Fuoco di fila sulla Revolución
I
diritti umani e l’offensiva mediatica contro Cuba
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14 maggio 2010 - di Andrea Necciai www.granma.cu
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Come è noto, il clamore suscitato dalla tragica morte di Orlando Zapata e dallo sciopero della fame inscenato da un altro detenuto, Guillermo Fariñas, ha riacceso la polemica sul tema dei diritti umani e della dissidenza politica a Cuba.
La notizia della morte di Zapata è apparsa sulle prime pagine dei giornali e dei notiziari di tutto il mondo. Ciò ha prodotto una nuova campagna di demonizzazione contro il governo di Cuba, che negli ultimi mesi era già stato ripetutamente “aggredito” dai media. E, da un po’ di tempo, anche sulla rete grazie all’opera dei blogger anti-sistema (tra i quali spicca la giovane “cyber-dissidente” Yoani Sanchez), diventati gli artefici della moderna propaganda anticubana. Se n'è accorto anche il Pentagono che ha cominciato ad investire molto denaro e risorse nel neonato settore della cyberguerra - un tempo “guerra psicologica” - contro i Paesi nemici o non allineati agli Stati Uniti.
Sulle presunte violazioni dei diritti umani e della libertà d’espressione a Cuba, le critiche più aspre giungono dai colossi editoriali di Stati Uniti ed Europa (inclusa buona parte della stampa nostrana), i quali controllano le maggiori testate e i più importanti canali radiotelevisivi (inter)continentali.
Tuttavia alla maggior parte di questa informazione, sempre molto attenta alle vicende cubane, continuano a sfuggire alcuni fatti non proprio irrilevanti. Ad esempio, dall’ultimo rapporto di Amnesty International (2009), organismo chiaramente super partes, risulta che in 23 dei 27 Stati che compongono l’Unione Europea sono state commesse negli ultimi anni gravissime violazioni dei diritti umani: carcerazioni arbitrarie, sequestri, torture ed omicidi extragiudiziali. A Cuba non è mai stato registrato un solo caso simile.
In Francia, la culla dei diritti umani, solo nei primi due mesi di quest’anno si sono verificati più di 20 suicidi di detenuti, tra cui un adolescente di 16 anni. Ma la stampa transalpina ha del tutto trascurato queste “beghe interne”, preferendo piuttosto concentrarsi sulla perniciosa questione delle persecuzioni subite dai “dissidenti” cubani incarcerati, e sul caso Zapata.
L’ipocrisia dell’informazione sull’America Latina
A differenza di quanto accade nelle “moderne e liberali” democrazie latinoamericane, dove la violazione della dignità umana, i sequestri e gli assassini di Stato, le torture e i suicidi dei detenuti non sono eventi sporadici ma quotidiani, a Cuba per ricordare anche solo un fatto analogo a quello di Orlando Zapata dobbiamo tornare indietro di almeno 50 anni. Ciò nonostante, ai grandi media non mancano i pretesti per dare addosso al regime cubano, ad ogni sospetto di violazione dei diritti umani o sulla base di semplici rumors.
Intanto però si continua a tacere, o a glissare, su ciò che di assai peggio sta succedendo nel resto del continente latinoamericano. Ad esempio, non è stata pronunciata una sola parola di condanna sulle centinaia di vittime della dittatura honduregna (da poco trasformata, per evidenti motivi di immagine, in “Stato democratico” dopo le elezioni-farsa), che continua a reprimere l’opposizione civile del paese con la violenza e le esecuzioni sommarie.
Poco o nulla si è detto, invece, sul ritrovamento in Colombia dell’ennesima fossa comune con migliaia di vittime dei corpi paramilitari e dell’esercito colombiano, il principale alleato degli Stati Uniti nel Cono Sud; oppure sulle mattanze di sindacalisti, giornalisti scomodi ed attivisti sociali che si verificano quotidianamente in Paesi “modello di democrazia” come il Guatemala, il Messico, il Cile o il Perù; od ancora sui moderni metodi di interrogatorio - o per meglio dire di tortura - adottati ancora oggi dalle polizie di mezza America, come la “bolsa” o la “picana” di argentina e cilena memoria.
Umani con diritti
Vittima di un blocco economico anacronistico e di un accanimento mediatico senza precedenti, malgrado tutti gli errori e le sue contraddizioni interne, in fatto di salvaguardia dei diritti umani Cuba può ancora vantare al mondo le sue conquiste. Vale la pena, ancora una volta, ricordarle.
1) Tutti i cittadini cubani hanno diritto e accesso gratuito agli ospedali e ai servizi sanitari.
2) La scuola è per tutti, non ci sono università private, e tutti i cittadini cubani hanno accesso gratuito ai centri scolastici ed educativi. Già nel 1961 Cuba era diventata “territorio libero dall’analfabetismo”.
3) Cuba è, secondo l'UNICEF, l'unico paese dell'America Latina che ha eliminato la denutrizione infantile, anche durante il duro "periodo especial" degli anni '90, e vanta la più alta speranza di vita del cosiddetto Terzo Mondo (78 anni). Il suo tasso di mortalità infantile è il più basso dell'America Latina e dei Caraibi (4,7 per ogni mille nati vivi), inferiore persino a quello degli Stati Uniti.*
4) Secondo il rapporto del 2006 riguardante il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, Cuba occupa il 50° posto per l'elevato sviluppo umano (su un totale di 177 paesi studiati), vale a dire quelle società che migliorano le condizioni di vita dei propri cittadini attraverso un incremento dei beni che servono a soddisfare i bisogni primari e complementari e la creazione di un ambiente in cui si rispettino i diritti umani.*
Infine, nonostante le sue ristrettezze economiche, Cuba è sempre la prima ad inviare nei paesi più bisognosi del terzo mondo medici, infermieri, maestri e tecnici specializzati (come nel caso dell’assistenza alimentare e sanitaria fornita ad Haiti dopo la catastrofe del terremoto). E sempre mettendo al primo posto il principio e la pratica della solidarietà con altri esseri umani.
Note:
*”22 Particolari su Cuba che forse non conoscete” di Red
Informativa Virtin (tratto da
Latinoamerica e tutti
i sud del mondo n.108).
pubblicato su AL Revés, America Latina
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