LA STORIA MAI RACCONTATA La storia si ripete |
14 dicembre '09 - www.granma.cu Ricardo Alarcón de Quesada Fonte Canter Punch
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Solo un paio di giorni dopo l’incontro di García Márquez alla Casa Bianca, diplomatici statunitensi a L’Avana avvicinarono le autorità cubane.
Discutemmo, concentrando i temi soprattutto su quello che gli Stati Uniti avevano scoperto a proposito dei piani terroristici contro gli aerei civili e sull’avvertenza che l’Amministrazione Federale dell’Aviazione era stata obbligata a diffondere. Durante quegli incontri gli Stati Uniti sollecitarono formalmente che una delegazione d’alto livello del FBI potesse venire a L’Avana, per ricevere dalla controparte le informazioni sulla campagna terroristica che era in atto in quei momenti. Durante la preparazione di quella visita, il Segretario di Stato Assistente, John Hamilton, comunicò che questa volta “volevano sottolineare la serietà dell’ offerta degli Stati Uniti d’investigare qualsiasi prova che Cuba poteva presentare”.
Le riunioni si svolsero a L’Avana nei giorni 16 e 17 giugno del 1998. Consegnammo alla delegazione nordamericana abbondanti informazioni documentate e con testimonianze. Il materiale consegnato includeva le investigazioni relazionate con 31 azioni terroristiche che erano state perpetrate tra il 1990 ed il 1998, molte promosse dalla Fondazione Nazionale Cubano Americana, che inoltre aveva organizzato e finanziato le azioni più pericolose perpetrate dalla rete di Luis Posada Carriles.
Le informazioni includevano liste dettagliate e fotografie di armi, esplosivi ed altri materiali confiscati in ogni caso. Addizionalmente c’erano 51 pagine, con prove relazionate al denaro apportato dalla FNCA a vari gruppi per realizzare attività terroristiche nell’Isola.
L'FBI ricevette anche registrazioni di 14 conversazioni telefoniche nelle quali Posada Carriles si riferiva agli attacchi violenti contro Cuba.
Si consegnarono dettagliate informazioni su come localizzare il noto assassino, gli indirizzi della sue case, dei luoghi che frequentava, i numeri di targa delle sue automobili in El Salvador, Honduras, Costa Rica, Repubblica Dominicana, Guatemala e Panama.
L'FBI portò via i rapporti su 40 terroristi d’origine cubana, la maggioranza dei quali vivono a Miami, con i dati per incontrarli, uno per uno. La delegazione nordamericana portò con sé anche tre mostre di 2 grammi ognuna di sostanze esplosive di bombe disinnescate prima dell’esplosione, scoperte nell’hotel Hotel Meliá Cohiba il 30 aprile 1997, ed in un autobus per turisti, il 19 ottobre 1997, oltre ad una bomba confiscata a due guatemaltechi il 4 marzo del 1998. Consegnammo all'FBI anche 5 cassette video e 8 cassette audio, le trascrizioni con le dichiarazioni dei centroamericani che erano stati arrestati per aver collocato le bombe negli hotel, che parlavano dei vincoli con le bande cubane e soprattutto con Posada Carriles. La parte nordamericana riconobbe il valore delle informazioni e s’impegnò a dare una risposta il più presto possibile. Ma non ricevemmo mai una risposta. Nessuno sa con certezza quello che l'FBI ha fatto con le prove e le dettagliate informazioni ricevute a L’Avana. Definitivamente non le utilizzarono per arrestare nemmeno uno dei criminali e tanto meno per fare investigazioni.
Il Dipartimento di Stato non era preoccupato per le informazioni che loro stessi avevano riunito a proposito degli attacchi terroristici ad aerei commerciali?
Che era avvenuto della loro preoccupazione per le vite e la sicurezza dei passeggeri, includendo quella dei passeggeri nordamericani?
Quella era la forma di “prendere misure immediate per un problema che meritava la completa attenzione del loro governo, e del quale si sarebbero occupati urgentemente”, come avevano promesso con solennità nella Casa Bianca? O “sottolineare la serietà degli Stati Uniti? Si può pensare che il FBI condivise le informazioni avute a L’Avana con i suoi accoliti di Miami. Se i fatti hanno alcun significato, il caso fu questo.
Il 12 settembre del 1998, quasi tre mesi dopo la visita a L’Avana, attraverso i media d’informazione venimmo a conoscenza dell’arresto di Gerardo, Ramón, Antonio, Fernando e René, e sapemmo che il signor Pesquera, capo del FBI a Miami, stava, in quella stessa mattina di sabato, visitando Ileana Ros Lehtinen e Lincoln Díaz-Balart – i Congressisti batistiani de Miami – per informarli della detenzione dei Cinque cubani.
La storia si ripeteva. Nel 1996 il presidente Clinton aveva dato istruzioni per porre fine alle provocazioni aeree di Hermanos al Rescate, ma quando i suoi ordini giunsero a Miami, la banda locale cospirò per fare esattamente il contrario.
Nel 1998, lo stesso presidente sembrava disposto a porre fine alle azioni terroristiche contro Cuba - ed anche contro i nordamericani – ma quando si conobbero le sue intenzioni a Miami, il FBI le fece a pezzi. Il Signor Pesquera ha riconosciuto in un’intervista data alla stampa, che la sua maggior difficoltà fu ottenere l’autorizzazione da Washington per arrestare i Cinque. Senza dubbio dev’essere stato così. Non si suppone che Washington si trova dall'altra parte della barricata nella lotta contro il terrorismo?
Il signor Pesquera e i suoi accoliti vinsero, provando d’essere capaci d’ignorare la legge e la decenza e di mettere in ridicolo di nuovo il Comandante in Capo degli Stati Uniti (il presidente). Vi ricordate di Elián?
E TU, DA CHE PARTE STAI?
Gli ufficiali del FBI ricevettero una grande quantità d’informazioni dettagliate e concrete sui gruppi di terroristi anticubani, che includevano le esatte localizzazioni, con indirizzi e numeri telefonici, fotografie e nastri registrati, nei quali i criminali descrivevano con le loro voci sinistri piani e molti altri dati. Non protestarono mai e non espressero mai preoccupazione relazionata alla capacità di Cuba o ai metodi usati per ottenere prove tanto precise. Ringraziarono solamente e chiesero un periodo di tempo, sostenendo che avevano ottenuto molte prove, più di quelle che si aspettavano.
Quando Gabriel García Márquez si riunì con i collaboratori vicini al presidente Clinton, nella Casa Bianca, il 6 maggio del 1998, nessuno gli chiese come Cuba aveva scoperto quei terribili complotti. Uno dei nordamericani commentò solamente “Abbiamo nemici in comune?” E accadde esattamente lo stesso in ogni occasione in cui ci riunimmo a L’Avana o a Washington o in qualsiasi altro luogo per discutere sugli attentati terroristici.
Non si lamentarono mai, in nessuna forma, né direttamente, né indirettamente e nemmeno con un sussurro. I funzionari nordamericani non fecero mai obiezioni per i nostri sforzi investigativi per ragioni molto ovvie. La storia di violenza e terrore contro Cuba è abbastanza lunga? È durata sinora mezzo secolo ed è molto ben documentata in un’estesa bibliografia registrata negli Archivi del Congresso degli Stati Uniti. È anche disponibile in documenti ufficiali già non più segreti o che lo sono ancora, e dobbiamo credere che sono ben noti alla nostra controparte nordamericana. Con questi precedenti, Cuba ha il diritto ed anche l’obbligo assoluto di proteggere sé stessa ed il suo popolo e di scoprire che cosa stanno tramando coloro che cercano di provocare danni materiali e sofferenze umane. Questo è un principio, riconosciuto mondialmente, di legittima difesa.
I nordamericani erano molto coscienti di questo. Come ricordavano sicuramente, quando noi scoprimmo il tentativo d’assassinare il Presidente Reagan, rapidamente condividemmo con loro le informazioni e nonostante l’antipatia del Grande Comunicatore per Cuba, Washington non protestò allora, ma anzi, espresse un ringraziamento.
Loro sapevano anche che Cuba è solamente una piccola Isola nei Caraibi, con una popolazione di circa 11 milioni di abitanti. Cuba non ha satelliti che captano informazioni dallo spazio ultraterrestre. Non dispone nemmeno di dispositivi estremamente sofisticati che sono d’uso comune per i servizi d’intelligenza degli Stati Uniti e di altre grandi potenze.
Cuba ha solo intelligenza umana. Una cosa che ora gli Stati Uniti ammettono come indispensabile, cosa che avrebbe salvato molte vite nordamericane se fosse stata utilizzata adeguatamente da parte degli Stati Uniti prima dei terribili fatti che fecero tremare questo paese nel 2001. E la nostra non è un’intelligenza umana in vendita.
Noi non abbiamo mai speso denaro come altri che sciupano milioni di milioni per comprare informazioni o per assumere esosi agenti in tutto il mondo.
Noi dipendiamo dal sacrificio generoso ed eroico di uomini come Gerardo, Ramón, Antonio, Fernando e René. Molto tempo prima degli atroci attacchi dell’11 settembre, Gerardo Hernández Nordelo disse queste semplici verità ad una Corte nordamericana che disgraziatamente fu incapace di ascoltarle: “Cuba ha il diritto di difendersi dalle azioni terroristiche che organizzano nella Florida, con totale impunità, nonostante le varie denunce fatte dalle autorità cubane. È lo stesso diritto che hanno gli Stati Uniti di cercare di neutralizzare i piani dell'organizzazione del terrorista Osama Bin Laden, che ha provocato tanti danni a questo paese e che minaccia d’agire ancora. Sono sicuro che i figlie e le figlie di questo paese che compiono questa missione sono considerati patrioti e che il loro obiettivo non è minacciare la sicurezza nazionale di nessuno dei paesi dove queste persone si rifugiano”.
Quando Gerardo scrisse queste parole, molti degli individui che più tardi usarono aerei civili come armi letali contro i nordamericani, stavano terminando il loro addestramento nella stessa Miami, ma il FBI locale non fece niente per frustrare il loro orrendo progetto. Ma non aveva tempo per quello. Il suo tempo era dedicato esclusivamente a proteggere i suoi terroristi, perseguendo e castigando Gerardo e i suoi compagni. Il FBI, almeno a Miami, non combatteva il terrorismo e tanto meno cercava di evitare gli attacchi contro i nordamericani e contro Cuba. Stava dall’altra parte della barricata!
L’IMPORTANZA DI ESSERE UN BUGIARDO
Luis Posada Carriles è un genuino VIP (Very Important Person) che sfrutta cortesie e privilegi unici che non si offrono a dignitari e celebrità. Ma è anche un terrorista internazionale confesso e debitamente registrato.
Posada ha cominciato la sua lunga carriera con precoci azioni contro la Rivoluzione Cubana, includendo il fallimento di Baia dei Porci e per vari anni fu l’uomo della CIA nella polizia politica del Venezuela, dove divenne il leader di alcuni noti torturatori .
E ricercato dall’Interpol da quando è scappato da una prigione venezuelana nel 1985.
Hugo Chávez era ancora un giovane sconosciuto, quando Posada era processato per aver pianificato ed organizzato la prima distruzione di un aereo in volo, con l’assassinio a sangue freddo di 73 persone innocenti.
Apparve immediatamente in America centrale come figura principale nello scandalo Iran-Contras, citato varie volte durante la investigazioni del Senato degli Stati Uniti e nel diario di Oliver North.
Ha pubblicato la sua autobiografia - un bestseller in Miami – ed è apparso molte volte nei medi locali e nazionali. È atterrato due volte sulla copertina del New York Times, in numeri consecutivi,descrivendo la sua responsabilità nella campagna di attentati con bombe in Cuba negli ’90.
Riconosciuto colpevole da un tribunale di Panama di crimini associati al tentativo d’effettuare un attentato con bombe nell’università, con l’obbiettivo di assassinare Fidel Castro e centinaia di studenti e professori.
È stato perdonato illegalmente dall’allora presidentessa di Panama, Mireya Moscoso, nell’ultimo giorno in cui aveva questo ruolo, dopo la visita di emissari speciali inviati di corsa da George W. Bush.
Poi si nascose di nuovo in qualche luogo dell’America Centrale, ma mantenne costanti comunicazioni con i soci della Fondazione Nazionale Cubano Americana e con altri gruppi di terroristi, e raccolse denaro in frequenti e ben pubblicizzate occasioni con questi fini. Sì, una lunga carriera d’infamia, sempre a nome degli interessi e degli obiettivi degli Stati Uniti, come ha proclamato orgogliosamente il suo avvocato di Miami.
Se vogliamo credere alle sue parole, durante tutto il tempo Posada ha visitato gli Stati Uniti in varie occasioni passando sempre inavvertito.
Un giorno decise di stabilirsi lì per sempre: dopotutto la sua famiglia ha vissuto a Miami per decenni, e allora è tornato a casa. Posada Carriles è entrato in Florida nel marzo 2005 in forma clandestina, senza visto nordamericano, come milioni di latini cercano di fare senza successo anche più volte, ma lui non è stato arrestato e tanto meno deportato.
La storia di come lo ha fatto con la nave El Santrina, con l’aiuto della sua rete di terroristi radicata negli Stati Uniti, è stata descritta dal quotidiano Por Esto dello Yucatan, in una cronaca ampliamente diffusa in tutto il continente.
Tutto il mondo lo sapeva, eccetto l’Amministrazione Bush, che per mesi ha insistito di non sapere niente del suo nascondiglio, sino a quando Posada ha convocato una conferenza stampa, in maggio, per annunciare la sua disposizione di continuare da Miami, a fare la sua guerra totale contro la Rivoluzione cubana.
Non avendo altre opzioni, l’amministrazione Bush ha arrestato Posada e lo ha portato in un Centro d’Immigrazione a El Paso, in Texas, dove per lui era stata preparata un’area VIP, completamente separata dalla popolazione generale, con cibo speciale, servizi d’ogni genere ed anche la possibilità di riunirsi con amici e giornalisti.
La sola lamentela di Posada era che il protocollo nordamericano non gli faceva avere le paste di guayaba cubane. In accordo con i documenti ufficiali presentati dal governo degli Stati Uniti ai Tribunali d’Immigrazione, Washington ha spiegato ardui sforzi diplomatici cercando di convincere altri paesi a ricevere e proteggere Posada.
I diplomatici nordamericani hanno avvicinato i governi dell’America Centrale, dell’America del sud e anche dell’Europa, chiedendo che ricevessero il famoso VIP. Senza eccezioni, la riposta è sempre stata : NO, grazie!
Ironicamente Washington deve ancora rispondere alla nota diplomatica presentata dal Venezuela il 15 giugno 2005, per la sua detenzione e la successiva estradizione a Caracas, come recita il Trattato d’Estradizione che esiste tra i due paesi.
L’Amministrazione Bush, e sino ad ora il suo successore, hanno optato per accusarlo d’essere un bugiardo ed iniziare un litigio deliberatamente confuso con il Signor Posada, accusato di non essere stato sincero con i funzionari dell’immigrazione su come è entratati nel paese. Come risultato un tribunale amministrativo ha inviato Posada a casa, perchè possa comodamente continuare a reclamare la sua ammissione formale alle autorità, che hanno mostrato pazienza e comprensione senza pari. Quanti poveri latinoamericani senza documenti hanno avuto queste opportunità? Quanti tra loro, in questo periodo, sono stati liberati e si è permesso loro di andarsene senza molestie per fare quello che volevano?
Ma già Posada non si lamenta più: è un uomo libero a Miami e mangia moltissime paste di guayaba.
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