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IL TRADUTTORE SI SCUSA PER GLI ERRORI

 


Denunciato per terrorismo in Bolivia, Marinkovic
ha trovato rifugio negli Stati Uniti

 

5 febbraio 2010 -  Jean-Guy Allard www.granma.cubaweb.cu

     

 

Respinto dossier d'intelligence USA

La Paz 5 feb (Prensa Latina) -  Autorità dei poteri legislativo e dirigente della Bolivia hanno respinto oggi una relazione di intelligence degli Stati Uniti che segnala la nazione sud-americana come uno dei paesi che minaccia la stabilità in America Latina.  Secondo il senatore per il governativo Movimento al Socialismo (MAS) Isaac Avalos questa osservazione si tratta di un altro atto di ingerenza nei temi interni della nazione sud-americana.  
Avalos ha considerato questo dossier come una cosa molto lontano dalla realtà, perché altre nazioni che suppostamente minacciano la regione sono più solidali di tutte le altre, in allusione a Cuba, Venezuela, Ecuador e Nicaragua.  
Il nuovo vice ministro di Regime Interno, Gustavo Torrico, ha affermato che nel 2009 Bolivia ha avuto dei risultati importanti nella lotta contro il narcotraffico, senza la presenza di unità elite o consulente del settentrionale paese che solo si dedicavano a cospirare contro il governo.  
Il presidente Evo Morales ha accusato l'amministrazione di Barack Obama di cambiare le politiche per recuperare il potere in alcuni paesi dell'America latina.  
Non è oramai con i golpe di Stato, ma si cerca un confronto interno, si cerca di debilitare qualunque processo di profonda trasformazione in America Latina, ha sottolineato.  
Il capo di Stato ha formulato queste dichiarazioni ad Oruro durante la presentazione dei suoi candidati per le elezioni del 4 aprile.  
La relazione di intelligence intitolata
Valutazione Annuale di Minacce contro la Sicurezza Nazionale conclude che la democrazia rimane forte in America Latina ed i Caraibi, sebbene in alcuni paesi la democrazia ed il libero mercato affrontano minacce da parte della criminalità.

Le relazioni diplomatiche tra gli USA e la Bolivia sono deteriorate dal 2009.  
Nel settembre scorso, Morales ha espulso l'ambasciatore nordamericano,
Philip Goldberg, accusato di fare parte di un complotto promosso dall'opposizione contro il suo Governo.  
Il Capo di Stato ha anche sospeso, sempre l'anno scorso, tutte le attività dell'agenzia antidroga degli Stati Uniti.
 

Mentre le autorità statunitensi sottopongono ad ispezioni "integrali" i viaggiatori di quattordici paesi inclusa, senza giustificazione alcuna,  Cuba, i terroristi legati all'estrema destra dell’America Latina continuano a cercare liberamente rifugio in territorio USA.


L'ultimo rappresentante di questa mafia di imprenditori golpisti latino americani è l'ex leader oppositore boliviano, della regione orientale di Santa Cruz, Branko Marinkovic che la giustizia del paese andino ha denunciato come il principale finanziere e complice della banda terrorista disarticolata, in quel dipartimento, nel 2009.

Il servizio boliviano d’Immigrazione ha confermato alla Procura che Marinkovic ha lasciato il paese il 26 giugno 2009, dall'aeroporto internazionale Viru Viru di Santa Cruz su un volo la cui destinazione era Miami, Stati Uniti d'America.

Il
16 aprile 2009, un gruppo dell’Unità Tattica di Risoluzione di Crisi della Polizia boliviana fece irruzione nell’hotel Las Americas, della menzionata località, e sorprese un commando paramilitare reclutato e finanziato da Marinkovic e altri cospiratori.

Nell'operazione di polizia trovarono la morte i mercenari europei
Eduardo Rózsa Flores (Croazia), Michael Dwyer (irlandese) e Árpád Magyarosi (rumeno-ungherese). I terroristi stavano preparando un attentato per assassinare il presidente boliviano Evo Morales.

La Procura boliviano ha appena annunciato che le prove raccolte nel corso degli ultimi mesi dimostrano la responsabilità di Marinkovic e di altri uomini d'affari legati anch’essi al complotto terroristico.

Secondo l’investigazione, Marinkovic ha finanziato la cellula terroristica composta da Rózsa Flores, Dwyer, Magyarosi e Mario Tadic arrestato nell’operazione insieme all’ungherese Elod Toaso. Si è provato che  Marinkovic ha consegnato 200000$ ai terroristi per comprare le armi.

Considerato uno dei maggiori latifondisti della Bolivia, Branko Marinkovic, nacque 21 agosto 1967 a Santa Cruz de la Sierra. Questo figlio del nazi ustascia croato rifugiato in Bolivia, ha studiato presso l'Università del Texas, USA.

Marinkovic ha anche finanziato gli elementi secessionista oppositori del governo del presidente Evo Morales, che nel settembre 2006 hanno provocato gravi incidenti a Santa Cruz e in altre città della Bolivia orientale.

Di origine croata, Rozsa Flores, il capo del gruppo di mercenari finanziati da Marinkovic, apparteneva in Ungheria, paese dove ha vissuto, a circoli legati al partito neonazi Jobbik.

D'altra parte richiama l’attenzione come l'organizzazione separatista capeggiata da Marinkovic, il gruppo
FULIDE, appartenga alla "Rete Liberale dell’ America Latina” (RELIAL), finanziata e diretto dalla fondazione tedesca Friedrich Naumann Stiftung (FNS).


FULIDE ha la caratteristica di esibire svastiche, il famigerato simbolo nazista, nelle sue manifestazioni. Sappiamo anche che il gruppo terroristico di Rozsa Flores è stato supportato da George Mones Ruiz capo di UnoAmerica, fondazione fascista, associata alla CIA.

Tali organizzazioni di estrema destra sono parte della ragnatela che riunisce diversi gruppi che sono riapparsi, in questi ultimi mesi, a lato dei
golpisti dell’Honduras, diretti dall'impresario Roberto Micheletti.

Tra gli altri sostenitori del regime di Tegucigalpa, si trova il terrorista di origine cubana
Armando Valladares, associato alle attività di destabilizzazione di Marinkovic. In Bolivia, dove si recò, Valladares ha agito attraverso l'organizzazione nord americana Human Rights Foundation, il cui rappresentante in Bolivia, Hugo Achà Melgar, si é rifugiato, anch'egli, negli Stati Uniti dopo essere stato denunciato per complicità con la banda di Rozsa Flores.

In Venezuela, il
FNS si somma all’enorme coro delle organizzazioni di destra allineate con il Dipartimento di Stato che promuovono politiche neoliberali con bilanci milionari provenienti dall’USAID e dal National Endowment for Democracy (NED).