confronti di cittadini che cercano di viaggiare a Cuba ", ha aggiunto nella sua
nota.
Come procuratore Generale, Robert investigava la CIA e le mafie cubana ed
italo-americana per l'assassinio, perché fin dal sera del 22 novembre,
sospettò di tali gruppi
e cinque anni più tardi era più che mai convinto che i tentativi di incolpare
Cuba dell'assassinio erano parte di questo complotto.
Come segretario della Giustizia sapeva da prima le relazioni dell'FBI su
quei gruppi che odiavano e qualificavano come traditori i Kennedy, per
lo svincolamento da Playa Giron, nella Baia dei Porci nel 1961 e la
crisi dei Missili nel 1962. Se Robert Kennedy aveva alcuni dubbi circa il
coinvolgimento della mafia nell’assassinio, li dissipò due giorni dopo, quando
Jack Ruby sparò contro
Oswald
nel seminterrato della stazione di polizia dove era prigioniero il
presunto assassino di suo fratello.
Alla fine del 2006 fu denunciato che i membri del gruppo di ufficiali CIA
sospettati di aver partecipato all’assassinio del presidente, erano presenti, al
di là delle loro funzioni, nell’ hotel dove fu assassinato Robert. L’investigatore
David Talbot rivisse quelle ferite quando scrisse nel Chicago Tribune
che i suoi aiutanti Draznin e Sheridan fornirono a Robert, nei giorni del delitto,
rapide prove sui legami di Ruby con la mafia.
IL GRECO DEL DOPPIO
GIOCO
Il principale ufficiale CIA, presumibilmente
identificato nelle prove
fotografiche trovate alla fine del 2006 sull'assassinio di
Robert Kennedy, era
George Joannides, nato
ad Atene nel 1922, che nel 1951 entrò nella CIA e dopo il 1959 fu assegnato a
Miami alla stazione JM Wave e lavorò in stretta collaborazione con il gruppo
terroristico con sede a New Orleans chiamato Direttivo Rivoluzionario
Studentesco (DRE).
Joannides, nominato dall’allora direttore della CIA Richard Helms a
rappresentare l'Agenzia nell'inchiesta della Commissione del Congresso, svoltasi
dal 1976 al 1978, partecipò ai contatti del DRE con Lee Harvey Oswald
nell’agosto 1963, prima del crimine di Dallas. La CIA non rivelò che questo
funzionario aveva svolto un ruolo importante negli eventi del 1963, in
particolare nell'occultare i legami dell'Agenzia con Oswald, fatto che lo rese
un sospettato di cospirazione per
aver cercato di collegare il
"tiratore solitario" con il governo cubano.
Robert Blakey, capo degli investigatori del Comitato, si arrabbiò molto nel 1998, quando si
rese conto che questo funzionario aveva agito come collegamento tra il DRE e Oswald,
come si legge nei documenti resi pubblici. Blackey credeva che la collaborazione che Joannides forniva alla Commissione
fosse su incarico di Richard Helms. Joannides morì
nel 1990.
Il capo degli investigatori qualificò come un oltraggio che la CIA non avesse
informato sulle “relazioni finanziare ed altre connessioni con il DRE", ciò che
considerava "una ostruzione alla giustizia" reclamando che si declassificassero il
resto dei documenti di Joannides e dell’assassinio.
Blakey denunciò che Joannides lungi dal facilitare la cooperazione, la
ostacolava. "Ora credo che l’indagine mancasse di integrità, proprio a causa di Joannides ... Ora non credo a nulla di tutto ciò che l'Agenzia disse alla
Commissione ...."
La relazione finale dell’HSCA, emessa al principio del 1979, raccomandava di
continuare l'inchiesta. Ma il trionfo del duo Ronald Reagan -
George Bush
nelle
elezioni del 1980, evitò continuarla e così evitò che la verità avanzasse. L’orpello del neoliberismo vincitore sul campo socialista, rese più
facile continuare ad ignorare l’appello al Dipartimento di Giustizia di seguire
le tracce. Al succedere a Reagan, Bush si sentì quasi George I con il suo Nuovo
Ordine Mondiale, con un enunciato imperiale simile a quello di Adolf Hitler.
Non va dimenticato che George Bush arrivò fino a direttore della CIA, dal suo
incarico di alto funzionario responsabile per le cospirazioni contro Cuba. I
suoi pedoni furono i creatori della vergognosa alleanza tra le mafie italo-americano e cubane
difese ancora oggi dall’agonizzante governo
di suo figlio.
Dalla Baia dei Porci, come a loro piace chiamare il "fiasco" de Giron sino alla
crisi economica e finanziaria a livello mondiale, hanno convertito Cosa Nostra
nella CIA Nostra.
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