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N O T I Z I E
d a l
G O L P E
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Un'altra
attivista dell'opposizione
uccisa in
pieno giorno |
28
febbraio 2010 - www.radiocittaperta.it
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Il
24 febbraio, poco dopo mezzogiorno, nella città di San Pedro
Sula, qualcuno ha bussato alla porta di
Claudia Larissa Brizuela, che stava
compiendo 36 anni. Aprendo ha ricevuto tre pallottole alla testa, morendo
sul colpo. Claudia era militante nel sindacato del Comune dove lavorava e
figlia di Pedro Brizuela, connotato dirigente locale del Fronte
Nazionale di Resistenza Popolare (FNRP).
Questo nuovo omicidio terroristico è accaduto alla vigilia di una grande
mobilitazione organizzata dal FNRP nella capitale, Tegucigalpa,
in rifiuto alla Commissione della Verità, considerata come la via d’uscita
verso l'impunità per tutti i criminali coinvolti nel colpo di Stato e nella
selvaggia repressione che è seguita.
Claudia è la terza vittima mortale in questo primo mese di governo di
Porfirio Lobo. Sono già stati assassinati in circostanze abbastanza simili
Vanessa Zepeda e Julio Funes.
Pedro Brizuela, padre di Claudia, ha relazionato l’omicidio di sua figlia
con la sua partecipazione alle attività del FNRP e al
tentativo di terrorizzare chi continua a sostenere la lotta per la
democrazia in Honduras. La repressione sembra ora essere diretta soprattutto
contro le donne, poiché sono varie quelle che hanno denunciato di avere
ricevuto in questi giorni minacce telefoniche, come per esempio essere
perseguitate da telefonate di persone che non si identificano e che
annunciano la morte dei loro figli o di altri parenti. Una di esse è stata
inseguita da un’auto, mentre un’altra è stata assalita e colpita
ripetutamente, provocandole gravi ferite a un occhio, la perdita di vari
denti e una lesione alla colonna vertebrale.
La violenza selettiva contro dirigenti di
base del FNRP, sindacati ed organizzazioni sociali si è
incrementata a partire dallo scorso 28 gennaio, giorno successivo
all’insediamento di Porfirio Lobo. Il suo ministro della Sicurezza, Óscar
Álvarez, ha espresso pubblicamente che è necessario sradicare la resistenza
in quanto “non ha più ragione di esistere”.
La strategia implementata dai Servizi
Segreti honduregni consiste nel seminare il terrore mediante l’omicidio
pubblico, quasi mediatico, dei e delle dirigenti di base, evitando – per
adesso – le personalità più conosciute dell'opposizione. Questa strategia
avrebbe il doppio effetto di installare una vera e propria “caccia all’uomo”
di bassa intensità, con caratteristiche proprie del terrorismo di Stato per
intimorire la popolazione e, allo stesso tempo, evitare maggiori scandali
nazionali ed internazionali che provocherebbero gli omicidi di personalità
conosciute.
Questo regime non governa in democrazia,
non è una democrazia. E sono già molte le persone che hanno pagato con la
loro vita questa evidenza. Non è un caso, quindi, che il principale
assessore del servizio di sicurezza di Porfirio Lobo sia José Félix Ramajo,
istruttore dell'ISA (International Security Academy), con
risaputi vincoli con i servizi segreti israeliani del Mossad.
In Honduras si sta implementando una
riedizione del terrorismo di Stato degli anni 80, ma con una variante: la
selettività nel colpire la base. Non ci sono massacri collettivi, corpi
mutilati, spezzati, abbandonati nelle periferie; non ci sono ancora “magnicidi”.
Il concetto di repressione che si applica adesso è molto più perverso,
perché utilizza la diffusione mediatica delle morti con un messaggio ben
chiaro: “Il prossimo puoi essere tu, o tu, o i tuoi figli, parenti, amici o
amiche". È la disseminazione di un terrore che l'impunità amplifica su scala
quasi universale.
Che genere di mente può produrre questo
tipo di strategia? Solo enunciarlo fa venire la nausea.
La Rel-UITA segnala
nuovamente la responsabilità del presidente Porfirio Lobo in questi omicidi,
così come quella dei governi che hanno sostenuto il processo che ha
defenestrato Manuel Zelaya ed ha istaurato questa democratura terroristica.
Il
sangue di Claudia, di Vanessa, di Julio e di tutte le vittime del terrorismo
di Stato in Honduras deve arrivare fino agli incontaminati uffici della Casa
Bianca. Il pianto sconsolato di Eduard e Said, di otto e due anni
rispettivamente, orfani di Claudia, deve rimbombare nei suoi ampi saloni e
sui suoi ingioiellati muri e riempire di vergogna questo Presidente
afroamericano che sparge la guerra e la morte parlando di pace.
La Rel-UITA condanna questo e
tutti gli omicidi perpetrati contro il popolo honduregno che lotta per la
difesa dei suoi diritti, per la sua democrazia, e continuerà a denunciare
permanentemente i veri responsabili di questi crimini di lesa umanità.
La comunità internazionale deve reagire
rapidamente ed energicamente, e condannare i governi che sostengono questo
regime inumano.
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FRONTE DI
RESISTENZA DELL’HONDURAS
L’America Latina non riconosca il governo di Lobo
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24
febbraio 2010 - www.granma.cu (teleSUR)
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Nella
cornice del
Vertice dell’Unità dell'America
Latina e dei Caraibi che si è appena svolto in Messico, il
Fronte Nazionale della Resistenza Popolare
dell’Honduras - FNRP - ha chiesto ai membri del Gruppo di Rio che
hanno partecipato all’incontro, di continuare a non riconoscere il governo
di Porfirio Lobo, sino a che non si stabilirà l’ordine costituzionale in
questa nazione.
Il Comunicato numero 48 del Fronte rende
noto il reclamo che questo governo è una continuazione della dittatura
installata con il Colpo di Stato e convalidata da un processo elettorale
illegale ed illegittimo, che non è stato osservato da nessun governo o
meccanismo d’integrazione regionale o costituzionale credibile.
Nel messaggio l’organizzazione di
resistenza popolare insiste nell’illegittimità di queste elezioni,
ratificata con l’astensione della maggioranza della popolazione
dell’Honduras che di conseguenza non riconosce questi risultati.
Per questo non è casuale che il popolo
continui la lotta non violenta per sconfiggere il regime totalitario attuale
e ritornare all’ordine democratico.
Il FNRP ha chiesto alle
nazioni latinoamericane che condannino i continui abusi commessi contro i
membri della resistenza, le violazioni dei diritti umani ed i crimini di
lesa umanità, delitti instaurati nel paese centroamericano con il colpo di
Stato militare del 28 giugno del 2009, che tolse dal potere legittimo il
presidente costituzionale Manuel Zelaya, instaurando il governo golpista
dell’ usurpatore Roberto Micheletti.
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Brutale
repressione
in Honduras |
23
febbraio 2010 - di Rubén Nieto da
www.aporrea.org
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Con
la complicità dei governi e degli strumenti di comunicazione
occidentali, il regime golpista si scatena contro la resistenza,
assassinando e torturando i suoi militanti.
La dittatura honduregna, nonostante la nuova figura del golpista Pepe Lobo
sia servita a paesi come la Spagna per riconoscere il regime, continua nella
pratica del terrorismo di stato. Persecuzioni, sanzioni amministrative,
assassini, sparizioni e torture vengono attuati sia dalla polizia che dai
paramilitari, allo scopo di assecondare l’intenzione del governo di seminare
la paura nella popolazione e di scardinare l’organizzazione della
resistenza.
Il 15 febbraio è stato assassinato nella
località Brisas de Olancho il militante del Fronte Nazionale di
Resistenza Popolare (FNRP) Julio Fúnez Benítez, pochi giorni dopo
aver partecipato all’Assemblea del Fronte, svoltasi a Siguatepeque. Benítez
era anche sindacalista del Sindacato dei Lavoratori del Servizio
Nazionale degli Acquedotti e delle Fognature (SANAA).
Julio Fúnez Benítez, sposato con tre figli,
è stato assassinato appena uscito dalla propria casa, da tre colpi sparati,
secondo i testimoni, da un’automobile. Secondo i familiari, Benítez aveva
ricevuto minacce di morte nelle settimane che hanno preceduto l’assassinio,
senza peraltro esserne intimidito: “lotterò anche per quelli che non
vogliono lottare”, era solito dire.
Un altro membro del FNRP,
l’artista Hernán Reyes è stato sequestrato il 12 febbraio e trattenuto per
un certo periodo da tre paramilitari che lo hanno torturato nell’intento di
ottenere informazioni sull’Assemblea Nazionale del FNRP.
Durante il sequestro ha quasi perso un occhio, sotto i colpi del filo
spinato.
Il medesimo giorno l’abitazione di Porfirio
Ponce, vicepresidente del Sindacato dei Lavoratori dell’Industria
delle Bevande (STYBIS) e militante del FNRP, è stata
perquisita illegalmente da soggetti che si spacciavano per poliziotti. Dopo
aver messo a soqquadro la casa, costoro hanno rubato il suo computer.
Inoltre, ha dichiarato Porfirio Ponce “hanno perquisito gli armadi della
camera da letto e di quella dei bambini, imbrattando l’arredo e la stanza
matrimoniale”.
Il 10 febbraio, Sula Edgar Martínez,
anch’egli militante del FNRP a San Pedro, è stato sequestrato
insieme alla moglie, ai familiari e a un’amica e per due giorni hanno subito
torture da parte delle forze di polizia honduregne.
Nei giorni precedenti, due giornalisti
vicini alla resistenza sono stati sequestrati, brutalmente torturati e
obbligati a collaborare con la dittatura contro il Fronte, sotto la minaccia
dell’uccisione dei loro familiari più prossimi.
Inoltre il movimento contadino che, grazie
alla riforma agraria contro il latifondo, aveva preso possesso delle terre
improduttive durante il governo di Zelaya, è perseguitato in questo momento
dalle forze di polizia, che si sono messe al servizio di grandi latifondisti
come René Morales, resosi responsabile di un massacro di contadini poche
settimane fa.
Attualmente decine di contadini stanno
subendo processi con l’accusa di usurpazione e vengono perseguitati e puniti
da parte della dittatura diretta dal golpista Pepe Lobo.
Questi contadini appartenenti a vari
sindacati riuniti nel Movimento Unificato dei Contadini dell’Aguan (MUCA),
aderente al FNRP, ricordano che “esiste un accordo tra il
presidente Zelaya e i gruppi contadini dell’Aguan, firmato all’inizio del
mese di giugno del 2009 prima del colpo di Stato, in cui si conveniva che
una commissione tecnico-giuridica avrebbe indagato in merito alla legalità
della proprietà di queste terre e pagato ai supposti proprietari Miguel
Facusé, René Morales e Reinaldo Canales le migliorie che essi avrebbero
apportato; con l’impegno però al trasferimento di proprietà di queste
terre”.
Le organizzazioni per i diritti umani
honduregne si dichiarano molto preoccupate per questa situazione,
attribuendone la colpa alla dittatura.
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FNRP : agenda di
mobilitazioni per il 2010 |
20.02.10 N.Pitts
www.resistenze.org fonte Adital.com.br
(Rebelion.org)
Traduzione di A. Bottero
|
A
circa otto mesi dal colpo di stato che strappò il potere al
Presidente honduregno Manuel Zelaya, le forze di resistenza continuano a
mobilitarsi. Con la realizzazione delle elezioni presidenziali, ci si
aspettava che il golpe fosse dimenticato e che il paese tornasse alla
normalità costituzionale. Nondimeno l'agenda delle attività per il 2010 è
già predisposta, per consentire alla popolazione honduregna di continuare
a resistere.
Il Fronte Nazionale di Resistenza
Popolare (FNRP), è una delle organizzazioni-guida delle
mobilitazioni. In questo momento, le attività organizzate sono volte a
combattere l'attuale regime politico militare e a lottare per una nuova
proposta politica elettorale che garantisca la piena partecipazione
popolare. In cima alla lista delle istanze vi è la convocazione dell'Assemblea
Nazionale Costituente per approvare una Costituzione popolare,
giusta ed includente.
Durante i mesi di febbraio e marzo, il
Coordinamento Nazionale Provvisorio percorrerà tutte le
regioni dell’Honduras con l'obiettivo di eleggere i Coordinamenti
Dipartimentali e definire le date delle assemblee municipali per designare
i Coordinamenti Comunali.
In marzo, si realizzerà il Secondo
Incontro per la Rifondazione dell’Honduras. Convocato dal Fronte di
Resistenza e dal Consiglio Civico di Organizzazioni Popolari ed Indigene
dell’Honduras (COPINH), la riunione vuole simulare la realizzazione
dell’agognata Assemblea Nazionale Costituente.
È anche prevista per il prossimo mese
l'elaborazione del Piano Nazionale di Formazione Politica.
Da aprile a giugno si realizzerà il primo ciclo del Piano di Formazione,
quando saranno consolidati tutti i nuclei di resistenza nei quartieri
honduregni.
Il 28 giugno, ricordando un anno dal
golpe, il Fronte Nazionale di Resistenza Popolare realizzerà
una consultazione in tutto il paese per la convocazione dell'Assemblea
Costituente. I mesi di luglio e settembre saranno segnati dalle elezioni
dei rappresentanti municipali, dipartimentali e nazionali. Il 15 settembre
il FNRP realizzerà la prima Assemblea Nazionale dei delegati
della Resistenza. Nell'occasione si definiranno il programma politico e il
Coordinamento Nazionale.
Nonostante le persecuzioni e violenze che
continuano dopo l'assunzione dei poteri da parte di Porfirio “Pepe” Lobo,
si realizzeranno durante tutto l'anno 2010, congiuntamente a Manuel Zelaya
e alla sua squadra, incontri di affermazione e consolidamento delle forze
che compongono il Fronte. Durante gli incontri le organizzazioni in
resistenza intensificheranno la posizione di ripudio della continuità del
governo di fatto, capeggiato dall'attuale presidente Pepe Lobo.
Tutte le attività e mobilitazioni
proposte dal Fronte di Resistenza e da altre entità contrarie al golpe,
convergono nella lotta per la libertà ed il riscatto della dignità del
popolo honduregno. Dopo il colpo di stato militare e l'installazione del
governo di fatto guidato da Roberto Micheletti, honduregni/e sono stati
sottoposti ad innumerabili violazioni dei loro diritti, oltre ad essere
discriminati, aggrediti ed assassinati per le loro scelte di vita.
Affinché gli orrori commessi durante il
golpe non rimangano impuniti, né cadano nell’oblio nazionale e mondiale,
il Fronte è impegnato a realizzare, per lo meno una volta al mese, ogni
giorno 28, mobilitazioni di lotta per l'Assemblea Nazionale
Costituente e per la condanna della dittatura.
Comunicato n. 48 del FNRP
sul Vertice di Rio in Messico
Ai rappresentanti dei Governi e degli
Stati che compongono il
Meccanismo Permanente di Consultazione e Concertazione Politica
riuniti a Cancún, Messico, in occasione del ventitreesimo
Vertice del Gruppo di
Rio, comunichiamo:
1. L’Honduras continua ad essere
sottoposto ad un regime di fatto, installato e sostenuto con la forza
delle armi dal 28 giugno 2009 fino ad oggi, periodo durante il quale il
popolo honduregno è stato vittima di costanti violazioni dei diritti
umani.
2. L'illegittimità e l’illegalità
dell'attuale regime si vogliono negare, invano, cambiando le facce dei
personaggi che amministrano lo Stato, ma non si riesce ad ingannare
nessuno: è, infatti, di dominio pubblico che essi obbediscono agli stessi
gruppi di potere che comandano la repressione e l'assassinio e che
ostacolano lo sviluppo di una vera democrazia.
3. Il processo elettorale, con cui si
pretende riconoscere autorità ai nuovi mandatari della dittatura, fu
illegale sotto tutti i punti di vista, poiché diretto ed amministrato da
autorità complici nel colpo di stato, che ostacolarono la libera
partecipazione degli oppositori ed ignorarono il clima di terrore
imperante. Ragion per cui nessun governo, meccanismo d’integrazione
regionale o istituzione di provata credibilità inviarono osservatori al
suddetto processo.
L'illegittimità di tale processo venne
ratificata dall'astensionismo della stragrande maggioranza della
popolazione honduregna, che di conseguenza ne disconosce i risultati. Non
a caso il popolo continua la lotta non violenta per sconfiggere il regime
totalitario attuale e ristabilire l'ordine democratico.
1. La situazione dei diritti umani è
grave e sta peggiorando. Nelle ultime settimane si sono registrati altri
assassini, persecuzioni e molestie contro le persone organizzate nella
Resistenza Popolare. E da parte dei dirigenti degli organi di sicurezza
dello stato si annuncia un'offensiva militare per annientare l'opposizione
al regime.
2. Diversi settori della comunità
internazionale, governi amici, organizzazioni sociali e in difesa dei
diritti umani, hanno sconfessato apertamente l'attuale regime.
1. Sollecitiamo i rappresentanti dei
Governi e Stati membri del Gruppo di Rio a mantenere la loro posizione di
non riconoscimento della dittatura honduregna, fintanto che non si
ristabilisca l'ordine costituzionale democratico e non cessino le
violazioni dei diritti umani.
2. Continueremo la nostra lotta a
prescindere dalle azioni terroristiche dello stato controllato dai
golpisti.
3. Ringraziamo i Governi e le
organizzazioni sociali amiche per la loro preoccupazione per la grave
situazione che attraversa il nostro paese e per le azioni di solidarietà
volte a superare la crisi.
Tegucigalpa 19 febbraio 2010
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Definizione e struttura organizzativa del
Fronte Nazionale di Resistenza Popolare |
19 febbraio 2010 -
www.resistenze.org
da
voselsoberano.com
traduzione di Adelina
Bottero
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Il
FNRP è un'organizzazione ampia di lotta politica e sociale,
anticapitalista, antineoliberista, antioligarchica, antimperialista,
antipatriarcale ed antirazzista, che mira alla trasformazione delle
strutture sociali, politiche, economiche, educative e di dominazione
culturale, attraverso l'installazione dell'Assemblea Nazionale
Costituente, includente e popolare, che approvi la prima
costituzione politica fatta dal popolo per rifondare lo Stato
dell’Honduras, eliminando le relazioni di dominazione e sfruttamento
attuali e creando un sistema di giustizia sociale che garantisca il
benessere, la libertà, e dignità di tutte e tutti.
Il FNRP cerca di rafforzare
l'integrazione centroamericana e latinoamericana, nell’ambito della libera
autodeterminazione dei popoli; respinge qualunque tipo di dominazione o
ingerenza straniera nelle questioni interne del paese.
Il FNRP è uno strumento di
costruzione del potere popolare con piena indipendenza politica ed
ideologica da partiti politici, confessioni religiose ed altre
organizzazioni o persone, ed è composto da movimenti popolari,
organizzazioni sociali ed istanze politiche che ricercano la
trasformazione sociale del paese. In esso sono rappresentati abitanti,
contadini, operai ed operaie, micro piccoli e medi imprenditori ed
imprenditrici, movimenti ambientalisti, studenteschi, ONG progressiste,
forze politiche progressiste e democratiche, insegnanti, professionisti,
gruppi dei diritti umani, giovani, donne, artisti, popoli indigeni e neri,
gruppi, comunità lesbiche, gay, transessuali e bisessuali (LGTB),
chiese popolari, emigranti ed altri settori organizzati e non organizzati.
Il Fronte Nazionale di Resistenza
Popolare ha, come linee fondamentali di lotta, la formazione
politica come fattore determinante per la costruzione della democrazia
partecipativa; l'organizzazione come fattore chiave per il consolidamento
di forze al livello locale, regionale e nazionale; la mobilitazione
permanente in difesa e protezione dei diritti del popolo.
Descrizione generale della struttura
organizzativa.
1. Collettivi di Resistenza (Quartieri,
comunità rurali, organizzazioni popolari, organizzazioni sociali)
2. Assemblea municipale dei
rappresentanti dei collettivi di Resistenza
a. Organo esecutivo - Coordinamento della
Resistenza Municipale
3. Assemblea dipartimentale dei
rappresentanti della Resistenza Municipale
a. Organo esecutivo - Coordinamento della
Resistenza Dipartimentale
4. Assemblea Nazionale dei rappresentanti
della Resistenza Dipartimentale più i rappresentanti delle forze sociali e
politiche (organizzazioni popolari, sociali e politiche)
a. Organo esecutivo - Coordinamento Nazionale
Altri appunti sull'organizzazione.
1. Ogni regione avrà autonomia nel
definire la propria struttura organizzativa interna. Mentre è in corso il
processo di consolidamento dei Fronti locali, municipali e dipartimentali
della Resistenza, si stabilirà un Coordinamento Nazionale Provvisorio.
2. Ad ogni livello dell'organizzazione
saranno coinvolti rappresentanti delle organizzazioni popolari e movimenti
politici che formano il FNRP
3. Ogni livello dell’organizzazione
definirà le commissioni di lavoro necessarie per essere operativa.
4. La conduzione di ogni istanza deve
essere orizzontale, democratica ed includente, rispettosa della
dichiarazione dei principi.
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Questo paese non potrà mai
tornare ad essere lo stesso |
19 febbraio 2010 - http://prensa-latina.it
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“L’educazione è l’anima dei popoli e la
garanzia degli eserciti della libertà”
Francisco Morazan
“In
Honduras, di solito, quando un presidente sta per terminare
il suo mandato, viene odiato dal popolo, perché sempre pensiamo a tutti i
soldi che ci ha rubato, a tutte le bugie che ha raccontato, a tutte le
promesse elettorali che non ha compiuto: con Manuel Zelaya è successo tutto
il contrario, proprio per quello che ha fatto mentre era nella presidenza,
quel giugno del 2009, stava terminando il suo periodo presidenziale già come
un vero e grande leader del popolo!”. Chi mi sta raccontando questo è
Alfonso Lacayo, uno degli psicologi della brigata medica della Resistenza in
Honduras, uno dei tanti “operai della sanità” (come gli piace definirsi) che
agiscono nel Fronte Nazionale di Resistenza Popolare.
Alfonso è un garifuna, che significa un discendente del gruppo di meticci
afro-indigeni che sono arrivati in Honduras, sulla costa atlantica.
Raccontano gli storici, che nel 1522, nell’isola di Spagnola, formata da
Haiti e Santo Domingo, è avvenuta la prima ribellione dei negri schiavi del
continente americano, che cominciarono ad emigrare nei Caraibi in cerca
della libertà. Il gruppo di negri che darà origine alla cultura Garifuna si
stabilirà nell’isola di San Vicente e creerà una popolazione meticcia con
gli indigeni Caribe. L’Inghilterra dichiarerà guerra a questi negri ribelli
che rappresentavano un pericoloso esempio, e dovrà combattere per più di
trenta anni per poter sconfiggere questa popolazione così coraggiosa.
I prigionieri di guerra che venivano catturati erano mandati sull’isola di
Roatan, in Honduras, dove i Garifuna fondarono il loro primo insediamento
nel 1797.
Oggi sono soprattutto radicati sulla costa atlantica di Honduras e sono tra
i più emarginati e poveri del paese.
Alfonso è figlio di un personaggio illustre del suo popolo, infatti suo
padre è stato il primo garifuna che si è laureato in medicina ed è
riconosciuto ancora oggi soprattutto per la sua preoccupazione di servire il
suo popolo.
Voglio ricordare che i Garifuna hanno oggi giorno un altro medico illustre,
laureato a Cuba, Luther Castillo, che è riuscito a fondare nel 2007, insieme
al suo popolo, ai medici cubani ed agli aiuti monetari di un sindacato della
California, il primo ospedale popolare garifuna di Ciriboya e naturalmente
milita nel Fronte Nazionale di Resistenza Popolare.
“Ti racconto che la brigata medica del Fronte è nata dall’idea di un gruppo
di infermiere che io ho conosciuto mentre stavo raccogliendo viveri per la
gente ferma al confine con Nicaragua, mentre si aspettava Mel”, mi dice
Alfonso.
“Non abbiamo un gerarchia fissa, un coordinatore principale: chiunque può
essere il dirigente nel momento che sia necessario”.
A me queste parole colpiscono molto e mi fanno riflettere sul fatto che
questo movimento della Resistenza in Honduras sta segnando un enorme svolta
nel campo delle lotte per la rivendicazione dei diritti del popolo.
Come mi dice Alfonso, “dopo tutti questi mesi di lotta, abbiamo dato uno
schiaffo morale al primo mondo, quello che si crede depositario della
democrazia, noi, gli honduregni, figli di un paese trai più poveri di
America Latina abbiamo dimostrato che possiamo resistere e dire a no al
capitalismo fascista”.
“Il miracolo che ha fatto Mel è stato quello di renderci responsabili, di
darci una coscienza, di semplicemente essere in grado di dire no a quello
che ci danneggia”.
Un uomo che aveva vinto le elezioni con solo il 49,9% effettivamente ha
saputo risvegliare negli honduregni la voglia di difendere i propri valori,
ha saputo mantenere la sua identità di honduregno, per la prima volta nella
storia del paese, è stato un presidente che ha detto no agli yankee, e gli è
costato molto caro.
Praticamente, io credo che Zelaya ha insegnato al suo popolo che per essere
un leader non devi solo avere dei soldi o un titolo di studio, ma
principalmente devi lavorare, gomito a gomito, per quelli che ti hanno
votato, bisogna letteralmente guadagnare questo titolo sul campo.
“In questo momento la Resistenza ha molti leader che seguono i diversi campi
del Fronte, non abbiamo bisogno di una persona fisica che prevalga sulle
altre, il nostro leader è una meta, cioè ottenere un’Assemblea Costituente”.
“E quando arriveremo a questo, perché ci arriveremo sicuramente, da lì
sappiamo che sarà un punto di partenza per costruire uno stato di giustizia
sociale e potremo perfino assaltare il cielo”.
Alfonso continua scaldandosi e mi dice che il popolo honduregno si è
risvegliato è sa che non può perdere questa occasione che gli hanno dato per
riscattare le ingiustizie sociali, di un paese così fascista dove solo una
decina di famiglie sono le padrone di tutto.
“I golpisti, quella destra oligarchica che crede di poter riportare Honduras
all’epoca dell’oscurantismo fascista, prima della presidenza di Mel, non ha
capito nulla, sono persone che hanno le emorroidi nel cervello, e moriranno
di una diarrea cerebrale quando si vedranno definitivamente sconfitte perché
la nostra lotta non si fermerà”.
“Il movimento della Resistenza è molto umano, si preoccupa dei suoi membri e
noi psicologi cerchiamo di infondere nella gente il senso di saper
riconoscere da sola le proprie esigente, non perché ci sia un “pincopallino”
qualsiasi che pretende di sapere quali sono le esigenze degli altri”.
“Ad esempio, io non tratto i miei pazienti in uno studio, io condivido le
marce con loro, condivido anche i gas lacrimogeni e gli attacchi della
polizia e sono loro, i camminanti, che si avvicinano e cominciano a parlarmi
dei loro problemi”.
“Siamo anche riusciti ad eliminare i settarismi, le infermiere in certi
momenti dirigono i medici e perfino gli avvocati accettano che queste
operaie della sanità gli spieghino cosa fare in certi momenti, come quando
andiamo alla polizia per cercare di far liberare un compagno che è stato
arrestato, questo piccolo dettaglio sembra insignificante, ed invece non lo
è”.
Quello che riesce a comunicarmi Alfonso è che nel Fronte sono riusciti a
creare un unione molto forte tra gente di diverse classi sociali senza che
nessuna cercasse di prevalere sull’altra.
“Nelle marce si possono vedere sfilare tutti insieme (e perfino scambiarsi
le bandiere!) militanti di partiti che prima del golpe si odiavano e si
aggredivano per la strada, gli omosessuali, le femministe (ricordo che le
donne sono la maggioranza del movimento), nullatenenti, borghesi
progressisti e perfino stranieri!!!”.
Mentre Alfonso dice questa frase e sorride, si rivolge a me direttamente ed
afferma che questa lezione tanto grande che ha dato il suo movimento ha
motivato perfino un’europea come me a marciare con loro, a distribuire i
viveri ed a ricevere i gas lacrimogeni negli attacchi.
“Ida, non credi che questo sia il vero socialismo?”.
Bhè, io non so cosa rispondere, posso solo dire che ho imparato ad amare il
popolo honduregno perché mi ha rapito il cuore con la sua lotta tanto
nobile, ho imparato a rispettarlo per la sua forza morale e la sua
decisione; la Resistenza può contare con tutta la mia energia, perché come
diceva il Che “sappiamo che il cammino è lungo ed in parte sconosciuto, però
sappiamo quali sono le nostre limitazioni, faremo l’Uomo Nuovo del XXI
secolo, e lo costruiremo noi stessi”.
|
Honduras non
invitato a
vertice
latinoamericano |
17 febbraio 2010 -
prensa-latina.it
|
Il
presidente honduregno, Porfirio Lobo, eletto sotto la rottura
dell'ordine costituzionale, non è stato invitato al
Vertice
dell'Unità dell'America Latina e dei Caraibi che si terrà in Messico,
ha informato oggi la stampa locale.
“Il Messico prepara il vertice con
l'America latina, senza l'Honduras”, segnala un titoli del quotidiano
La Tribuna , che ricorda che il paese è stato espulso dell'Organizzazione
degli Stati Americani dopo il golpe di Stato del 28 giugno passato.
Il giornale ha pubblicato le dichiarazioni della segretaria messicana degli
Affari Esteri, Patricia Espinosa, che ha affermato che il governo honduregno
non è stato invitato a partecipare perché prima è indispensabile una
decisione dell'OEA.
Nell'appuntamento, previsto dal 21 al 23 febbraio nella Riviera Maya,
confluiranno il Vertice del Gruppo di Rio e quello dell'America
Latina e dei Caraibi sull'Integrazione e sullo Sviluppo (CALC).
Anche se il tema centrale è l'integrazione regionale, non si scarta che la
situazione in Honduras ed il terremoto in
Haiti
siano abbordati nella maggior parte dei dibattiti.
Il presidente del Nicaragua, Daniel Ortega, ha anticipato la settimana
scorsa la possibilità di una riunione dei paesi centroamericani al margine
dell'appuntamento del Messico per analizzare la situazione nel paese vicino.
Ortega ha ricordato l'esistenza di varie risoluzioni del Sistema di
Integrazione Centroamericana, il Gruppo di Rio, l'Alleanza Bolivariana per i
Popoli della Nostra America, l'OSA di ripudio all'interruzione
dell'ordine costituzionale.
Durante una riunione straordinaria tenutasi l'anno passato a Managua, il
Gruppo di Rio ha condannato in modo energico il golpe di Stato in
Honduras ed ha espresso il suo sostegno all'allora presidente costituzionale
Manuel Zelaya.
Nella sua dichiarazione finale il meccanismo di concertazione ha definito
inaccettabile l'utilizzo della forza per rovesciare un governo legalmente
costituito.
Annuncia Zelaya un giro per l'America
Latina, gli USA e l'Europa
17 febbraio 2010 -
prensa-latina.it
Santo
Domingo - La situazione in Honduras e la necessità
di garantire la democrazia in
America Latina saranno gli assi del giro per l'America Latina, gli Stati
Uniti e l'Europa che intraprenderà prossimamente l'ex presidente honduregno,
Manuel Zelaya.
Ha ribadito le sue critiche
all'Organizzazione degli Stati Americani (OSA) che non ha agito con fermezza
per cercare il ristabilimento nel suo paese dell'ordine costituzionale,
interrotto dal golpe militare del 28 giugno passato.
L'incorporazione al PARLACEN, in qualità di ex presidente,
sarà trattata coi governanti del Nicaragua, Daniel Ortega; del Guatemala,
Alvaro Colom; di El Salvador, Mauricio Funes; e del Costa Rica, Oscar Arias,
ha detto Zelaya dopo riunirsi coi più di due decine di aspiranti dominicani
a seggi nell'organo legislativo centroamericano in presenza del presidente
Leonel Fernandez.
Zelaya risiede qui in qualità di ospite di onore in modo temporaneo fin dal
suo arrivo alla fine di gennaio scorso, scortato dal suo anfitrione dopo
essere rimasto vari mesi nell'ambasciata del Brasile a Tegucigalpa.
Ha annunciato che, inoltre, si aspetta riunirsi con vari gruppi di opinione
forti negli Stati Uniti, dove è stato invitato a tenere una serie di
conferenze in varie università.
Ha rivelato anche che lavora nella confezione di vari documenti che invierà
ai presidenti di vari paesi membri del Gruppo di Rio, che
lunedì 22 prossimo inaugurano il loro XXIII Vertice nella città messicana di
Cancun ed a quelli del Sistema di Integrazione Centroamericano, che hanno in
agenda una riunione nel Vertice.
Zelaya si è detto favorevole alla creazione di un ente panamericano, in cui
non parteciperebbero gli Stati Uniti né il Canada, con lo scopo di garantire
la democrazia nel continente ed al quale assisterà il suo anfitrione
dominicano, Leonel Fernandez, secondo quanto trasceso da una fonte
affidabile.
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Atto
intimidatorio contro il vice
presidente di
un sindacato |
13 febbraio 2010 -
www.prensa-latina.it
|
Alle
6 della notte dell'11 febbraio, quattro uomini vestiti di nero sono
penetrati con la forza nella casa di Porfirio Ponce, vicepresidente del
Sindacato dei Lavoratori dell'Industria delle Bevande e Simili (STIBYS),
organizzazione affiliata all'UITA, e membro attivo della
Resistenza. Dopo avere perquisito tutte le stanze hanno rubato un computer
che contiene informazioni molto preziose sulle attività dal sindacato e del
Fronte Nazionale di Resistenza Popolare (FNRP).
Contattato via telefonica, il vicepresidente dello STIBYS ha
manifestato che “Queste persone sono entrate nella mia casa rompendo le
persiane, una finestra ed una porta, e senza dimostrare nessuna paura
davanti ai vicini che stavano osservando e che mi hanno informato
immediatamente”.
“Per il modo con cui hanno agito –ha continuato Ponce–non ho il più piccolo
dubbio che si tratta di un'azione di minaccia perpetrata dai membri dei
corpi repressivi dello Stato”.
“Nonostante sapessero perfettamente che i vicini avevano già chiamato la
Polizia, sono usciti tranquillamente dalla porta, senza nessuna fretta e
portandosi via solamente il computer.”
Il presidente dello STIBYS, Carlos H. Reyes, ha chiamato il
vice ministro di Sicurezza, Armando Calidonio, per denunciare questo atto di
persecuzione politica contro attivisti e dirigenti della Resistenza.
“Denunciamo davanti alla nazione ed alla comunità internazionale questo
fatto di persecuzione e raddoppiamo le misure di sicurezza, senza per questo
motivo rinunciare alla lotta”, concluse Porfirio Ponce.
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Comunicato
del Fronte |
11 febbraio 2010 -
www.prensa-latina.it
|
Il
Fronte Nazionale di Resistenza Popolare dell’Honduras
condanna le intenzioni del regime de facto di Porfirio Lobo Sosa che decide
di licenziare una grande quantità di impiegati pubblici e di eliminare o
cooptare le organizzazioni dei lavoratori che difendono i loro diritti.
L'Associazione Nazionale di
Impiegati Pubblici dell’Honduras (ANDEPH) ha già ricevuto minacce di
assalto per destituire la dirigenza attuale e rimpiazzarla con una che sia
docile agli interessi dei golpisti.
Tale azione si porta a termine nella cornice della strategia dell'oligarchia
per debilitare le organizzazioni popolari che si sono sommate alle proteste
contro il golpe di Stato quasi nella sua totalità e continuano essendo la
forza fondamentale nell’appello del paese per ristabilire la democrazia ed
installare l'Assemblea Nazionale Costituente e Popolare.
La dittatura che dirige Lobo a nome di un ridotto gruppo di grandi
imprenditori si incammina ad intensificare l'applicazione del modello
neoliberale che permetta loro di continuare a concentrare la ricchezza a
costo dello sfruttamento, del furto e della distruzione delle risorse
naturali.
Facciamo un appello a tutti i membri della Resistenza in tutto il paese e
particolarmente alle organizzazioni dei lavoratori affinché siano vigili
davanti alla carica neoliberale dell'oligarchia. Dobbiamo chiudere le file
di fronte ai nemici della classe lavoratrice.
Resistiamo e Vinceremo!
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Ritornano gli ambasciatori europei |
9 febbraio 2010 - www.prensa-latina.it
|
A
dispetto di non avere riconosciuto ancora formalmente
il governo di Porfirio Lobo Sosa, i paesi europei hanno
incominciato a normalizzare le relazioni diplomatiche con l’Honduras,
inviando di ritorno i loro ambasciatori, come lo hanno fatto Spagna e
Francia la settimana scorsa e come lo faranno Italia e Germania nei prossimi
giorni. Tornare ad inserire al più presto possibile l’Honduras nella
negoziazione dell'Accordo di Associazione, ADA, tra Unione
Europea ed America Centrale, per firmarlo il prossimo 18 maggio a Madrid, in
occasione del Vertice Ibero-americano, sembra essere parte del processo di
normalizzazione che sta spingendo un settore della comunità internazionale,
considerando il tema economico molto più importante di quello che succede
sotto il nuovo governo di Porfirio Lobo, giornalmente.
Questo atteggiamento è stato ben evidenziato nelle dichiarazioni offerte
alcuni giorni fa dall'ambasciatore dell'Unione Europea per l'America
Centrale, Mendel Goldstein, che ha affermato che “tutti sanno quello che è
accaduto in Honduras”.
“L'uscita di un paese, diciamo dalla
costituzionalità, è quello che ha causato questa interruzione delle
negoziazioni dal finale di giugno (2009), ma dopo la presa di possesso di
Porfirio Lobo Sosa stiamo vedendo già che sta arrivando una normalizzazione
rapida della situazione”.
Il vero obiettivo di questa nuova accelerazione per chiudere l’ADA,
sono le migliori condizioni per le imprese europee installate in America
Centrale, lasciando gli altri due pilastri - cooperazione e dialogo politico
- come semplici decorazioni per dimostrare che l’accordo è qualcosa di
differente dal CAFTA-DR, accordo commerciale firmato tra gli
Stati Uniti, America Centrale e Repubblica Dominicana.
Nonostante, gli europei presentano un pacchetto molto più seducente. Si
parla di un Accordo di Associazione e affermano che non è un
TLC, bensì un ADA, che ha due componenti
addizionali, un accordo di cooperazione ed un tavolo di dialogo politico. Ma
la verità è che l'accordo di cooperazione ed il tavolo di dialogo politico
sono la decorazione che ha questo pacchetto, che è fondamentalmente un
trattato di libero commercio.
L'investimento, la proprietà intellettuale, i servizi, gli acquisti
governativi, sono gli elementi che stanno dietro la negoziazione, non è
tanto il commercio.
Nella ronda di negoziazione che si porterà a termine a Bruxelles, in Belgio,
alla fine di febbraio e dove si aspetta si integri Honduras, abborda il
restante 10% dell'accordo, cioè tutti i punti più sensibili per i paesi
centroamericani. Fino al momento, il Nicaragua sembra essere l'unico paese
della regione che continua a manifestare seri dubbi su questo processo e su
un possibile riconoscimento dell'attuale governo honduregno e la sua
inclusione negli incontri di negoziazione.
Tuttavia, né l'Unione Europea, né i paesi centroamericani, eccettuando il
Nicaragua, sembrano interessati nell’approfondire su quello che è accaduto a
partire dal 28 giugno in Honduras e la situazione di costante violazione dei
diritti umani, che non si è fermata dopo che si è installato il nuovo
governo.
Per il Comitato dei familiari dei Detenuti e Scomparsi in Honduras,
COFADEH, c’è una doppia morale nell'attuale regime che cerca di
ripulire un'immagine inondata di sangue e terrore, per presentarsi come un
governo di conciliazione, davanti alla comunità internazionale.
Tuttavia, la realtà è un'altra. “Mentre si bevono costosi vini in eleganti
hotel per ascoltare la stessa storia che raccontano quelli che perpetrarono
il golpe di Stato e si incominciano a dare ordini per la conformazione della
Commissione della Verità”, continua il comunicato, “ci sono fuori, sulle
strade i sequestri, gli omicidi e le strategie più perverse per smantellare
la Resistenza”.
È per questo motivo che il COFADEH e le altre organizzazioni dei diritti
umani chiedono alla comunità internazionale di non lasciarsi impressionare
dai canti di sirena che hanno la finalità di addormentare la lotta contro
l'impunità.
|
Attentato al blog della
Resistenza honduregna |
8 febbraio 2010 - www.granma.cu
|
Pubblichiamo
la denuncia dell’ennesimo attacco alla libertà di espressione del popolo
honduregno, trasmettendo il comunicato del collettivo di
voselsoberano.com,
un blog gestito da membri del Fronte Nazionale di Resistenza Popolare in
Honduras:
“Il collettivo Voselsoberano denuncia alla
comunità nazionale ed internazionale il più recente attentato che ha
sofferto la nostra pagina web.
Da stamani è stato impossibile entrare come amministratori nella pagina, era
impossibile accedere alla nostra piattaforma e montare le informazioni,
l'interfaccia degli utenti è stata totalmente privata della sua
configurazione ed i nostri database stanno essendo colpiti da un attacco
cibernetico con virus da una settimana.
Denunciamo anche gli attentati contro due compagni cameraman di Globo TV,
che sommati al vile assassinio della compagna Vanessa Zepeda, membro del
SITRAIHSS ed attivista del Fronte di Resistenza, sono una chiara evidenza
della continuità delle politiche repressive del regime sotto la nuova
facciata nazionalista.
Denunciamo questo nuovo attacco come parte degli attentati che il regime
repressore sviluppa contro i mezzi da informazione del Fronte di Resistenza
Honduregna, e lo vincoliamo direttamente con le recenti denunce diffuse
dalla nostra pagina sull'implicazione di Oscar Alvarez, ministro di
sicurezza del regime, con il narcotraffico ed il crimine organizzato, come
la diffusione di documentazione storica di uso pubblico che vincola Oscar
Andres Rodriguez con l'occultamento di un massacro di 600 contadini
salvadoregni nel 1980.
Stiamo lavorando per recuperare le nostre interfacce e piattaforme di
informazione, proseguiamo il nostro compromesso come un spazio di diffusione
ed informazione della Resistenza Honduregna.
Potranno cercare di zittirci, ma non lo potranno ottenere.
Collettivo VoselSoberano
Contro il regime repressore
Membri di Comunicatori della Resistenza Honduregna”
Per la Resistenza la
commissione
della verità è una farsa
La creazione della Commissione della Verità
in Honduras, attualmente, ha il proposito di vendere un’immagine
internazionale, perché comunque si continua a torturare la gente”, ha
assicurato la coordinatrice del Comitato dei Familiari degli
Scomparsi e Detenuti dell’Honduras (Cofadeh), Bertha Oliva.
La Oliva ha detto che né nel “Accordo di
San José” né nella Commissione della Verità si parla che si imputeranno
delle responsabilità ai colpevoli dalla rottura dell'ordine costituzionale e
delle violazioni dei diritti umani.
Ha considerato che il dibattito sul tema ha solamente l'obiettivo di
contenere la pressione popolare, perché si tratta di una strategia già
utilizzata dalla decade degli anni 80.
Ha sostenuto che se non si cercano i
responsabili e si stabilisce la verità, non si potrà fare nessun passo di
riconciliazione.
“Una Commissione della Verità significa che non si può dimenticare tutto in
una volta, cancellare tutte le prove è essere vigliacchi e non accettare le
responsabilità”.
La Oliva ha considerato che la Commissione della Verità dovrebbe cercare
degli avvicinamenti con il Fronte Nazionale di Resistenza Popolare, dal
momento che è l'organismo che rappresenta il popolo honduregno.
Da parte sua, Juan Barahona, uno dei coordinatori della Resistenza, ha
affermato che “questa Commissione della Verità la vogliono integrare per
ripulirsi del golpe e che la comunità internazionale li riconosca affinché
si ristabiliscano i finanziamenti stranieri”.
“Non ha nessun senso, questa Commissione, è estemporanea, è un puro show”,
ha continuato Barahona.
“Per quale motivo dobbiamo cercare la verità se si sa già che è stato un
golpe di Stato, si sa già chi sono i golpisti ed oltretutto hanno già
firmato un decreto di amnistia? Non stiamo facendo tutto al contrario?”, si
è domandato concludendo il dirigente sindacale.
|
Assassinata attivista della
resistenza antigolpista |
5 febbraio 2010 -
www.lernesto.it
|
Un'attivista
del Fronte Nazionale di Resistenza Popolare
dell’Honduras (FNRP), Vanesa Yaneth Zepeda, è stata sequestrata ed
assassinata da sconosciuti, hanno denunciato oggi gli organismi di difesa
dei diritti umani.
Zepeda è scomparsa da casa sua il passato
martedì ed il suo cadavere è stato identificato ieri sera nell’obitorio
della capitale dai familiari, d’accordo con una notizia della pubblicazione
digitale
voselsoberano.com.
I testimoni hanno raccontato che il corpo senza vita della giovane, di 29
anni e madre di tre figli, è stato lanciato da un auto in un settore della
colonia Loarque, nel sud della capitale.
Dirigenti del FNRP hanno affermato che il crimine contro
Zepeda è un'altra dimostrazione che la repressione continua in aumento
contro i membri della resistenza.
Due cameraman del canale Globo TV, Manuel de Jesus Murillo, di
24 anni, e Ricardo Vasquez Vasquez, di 27, hanno denunciato oggi di essere
stati sequestrati e torturati da poliziotti vestiti da civili.
I due giovani hanno denunciato davanti ad organizzazioni di difesa dei
diritti umani che sono stati catturati la notte del martedì e duramente
colpiti dagli agenti che li interrogavano su presunti depositi di armi.
Globo TV ha incominciato recentemente le sue trasmissioni ed è
parte dell'impresa Radio Globo, stazione radio che ha
sviluppato un'attiva opposizione al golpe militare che ha abbattuto il
presidente Manuel Zelaya il 28 giugno scorso.
|
Il terrorismo di stato contro la resistenza
contraddice il discorso di riconciliazione
|
5.2.10 -
www.resistenze.org Traduzione a
cura di A.Bottero da
voselsoberano.com
|
Il
terrorismo di stato fomentato dal 28 giugno contro il popolo honduregno
continua con i crimini selettivi, la persecuzione politica ed altre
violazioni dei diritti umani, contraddicendo il discorso di
riconciliazione e l'installazione di una Commissione della Verità.
Per il Comitato dei Familiari dei
Detenuti Desaparecidos in Honduras (COFADEH) c’è una doppia morale
nell'attuale regime, che cerca di ripulire un'immagine inondata di sangue
e terrore, per presentarsi di fronte alla comunità internazionale come
governo di riconciliazione.
Eppure la realtà è un'altra. Mentre in
eleganti alberghi si sorseggiano vini, riascoltando la stessa storia da
parte di coloro che perpetrarono il colpo di stato ed accingendosi ad
eseguire i loro ordini sulla conformazione della Commissione della Verità,
fuori avvengono sequestri, assassini e si affinano strategie perverse per
smantellare la resistenza, che dal giorno stesso del colpo di stato si è
mantenuta operante e che procede verso l'installazione di un’Assemblea
Nazionale Costituente e l’elaborazione di una nuova Costituzione.
Tutto mira a rendere immacolato il colpo
di stato: la settimana scorsa è stata approvata un'amnistia, che per noi è
una scempiaggine, volta a coprire i crimini dei violatori dei diritti
umani.
Nel paese c’è una situazione gravissima
di violazione dei diritti umani; i seguenti casi sono soltanto una
dimostrazione dell'emergenza che stiamo vivendo riguardo al rispetto dei
diritti fondamentali.
- Il 2 febbraio i giovani cameramen
Manuel de Jesús Murillo Varela, del Programma “Parla come parli”e Ricardo
Rodríguez, del notiziario “La mia nazione”, sono stati temporaneamente
sequestrati da un commando di poliziotti in abiti civili. Li hanno portati
in una prigione clandestina, messo loro un cappuccio sul capo, fino a far
perdere conoscenza per asfissia, sotto continua minaccia di mozzargli la
testa e le dita dei piedi, se non avessero detto dove tenevano armi e
denaro.
- Quella stessa notte i membri della
Resistenza Ariel Lobo e Ricardo Domínguez sono stati catturati dalla
polizia preventiva e trasportati alla sede di El Manchén, anch’essi
interrogati sulla detenzione di armi. Nell’agosto del 2009 Ariel Lobo fu
vittima di un tentativo di sequestro da parte di elementi dell'esercito e
di uomini in abiti civili fortemente armati, che stavano compiendo
un’operazione nel centro della città.
- Il 3 febbraio è stata trovata morta la
giovane infermiera Vanesa Zepeda (29 anni), membro attivo della resistenza
fin dal colpo di stato e sindacalista dell'Istituto Honduregno di
Previdenza Sociale (IHSS). Era uscita di casa alle due del pomeriggio e a
partire da quel momento non è più stato possibile contattarla. Il suo
corpo fu lanciato da un veicolo nelle vicinanze della Colonia El Loarque,
tra le 6:30 e le 7:00 di quella notte. La persecuzione amministrativa cui
fu sottoposta, attraverso udienze a discarico presso la Previdenza
Sociale, è stato il preludio alla sua morte.
- A metà del gennaio scorso è stato
assassinato nel villaggio di Carbonal il maestro Blas López, leader
dell'etnia Pech nel dipartimento di Olancho e membro attivo della
Resistenza.
- Il continuo ripetersi di crimini e
persecuzioni contro i contadini del Movimento Unificato dell'Aguán (MUCA)
rende evidente che i gruppi di potere non cederanno un briciolo, perché
hanno a loro favore tutto il sistema giudiziario, che bacia il pugnale
dorato.
- A quanto esposto in precedenza si
sommano le cosiddette “levatacce”, sotto la direzione del Ministro per la
Sicurezza, Óscar Álvarez, che altro non sono se non violazioni dei diritti
umani, ora accompagnate da funzionari del Pubblico Ministero, il cui
compito non sarà evitare tali illegalità, bensì legalizzarle.
Il COFADEH chiede alla comunità
internazionale di non lasciarsi impressionare dal canto delle sirene, il
cui lo scopo è infiacchire la lotta contro l'impunità. La sollecitiamo a
perseverare ed accompagnare al popolo honduregno, che cerca libertà,
giustizia e chiede verità.
DEI FATTI E DEGLI AUTORI,
NÉ OBLIO NÉ PERDONO
Comitato dei Familiari dei Detenuti
Desaparecidos in Honduras - COFADEH
Tegucigalpa 5 febbraio 2010
|
Il popolo
honduregno
ha scelto
la piazza
Multitudinaria mobilitazione della
Resistenza oscura la cerimonia d’insediamento e saluta Zelaya |
3 febbraio 2010 -
www.lernesto.it
|
Centinaia
di migliaia di honduregni hanno marciato
nuovamente per le strade di Tegucigalpa e San Pedro Sula, inviando un
messaggio molto chiaro al presidente Porfirio Lobo Sosa: non ci potrà essere
riconciliazione senza una giusta punizione per i golpisti e l’inizio di un
percorso che conduca alla rifondazione del paese attraverso un Costituente.
Il presidente Manuel Zelaya è volto verso la Repubblica Dominicana insieme
alla sua famiglia, promettendo di far ritorno nel paese molto presto e di
continuare a lavorare per la rivendicazione del suo popolo.
"Impressionante" è la parola esatta per descrivere la multitudinaria marcia
che è partita dall'Università Pedagogica di Tegucigalpa, ha percorso vari
chilometri ed è arrivata all'aeroporto di "Toncontín", nel punto esatto dove
lo scorso 5 luglio è stato ucciso per mano dell'esercito il giovane Isis
Obed Murillo, la prima delle tante vittime di questo colpo di Stato.
L'originalità e la fantasia del popolo honduregno sono tornate a risplendere
per mezzo di cartelli, striscioni, fantocci con le sembianze di quelle
persone che la popolazione ha identificato con il colpo di Stato e con
slogan gridati a squarciagola senza un solo secondo di pausa.
Sorprendente la differenza tra questa moltitudine allegra, ma allo stesso
tempo rabbiosa e cosciente di avere cambiato la rotta di questo paese, e la
triste e desolata cerimonia di investitura del nuovo presidente Porfirio
Lobo, il quale ha cercato nuovamente di convincere il mondo che l’Honduras
sta iniziando a tornare alla normalità grazie ad un presunto processo di
riconciliazione.
“Oggi il popolo è tornato in piazza per chiedere la rifondazione del paesee
non solo per salutare il presidente Manuel Zelaya – ha detto Bertha Cáceres,
dirigente del Consiglio civico delle organizzazioni popolari ed indigene
dell’Honduras, Copinh –.
La cosa più importante è che è cresciuta la coscienza del popolo honduregno
ed è evidente nel modo in cui nelle comunità la gente sta lavorando per
questo obiettivo. Qualcosa è cambiato e la gente ora chiede ai propri
dirigenti di porre attenzione ed occuparsi di questa battaglia ideologica.
Questo è sicuramente uno dei valori più importanti di questa esperienza di
resistenza.
In questo momento – ha continuato Cáceres – nello stadio i golpisti vogliono
far credere che nel paese si vive una situazione di calma e tranquillità,
che non ci sono problemi e nemmeno richieste da parte della popolazione.
Tuttavia la gente si è svegliata, ha alzato la testa e continua a resistere
nonostante la repressione. Questa capacità di reazione ha sorpreso il mondo.
È un elemento che non può essere sottovalutato, perché questo popolo
sorprenderà ancora opponendosi al tentativo di installare un progetto di
dominazione. Un progetto che ha sfidato e che continuerà a farlo”, ha
concluso la dirigente del Copinh.
Arrivando all'aeroporto, nella piazza ribattezzata “Isis Obed Murillo” dal
popolo in resistenza, la gente si è concentrata nelle vicinanze del palco, a
poche decine di metri dalla pista da cui sarebbe decollato il presidente
Manuel Zelaya.
Durante una breve ed emotiva cerimonia, la ministra del Lavoro del governo
Zelaya, Mayra Mejía, ha consegnato, a nome del Presidente, un riconoscimento
alle due "nonne" della Resistenza, Dionisia Díaz e Yolanda Chavarría, al
bambino Óscar Montesinos, il quale, nonostante i suoi 10 anni d’età, ha
arringato la folla nominando, uno ad uno, le vittime del colpo di Stato, ed
al dirigente sindacale e membro della conduzione collegiale del Fronte
nazionale di resistenza popolare, Fnrp, Juan Barahona.
“È stata una mobilitazione gigantesca e pacifica, con la quale stiamo
esigendo al nuovo erede del colpo di Stato che convochi una Assemblea
Costituente – ha detto Barahona dal palco –.
Allo stesso tempo stiamo dicendo al popolo honduregno ed al mondo che la
Resistenza è la forza maggioritaria che abbiamo in Honduras ed è anche
l’unica speranza che abbiamo per un cambiamento nel paese.
Non riconosciamo questo governo in quanto eletto durante un regime illegale,
golpista e repressore. Staimo anche chiarendo alla gente – ha continuato
Barahona – che non stiamo autorizzando nessun appartenente alla Resistenza a
fare parte del governo o di qualsiasi altro Potere dello Stato.
Segnaliamo infine la vergognosa decisione dei golpisti di assolvere i
vertici dell’esercito e di decretare un'amnistia generalizzata, che
rappresenta uno strumento per generare oblio, impunità, perdono e amnesia
collettiva. Il popolo honduregno non lo permetterà ed esigiamo che i
criminali del colpo di Stato vengano puniti, altrimenti non potrà esserci
riconciliazione”, ha affermato il dirigente del Fnrp.
Si sono vissuti anche momenti di tensione quando un numeroso contingente di
militari e poliziotti si è avvicinato minacciosamente al punto di
concentrazione della marcia, accompagnato da due camion lancia acqua. Dopo
un'intensa negoziazione i corpi repressivi hanno deciso di desistere dalla
provocazione.
Nel pomeriggio si è poi diffusa la notizia che il presidente Zelaya era
uscito dall'ambasciata del Brasile con la sua famiglia e accompagnato dal
presidente della Repubblica Dominicana, Leonel Fernández e dal presidente
Porfirio Lobo, si era avviato verso l’aeroporto.
Una lunga carovana di veicoli è poi entrata nel recinto della Forza Aerea ed
il presidente Manuel Zelaya è partito verso il paese caraibico, mentre una
moltitudine di gente emozionata salutava e cantava sventolando le proprie
bandiere.
“Tornerà, sono sicuro che tornerà per integrarsi nuovamente a questa lotta
del popolo honduregno, perché quello di oggi è solo il principio”, ha
commentato un signore di una certa età guardandomi commosso negli occhi.
Lentamente la gente è poi defluita, la maggior parte camminando allegra, con
un'energia contagiosa, mentre dal palco gli Artisti in Resistenza
continuavano a cantare e ballare.
Un nuovo Honduras è nato e ha cominciato a camminare.
|
L'Honduras è
cambiato
per sempre |
2 febbraio 2010 - www.prensa-latina.cu
|
Riportiamo
di seguito il discorso del compagno Juan Barahona,
nell’atto di passaggio del potere dal presidente democraticamente eletto
dagli honduregni, Josè Manuel Zelaya al suo popolo, rappresentato dal Fronte
Nazionale di Resistenza Popolare:
“L’Honduras è cambiato per sempre. Il
nostro popolo, oggi ribelle contro la dittatura del nemico oligarchico ed
imperialista, si è trasformato in un gigante della dignità, del sacrificio e
della coscienza. Mai prima, nella nostra storia, siamo stati così uniti, nei
settori popolari, non abbiamo mai avuto prima tanta coscienza dei diritti
degli uomini e delle donne povere, non si era mai mostrata prima così tanto
chiaramente la natura sfruttatrice, totalitaria ed assassina di quelli che
sono stati i padroni di questo paese e che oggi tremano davanti alla forza
travolgente della Resistenza Popolare.
Oggi, nonostante lo stiamo dicendo nel fragore della lotta e nello stesso
momento in cui le forze del ritardo fanno giurare il loro nuovo prestanome,
possiamo affermare con tutto l’orgoglio, che ci siamo svegliati e siamo
capaci di costruire il nostro futuro.
Prima di continuare, permettetemi un atto solenne ed imperativo: ricordiamo
le donne e gli uomini che hanno offerto la loro vita in questa lotta,
assassinati in maniera vigliacca e traditrice dalle forze del terrore del
regime de facto. Con tutti e tutte loro abbiamo percorso insieme le strade,
abbiamo respirato gli stessi gas avvelenati, abbiamo ricevuto la stessa
mitraglia, lo stesso carcere, la stessa umiliazione. Ma inoltre, con tutti e
tutte loro scriviamo i passaggi più belli di lotta e resistenza che ha avuto
la nostra patria.
Il giorno che il loro cuore si è fermato, sono morti per vivere eternamente
nei nostri cuori e nella nostra lotta!
Evviva l'esempio degli eroi del Popolo!
Sangue dei martiri! ... Seme di Libertà!
Per tutti e tutte loro giuriamo che non ci sarà mai riposo, che non
negozieremo mai i principi, che non perdoneremo mai il tradimento e che
trasformeremo questo paese affinché sia libero, democratico, giusto e
davvero indipendente.
Lottiamo per l'installazione di un’Assemblea Nazionale Costituente Popolare
che sia rivoluzionaria e vada oltre alle riforme tiepide che lascerebbero
intatto il sistema di privilegio mediante il quale i poderosi vivono con
infiniti lussi a costo dello sfruttamento del lavoro dei poveri ed il furto
dei beni pubblici e l'estrazione delle risorse naturali senza pietà.
Ci proponiamo una società nuova, un essere umano nuovo, che non esalti
l'egoismo come valore supremo, ma pretenda lo sviluppo integrale della
collettività. Aspiriamo a forgiare persone solidali che sentano come proprie
le miserie degli altri e che lottino per eliminare le disuguaglianze sociali
che provocano il capitalismo, il patriarcato ed il razzismo.
Lottiamo per una patria libera da ingerenze esterne, senza basi militari che
servano per danneggiare i nostri fratelli centroamericani, senza
multinazionali che rubino impunemente le nostre ricchezze, senza classi
politiche che ricevano ordini dall'impero. Lottiamo per l'integrazione dei
popoli latinoamericani e l'unione dell'America Centrale. Così lo hanno
sognato Josè Cecilio del Valle, Cabañas, Visitacion Padilla, Graciela Garcia,
Josè Martì, Juan Pablo Wainwrigh, Manuel Calix Herrera, Sandino, Farabundo…
I nostri eminenti ed i grandi leader storici del Popolo Honduregno e dei
popoli centroamericani. Questo è stato l'esempio di Morazan, il nostro
massimo esempio, che nonostante abbia vissuto duecento anni fa, ci ha
lasciato un lascito di dignità ed interezza che ancora oggi è un affronto
per i nemici del progresso.
Francisco Morazan è stato assassinato 168 anni fa da un'oligarchia
retrograda e vigliacca, corrotta dall'impero del suo tempo, come
l'oligarchia honduregna di oggi. Se Morazan fosse vivo ai nostri giorni, i
suoi nemici starebbero nel COHEP e nell'ANDI, i suoi nemici avrebbero lo
stesso nome di Goriletti, Elvin Santos, Pepe Lobo, Carlos Flores, Adolfo
Facussè, Rafael Callejas, Rafael Ferrari ed altri la cui lunga lista dà
nausea al menzionarli.
Se Morazan fosse vivo oggi, la classe politica che usurpa i poteri dello
Stato, dirigerebbe contro di lui l'esercito e la polizia, come adesso lo
inviano contro di noi, che siamo i prosecutori delle lotte per la sovranità
e per la libertà del nostro popolo.
Che grande differenza con l’Esercito Difensore della Legge che lui ha
comandato contro gli oligarchi del suo tempo! Che cosa sentirebbe il
Generale Morazan se vedesse i militari ed i poliziotti sparare contro i
compatrioti disarmati, picchiando con i bastoni i bambini e gli anziani,
violentando ed oltraggiando donne e bambine indifese, e torturando i nostri
giovani? L'insigne Generale, morirebbe dalla vergogna.
Benché l'abbiamo sempre saputo, oggi è indubbiamente chiaro che la cupola
delle forze armate non serve per vincere delle guerre, serve solo per fare
dei golpe di Stato, coi quali si abbattono legittimamente i governi eletti,
quando così ordina il loro padrone del nord o la minoranza oligarca,
sfruttatrice e corrotta.
Non è lontano il giorno in cui quei generali pagheranno i loro delitti
accompagnati anche dagli imprenditori e dai politici golpisti, nelle carceri
del Nuovo Honduras. Ma è anche chiaro che dietro i nemici locali del Popolo
Honduregno, si trova il nemico numero uno di tutti i popoli: l'impero
nordamericano. Se non avessero potuto contare sul suo appoggio, questa
oligarchia vigliacca non avrebbe osato mai dare questo golpe, sfidando la
maggioranza della nazione e molto meno il mondo.
I funzionari nordamericani sono stati tanto cinici che, dopo avere preparato
dettagliatamente il golpe coi loro servi locali, hanno finto in seguito di
essere contrari, occultando il vero proposito di legittimare la dittatura
mediante l'ingannevole negoziazione di San Josè e mediante le elezioni
fraudolente. Ora, con i numeri gonfiati, i golpisti ed il loro ipocrita
padrone del Nord, tentano di ingannare i popoli ed i governi del mondo
facendo loro credere che ci sono state qui delle elezioni democratiche.
Ci sono state delle elezioni democratiche, compagni? No, quella che hanno
fatto è stata una farsa. Il popolo honduregno non l'ingannano, perché qui ci
conosciamo e sappiamo che quattro gatti sono solo quelli che hanno votato. E
nonostante tutto, vogliono ingannare il mondo. Con quello che non contavano
è che il mondo è cambiato e se quasi tutti prima chinavano la testa, oggi
molti paesi hanno dei governi degni che non si inginocchiano davanti al
dollaro.
Per questo motivo a questa presa di possesso spurio non è venuta la
maggioranza dei governi del mondo. Sono venuti alcuni, i più servili. Questo
rifiuto del mondo è un trionfo della nostra lotta, compagni. Grazie a questa
battaglia non hanno potuto fare un golpe per l'esportazione.
Ad ogni modo, i golpisti continuano col copione preparato dall'impero.
Il seguente passo è cercare di strapparci le conquiste che abbiamo ottenuto
durante il governo del Presidente Manuel Zelaya. I golpisti usano i mezzi di
comunicazione a loro disposizione, i pulpiti tariffati delle cupole delle
chiese conservatrici e le ONG vendute, per promuovere un “Piano Paese” che è
solo la continuazione del modello neoliberale che ha sommerso nella povertà
ad una grande quantità di persone e che ha ipotecato il futuro di varie
generazioni di honduregne ed honduregni.
In fondo quello che pretendono è compiere il programma del golpe di Stato.
Il loro obiettivo è distruggere lo Statuto del Docente, approvare un nuovo
“pacchetto” di leggi per farci pagare più tasse, lasciare bloccato il
salario minimo o abbassarlo, se potessero, aumentare i prezzi dei
combustibili ed i guadagni delle multinazionali, portarsi via le nostre
risorse minerarie, privatizzare l'acqua, saccheggiare le nostre finanze, tra
le altre cose. Perché per questo hanno dato il golpe, queste canaglie!
Perché dovremmo credere alle promesse di una classe sfruttatrice che ha
avuto 30 anni per dimostrare che il suo sistema neoliberale funziona? Come
pretendono che il popolo si fidi di un governo integrato da golpisti,
repressori, ladri, fantocci e commedianti?
Non si può depositare nessuna fiducia nel regime che si impone a punta di
baionetta. La bugia e l'inganno sono le sue norme. Basta vedere come si
fanno dei giudizi corrotti tra di loro, per poi archiviare i loro peccati e
far credere agli incauti che qui non è successo niente. Quindi, dicono al
mondo che qui tutto è armonia e riconciliazione, nonostante continuino ad
ammazzare compagni e compagne, nonostante che molti debbano andare in esilio
ed altri sono minacciati a morte, tutti i giorni. Arrivano ad essere così
ridicoli dal fare uno show per fingere che il “dittatorucolo” di Goriletti
si allontana dal cammino. E così vogliono che ci prestiamo a partecipare al
loro dialogo!
La Resistenza Popolare non parteciperà a questa farsa di questo dialogo
dell'oligarchia e molto meno con il suo governo spurio. I golpisti non hanno
nessuna possibilità di ingannare ancora una volta questo popolo che ha
raggiunto i livelli di coscienza superiori a qualunque momento antecedente.
La grande maggioranza degli honduregni ed honduregne sa che Pepe Lobo è la
continuazione della dittatura, è la continuazione del neoliberalismo, è la
garanzia dell'impero per usare Honduras come base di operazioni militari e
la sua scommessa per fermare i processi di cambiamento in America latina.
Pepe Lobo NON È IL NOSTRO PRESIDENTE, e neanche Goriletti lo è mai stato.
È il presidente dei Kaffati, Handal, Facussè, Ferrari, Maduro, Callejas, tra
gli altri; è il presidente dei traditori, dei corrotti, degli ingerenti. Per
questo motivo, oggi la Banda Presidenziale legittima non passa a Lobo; chi
la riceve è il popolo lottatore, il popolo degno. Oggi la Banda
Presidenziale la riceve, in nome della maggioranza della popolazione, il
Fronte Nazionale di Resistenza Popolare! È, ovviamente, un onore che come
Resistenza ci sia fatto questo passaggio dalle mani del legittimo Presidente
Manuel Zelaya, l'unico che è stato eletto per la volontà della maggioranza
del Popolo.
Compagni e compagne, La Resistenza non riceve questa banda come un trofeo o
un semplice riconoscimento al suo sforzo. Ma lo riceve come un'alta
responsabilità: quella di rappresentare il Popolo ed ottenere che prevalga
la vera Democrazia partecipativa e popolare. Orbene, la strada di fronte a
noi si presenta piena di sfide, il Fronte Nazionale di Resistenza Popolare è
già una forza nazionale con impressionanti capacità di mobilitazione ed una
travolgente simpatia, ma sarà necessario compiere dei passi importanti verso
il suo consolidamento.
D'ora in poi lo slogan sarà Organizzazione! Mobilitazione! Formazione!
Questi tre assi di lavoro devono essere assunti dai nuclei della Resistenza
in ogni quartiere, in ogni comunità rurale, in ogni centro di lavoro, ed in
ognuno di loro deve prevalere la democrazia interna. Il FNRP deve
canalizzare le necessità dei gruppi di contadini, operai, indigeni, negri,
gruppi LGTB, artisti, abitanti della città, emarginati, piccoli e medi
imprenditori, movimenti ambientalisti, donne, organizzazioni studentesche,
forze politiche progressiste e democratiche, maestri, professionisti, gruppi
dei diritti umani, giovani, chiese popolari, ed altre organizzazioni. Cioè,
di tutti i settori sfruttati, oppressi ed emarginati della nostra nazione,
senza nessuna eccezione.
Il ventaglio di ideologie che integrano il Fronte deve assumere un
atteggiamento di dibattito sincero e maturo, l'unità dentro la diversità è
la caratteristica più preziosa che fino ad oggi abbiamo ed è necessario
fortificarla. In questo senso è necessario riconoscere la leadership e
l’atteggiamento del nostro presidente Manuel Zelaya Rosales, che è arrivato
all'estremo di sacrificarsi e rischiare la sua vita per lottare per la
democratizzazione della nostra Patria.
Oggi il Presidente Zelaya ha vinto gli inutili tentativi di rompere la sua
volontà ed opacizzare il suo esempio. È anche una maniera degna di chiudere
un ciclo nel quale per la prima volta, da quando abbiamo ricominciato a
votare nel nostro paese, un presidente si è avvicinato alle necessità del
popolo, ha sfidato le classi più conservatrici del paese, ed è stato capace
di assumere il programma dei settori popolari.
Che insignificanti sono i suoi nemici! Quanto codardi si sono mostrati!
Compagno Presidente. Sappia che la Resistenza l'apprezza come un leader
indiscutibile, al suo ritorno troverà un popolo in lotta, che non si
fermerà, e con più valore e più voglia di sconfiggere la dittatura. Ci sarà
una Resistenza Popolare meglio organizzata e più cosciente. Il Popolo
honduregno inizia a camminare da questo momento, una tappa distinta nella
lotta per la costruzione di un paese nuovo.
Il Fronte Nazionale di Resistenza Popolare, conosce perfettamente la sfida
che sta assumendo e come afferma letteralmente il suo piano strategico,
dovrà “fortificarsi come strumento di potere popolare, per la conquista del
comando, costruendo una nuovo istituzionalità fino alla nuova fondazione
della Repubblica, per la nascita di una nuova democrazia popolare nella
quale parteciperemo tutti e tutte e saremo protagonisti di uno Stato di
giustizia sociale, per garantire la solidarietà, la libertà e
l'indipendenza, attraverso un’Assemblea Nazionale Costituente che formuli ed
approvi la prima costituzione politica fatta dal popolo, con una visione
latinoamericanista”.
Il cammino non sarà facile, sarà pieno di ostacoli e sacrifici, ma abbiamo
la certezza che alla fine trionferemo di fronte all'oligarchia ed ai suoi
padroni imperialisti.
Dal nostro lato abbiamo l’appoggio del popolo, l'esperienza della lotta
popolare e la coscienza di quanto siano giuste le nostre aspirazioni.
Sapremo rispondere alla responsabilità che oggi assumiamo.
Evviva il popolo eroico di Morazan!
Evviva il Presidente Manuel Zelaya Rosales!
Evviva il Fronte Nazionale di Resistenza Popolare!
Evviva l'Assemblea Nazionale Costituente Popolare!
Resistiamo e Vinceremo!
FRONTE NAZIONALE DI RESISTENZA POPOLARE
Tegucigalpa, M.D.C., 27 gennaio 2010
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Il Nicaragua non riconoscerà il
nuovo Presidente dell’Honduras
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2 febbraio 2010 -
www.granma.cu
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"Il
Nicaragua non può riconoscere Porfirio Lobo come nuovo
presidente del paese, perchè il suo potere si basa nelle baionette e su un
colpo di Stato”, ha avvisato il presidente Daniel Ortega, citato da PL.
"Non
possiamo riconoscere il governo dell’Honduras perchè è una continuità del
colpo di Stato militare che ha espulso l’ex presidente Manuel Zelaya”, ha
precisato ancora Ortega, che ha anche denunciato l’amnistia dettata dal
Congresso del paese per lasciare in libertà i militari golpisti.
“I
golpisti, indiscutibilmente si sentono completamente liberi e con tutto
l’appoggio per promuovere e propiziare nuovi colpi, in Honduras e nella
regione centroamericana”.
Ortega
ha segnalato che l’America Centrale vive una situazione difficile, perchè
l’effetto del colpo di Stato ha inquinato la regione, ed ha assicurato che
Porfirio Lobo è minacciato e non ha la forza per prendere decisioni al di
fuori dell’ influenza dei golpisti.
“Non
possiamo arrenderci di fronte ai colpi militari. Il Nicaragua continuerà a
lottare nei Fori internazionali contro la rottura dell’ordine
costituzionale”, ha aggiunto Daniel Ortega, che, come ha reso noto PL , ha
fatto riferimento all’ accordo dell’associazione per i negoziati tra
l’Unione Europea e tutti i paesi dell’America centrale ed ha denunciato che
gli europei praticamente vogliono liquidare le forze produttive del
Centroamerica.
Il
presidente del Nicaragua ha ricordato che questo processo si è paralizzato
per il colpo militare in Honduras, nel giugno dell’anno scorso, ed ha
sostenuto che si tratta di un negoziato molto difficile per le condizioni
che l’Unione Europea pone in tutti i settori. |
L’Ecuador non riconoscerà il
governo
di Porfirio Lobo in Honduras
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1 febbraio 2010 - Moises Saab www.granma.cu
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“L’Ecuador
non riconoscerà l’attuale governo dell’Honduras,
perchè lo considera illegittimo”, ha annunciato il presidente ecuadoriano,
Rafael Correa, che si è pronunciato per la creazione di un’Organizzazione
degli Stati Latinoamericani.
Correa, presidente pro tempore dell’Unione delle Nazioni
Sudamericane, (UNASUR), ha detto d’aver presento la sua proposta al suo
omologo dominicano, Leonel Fernández, che ha incontrato dopo una visita ad
Haiti, dove ha
consegnato un carico di aiuti umanitari.
Correa ha detto che il suo governo non legittimerà il governo
guidato da Porfirio Lobo, in Honduras:
“Perchè è uscito da un colpo di Stato, anche se la decisione non implica una
rottura con il popolo dell’Honduras del quale siamo alleati”.
Ha detto inoltre che l’idea di fondare un’organizzazione
continentale senza la presenza degli Stati Uniti e del Canada, a differenza
della OEA, Organizzazione degli Stati Americani, potrà contribuire a dare
soluzioni a crisi similari che si presentino in altri paesi, senza
l’intervento di organismi al disopra delle nazioni.
Correa ha affermato che prevede di partecipare al Vertice
degli Stati membri di UNASUR, programmata per il prossimo 14 aprile in Santo
Domingo.
“Io condivido le opinioni del presidente Fernández e di
Manuel Zelaya, espresse alcuni giorni fa sulla Carta della OEA, che dev’essere
formulata nuovamente per affrontare interruzioni dell’istituzionalità, come
quella avvenuta in Honduras lo scorso 28 giugno.
A proposito della situazione creata in Haiti per la presenza
di massa delle truppe degli Stati
Uniti, ha segnalato che questi aiuti (...) sono
molto intenzionati, ma non ha fatto critiche, adducendo che si tratta di
appoggiare un popolo che più aiuti gli giungono, meglio è.
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notizie di gennaio 2010
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